(BABY VINTAGE COLLECTION) Se è vero che esistono film costruiti solo in funzione di un'unica grande scena-madre, SOCIETY è sicuramente uno di questi. Tutta la storia imbastita sul presunto complesso di persecuzione di Bill Whitney, lo si capisce ben presto, è un semplice pretesto per arrivare a legittimare la favolosa orgia finale, acutamente commentata dal valzer di Strauss, che riporta alla mente le atmosfere perverse di SHINING. Brian Yuzna era stato il produttore di RE-ANIMATOR, il cult-movie che qualche anno prima aveva permesso al regista Stuart Gordon e alla EMPIRE...Leggi tutto productions di Charles Band di raggiungere il culmine del successo. Forte di quest'esperienza e soprattutto di quella acquisita durante le riprese del secondo film di Gordon, FROM BEYOND, Yuzna riprova ancora a proporre scene di mostri, lasciando carta bianca al super-effettista scultore Screaming Mad George, che inventa trasformazioni stupefacenti. Purtroppo per lui ciò che non è riuscito a riproporre in SOCIETY è un soggetto originale. Cercando di sorvolare su quell'impressione di déjà vu provata per tre quarti del film, resta comunque impossibile non immaginare una precisa derivazione di SOCIETY da VELLUTO BLU di David Lynch o da MORTI E SEPOLTI di Gary Sherman, tutti film "di complotto" in cui il giovane protagonista è costretto a lottare contro la società del suo stesso paese, improbabilmente coalizzata per celare il nefando operato della sua classe dirigente. Insomma, bisogna aspettare più di un'ora di noiosi e prevedibili batti e ribatti prima di entrare nel vivo del film, nell'orgia satanica in cui i "mostri" si cibano delle loro vittime in un crescendo di strabilianti effetti speciali che hanno il solo scopo di stupire l’ignaro spettatore, non ancora sazio dei ripugnanti sventramenti di RE-ANIMATOR e FROM BEYOND. Entrato nella galleria dei "cult" soprattutto per questo straordinario epilogo, SOCIETY è comunque girato con cura e fotografato molto bene, ma la sceneggiatura e i dialoghi sono debolissimi, per nulla originali. Peccato, perché stavolta anche il cast è diretto discretamente.
Ed eccoci a parlare di un altro grande regista, Brian Yuzna, qui al suo esordio. Il film in questione è uno dei miei horror preferiti. Fin dalle prime scene la tensione è palpabile: il protagonista è assalito da dubbi e angosce e non riesce a capire da dove provengono. Quando poi scoprirà la verità, sarà un vero pugno nello stomaco. Effetti speciali molto belli e alcune sequenze da antologia. Il finale orgiastico è uno dei migliori nella storia del cinema horror americano.
Yuzna gioca col teen-movie, solletica l'attenzione dello spettatore con un intrigante intreccio da thriller polanskiano e lo conduce per mano verso una parte conclusiva che non è soltanto pura forza visiva, ma anche disvelamento della natura alto-borghese dei generi in questione e annessa deflagrazione delle loro figure e dei loro stereotipi. Il tutto prendendone in prestito il linguaggio e gli attori (a proposito, perfetto Warlock), evitando come la peste sterili elucubrazioni artistiche. Visto a posteriori, ancor più una pietra tombale.
Tre quarti di doglie pre-parto - tra turbe adolescenziali, manìe persecutorie, personaggi posticci, presagi e complotti - introducono l'esordio di Brian Yuzna, prima di deflagrare in un valzer antropofagico e orgiastico, un'esibizione dell'oscenità in cui oltraggiose, concupiscenti masse di carne si inerpicano in un'allucinazione baconiana, body art inarrivabile per l'entertainment americano anni '80. Divino Screaming Mad George impegnato nell'ultimo genuino shock di un glorioso decennio di lattex. Più politicamente scorretto, comunque, che socialmente impegnato.
