Il delatore - Film (1937)

Figura originale, quella del criminale inseguito da Scotland Yard in questo film (non a caso tratto da un romanzo di Edgar Wallace): il delatore del titolo è di fatto un ricettatore senza volto che denuncia alla polizia tutti i ladri di gioielli che non accettano i termini delle sue transazioni. Si presenta in auto e ti scrive il suo prezzo sul finestrino appannato: o gli vendi per quello la merce che hai rubato (con un minimo margine per la trattativa) o finisci in prigione, perché lui consegna il tuo nome e cognome alla polizia via lettera anonima! Odiato quindi da buoni e cattivi, scopriamo presto che ha una faccia e una posizione sociale ben precise: si tratta di Frank Sutton (Shaw), fidanzato...Leggi tutto con la figlia (Todd) di un ricco imprenditore. Sulle sue tracce si mette l'ispettore Barrabal (Lowe), ex abile investigatore di Scotland Yard datosi all'alcool durante una missione in India e mai del tutto ripresosi: gli viene offerta la possibilità di rientrare nei ranghi se scoverà e arresterà il delatore, che nel frattempo offre succoso materiale ai quotidiani. Pur tenendo al centro della storia l'ispettore, cui Edmund Lowe conferisce eleganza e raffinatezza prettamente british (persino quando deve fingersi un ex detenuto per farsi assumere da Sutton come impone la sua “copertura”), il regista William K. Howard lascia ampio spazio anche ai personaggi secondari alla ricerca di un'apprezzabile coralità. Detto dell'inserimento di figure la cui unica utilità è venare d'ironia la sceneggiatura (vedi la segretaria bisbetica di Sutton o il fattorino mezzo scemo con le orecchie a sventola continuamente ripreso dal padre), anche quelle più importanti (vedi l'eccentrico giornalista interpretato da Alistair Sim) sembrano talvolta inserite solo per movimentare la scena o per concedere qualche salutare break umoristico; o musicale, nel caso delle tre esibizioni al canto della “diva” Tamara Desni. Probabilmente perché l'intreccio “giallo” in sé è di veloce sbrogliamento e punta spesso più al thriller, con qualche sequenza di tensione non male che comprende un lungo finale costruito proprio per funzionare in tal senso, dalla scelta degli ambienti cupi a un colpo di scena che tuttavia appare un po' ingenuo, nella sua valenza “maieutica”: sottraendo credibilità alla soluzione scalfisce una trama che per molti versi era ben costruita (pur con qualche buco di logica) e diretta con sufficiente rigore. Qualche soluzione visiva interessante (il tronco d'albero che d'improvviso si para davanti alla cinepresa impedendo di assistere a un omicidio), un ritmo svelto e un discreto lavoro d'insieme. La ricerca costante dell'ironia caratterizza comunque più del resto il film: si noti come Barrabal, costretto a rinunciare all'alcool, cada ripetutamente in tentazione ripensandoci solo all'ultimo momento.

Chiudi