Proprio come Dario Argento, ma in ritardo di un paio d'anni e fatte le dovute proporzioni, anche Lucio Fulci, il numero 2 dell'horror made in Italy, torna al thriller dopo anni passati a rimestare nello splatter all'insegna del terrore più sanguinario. MURDEROCK non è TENEBRE (Fulci non ha lo stesso tipo di visionarietà di Argento), ma resta un thriller dignitoso che dal Maestro riprende anche l'idea di chiamare il grande Keith Emerson per le musiche (Argento l'aveva fatto per INFERNO). Emerson da par suo compone una colonna sonora di notevole impatto (pur...Leggi tutto troppo frastornante, a dire il vero), molto movimentata e che si avvale anche della presenza non certo esaltante di Doreen Chanter alla voce. Per quanto riguarda il film non c'è molto da dire: partendo da un'ambientazione rubata a Saranno famosi (il telefilm) Fulci imbastisce una storia piuttosto convenzionale con un finale che, come sempre in questi casi, risulta essere ridicolmente contorto e poco plausibile per via del solito tentativo di nascondere l'identità dell'assassino fino alle ultime sequenze. Discreta la fotografia, povere ed essenziali le scenografie (una costante di Fulci), un cast appena sufficiente (a eccezione del bravo commissario): il cinema di Fulci è ormai facilmente identificabile e passati i fasti di opere visionarie ed estremamente interessanti come L’ALDILA’ e PAURA NELLA CITTA’ DEI MORTI VIVENTI, il regista romano non fa che ripetere se stesso variando ben poco.
Delusione completa. Un film a-centrico, nel senso che manca di corpo centrale, di una parvenza di linearità di trama, allineando situazioni poco connesse. Presenta inoltre parentesi talora strambe, talora semivuote, con l’aggravante di avere una soluzione di una banalità sconcertante. Non si sevizia un paperino, scusate ora la mia banalità, è di un altro pianeta.
Un thriller sensuale, ben sviluppato e ispirato, oltreché dal musical Flashdance, dai classici gialli anni '70. Fulci imprime un ritmo serrato, ben sostenuto dalle musiche di Keith Emerson e privo di banali (e facili) sequenze splatter. Il killer uccide in maniera sorprendentemente delicata (previa anestesia), trapassando con spillone i morbidi (e giovani) seni delle sensuali ballerine.
La Karlatos ha un ché di magnetico (e tristemente infelice) aspetto che trasuda da ogni poro ma soprattutto dai glaciali occhi...
Malinconico.
Thriller appena passabile. Il primo tempo è lento e piuttosto noioso ma nel secondo il film decolla e diventa abbastanza godibile. Davvero niente male l'ultimo colpo di scena. Buona la regia di Fulci, insolitamente cupa la fotografia, discrete le musiche di Emerson, buono il cast. Quasi totalmente assenti le scene violente.
Altra prova dell'eclettismo di Fulci che, accantonati gli eccessi del precedente Lo squartatore, mette in scena un giallo delicato e praticamente senza sangue, cavalcando l'onda dei coevi film sulle scuole di ballo e della passione per i videoclip. Richiami a Una lucertola (il personaggio della Karlatos e i suoi incubi) e un finale che anticipa Fatal frames. Sensuali i passi di danza delle belle e giovani ballerine al ritmo delle incalzanti musiche di Emerson.
Fulci dirige un buon giallo, anche accantonando le scene sanguinolente. Oltre a una serie di buoni colpi di scena, il film viene sorretto dalle solide interpretazioni di attori come la Karlatos (che torna a recitare per Fulci dopo Zombi 2) e Lovelock (e c'è pure Borromeo). Come è stato giustamente descritto, un Flashdance in chiave gialla, da vedere. Nient'affatto un Fulci minore: crea ottime scene di tensione.
Passo che indirizza il caro Lucio verso il viale del tramonto, da lì in poi tristemente percorso saltando con l'asta. Un canovaccio agatachristiano con echi lucertoleschi e invidie alla "Saranno famosi", intercalato da goffe coreografie che manco le peggiori performance di "Amici", e ritmicamente scandito da uno spillone-metronomo che decima scarsi comprimari che altro non meritano che di sparire di scena. Piace tuttavia che Fulci onori la classica formula dell'whodoneit-cavalcata da un Cinieri in gran forma- accantonando una tantum le iperboli splatter.
MEMORABILE: Spesso l'omicidio non è che una forma distorta di impegno umano.
