È strano che i nomi di Totò e Raimondo Vianello vengano affiancati nei titoli di testa quando il primo interpreta ben sei ruoli e il secondo si vede ancor meno dei due ispettori incaricati delle indagini Luigi Pavese (in perfetta tenuta Maigret) e Mario Castellani. Ma ancor più curioso è il fatto che TOTO’ DIABOLICUS preceda - e non segua - la creazione del personaggio in tuta nera inventato dalle sorelle Giussani. A monte c'è piuttosto il celebre I DIABOLICI di Clouzot, anche se già nel film di Steno si anticipano alcune delle caratteristiche che daranno vita, di lì a pochi mesi, al fortunato...Leggi tutto “Diabolik”. Il soggetto ideato da Meta e Gianviti è da thriller noir in piena regola, con colpi di scena a ripetizione e una trama intricata degna di un giallo vero e proprio. Purtroppo però non è un bene, perché l'impianto da commedia comica dominato dagli istrionismi di Totò viene soffocato dalle complicazioni dell'intreccio dando vita a un ibrido non sempre riuscito. Totò è spettacolare nei panni del generale fascista in pensione e del chirurgo (la cena con Pietro De Vico paziente resta tra le più irresistibili dell'intero cinema italiano, da antologia), bravo (ma doppiato) in quelli della baronessa sposata al povero Vianello, classico in quelli di Pasquale Bonocore (un paio di altre scene memorabili: la tortura del postino e il dialogo con notaio) e del marchese Galeazzo (in cui riprende l’accento di SIGNORI SI NASCE). Steno (che si vede anche nella parte esilarante del giardiniere scemo) dirige con buono stile, sfruttando gli splendidi contrasti della fotografia in bianco e nero di Enzo Barboni (futuro regista dei Trinità) e lasciando ampi margini di improvvisazione a Totò. La diabolicità del progetto criminale dell'assassino è indubbia. Seguiamola.
Qui Totò può sbizzarrirsi in più ruoli (il marchese, il generale, il chirurgo, la baronessa e il monsignore), suscitando, come spesso accade, l’ilarità dello spettatore, anche se la trama è ben poca cosa e il resto del cast, a parte il serio e simpatico Vianello, sembra lì solo per riempire i vuoti di scena. Spassoso il marchese, che tratta malissimo il maggiordomo, come anche il generale nostalgico, che fa fucilare le sagome di cartone. La sceneggiatura sembra scritta esclusivamente per far inanellare a Totò una serie di gag (riuscite). Buono.
MEMORABILE: il chirurgo (Totò) al paziente: "Sono anch'io un uomo, di carne, ossa e cartilagine".
Grande, scatenato, immenso Totò, che riesce a sopraffare con la sua fisicità anche il doppiaggio quando recita in abiti femminili; per quanto riguarda la trama, è ovvio che si tratta di un canovaccio da regalare al Principe perché si possa sbizzarrire. Per quanto, a mio modesto parere, il piccolo giallo regali qualche goccio di inquietudine (il morto iniziale, la ripresa con il marchese)...
Il regista Steno dirige Totò in un film fatto su misura per il grande attore napoletano. Come in Totò terzo uomo, anche qui l'attore si cimenta in vari personaggi (anche femminili) dando luogo alle sue capacità comiche ed istrioniche veramente a tutto campo. A fare le spese di un talento così debordante (ma che regala momenti di sopraffina comicità) è il resto del film (e gli altri suoi interpreti) che resta relegato sullo sfondo quasi come cornice.
Giallo comico à la Totò. A dispetto di un intreccio abbastanza complicato (siamo pur sempre in un poliziesco), la sceneggiatura è comunque abbastanza flessibile per lasciare a Totò i suoi spazi: il principe si diverte ad interpretare ben sei personaggi e anche noi ci divertiamo con lui. Steno dirige con mestiere oltre ad impersonare il giardiniere scemo. Sprecato Vianello, bene Castellani e Pavese.
Il misterioso killer Diabolicus fa fuori ricchi nobili: chi si nasconde dietro la sua terribile maschera? Totò in gran forma in 6 ruoli diversi (tra cui una donna: la sfida con il Sangue blu di Guiness è aperta) per una gustosa parodia dei film gialli. Non solo diverte, ma perfino la trama, ancorché semplice, si fa seguire. Ma va da sé che il vero punto di forza è il camaleontico Totò, che nel noir sguazza con insospettabile gusto. Da vedere.