Il film è una lunga, a tratti un po' noiosa, preparazione al fantastico delirio finale. Da un certo punto in poi della pellicola iniziano i vedo non vedo, i non capisco cosa ho visto, i ma l'ho visto? Il tutto condito, appunto, da immagini (spesso brevi fotogrammi) inquietanti, ma fin troppo sfuggenti, che ogni tanto fanno anche innervosire. Dà l'idea di essere eccessivamente tirato, per quello che vuole dire. Eppure, l'indubbia originalità e il finale (difficile da scordare) riescono a giustificare (quasi totalmente) l'attesa. Non male.
Incredibile pellicola mascherata da horror per via di un finale delirante e senza spiegazione che sfoggia effetti melting di Screaming Mad George (Re-Animator 2) per i quali il film si è aggiudicato lo Special Award all'edizione 1989 del Brussels International Festival of Fantasy Film. Resta un confuso prodotto, apprezzato (forse perché non capito) dalla critica più "alta", in quanto rivestito di significati politici e/o sociali (quando si dice la fantasia!). L'impianto di tipo televisivo ed i pessimi dialoghi lo rendono uno dei peggiori Yuzna.
Estremo e fagocitante, l’intelligente esordio di Yuzna recupera l’estetica e alcune situazioni classiche dell’horror anni Ottanta (gli adolescenti, le loro famiglie, gli screzi, il rampantismo) per innestarvi un discorso semplificato di scienza della politica, con l’elite al potere che si autoriproduce e sopravvive ingannando e divorando le classi subalterne. Grandioso il finale, preparato dagli straordinari effetti speciali e dalla tensione accumulata, per gradi, già dall’inizio del film.
Straordinario esordio di Yuzna che realizza un film "normale" per circa tre quarti della pellicola, in cui scava all'interno della società borghese per tirarne fuori tutto il marcio che la mina fin dalle fondamenta, per poi servirci un finale incredibile in cui i corpi si fondono perfettamente tra loro grazie ai sorprendenti effetti speciali di Screaming Mad George. Un gioiellino nel suo genere ma certamente non per tutti i gusti. Si astengano gli stomaci deboli.
Bell'esempio di splatter-horror con qualcosa da dire. A parte la regia di Yuzna che di horror se ne intende, il film è una efficace e non banale satira della società perbenista non solo americana. Sotto la patina dorata della media e alta società, si nascondono mostri avidi e spietati. Ottime le scene di sangue.
MEMORABILE: Per chi ha la fortuna di vederla in dvd, la scena in cui il protagonista rivolta come un calzino un avversario che voleva ucciderlo. Disgustoso!
Potrebbe sembrare uno splatteraccio. Beh, non lo è. "Society - the horror" è il film che meglio viene descritto dal titolo: La società ed appunto l'orrore. Non ci sono punti di riferimento e per la metà del film ci si chiede dove Yuzna voglia andare a parare, per rendersene conto nel finale. Il tutto è girato con un piglio molto personale ed è recitato sorprendentemente bene per essere, negli assunti e nei presupposti, un B-movie.
L'ottimo esordio del filippino Brian Yuzna (regista che in seguito non ha mantenuto le promesse) comincia come un thriller, prosegue come un teenager-movie per poi tramutarsi nel più estremo horror degli anni ottanta. La sequenza conclusiva (l'orgia antropofagica) è memorabile e per la sua follia irridente potrebbe stare benissimo in un film di Peter Greenaway. Horror e satira politica fusi con abilità: da vedere.
MEMORABILE: I ricchi hanno sempre mangiato la merda dei poveracci!
Rampollo dell'alta borghesia, preda di allucinazioni, si sente a disagio nell'alta 'società'. Dalla classica conflittualità generazionale il film passa attraverso il thriller per sfociare nell'ormai famosa orgia splatter, allegoria del sistema sociale in cui i ricchi fagocitano le classi inferiori. Curioso esempio di horror sociopolitico, in cui però è sicuramente il primo termine a prevalere (l'horror), grazie anche a una buona costruzione del ritmo, ben temperato nelle scene clou da un'autoironia di fondo che le valorizza.