Un Fulci minore che paga la non totale libertà in fase produttiva e per questo risulta freddo come un film su commissione. Restano alcune idee interessanti (lo spillone tramite il quale l'assassino uccide le vittime) e le sequenze oniriche sempre di grande impatto. Di Fulci si riconosce la mano in inquadrature che già all'epoca erano il suo marchio di fabbrica. La soluzione finale purtroppo non soddisfa appieno perché meno "meccanica" che in altre occasioni.
Fulci torna al giallo all'italiana, ma purtroppo lo fa contaminandolo con il genere alla "saranno famosi". Ne esce un ibrido che, soprattutto nella prima parte, risulta noioso e ripetitivo (se si levano le scene inutili dedicate al ballo, rimane molto meno di un'ora di spettacolo). Gli attori sono sulla sufficienza e anche sotto, le musiche di Emerson non sono degne di essere ricordate. Pastrocchio totale allora? No, fortunatamente alcune scene ben girate ci sono, anche se il film rimane sotto la sufficienza piena.
Fulci ha fatto di meglio. Non troppo convincente la storia, né troppo originale. L'ambientazione (stile Dirty Dancing) molto Anni Ottanta fa sentire tutto il peso degli anni. Qualche spunto di originalità nei delitti e tutto il mestiere del maestro nell'atmosfera. Brava la Karlatos e convincente anche Lovelock, ormai avviato (precocemente) alle produzioni minori. Un film decadente, come Fulci negli Anni Ottanta, come gli attori, tutti in fase calante, come la produzione, come il budget; anche questo fa parte del fascino della produzione del Maestro.
Bello questo giallo Anni Ottanta firmato Fulci, che si serve di un'insolita (per il genere, non per lui) ambientazione americana. Un misto tra gli slasher americani e il giallo all'italiana. La Karlatos, qui non più giovanissima, è sempre bella, mentre gli altri attori fanno la loro buona figura. Bellissime le musiche (basta vedere l'autore...) Unica nota negativa: troppi culi al vento e troppe scene di balletti.
Opera riconducibile al periodo in cui il giallo/thriller italiano era perlopiù unicamente Dario Argento, anche se nel '77 il Maestro Lucio aveva già confezionato il superbo Sette note in nero a far capire che anch'egli sapeva far paura. Qui si assiste ad un "Delitti a Saranno famosi", tanta è la somiglianza col telefilm di danza, soprattutto nelle prime scene. Le musiche di impatto sono belle e la suspence non manca. Il famoso "Fulci's touch", cioè l'esasperazione del dettaglio truculento, qui è meno accentuato. Nel complesso un bel film.
MEMORABILE: I seni perfetti delle attrici, esibiti ed infilzati dallo spillone del killer.
Invecchiato male, questo giallo del grande Fulci; le terrificanti musiche di Emerson, interminabili balletti, scenografie povere, una fotografia spenta e un clima dimesso, danno proprio una sensazione di "vecchiume" che non si riscontra normalmente nel cinema del regista. A parte una tipica misoginia di fondo tutta fulciana, la trama è così così, con uno svolgimento abbastanza ripetitivo e una soluzione finale francamente forzata ed improbabile. Tutto sommato un prodotto professionale, ma superfluo e un po' scialbo; alquanto trascurabile. **
Mi sorprende come ci vogliano quattro persone per scrivere una storia del genere. Storia di una mediocrità assoluta, che ha fra i suoi punti a favore la simpatia del commissario e le scene degli omicidi. Colonna sonora da dimenticare, così come Cassinelli (che sembra una mummia...).
Filmettino fulciano dalle chiare coloriture “argentiane”: la scuola di danza viene dritta da “Suspiria” e la scelta di Keith Emerson per la colonna sonora (brutta) ricorda “Inferno”. Giallo di una pochezza sconcertante (con omicidi a base di spilloni) che non riesce minimamente ad avvincere e creare tensione. Tra i peggiori film del regista romano.
Se c'è qualcosa da godersi in questo film sono le interpretazioni di Ray Lovelock e Olga Karlatos, veramente sentite. L'idea è quella di prendere un kolossal americano come Flashdance e farne un poliziesco a tinte horror. Ciò che coinvolge sono i continui colpi di scena, dove si gioca sull'identità dell'assassino con lo spillone (la cui tortura del seno è veramente atroce e geniale). Lucio Fulci si rifà anche a Dario Argento, personalizzando lo stile del regista di Profondo rosso.