Uno dei film che più mi divertono di Totò, di cui non sono appassionato. I diversi personaggi interpretati dal comico ricordano il Guinness di "Sangue Blu", ma il livello è decisamente inferiore. Si ride spesso anche se la sceneggiatura è infantile e tirata via (da quel mestierante record che era Steno in fondo è un miracolo che il film stia in piedi). Simpatico, consolante specie nelle sere in cui non c'è nulla in tv; a tratti condito di autentica cattiveria.
Parziale parodia di "Sangue blu" (1949) ma il titolo fa piutosto riferimento a I diabolici di Clouzot (e NON certo, come asserirono alcuni, al fumetto "Diabolik", in quanto il primo numero non era ancora uscito quanto fu distribuito questo film), ispirandosi un pochino anche a "Fantomas". Operazione che può considerarsi riuscita, giacché contribuì a rivitalizzate Totò con una robusta dose di "humour noir" (che raggiungerà il culmine nel cult-movie Che fine ha fatto Totò Baby? del 1964). Uno dei Totò più divertenti, a mio giudizio.
Mixtum di generi davvero piacevole, con un principe mattatore in grado di ricoprire senza macchie vari ruoli (tra cui anche quello della spassosissima contessa) ed una trama gialla ben articolata. L'intrigo diventa così coinvolgente nel suo tentativo di disvelamento che la pars comica passa ben presto in secondo piano (fatto strano per film di tal guisa). Particina anche per Vianello, marito sciocco e irretito della contessa mangiauomini. Meritevole!
Momenti buoni, come le caratterizzazioni dei fratelli Di Torrealta, s'alternano a momenti mediocri (come l'interrogatorio al portalettere Mimmo Poli), per un risultato disuguale, ma all'interno di assoluta guardabilità. Pavese anticipa il Maigret di Cervi, con tanto di pipa! Nel finale Totò ha il cappello da turco! Sfiziosa, ma di gusto greve, la vicinanza fra la morte di Galeazzo e il nero plotone di militi, come quello che fucilò Ciano. A meno che non si tratti di sfortunata coincidenza.
MEMORABILE: L'incontro fra il Generale Di Torrealta e gli investigatori.
Commedia in cui il principe della risata si sdoppia in ben sei personaggi diversi, riuscendo a strappare molte risate e salvando il film nei tempi morti. Da ricordare, nel cast, l'ottimo attore/doppiatore Luigi Pavese nel ruolo del commissario, Mario Castellani (vera spalla di Totò in quasi tutti i suoi film) in quelle del vice e il sempre bravo Raimondo Vianello.
Film di Totò in cui, come quasi sempre, il principe della risata è mattatore assoluto interpretando ben sei ruoli diversi. La storia, una sorta di giallo-rosa, è solo una scusa per dare campo libero al grande attore napoletano che si produce in alcuni numeri molto divertenti. Non tutto è sempre di grande livello o di primo pelo ma il risultato è discreto.
MEMORABILE: Il postino torturato. L'esattore delle tasse.
La trama esile e un po' banale e i comprimari vagamente caricaturali sono solo una della possibili cornici per il "quadro" magistralmente interpretato da un Totò quantomai poliedrico. Ne esce una commedia molto godibile con spunti anche notevoli (il macchiettistico generale fascista). Pavese è una "spalla" sempre all'altezza del ruolo.
Un divertente Totò fregoliano si cimenta in vari personaggi, compresa una signora. Forse una risposta al bellissimo Sangue blu, completamente diverso in quanto a vis comica. L'aplomb guinnessiano forse è più paradossale per contrasto, certo che l'acidità di Totò non si scorda. Ovvio che il film è un veicolo per la sua arte ma essendo uno Steno non è buttato lì del tutto. Memorabile la tortura al postino dove il Principe incalza, riuscendo a sfogare i suoi istinti sadici. Godibile.
MEMORABILE: Uno strabicissimo Steno appare come giardiniere in un cameo.
Il principe della risata si cimenta in questa pellicola interpretando vari personaggi invischiati in una narrazione di stampo giallista. Il campo è tutto per lui che tra gags e tragici omicidi conduce il film sino alla fine. La trama comunque mostra qualche carenza ma la forza di Totò è indiscutibile.