Si sa, fare il debutto in una società raffinata prevede passaggi fondamentali... ed è quello che capirà ben presto il nostro protagonista. Spiazzante ed angosciante (sino a sfiorare i limiti del ridicolo) questo film di Yuzna racchiude in un tutt'uno un misto tra pellicola da drive-in e uno splatterone con i fiocchi. Per stomaci forti...
MEMORABILE: "Figlio mio avevi ragione, ho proprio una faccia da c..." (con tanto di pernacchia a mo' di sfiatatoio).
Diventato un cult molto dopo la sua uscita, questo film è stato forse troppo sovraccaricato di significati ideologici e sociologici, ben oltre - forse - le intenzioni dell'autore. Non si può negare tuttavia che la prima vera prova di Yuzna (che avrà poi una carriera piuttosto discontinua) brilli per originalità e soluzioni registiche efficaci, soprattutto per gli effetti speciali per l'epoca davvero notevoli.
Sincero pugno nello stomaco all'horror spensierato degli anni 80, che la regia di Yuzna provvede a rendere esteticamente al passo coi (suoi) tempi e quindi a schivare l'etichetta di prodotto per soli cinefili. Dall'inizio alla fine, il film è un'esplicita denuncia leggibile sia macroscopicamente (le classi sociali) che microscopicamente (il crollo dei valori umani nella più nobile delle istituzioni: la famiglia), incredibilmente fine nel filtrare orrore ed erotismo morboso attraverso la quotidianità. Straordinario!
Chi non fa parte della "Società" ricca, degenerata e senza scrupoli è destinato a perire per sempre o esserne risucchiato... Eppure per Bill, rampollo di una famiglia in vista di Beverly Hills, non sarà così, i sentimenti serviranno pure a qualcosa. Critica grottesca e sarcastica degli anni '80, allucinatorio e visionario, con uno stile simil-soap per calarsi meglio nella tematica dissacratoria: l'orrore è nelle pieghe della nostra classe dirigenziale!
Scontato dire che la parte eccellente del film è il finale. Quello che viene prima è al limite della noia: sembra un normale telefilm per adolescenti. Girato bene, nonostante appunto una sceneggiatura piuttosto scialba. Yuzna è un regista che tende ad essere sopravvalutato.
Parte come una commedia teenageriale stile Beverly Hills 90210, si disseminano qua e là segnali disturbanti e poi esplode in uno dei finale più folli, osceni, visionari e allucinanti da annali dell'incubo. Yuzna firma così il suo capolavoro assoluto e chiude gli anni 80 con un monumento alla "nuova carne plasmabile", tra un Cronenberg grottesco, un Lynch zuzzurellone, un Craven calato in acido e un Jodorowski tra le ville di Beverly Hills. Gommosi, viscidi e pazzeschi gli sfx di sua maestà Screaming Mad George. Assolutamente da adorare.
MEMORABILE: La sorella di Billy sotto la doccia; La faccia da "culo"; La folle orgia finale, con Blanchard plasmato e fagogitato; La mela con i vermi.
Una visionarietà fuori dal comune quella di Brian Yuzna: impostando una prima parte del film secondo i canoni high-standard del teen-thriller, si lascia prendere la mano nella seconda dove dilaga e tracima, spazzando via ogni "pudore" di altri registi horror. Non c'è aggettivo che possa spiegare gli ultimi 15-20 minuti. Se il ballo del Gattopardo aveva ridisegnato gli standard per il cinema storico-calligrafico, l'orgia (anti)capitalistica è un grido nel buio.
Assolutamente da vedere. Il titolo dice tutto: l'orrore della società. Utilizzando la metafora a tema horror, Yuzna lancia una fortissima critica alla società borghese e conformistica, quella dell'ipocrisia che utilizza la bella facciata per nascondere l'orrore della propria persona. Il protagonista e pochi altri comprimari cercano di fare luce sulla verità, andando oltre questa facciata, ma scopriranno che la "società" si copre vicendevolmente come in una loggia, raggiungendo un apoteosi finale ultra-splatter, delirante e a tratti vomitevole.