A Chorus line con omicidi. Fulci torna a New York (svafillante, non più quella lurida de Lo squartatore) ma realizza (e questo è il lato più apprezzabile) un giallo dallo stile tipicamente itaiano, senza concedere nulla allo slasher. Si abbozza anche una critica alla competizione nello spettacolo (altro elemento che lo lega all'argentiano Tenebre), ma la fretta e l'approssimazione sono evidenti e penalizzano tutto. Cast poco convinto (compreso Emerson con le sue brutte musiche), del resto il titolo è idiota come pochi.
MEMORABILE: Un'amica della prima vittima: "Ma perché lei? Era così vergine!"
Thriller privo di orpelli splatter in cui Fulci genera turbamento con l'ossessione visiva ben supportata dalla dance ipnotica firmata Emerson. L'ambientazione richiama lievemente il Suspiria di Argentiana memoria, ma lo spessore è minore. Bravi gli interpreti, con una Karlatos laida e vendicatrice istruttrice e un Cinieri sapiente investigatore.
Blando ed esangue gialletto che preferisce i balletti al thrilling finendo con l'essere noiosetto e parco di mordente. I delitti, quasi tutti offscreen ma alquanto impressionanti (fa rabbrividire non poco il rumore dello spillone che entra nella carne scricchiolando fino al cuore) sono le uniche occasioni per gustare un po' di tensione (e qualche tondeggiante seno), comunque mai pungente. Bravi Cinieri e la Karlatos, quasi inutile il personaggio di Cassinelli. Finale in calando tirato per le lunghe. Nel giallo Fulci ha fatto mooolto di meglio!
MEMORABILE: Il primo omicidio; la canzone dei titoli di testa (incredibilmente stridula); le fumose atmosfere newyorkesi; "Se ci riprovi te ne arriva un altro!".
Poco personale e con numerose falle in sceneggiatura, tacendo per carità di patria sui vari "depistaggi". Fulci (che fa la solita comparsata, così come Cliver/Conti) lo tiene su col mestiere, col gusto residuo per l'inquadratura, un uso non triviale della luce. Bene Karlatos e Cinieri, male Emerson. Il meglio era già dietro le spalle.
L’incipit è sbilanciato a favore di insistite scene di ballo, peraltro ben eseguite sia pur con un sottofondo musicale eseguito da Keith Emerson decisamente stranito, e fa temere che possa proseguire in tal modo. Invece il ballo scompare e il film prosegue con scioltezza, l’investigatore è ben interpretato e l’intuizione del giubbotto sa di giallo “puro”. Un prodotto di Fulci senza estremismi tipici di altre pellicole. Come al solito imbalsamato Cassinelli.
Il lieve passo di danza fulciano, di una delicatezza e di una raffinatezza che sfiorano il sublime. Omicidi quasi da eutanasia, la dolce morte vista dal furente poeta dello splatter che qui lo diserta per le atmosfere, la crudeltà femminea che lo pervade, la malinconia, la tristezza, come la New York autunnale fotografata da Giuseppe Pinori, plumbea e angosciosa. L'ultimo vero thriller fulciano che sfiora il capolavoro (al di là dei balletti alla Discoring) e regala la stessa raggelante disperazione delle sue opere migliori. Sottotono le musiche di Emerson.
MEMORABILE: L'omicidio nelle doccia, tipicamente fulciano e lo spillone che trapassa il cuore; L'incubo della Karlatos simile a quello de Lo squartatore di New York.
Giallo senza infamia e senza lode, scorrevole nonostante gli inutili inserti danzerecci che appesantiscono la prima parte. L'identità del killer la si può intuire da un certo momento in poi ma il dubbio rimane e si ha voglia di arrivare all'epilogo. Ambientazione newyorchese e di tendenza (per l'epoca) per una vicenda che richiama per più versi i gialli nostrani del decennio precedente. Da Fulci, che apprezzo per il thriller più che per l'horror, mi aspettavo di più.
C'è Keith Emerson, che aveva da poco musicato Inferno; c'è Fulci, reduce dai fasti artaudiani; e c'è New York, su cui gravita il fradicio ectoplasma di Flashdance. Mediocre il soundtrack, sfruttato un po' a casaccio; incerta la regia, che in un approssimato esercizio di sobrietà stilistica regala troppi primi piani ad un cast non all'altezza. Modestissimo lo script, con picchi notevoli di umorismo involontario. L'aspetto di maggior fascino rimane la livida ambientazione urbana, l'emarginazione sociale che affiora tra le luci flou. Non un granché nel complesso, ma per Fulci il peggio è da venire.