Una trama gialla poco originale, eccezion fatta per la bella idea conclusiva, diventa tuttavia per il grande attore partenopeo l’occasione per interpretare alcuni dei più divertenti personaggi della sua straordinaria carriera. Una delle pietre miliari nell'itinerario artistico del principe De Curtis, impagabile quando scambia un povero postino per il serial-killer “Diabolicus” riempiendolo di calci e pugni. Molto bravi Luigi Pavese, Mario Castellani e la mannequin Nadine Sanders, scialbo Raimondo Vianello.
MEMORABILE: Totò/chirurgo: "In sala operatoria non voglio estranei! Chi è quel marinaio?". Infermiere: "Ma professore, è la sorella-infermiera... La suora!".
Uno dei Totò più liberi e scatenati che sia dato ricordare, sorretto e supportato comunque dalla solid(t)a regia di Steno e dal magnetico bianco e nero di Enzo Barboni, oltrechè da un cast di caratteristi calibratissimo: un funzionale Vianello versione attor giovane, la coppia di quasi English cops Castellani e Pavese, il malato babalbuziente di De Vico, il Postino martirizzato Mimmo Poli. Il resto lo fa il Principe più che mai in versione istrione, capace di mostrar le sue innumeri e Diabolike doti comiche ma non solo...
MEMORABILE: Le sagome antifasciste dell'ex gerarca; la baronessa vamp ricorda la morte dei suoi ex; l'accanimento del Luminare su De Vico; il "martirio" del postino.
Ben prima che la contagiosa moda del fumetto nero approdasse al cinema, già arriva freschissima la parodia di Totò, che regna da mattatore assoluto incarnando ben sei ruoli (5 fratelli e una sorella) e dando sfogo a quella componente di sadismo e di umorismo nero che in fondo la sua maschera aveva sempre avuto. Apprezzabile anche la partecipazione di Vianello come spalla. Nel complesso, nonostante alcuni invecchiati elementi di satira politica, una commedia ancora insolita e molto divertente.
MEMORABILE: "Il generale è un nostalgico, crede di vivere ancora ai bei tempi... cioè, bei tempi per lui"
Totò, in una delle sue migliori performance, interpreta una buona commedia (efficace anche come giallo) facendosi in 4 (o meglio in 6) e creando un caleidoscopio di costumi, voci, attitudini senza che i suoi personaggi ne risultino danneggiati: davvero notevole. Orfano di una spalla fissa può però godere dell'apporto di straordinari caratteristi che danno vita a personaggi molto credibili. Ottimo, come sempre, Luigi Pavese nelle vesti di un commissario così ben intepretato da farmi pensare che sarebbe stato un eccellente Maigret. ***1/2
MEMORABILE: La fucilazione degli antifascisti; L'intervento chirurgico; Il postino seviziato.
Totò, dopo essersi spesso raddoppiato e triplicato in tanti film precedenti, con questo entra nella leggenda: si moltiplica per sei. Sei fratelli tra i quali si cela l’assassino che elimina gli altri per intascare una ricchissima eredità. Un film dal congegno giallo ingegnoso e ricco di un’agghiacciante comicità nera dove un Totò proteiforme, ribelle ed eversivo attacca con l’acido muriatico della satira selvaggia un generale nostalgico, un chirurgo, una nobildonna, un playboy, un aristocratico… Un film quasi sadico dal retrogusto lugubre e disturbante.
MEMORABILE: La scena dell'operazione chirurgica si libra sulle vette irraggiungibili della comicità metafisica e senza tempo; Ottimo Raimondo Vianello.
Uno strano parallelo mi ha suscitato questo film in cui Totò si esibisce magistralmente e, apparentemente senza fatica, in sei diversi ruoli; un parallelo con il dottor Stranamore di Kubrick. Film agli antipodi con questo di Steno, però anche nel film di Kubrick Peter Seller interpreta diversi personaggi... e poi c'è quel braccio che sfugge al controllo sia a Totò, generale nostalgico, che a Peter Seller dottor Stranamore, ex scienziato nazista. Chissà se Kubrick ha attinto da Steno. Il "giallo" è sostenuto a piene mani da un Totò in grande forma.
Molto bello questo "TotòNoir"! Ci sono parti davvero spassose, inserite all'interno di un contesto giallorosa non disprezzabile nemmeno prendendolo seriamente. Alla fine chi è la figura scura non si comprende fino allo spiegone che giunge nel finale. Regia ineccepibile per guidare il protagonista "multiplo" nei suoi personaggi, ognuno un po' folle ma tanto divertente. ***!
MEMORABILE: L'operazione a pancia aperta e l'interrogatorio del povero portalettere: due momenti spassosissimi!