MEMORABILE: "Ma come, non lo sai? Da sempre i ricchi mangiano la merda dei poveri!"; "Avevi ragione figliuolo, sono una faccia da culo!"
Notevolissimo esempio di horror sociale, intelligentissimo nel dipanare situazioni utilizzando stilemi ed elementi classici. Allegoria vulcanica e multiforme del viscido marciume dell’alta società di Beverly Hills nonché mondiale. Ad una prima parte di studio dei personaggi atta ad instillare dubbi e straniamenti vari, subentra un vero e proprio girone infernale composto da stati allucinatori, personalità ambigue, finto perbenismo e un’aura macabra nella sua perversa anima antropofaga, sublimata da sfx stupendamente artigianali. (***!)
Interessante apologo sulla falsità e il finto perbenismo dell'alta borghesia americana, qui rappresentata come una massa di mostri pronti a risucchiare (nel vero senso della parola) le energie vitali delle classi meno abbienti e di chi non si uniformi a loro. Nonostante il messaggio, comunque piuttosto estremo, il film resta un buon prodotto horror anni '80 di entertainment, che non manca di slanci ironici e fortemente grotteschi; buona anche la costruzione della tensione, che esplode nel lungo finale orgiastico, assolutamente visionario.
MEMORABILE: Il tizio rivoltato come un calzino e il bizzarro commento di un presente: "Non toccatelo finchè non s'è seccato!"
Horror di un sottogenere che non è tra i miei preferiti, ma ne riconosco l'indiscutibile qualità di aver saputo scavare nelle differenze fra super-ricchi e gente normale; ma questo sarebbe il meno; non si limita solo a scavare ma riesce a scovare, portandolo in superficie, tutto l'humus del classismo, delle aspettative familiari, delle ribellioni. Uno spartiacque fra gli uni e gli altri dove tutto diventa un'allegoria percettiva di una società stratificata, capace di creare, disgraziatamente, persone di serie A e di B. Yuzna esordisce col botto.
È un vero e proprio atto d’accusa nei confronti della classe borghese americana, accusata di alto decadimento etico e morale. Il felice quadretto familiare viene distrutto, portando alla luce tutto il marcio che si nasconde dietro il perbenismo di facciata. L’ultima parte del film, poi, deflagra in una allegorica orgia capitalistica dove i ricchi fagocitano letteralmente le classi meno abbienti. Da vedere e approfondire.
Parodia o autoparodia? Non capisco se Yuzna crede davvero alla sua allegoria dell'alta società o se vuole parodiare proprio l'invidia sociale che vede i ricchi come mostri. Ideologia a parte, la discesa di Billy nell'incubo è troppo lenta e prevedibile per angosciare e l'orgia finale è stata superata, sul versante splatter dagli schizzacervelli di Jackson e su quello “pupazzoso” dallo stesso Screaming Mad George con Freaked. Anche lo stesso Yuzna ha girato di meglio (Re-Animator 2, Il ritorno dei morti viventi 3). Godibile ma sopravvalutato.
Un'atmosfera magnifica che ti prende da subito e ti intriga in crescendo fino a uno dei finali più belli della storia del cinema (e ne ho visti di film). Un finale da applausi per almeno 30 minuti di fila. Grande cinema. Un vero peccato che Yuzna non si sia ripetuto a questi livelli. The dentist sarà un buon film, ma lontano anni luce da questo.
Yuzna chiude gli anni 80 con uno dei migliori horror di questa fantastica decade. Society non è semplicemente ben girato e sceneggiato, non è solo un bell'horror fine a se stesso ma è di più: è una pesante critica verso l'alta società, quella classe sociale che schiaccia e domina le classi inferiori per puro divertimento e guadagno. Sembra un film calmo e tranquillo, ma verso la fine ha inizio un'orgia infernale in cui i corpi si fondono l'un l'altro in un qualcosa di indefinito e spaventoso. Pazzeschi gli effetti speciali.