Fulci ha fatto decisamente di meglio, anche se in questo film alcune idee buone c'erano (a partire dall'ambientazione e dal modus operandi dell'assassino). Purtroppo i contro superano i pro: la colonna sonora, i frequenti momenti inutili (si doveva proprio allungare così il brodo?), una trama che, arrivati a un certo punto, tenta di sviare lo spettatore con trovate forzate e fin troppo puerili. I personaggi, eccetto il commissario e un paio di altri, sono tutti di cartapesta.
Fulci mette da parte la violenza estrema dei suoi ultimi lavori (da Zombi 2 in poi, per capirci) e firma un dignitoso giallo che inizia con qualche ballo di troppo per poi migliorare progressivamente, anche se l'identità del colpevole non è delle più imprevedibili. Discreto Lovelock, bravo Cinieri, mentre la Karlatos dal cinema avrebbe meritato di più; peccato per Cassinelli, al punto più basso della carriera. Fulci il meglio lo aveva già dato, ma col senno di poi, visto quel che avrebbe girato in seguito, avrebbe fatto meglio a fermarsi qui...
MEMORABILE: Lo spillone che trafigge i seni delle giovani vittime; Il finale.
Film mediocre diretto da Fulci, che si avvale di una trama decisamente banale e nonostante tutto riesce con i suoi soliti sprazzi di genialità (i televisori che proiettano la danza delle vittime nella scena finale ne sono un esempio lampante) a ricavare un prodotto non troppo deprecabile. Purtroppo la sceneggiatura è al limite del ridicolo e i tentativi di depistare lo spettatore dalla soluzione finale sono talmente lampanti che l'effetto conseguente consiste proprio nella semplice individuazione dell'assassino.
Film "fluido", dotato di una patina lieve e caratterizzato da una fotografia scura ma "superficiale", conformemente al formato un po' televisivo del prodotto. Storia non proprio originale anche se alla fine non annoia. Violenza non eccessiva e alla fine la risoluzione del mistero non risulta così scontata. Le musiche e soprattutto le danze, per quanto appropriate, alla lunga però stancano. Fulci ha fatto sicuramente di meglio, qui tutto appare nella media e per un regista come lui alla fine si potrebbe considerare un mezzo passo falso.
Strano film che cerca di unire estenuanti coreografie alla Flashdance con il thriller classico. Fulci è lontano dai tempi migliori e non aiutano le musiche di Keith Emerson, che cerca di ricalcare le sonorità anni '80 e non il classico prog come su "Inferno". Tra gli attori si salvano i soliti Olga Karlatos e Ray Lovelock. I momenti migliori sono quelli degli omicidi, in cui si riconosce finalmente la mano del regista.
Pur non essendo tra i più quotati di Fulci, resta uno dei migliori del genere negli anni 80. Molti lo paragonano a Suspiria ma, francamente, non trovo similitudini se non nell'ambientazione (scuola di danza, peraltro completamente diversa). Qui non ci sono sette ma invidie, gelosie e rimpianti. Il serial killer (gentiluomo... o gentildonna) prima addormenta le ballerine col cloroformio per poi trafiggerle con uno spillone. Il ritmo è buono, la tensione altina.
Dario Argento, con il suo Suspiria, aveva trasformato una scuola di danza classica in un mausoleo degli orrori. Lucio Fulci (forse anche sulla scia di successi come Saranno famosi e Staying alive) compie la medesima operazione spostandola in una scuola di ballo moderno e aerobica. L'idea in sé e certe intuizioni (lo spillo dell'assassino per tramortire le vittime) sono genialità che colpiscono, ma il film pecca in molti momenti morti e una vicenda che, per come è posta, non convince e non avvince mai appieno. Ha l'aria dell'occasione sprecata.
Immaginiamo i dialoghi dei produttori: "Ce stà Fleshdens che tira... ce costruimo un giallo tipo Argento... chiama Fulci...". Ma il prodotto finale è tutt'altro che infimo. Il Nostro costruisce con mestiere la trama, pur esile, fa qualche citazione dotta (Borges) e, per sua fortuna, si avvale di bravi veterani. Prodotto medio che, se uscisse oggi, provocherebbe parecchie smanie d'antan. Giusto confessare che lo scosciato balletto iniziale (e finale), buono per turbare i vecchi satiri nostalgici, aggiunge pepe cult alla causa.
