Seguito ufficiale de La febbre del sabato sera, con John Travolta che veste ancora una volta i panni di Tony Manero. Ci troviamo di fronte ad un Tony cresciuto, che tenta in tutti i modi la scalata al successo. Le sue ambizioni non gli fanno vedere chi attorno a lui gli vuol bene e chi lo sfrutta e basta. Bravo Travolta nella caratterizzazione del personaggio: impulsivo e determinato, molto credibile. Secondo me superiore al capitolo precedente.
Uno dei tanti passi falsi della carriera di Travolta (attore le cui capacità sono spesso sottostimate) è stata quella di riesumare il personaggio di Manero in questo scialbo sequel di La febbre del sabato sera. Se il primo film aveva rappresentato (nel bene e nel male) un'epoca (quella della disco), la brutta sceneggiatura di questo sequel dimostra che il personaggio ha ormai poco da dire. La regia (di Stallone) è parecchio anonima e la messa in scena decisamente di cattivo gusto. Assolutamente inutile.
Film che poteva piacere, forse, negli anni '80 e che attirava l'attenzione del pubblico sfruttando il successo de La febbre del sabato sera e del personaggio di Tony Manero. Peccato che guardandolo oggi non risulti altro che un immane pastrocchio da balera di provincia. Personaggi dallo spessore nullo e ambiente della danza descritto in modo superficiale e pieno di luoghi comuni. I balletti poi! Una vera ciofeca, che spiace abbia diretto Sylvester Stallone. Lo spettacolo finale è una colossale vaccata.
Film che è la trasposizione di Rocky negli ambienti di Broadway. Un balletto finale che è l'apoteosi del barocchismo al neon degli anni '80 (verrà ripreso in un videoclip della christian-heavy-metal band Bloodgood per il pezzo "out of the darkness"). Non ho visto La febbre del sabato sera e forse non lo vedrò mai, perché rappresenta anni diversi da quelli che mi piacciono. La colonna sonora, presentata da tutti come summa della dance '80, contiene gemme inestimabili di AOR Usa (soprattutto i pezzi di Farragher e Frank Stallone).
L'ho visto ieri per la prima volta e devo dire che mi è piaciuto. Manero non è cambiato per il poco rispetto per il prossimo che continua ad avere. Qui però pesta veramente male contro una ballerina ben più odiosa. Se in Saturday Night ho tifato nettamente per Stephanie, qui il tifo l'ho fatto per Tony, in quanto anche se non è certo un santo ma solo uno spaccone, alla fine gli riesce proprio bene la sdentata ad un'arrivista del genere e il bello è che non sta lì ad infierire ma se ne va trionfalmente, dicendo "Vado a farmi il mondo".
MEMORABILE: Il salto sulla piattaforma e l'ascesa sono sublimi, la madre è molto più gradevole. Stallone fa una comparsa alla Hitchcock.
Avevamo lasciato Tony Manero all'alba di una domenica mattina, "sfebbrato" e pronto ad andare incontro alla vita e a perdersi nell'anonimato newyorkese. E così avremmo preferito ricordarlo. Invece Stallone lo ammazza facendone un Rocky della danza pompatissimo di muscoli, che ormai ha smesso di fumare e di dire parolacce ma in compenso non di trattare le donne da deficiente. La dance di Frank Stallone (sì, c'è pure il fratello!) poi non è la disco dei Bee Gees e con i pantaloni ormai senza campana anche la camminata di Tony non è più la stessa.
MEMORABILE: Il portiere: "Dove va? La stanno aspettando?" - Tony: "Ma che ne so, avranno cominciato".
Un sequel coerente e ben realizzato, pur lontano dallo stile cult che rendeva imperdibile la Febbre del sabato sera. Molto influenzato da Saranno Famosi e più in generale dal mito, tipicamente anni 80, del riscatto sociale delle minoranze grazie all'espressione artistica, è comunque un lavoro molto "Stalloniano" nei valori (fatica, sudore e persino sangue) e nello svolgimento (cadere-rialzarsi ecc...). Pur essendo un film molto diverso dal precedente (qui siamo al limite del musical) riesce ad esserne il logico svolgimento. Buono.
MEMORABILE: Tony Manero che, ritornando a Brooklyn, passa davanti alla "Odissey 2001"...