Magistrale esordio di Yuzna, regista perennemente sopra le righe e capace di rimodellare l'horror sfruttando gli eccessi che lo stesso genere permette. Sotto la lente d'ingrandimento la borghesia in ascesa, qui rappresentata come un corpo ingordo e fagocitico la cui esistenza è puntellata con un'autoconservazione che sfiora il parassitismo/cannibalismo. Il film ha un taglio teen, molto semplice e anonimo, necessario per mimetizzare il messaggio politico che si fa strada attraverso un'atmosfera di dettagli che esplode in un finale folle.
MEMORABILE: La scena della doccia (disturbante); La faccia nel sedere; La "liquefazione" di Blanchard.
Presenza costante nel film le musiche sintetizzate anni 80 che contribuiscono con la loro bruttezza a esasperare lo spettatore e paradossalmente a prepararlo per il gran finale. Gli attori più maturi se la cavano nella loro allucinazione progressiva, il senso di bizzarro riesce a far capolino ma la scarsa qualità dei dialoghi e le riprese elementari non parlano a favore dell'opera.
Non un film proprio di mio gusto, tanto per dare una anticipata sintesi generale. Comunque, gusti a parte, ci sono sicuramente elementi significativi, originali e più che validi. Il tutto in una cornice strutturata ed elegante, confezionata bene anche se con poco spessore e, col senno di poi, dai chiari elementi di "analisi" sociopolitica, dei quali spesso, nel cinema, farei a meno. Di horror non parlerei proprio, perché non basta il finale dirompente e disturbante per accreditarlo in questo genere.
Semplicemente bruttissima la prima ora, in cui il regista non si dimostra assolutamente in grado di gestire il consueto (fin dai tempi di Rosemary's baby) rapporto società complottista/individuo paranoico: gli indizi disseminati qua e là e che portano alla rivelazione dell'epilogo sono infatti a dir poco insulsi e per di più soffocati dalla più abominevole pacchianeria anni Ottanta. Si è poi voluta vedere una metafora politica in quel finale: io ci vedo solo una festa per gli occhi degli amanti dello splatter. Purtroppo non sono tra questi.
Yuzna gira una sorta di noioso Beverly Hills ante litteram disseminandolo di trappole e segni premonitori: un prezzo da pagare, la noia, che volentieri consegniamo alla cassa. Tutto ciò, infatti, è voluto poiché propedeutico alle ultime scene che sono, assieme, summa ideologica della società americana e profezia, esatta e terrificante, sull'Occidente a venire in cui l'informe e l'anomia morale regneranno incontrastati. Più importante che riuscito, però e con un'aura finale grottesca e sbrigativa che ne depotenzia il messaggio capitale.
Curioso horror-adolescenziale diretto da Yuzna in maniera davvero eccellente. Gli attori sono tutti in parte e Warlock (già visto nella fortunata serie-tv Baywatch) è perfetto come protagonista. Il film si lascia seguire benissimo; merito del ritmo incalzante e di una parte finale davvero strepitosa (un vero e proprio delirio girato ad arte: impossibile non rimanere sbalorditi dinanzi a cotanta genialità). Merita decisamente un voto alto!
Per tre quarti stravince i cento metri a ostacoli camp (sempre e comunque volontariamente stereotipato, come in una Black Hole Sun ante litteram), per poi piazzare il colpo di grazia in un finale bacchico tra liquidi corporei, emoglobina, autofagia e mutazioni epidermiche. Lo si può interpretare in mille modi diversi, come infatti è stato fatto: satira politica, commedia nera, horror di genere, persino saggio distopico. Ha i suoi difetti (poteva durare sicuramente una decina di minuti in meno), ma nel suo è notevole.