Un misterioso assassino uccide le sue vittime (giovani danzatrici in attesa di successo) infilando nel loro petto un elegante spillone. Il film è una specie di Flashdance rosso sangue, con un meccanismo narrativo piuttosto ingegnoso che si annoda intorno all'interpretazione di un particolare ambiguamente svelabile. Le musiche di Keith Emerson si fanno riconoscere, ma i vocalizzi sopra sono a dir poco cacofonici e inascoltabili. Un Fulci minore ma ancora riconoscibile.
Un Fulci a metà del guado, lontano sia dai suoi momenti migliori sia dal basso livello dei suoi ultimi lavori e ancora capace di allestire un prodotto sufficientemente solido per essere seguito senza troppa noia fino alla fine. Al di là dei facili rimandi (Suspiria, Flashdance, Saranno famosi...) il film mantiene una sua originalità e la vera identità dell'assassino comincia a delinearsi solo negli ultimi minuti, dopo aver confuso lo spettatore con il gioco delle false piste. Bravi la Karlatos e Lovelock, pessima la musica di Keith Emerson.
MEMORABILE: La bambina paralitca che, non vista, fotografa l'assassino.
Vista la grande moda dell'epoca di ambientare storie all'interno di scuole da ballo, anche il maestro Fulci decide di farne una tutta sua in cui, ovviamente, gli aspiranti ballerini cadranno uno dopo l'altro sotto i colpi di un misterioso assassino. Rispetto ad altri film sul genere del regista romano (vedi Lo squartatore di New York) risulta essere meno violento e meno morboso; i vari omicidi sono comunque molto interessanti. Sicuramente un'opera minore di Fulci ma non per questo da buttare via.
Bel giallo in cui Fulci preme l'acceleratore non già sul senso della vista (il consueto gore è qui abolito), quanto piuttosto su quello dell'udito (il rumore dello spillone che penetra nella carne delle vittime crea un senso di malessere). Il regista ricerca un intreccio alla Argento e, sebbene ci riesca solo in parte (il movente dei crimini è un po' improbabile), occorre dire che il buon Dario farà molto peggio in Opera, pochi anni dopo. Brava la Karlatos, stupende musiche di Emerson.
Se non fosse che alcuni gialli anche buoni hanno visto la luce negli anni '80, si potrebbe "giustificare" la pochezza di questo film di Fulci etichettandolo come "fuori tempo massimo" rispetto alla stagione dei primi anni '70 del giallo argentiano (anche fulciano). Di questa serie ricalca lo schema, arricchito a modo suo di nuove ambientazioni queste sì tipiche della sua era (molto Saranno famosi). Il tutto è banale, scontato e, malgrado il contesto americano e alla moda dell'epoca, poco originale. A tratti noioso, con le danze della scuola ad allungare inutilmente il metraggio.
Scialbo Fulci, che innesta su una trama alla Flashdance (con la Geretta con look alla Beals) una trama thriller con poco sangue e poca tensione. Non male alcune scelte visive (i neon intermittenti, gli specchi, il sogno della Karlatos) ma se non fosse per i topless durante le scene di omicidio sembrerebbe un prodotto televisivo più curato della media. Le autocitazioni (Lucertola, Squartatore) non fanno altro che accrescere il rimpianto per i gialli che furono: di fatto è il film che segna l'inizio del declino del regista. Niente male il cast, uso invasivo delle musiche di Emerson.
La risposta thrilling a Flashdance è un gialletto dimenticabile in cui Fulci, ormai in fase di declino, si limita a riciclare idee proprie e di altri colleghi (i quadretti onirici di Una lucertola con la pelle di donna e Lo squartatore di New York, le telefonate registrate de L'uccello dalle piume di cristallo, il canarino infilzato à la Profondo rosso), incasellate in un plot anonimo e appesantito dall'enfasi estetica di intervalli videoclippari più lascivamente exploitativi che erotizzanti. La castità del modus operandi del killer non aiuta. Belle, comunque, le musiche di Emerson.
MEMORABILE: Lo spillone che penetra i seni delle vittime; Lovelock insegue in sogno la Karlatos con lo spillone; Il finale con la Karlatos fra gli schermi accesi.
Il calo di Lucio Fulci è chiaro in questa pellicola, che resta comunque migliore di alcune pessime opere successive del regista. Le citazioni a Dario Argento si sprecano, forse per cercare di migliorare una storia che non è granché, anche se va detto che non c'è noia perché il ritmo è piuttosto veloce e ogni tanto si intravvede la mano di Fulci a riportare in carreggiata un film che rischia a più riprese di andare alla deriva. Anche perché la recitazione non aiuta minimamente. Meno splatter del solito, è comunque godibile e possiede ancora quel fascino fulciano destinato a sparire.