Un sequel nato solo per far generare la coppia Stallone-Travolta. L'aitante Tony re dell'Odissey 2001 è diventato un ballerino che cerca di sfondare impegnandosi alacremente con allenamenti alla Rocky. Il risultato è sicuramente adrenalinico ma manca di consistenza. Poi, se paragonato alla pellicola precedente, perde in ogni momento cinematografico.
Spesso i sequel escono raffazzonati, girati in fretta e furia per sfruttare l'onda lunga di un successo inaspettato. Non è il caso di questo, giacchè trascorrono sei anni per riportare Tony Manero sullo schermo dopo La febbre del sabato sera. Ugualmente non si comprende come il risultato sia così imbarazzante per la pochezza e l'anonimato che circonda l'intero progetto. Travolta deve aver visto giusto nel partecipare a Staying Alive: sbarazzarsi in modo definitivo di un alter ego scomodo.
Sulla carta è la continuazione de La febbre del sabato sera sei anni
dopo, in realtà a parte il nome del protagonista Tony Manero e il volto di Travolta, la pellicola di Stallone attinge più agli stilemi di Saranno famosi e non ha nulla a che fare con il capostipite: il ritratto generazionale ‘77 si trasforma in un baraccone musicale infarcito del tipico edonismo reaganiano/stalloniano anni ’80;
stavolta fallendo. Ottime le musiche.
Nonostante il discreto successo ottenuto tra gli allora cosiddetti "Travoltini", non credo sia sbagliato parlare di vero e proprio flop. Una sceneggiatura scialba, improntata più sul genere Saranno famosi e una serie di personaggi posticci e senza spessore non fanno altro che rovinare la qualità della pellicola. E anche se Stallone regista non sbaglia molto, non ha certo la forza di imporre il cambio di rotta, dato il materiale a disposizione. Cast non eccelso e Travolta troppo spesso vittima di se stesso. Per nostalgici degli anni 80!
Discreta prova registica per Stallone, qui comunque molto aiutato dal fratello. Un seguito al cult di Badham ci stava e il tutto è all'altezza delle aspettative; un paragone sarebbe ingiusto, anche perché il prequel aveva più ambizione sociologiche. Belle musiche, grandi coreografie, Travolta al solito bravo e in forma. Rivedendolo ha confermato e riconfermato il buon ricordo che ne possedevo.
Cancellata ogni nota sociologica e generazionale del predecessore, il seguito de La febbre del sabato sera acquisisce la levità di una soap opera. Al centro c’è sempre Travolta, alle prese con la passione per la danza, la gelosia, la testardaggine e l’orgoglio di Tony Manero, che anche questa volta viene conteso da due donne: la Rhodes, amica innamorata e comprensiva, e la Hughes, prima ballerina spocchiosa e volubile. Sontuose e sfavillanti (leggasi: kitsch) le coreografie, così come le musiche dance, ancora dei Bee Gees.
MEMORABILE: “Satan’s alley” e l’improvvisazione egocentrica di Manero.
In assoluta simbiosi con quelli che erano i valori alla base di Rocky, il seguito della Febbre del Sabato sera è un film di Stallone fino all'osso. Messa in secondo piano la disco music, anche se la colonna sonora resta notevole cardine della vicenda. Tony Manero come un novello Balboa cerca il riscatto personale e sociale attraverso la fatica, la passione e il sacrificio. Al posto del ring ci sono i palcoscenici, ma la voglia di emergere contro le avversità e contro la parte negativa di sé stessi resta la medesima. Esteticamente invecchiato male.
Il seguito de La febbre del sabato sera porta la firma di Sylvester Stallone, ma John Travolta non si scompone e, anche se il tutto sembra un capitolo della saga di Rocky Balboa, porta la sua febbre del ballo ai teatri di Broadway, cadendo comunque in piedi. Contano le prove e le riprove sul palcoscenico, in stile episodio di Saranno famosi, ma anche la doppia storia d'amore fra Tony Manero e le due ballerine. I balli sono ben coreografati, ma la scelta romantica finale è scontata e la felpa sudata di Tony non vale il vestito bianco del 1977.
Ben oltre le mie più recondite speranze; come non deliziarmi davanti a coreografie a dir poco roboanti che neanche in Star cash? A sprezzo del ridicolo più totale Travolta è sempre adorabile, ma quando gli tremano i muscoli per reggere l'otaria Hughes si ride più che con i bulgari di Aldo Giovanni e Giacomo. Per il resto storia ovvia dove vince il popolino. Stallone ha messo un po' di sé nel personaggio di Manero. Avevo visto bene! C'è Swayze in un frammento. Scult!