E' il film che ha dato a Yuzna la fama di grande regista horror, immeritata. Prima di arrivare all'orgia finale ci si deve sorbire un'oretta e dieci in cui accade poco o niente, del tutto tediosa soprattutto per chi sa come andrà a finire. Poi c'è la grande marmellata horror finale che è abbastanza shockante, con effetti discreti ma non eccezionali neppure per l'epoca e situazioni volgarotte (il tipo faccia da c..., il fist fucking). Attori scialbi che oltre a questo film non hanno fatto altro, solito ritmo scarso. Il capolavoro di Yuzna? Passabile...
MEMORABILE: Il tipo col sigaro nell'orgia finale, che ricorda certi personaggi dei film di Tinto Brass.
Uno degli horror più originali e intelligenti degli anni '80. Di metafore sul marcio che si annida nelle famiglie ricche e dabbene se ne son viste a bizzeffe al cinema, ma mai in modo tanto grottesco e visceralmente over-the-top. Yuzna porta i concetti di "sfruttamento" e "assimilazione" della classe operaia a livelli estremi. Dopo una prima parte piuttosto lenta che si rifà al cinema paranoide (tra Polanski e Clouzot), esplode la follia e le mitiche creazioni prostetiche di Screaming Mad George irrompono sullo schermo. Status di cult meritato.
MEMORABILE: L'incredibile orgia melty del terzo atto; Il padre con faccia che spunta dalle natiche; Il duello finale con perdente rivoltato come un guanto.
Horror gustoso diretto da Brian Yuzna, che si avvale della fin troppo semplice metafora di una società ricca che si nutre di quella meno abbiente per poi scatenare un vero e proprio banchetto splatter degno del miglior cinema di genere. Esilaranti alcuni personaggi, veri e proprio scempi di una società che bada solo all'apparenza. Angosciante ed esilarante al tempo stesso.
A Beverly Hills. un ragazzo avverte che sta succedendo qualcosa di strano nella sua ricca famiglia... Film i cui effettivi meriti non sono proporzionali alla fama conquistata nella storia del genere, anche se legata ad un'unica sequenza. Per buona parte della durata si tratta infatti di un lungo prologo, disseminato di indizi inquietanti ma penalizzato da una sceneggiatura abborracciata, una brutta ost tipicamente anni '80 e prestazioni attoriali modeste. La scena clou però non delude, conservando col passare degli anni il suo impatto visivo e la sua carica di critica socio/politica.
Yuzna dimostra di saperci fare alla grande quando mette in scena gli aspetti più macabri e oscuri di una società che vive di sfruttamento di classe e fa dei poveracci il suo succo preferito dal quale attingere per ristorarsi. Nei panni del protagonista confuso, ma allo stesso tempo consapevole di ciò che lo circonda, c'è un bravo Warlock, che riesce ad essere ben in parte nel personaggio. Non mancano i momenti di commedia, mescolati a un amore per l'artigianato (praticamente tutte le deformazioni inquietanti) che fa sì che il film resti nella mente dello spettatore per molto tempo.
Ragazzo di Beverly Hills non si sente in sintonia con la propria famiglia di ricchi. Notevoli certe sequenze in cui il protagonista avverte un senso di estraneità in presenza dei suoi familiari, anche se la parte iniziale rischia spesso di annoiare, dilungandosi in situazioni adolescenziali con poca atmosfera thrilling. Il mistero comunque sale durante la visione e fa intuire una svolta sul tipo gli alieni sono tra noi, mentre il finale è originale ed è il punto di forza della pellicola. La critica all'alta società sfocia più che altro nel divertimento.
Evitando di rincorrere spiegoni di ordine psicologico, Yuzna ci trascina tra le correnti della cospirazione politica sullo sfondo di una Beverly Hills luminosa, ordinata ma ghermita dai conflitti socio-culturali. Se è vero che per buona parte sembra di assistere a una commedia per teenager, l’ultima mezz’ora si tinge di eccesso e ci rivela la bizzarra coesistenza tra turpitudine morale e volgare raffinatezza. Repellenti e ingegnosi gli effetti di Screaming Mad George; oniriche le musiche di Ryders/Davies. Un tantino sopravvalutato ma avercene..
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