Due anni dopo il sanguinario Lo squartatore di New York, Fulci torna alla prassi del thriller nella Grande Mela, ma stavolta confezionandolo in maniera diversa. Qui il regista romano rinuncia infatti a sequenze sanguinolente, preferendo una messinscena minuziosamente curata nell'infondere un'atmosfera perturbante. Anche se comunque certi rimandi a opere precedenti (il tema di fondo della danza come in Passi di danza) ne stroncano la sua percettibilità in certi punti. Non siamo ai livelli dei suoi primi capolavori, ma resta comunque un film godibile.
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Fa rabbia sapere che prima venivano regolarmente trasmessi e ora non più.c
Eh sì caro Digital.
Non hai idea di quello che ho trovato in questi anni di ricerche sulle emittenti private. All'ora di pranzo nel 1984 poteva capitare di gustarsi un Jess Franco integrale o Il Tesoro di Dracula cardoniano...
Quindi, in pratica, invece di progredire siamo regrediti, anche per ciò che concerne la programmazione televisiva.
E ora chissà se tutti questi film si potranno rivedere in italiano.
Che dire, speriamo in qualche exploit di Vero Tv o in Telenorba (quest'ultima però non riesco a prenderla, per cui non posso registrarci alcunché).
sull'age d'or delle tv private, il tenero giacomo si permette di rimandarvi qui:
occhio soprattutto a quest'ultimo: si parla di un'emittente attuale che trasmette titoli a dir poco pazzeschi. sembra di essere tornati ai palinsesti selvaggi e anarcoidi di un tempo!
DiscussionePanza • 28/05/14 14:16 Contratto a progetto - 5194 interventi
Schramm ebbe a dire: il tenero giacomo
Una di quelle vignette inevitabilmente scomparse (o comunque iper-centillinate) dalla Settimana enigmistica come Burberoni, regista perfezionista, Le malefatte di G. Dubol, Lillo, I casi dell'Ispettore Malcivede, Il dispettoso Osvaldo.
Scusate per l'OT.
DiscussioneZender • 28/05/14 14:27 Capo scrivano - 47385 interventi
Direi che quello di Allan è il passaggio giusto, coincide anche con gli anni dei due attori, per cui lo segno e ringrazio Allan.
HomevideoXtron • 4/06/14 14:50 Servizio caffè - 2129 interventi
Esiste anche il dvd spagnolo Vellavision con audio italiano. Purtroppo però è letterbox.
Buiomega71 ebbe a dire: Mentre quelle composte per Murderock sono assai sottotono, ahimè.
però streets to blame è strepitosa, con quell'honky tonky piano ibridato con una jazzata patetica di beethoven!!
la k7 della ost di murderock è peraltro stato uno dei pochi pezzi della mia mastodontica collezione di flani fumetti e colonne sonore scampati al rogo, ancora la conservo come una reliquia
Schramm ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Mentre quelle composte per Murderock sono assai sottotono, ahimè.
però streets to blame è strepitosa, con quell'honky tonky piano ibridato con una jazzata patetica di beethoven!!
la k7 della ost di murderock è peraltro stato uno dei pochi pezzi della mia mastodontica collezione di flani fumetti e colonne sonore scampati al rogo, ancora la conservo come una reliquia
Non la ricordo granchè, in verità. Ma, a contrario del film (uno dei Fulci più sottovalutati in assoluto), lo score di Emerson non mi ha fatto impazzire (tutt'altro pianeta le musiche di Inferno e I Falchi della notte)
in linea di massima neanche a me e va comunque tenuto conto del fatto che molto probabilmente emerson si sentisse demotivato a lavorare per un low-budget dopo albori e allori americani e argentei, e l'avesse fatto un po' di malavoglia giusto per farsi le scarpe nuove (se non sbaglio se ne parla anche nelle interviste di spaghetti nightmares). ma entro la tracklist vi sono senza meno quei 2-3 pezzi dove oltre al buon mestiere emerson mise anche una bella spanna di ispirazione, che per me valsero l'acquisto (la già citata streets to blame, amore a primo ascolto dal trailer: praticamente andai in cerca della k7, presa prima ancora di vedere il film, in virtù di quel brano; e la conclusiva the spillone, che nel film non si ode tutta, ma che è un bijoux compositivo)