MEMORABILE: Le impossibili coreografie con laser, frustate, salti incredibili che manco Renny Harlin!
Tra un Rocky e l'altro Stallone decide (per motivi a me oscuri) di dare un seguito a La febbre del sabato sera riprendendo Travolta e il suo Tony Manero; in realtà ci troviamo più di fronte a uno spin-off in quanto il tono generale è assai cambiato e sembra più seguire la lezione di Saranno famosi, oltre al classico tema del sogno americano e alla struttura alla Rocky, tipicamente stalloniana. Lunghi numeri di danza girati come videoclip (con buone musiche di Frank Stallone) e una flebile sottostoria amorosa; banale e anni luce dal prototipo.
Nelle mani di Stallone un musical di Broadway assume i connotati di un incontro di pugilato, con la stessa adrenalina che scorre a galloni, la grinta, la passione e il pubblico in delirio nel pomposo e magniloquente balletto conclusivo. Un sequel apocrifo in cui trionfano laser, luci al neon e la voglia di riscatto di Manero, interpretato ancora una volta da un Travolta sempre in forma. E poi c’è una colonna sonora da urlo che sintetizza le sonorità che hanno caratterizzato gli anni ottanta. Impossibile non lasciarsi coinvolgere dal pathos.
Raccoglie un'eredità pesante. Come film delude, le buone (anzi ottime) musiche non bastano a salvare un film insipido che visto una volta difficilmente viene voglia di rivederlo, se non per ascoltare la colonna sonora. Riuscite anche le scene di ballo, con Travolta e la Rhodes in gran forma. Mediocre, ma non pessimo.
Riproposizione del personaggio di Tony Manero che passa dalle discoteche ai teatri di Broadway. La regìa di Stallone incentra il tutto sulla muscolarità e sulla forza d'animo: niente di nuovo ma l'estetica del gesto tecnico non viene considerata. Travolta ha poco fascino perché non è spontaneo e riempito di steroidi perde di naturalezza (anche per i dialoghi da tragedia amorosa). Discreto il finale, che dà energia.
MEMORABILE: L'approccio alla porta del camerino; L'uscita finale dal teatro.
Stallone (che Tony incontra per strada a inizio film) prende Manero e sua "madre" da La febbre del sabato sera ma ne sostituisce l'immaginario con uno molto più rassicurante. Tante sono le esibizioni di danza e canto che siamo al limite del musical. Finola Hughes è genuinamente detestabile, Travolta è in una forma fisica invidiabile, le canzoni di Frank Stallone invece sono piuttosto trascurabili, soprattutto se paragonate a quelle dei Bee Gees. Il finale, con la camminata di Manero in strada, chiude il cerchio con l'inizio del capostipite.
MEMORABILE: Lo "sketch" di Travolta al camerino della Hughes che gli chiude la porta in faccia.
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Come ben diceva Sammo ("in una scena del film John Travolta si scontra con Stallone mentre cammina"), ecco il cameo "alla Alfred Hitchcock" di Sylvester Stallone, regista del film:
Come si diceva avranno preso un po' di ballerini e ballerine bellocci del tempo (che con molta probabilità facevano parte di corpi di ballo per musical di una certa rilevanza; anche se non protagonisti).
DiscussioneZender • 1/12/12 13:31 Capo scrivano - 47770 interventi
In effetti dovevano passare altri 4 anni prima che sfondasse. Dev'esser rimasto lì a far le prove ancora un bel po'...
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Nati per vincere", giovedì 2 aprile 1987) di Staying Alive:
Ho rivalutato il film. Chiedo se per cortesia potete modificare il commento e il giudizio(**!)
Raccoglie un'eredità pesante. Non è certamente all'altezza del precedente, ma ci sono delle buone (anzi ottime) musiche, una originale love story con Travolta che si divide tra due donne(una veramente cattiva intepretata da Finola Hughes che raramente rivedremo a questi livelli). Molto belle anche le scene di ballo, con Travolta e la Rhodes in gran forma, che danno il meglio di loro nel pirotecnico finale. Niente di eccezionale, ma discreto.
In questo film (non so se è doppiata o in playback) è possibile ascoltare Cynthia Rhodes che canta. Cynthia Rhodes oltre che ottima ballerina era anche cantante e fu la voce femminile del gruppo "Animotion" negli anni 88-90.