Buona prova del principe De Curtis, che si divide in sei personaggi. Buona l'idea di contaminare il comico e la commedia con il "noir" alla francese o di ispirazione fumettistica. Alcune gag sono veramente eccelse (l'intervento chirurgico, il gerarca fascista...).
Commedia comica e nera con un Totò che si divide in 6 personaggi uno più spassoso dell'altro. Le risate non mancano e sparse qua e là troviamo anche alcune gag irresistibili dove emergono le doti di improvvisazione di Totò. Ottimo anche il cast di contorno tra cui spiccano Raimondo Vianello, Luigi Pavese e Mario Castellani.
Thriller noir comico di Totò. Insieme al film Che fine ha fatto Totò baby? è l'unico film dove Totò commette degli omicidi. La costruzione dei vari personaggi risulta indovinata. Il generale parla come Mussolini, ha la divisa come il generale Graziani e i baffetti alla Hitler. Antonio La Raina gli fa da attendente e come spalle ha nella scena due grandi come Castellani e Pavese (quest'ultimo è stato vestito come il commissario Maigret). Nel cast anche la bella attrice francese Beatrice Altariba.
Un irresistibile Totò irrompe in ogni inquadratura impersonando un'intera famiglia di nobili: grazie a barbe, occhiali, parrucche, baffi e altri semplici trucchi si trasforma passando con disinvoltura da un personaggio all'altro e regala momenti di elevatissima comicità classica. Anche le spalle (Castellani, Pavese, Vianello) sono meravigliose. Non tutto è perfetto, ma il film è ben scritto ed è anche un interessante giallo, esteticamente curato con un bianco e nero d'alta scuola. Insuperato.
MEMORABILE: "...Un braccio congelato!"; "Non la opero più sa?!?"; "...Non si è mai saputo!"
Gran bella sorpresa a firma di un affiatato duo Totò-Steno, che rivisita in chiave parodistica il genere giallo (e l'intreccio poliziesco, pur nella sua semplicità, funziona bene). Il merito della riuscita sta quasi tutto nelle strabilianti doti del comico napoletano, che qui arriva a moltiplicarsi addirittura per sei (aiutato in fase di doppiaggio, va detto, da Turi e Croccolo). Si naviga per i lidi della sciocchezzuola e ogni tanto il film paga lo scotto di essere cucito quasi interamente addosso al Principe. Ma si rimane comunque avvinti.
MEMORABILE: Il fratello chirurgo cui si rompono gli occhiali prima di una delicata operazione; L'interrogatorio al postino; I vari omicidi.
Tutte le abilità recitative di Totò trovano compimento in questo lungometraggio che tocca più generi, non rimanendo sempre confinato nel comico puro. La regia di Steno (che trova anche il tempo per un cameo) riesce a mantenere ordine in una sceneggiatura che avrebbe rischiato di arenarsi prima della fine. Totò interpreta tantissimi ruoli, ma riesce a essere convincente in tutti, confermando di essere un attore capace ed estremamente versatile.
Il film di Steno alterna momenti esilaranti ad altri meno incisivi, ma sicuramente Totò è in gran spolvero. L'attore napoletano ci regala tutto il suo repertorio figurativo e verbale. Il copione sembra fatto apposta per recitare in maniera libera quasi impulsiva, dando ottimi risultati. Gli altri attori, caratteristi, passano inosservati (eccetto un giovane Raimondo Vianello e il sempre bravo Luigi Pavese).
Totò thrillng, scatenato e multiforme. Le atmosfere di humour macabro ben si addicono al Principe, abbastanza a ruota libera malgrado cinque firme alla sceneggiatura, e che si sbriglia nelle caratterizzazioni con particolare successo nel personaggio del generale nostalgico della Milizia. Ovviamente con un primattore così debordante il resto del cast è decorativo, ma Pavese e Castellani fanno la loro brava figura. Divertente - e anticipatore.
Steno confeziona con molto mestiere un noir in cui la vis comica di Totò trova fertilissimo terreno dividendosi in sei personaggi dai caratteri molto diversi tra loro. La storia, una volta tanto nei film di Totò, funziona e si fa seguire fino alla fine mentre la sceneggiatura lascia intelligentemente campo libero all'improvvisazione del Principe. Qualche situazione gira un po' a vuoto, ma il film resta comunque uno dei suoi più interessanti e rivalutati. Buone le prove di Pavese, Vianello e De Vico. Vale senz'altro la visione.
MEMORABILE: L'interrogatorio del postino; L'operazione chirurgica con De Vico; Steno che fa il giardiniere.
