Giornata di audizione per un posto di fila in un musical di fronte a un terribile regista. Il film, tratto da un celebre musical, è imperniato sulle esibizioni fatte nei provini, ma la rigidità dello schema è lo scheletro per un corpo di piccole ma grandi storie, drammatiche o spiritose, che ciascuno degli aspiranti 'anonimi' ballerini di fila mostra di avere. Microcommedie e microdrammi che emozionano e che il film riesce a raccontare bene, con la giusta sobrietà e il giusto pathos.
Il regista Richard Attenborough realizza una trasposizione del celeberrimo musical americano che racconta una giornata di provini per entrare nel cast di uno spettacolo teatrale. Il film è ben realizzato e si segnala per alcuni pregevoli musical americani ma il suo limite è dato dalla scarsa capacità del regista di trasmettere il pathos delle esibizioni e l'ansia dei protagonisti così che la messa in scena generale appare un po' fredda.
Discreta riduzione cinematografica di un famoso musical americano che alterna momenti riusciti ad altri meno convincenti. La regia di Attenborough è professionale e discreta, ma il meglio è costituito dalla prova di un cast ben assortito in cui tutti fanno la loro parte.
Il cast deve essere stato scelto con cura, perché questi ragazzi ben rappresentano il melting pot razziale e culturale della società americana. Le differenze però si annullano presto, poiché tutti loro sono lì per un solo motivo ovvero far parte dello show. Interrogati dal professor Douglas, già al secondo ti rendi conto che l’american dream è annacquato da una ben più prosaica notte prima degli esami. Peccato perché lo score musicale è buono e le coreografie dinamiche e vitali, quelle che mancano sono le emozioni.
Una lunga giornata di prove per selezionare il corpo di ballo di un nuovo musical. Tanti i candidati, pochi gli eletti che dovranno non solo sgambettare meglio degli altri, ma pure raccontare i fatti propri al regista/coreografo/demiurgo, in una sorta di seduta psicanalitica di gruppo... Lo ricordavo poco esaltante ed il replay recente ha confermato il giudizio: alcuni numeri sono buoni, ma l'impianto è statico nonostante balzi e balzelli, convenzionale fino a risultare persino irritante, con una regia piatta e priva di fantasia. Una pizza anche se guarnita di strass.
Selezione per un balletto di fila a Broadway. Microstorie alla Altman ma dando più attenzione al ruolo di regista/carnefice di un Douglas non troppo credibile. I numeri funzionano grazie ai pezzi famosi e per la verve ironica del gruppo. La regìa compensa qualche mancanza di sincrono ma non riesce a dare troppa profondità ai melodrammi dei singoli. Conclusione in stile musical che non invecchia mai e che soddisfa con l'inevitabile scommessa su chi ce la fa.
MEMORABILE: Il coreografo che balla in testa al gruppo.
Una giornata di audizioni, raccontata con buoni numeri musicali ma anche scarsa introspezione dei personaggi (forse troppi), il che lascia poco allo spettatore per restare coinvolto. Se non altro la vicenda personale di Douglas fa da collante, anche se non brilla per originalità. Si segue comunque con piacere grazie alla regia esperta, ma la sensazione finale è che si potesse fare di più.
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