Piaccia o meno, Noè non lascia indifferenti, già all'apertura del film (videointerviste fisse su di uno schermo televisivo, con ai lati un pò di vhs-si riconosce, tra gli altri:
Salò,
Angst,
Possession,
Querelle de Brest,
Suspiria,
Un chien andaloux- e di libri "teorici" tra cui una monografia su Fritz Lang) e a una tensione quasi insostenibile che accompagna, maligna e subdola, per tutto il film (dopo le tracannate di santa sangria qualcosa di sinistro stà per accadere, si avverte , si odora, poi esplode in tutta la sua furia distruttrice).
Noè è il paradigma del "prendere o lasciare", il suo universo non lascia scampo alcuno, immerge il tutto in inestricabili dedali infernali dove è difficile uscirne (e sempre più cupa e corrosiva la fotografia del fido Benoit Debie, che si dipana argentianamente tra corridoi, stanze e salottini, come se fosse un'inestricabile dedalo in cui si muovono-disperati-i protagonisti in alta gradazione di stati di allucinazione progressiva-Noè, saggiamente, non mostra allo spettatore le terrificanti visioni che tormentano i ballerini-) tra interminabili piani sequenza, riprese dall'alto, montaggio febbrile e inquadratura distorte e allucinate (tutta la parte di Selva che si incammina per gli angusti corridoi è
Irreversible allo stato puro).
Impreziosito da un'apertura (la ragazza che urla nel candore della neve e la scia di sangue) e da un finale (l'arrivo dei poliziotti con il cane sulle note di
Angie dei Rolling Stone e l'inquadratura genialmente sottosopra) indissolubilmente straordinari , dove si odora puro cinema ,
Climax è il
Suspiria visto dall'autore di
Love, è il suo
My little eye in mescalina, che prende l'idea dall'oscuro e macabro finale di
Wild Beasts (l'acqua contaminata dalla letale "zombi dust", diventa quì una sangria all'LSD dagli effetti non poco devastanti) o nel rinfresco velenifero di
The Sacrament e si dipana in isterismi di chiara impronta zulawskiana (i momenti di isterismo di Selva tra urla , mani infilate all'interno dei collant e contorcimenti nevrotici in via di possessione) per finire nelle derive di un
Angelo sterimatore sotto l'effetto di stupefacenti pesantissimi.
I balletti sono ipnotici e trascinanti (quasi da sembrare un sabba), la musica rimbomba e scuote il corpo (consiglio di sentirla sparata a tutto volume), i dialoghi spesso taglienti, cinici e crudeli, fino alle accuse reciproche di chi ha messo LSD nella brodaglia alcolica, dove saltano fuori, a nervi scoperti e senza freni inibitori, le cattiverie e le meschinità fin lì represse.
Diviso in quattro tronconi (interviste, prove coreografiche, disquisizioni e spetegulessss su quella e quell'altro, su chi mi farei o non mi farei-la parte che, in tutta sincerità, mi è piaciuta meno- e gli effetti spiacevoli degli ingredienti alterati sul fisico dei ballerini, che tirano fuori, ognuno, il peggio di sè), il
Climax noeiano vanta una tensione che si riscontra difficilmente in altri film (mi viene in mente
The invitation, che mi ha dato un pò le stesse disturbanti sensazioni) eppoi un pissing improvviso, sulla pista da ballo, della statuaria Psyche, dà il via alla danza macabra tra
SPOILER agghiaccianti autoflagellazioni sollecitate dal gruppo ormai in preda del sadico delirio (Lou abortisce prendendosi a pugni nellla pancia e si incide le carni con un coltellino), pestaggi (Lou picchiata dalla ragazzona nera e calva, David preso a bersaglio dal gruppo ormai a briglia sciolta), caldissime effusioni lesbo (Selva e Ivana), bambini rinchiusi nel seminterrato e fulminati dal quadro elettrico, ragazze che prendono accidentalmente fuoco (per poi curarsi le devastanti ustioni nel lavandino), la passione incestuosa, e morbosa, per la sorella si fa finalmente carne, suicidi, grottesche manifestazioni gaye, docce frenetiche per lavare via sangue immaginario, grida, urla, musica sempre più ovattata, delirium tremens che tutto avvolge e fagocita, sino al vero colpevole dell'atto scellerato-che ha gli acri sapori di un'incantesimo stregonesco-, che si inietta, negli occhi, dell'acido , con il suo volto, e i suoi occhi lacrimosi e inebetiti che sfuma nel candore di un bianco accecante
FINE SPOILERAl di là delle scritte in sovraimpressione che ogni tanto (e inutilmente) Noè spara a tutto schermo, ai titoli di testa che appaiono dopo 40 minuti di film (titoli di coda subito all'inizio e il titolo CLIMAX alla chiusa, ormai prerogativa del regista argentino) anche
Climax, però, non si sottrare all'emicranica scelta di far venire la nausea allo spettatore, e mi riferisco alla lunga (e francamente estenuante) danza/lisergico/orgiastico/epilettica girata a testa in giù, dove la totale confusione di quello che stà succedendo frena un pò l'emotività, in un sussegguirsi di immagini caotiche e antiestetiche, dove si vede una beata mazza del delirio e delle convulsioni senza freni. Scelta registica (tipicamente noeiana) di dubbio gusto (per quel che mi concerne), in un andirivieni stroboscopico più fastidioso che altro, e più incline al mal di testa che non all'immedesimazione sugli effetti poco costruttivi dell'LSD. E di fatto, questa non esaltante scrittura registica del buon Gaspar, ne ha limitato l'effettivo pallinaggio , che da un possibile ***! se ne scende a **!
Gran comparto gineceo (notevoli le beghe saffiche tra Ivana e Psyche, la Boutella è un gran bel bocconcino che si ravana da sotto i collant e da addocchiare subito la ragazza in perenne ricerca di cocaina, cheppoi si lascia andare a accoppiamenti interracial), un atmosfera claustrofobica degna del miglior Kubrick shininghiano (c'è pure chi muore assiderato come il caro vecchio Jack) e quel marciume dell'animo umano che non lascia certo indifferenti.
Noè, genio e sregolatezza, in quello che si può definire il suo primo "horror" (definizione, però, da prendere con le dovute cautele e leggendo bene il foglio illustrativo e gli effetti collaterali) che trascina in un sincopato e allucinogeno viaggio in quello che si può definire gruppo di danza in un inferno tutto girato in interno.
Curiosamente, visto il suo autore, la violenza grafica e il sesso esplicito non sono contemplati nella loro più pura essenza (del primo, però, avrei magari gradito qualcosina in più). E per quanto mi riguarda eccessivo (oggi come oggi) il divieto ai 18.
E il nostro Noè spiattella che
Climax è un film fieramente francese, sotto l'egidia di quella bandiera che fa innervosire e inquieta alcuni dei ballerini, prima che il distruttivo trip faccia il suo irreversibile (mai aggettivo fu più consono) corso.
La razza umana da non preservare sull'arca di Noè, e che santa sangria sia!
Da affrontare (seppur con qualche steccata) a mente lucida.
Nota a margine: nella sequenza in cui Selva rientra nella stanza della pista da ballo, e dove tutti sono strafatti, sul divanetto alla sua destra c'è Ivana che fa strani numeri erotizzanti solitari, completamente andata. Nel mentre mi è venuto un riverbero curioso, una sequenza analoga che c'è nell'
Arbitro (nel salotto di Joan Collins , credo), dove tra gli invitati partiti a trip allucinogeno, ce n' era uno (o una, adesso non ricordo con precisione) che faceva, più o meno, gli stessi numeri lisergici.