I componenti di una ricca famiglia vengono assassinati uno dopo l'altro da un killer misterioso che si firma "Diabolicus"... La trama è simile a quella del delizioso Sangue blu con Alec Guinness in sei ruoli diversi. Qui è Totò che si moltiplica, con esiti talvolta esilaranti, anche se la sceneggiatura è molto abborracciata e non tutte le gags risultano di prima mano. Nel cast, accanto all'immancabile Castellani, molti volti noti si alternano come spalla del protagonista, al solito straordinario per mimica e tempi comici.
MEMORABILE: Totò chirurgo con problemi di vista opera Pietro De Vico, paziente poco paziente
Steno dirige magistralmente non uno, non due ma addirittura sei Totò, uno più diverso e demenziale dell'altro. Il comico napoletano dà del suo meglio e riesce a infondere una personalità diversa a ogni suo personaggio. Totò diabulicus è sì una commedia ma è anche un giallo con diversi omicidi compiuti dal misterioso Diabolicus, un assassino dalla risata malefica; ovviamente il tutto è in chiave comica. Mio cult personale, lori tengo tra i migliori interpretati dal grande Totò.
Non strepitoso e folle come Che fine ha fatto Totò baby ma comunque gustoso. Steno si diverte a parodizzare i generi cupi; Totò si prodiga - e ci incanta - interpretando vari personaggi (anche en travesti), travandoli di espressività e genio. L'oggetto ha qualità e riesce a divertire, addirittura a rilassare. Tutto ruota solo intorno a Totò, il resto è contorno; ma come commedia nera ha comunque le carte in regola e se non tocca alte vette fa niente. Umorismo italico genuino, anche sottile, non schematico; popolare ma non popolaresco.
Davvero divertente. Totò interpreta ben sei personaggi, tra cui un generale nostalgico del fascismo che oltre ad avere baffi e capelli simili a Hitler ha anche un braccio immobilizzato che rimanda all'ispettore Krogh del Figlio di Frankenstein. Fra le scene più riuscite c'è l'operazione chirurgica; la vittima prescelta del professore, sempre interpretato dal principe De Curtis, è Pietro De Vico, che ritroveremo in vesti simili in Totò baby. Esilarante pure la tortura del postino. La trama è un giallo che tutto sommato funziona.
MEMORABILE: Il profumo di Laudomia: “Notte Cubana”.
Le parti coi detective sono messe in scena in modo troppo serioso e spezzano il ritmo, ma Totò è in forma splendida e regala alcuni duetti semplicemente deliranti e storici: più ancora del suo trasformismo, è la capacità di saper improvvisare (vedi la scena sul tavolo operatorio) a entusiasmare, con trovate e battute che entrano di diritto nella storia del comico napoletano. Vianello è tra le seconde linee e per una volta non incide. Discreta la trama "thriller", ma ovviamente qui non c'è Hitchcock e il film è da ricordare unicamente per la verve incontenibile di Totò.
MEMORABILE: "Lei è un paziente che non ha pazienza!"; "Non si offenda, ma lei fa schifo internamente"; Il busto e il reggipetto del Duce.
Grandioso Totò nel ruolo di sei fratelli (tra i quali una donna) sospettati di fratricidio, a cui il grande comico napoletano dà una caratterizzazione peculiare in un insolito giallo dalla trama alquanto interessante, che si avvale di bravi comprimari (Vianello, Pavese, Castellani). Il ritmo è un po' altalenante, soprattutto nell'ultima mezz'ora, ma si riscatta con un finale comicamente "diabolico". Buone le musiche, esilarante il cameo del regista nella parte del giardiniere strabico.
MEMORABILE: "Non vengo più, la posta ve la spedisco!" (Il portalettere torturato da Pasquale e il commissario).
Una bella parodia italiana del genere thriller, che trova in Totò l'interprete ideale. In grado di sdoppiarsi in ben sei ruoli diversi, il principe qui è travolgente, soprattutto quando è nella parte del chirurgo o di Laudomia (ben doppiato da Croccolo). Steno da par suo è abile in alcune sequenze a scimmiottare bene il genere, tra interni di solai fatiscenti e musiche agghiaccianti. Ottimi anche i comprimari, da Pavese a Vianello fino al solito Castellani.
Il misterioso Diabolicus uccide il marchese Galeazzo e i suoi quattro fratelli sono tutti sospettati. Totò si districa benissimo in un film dalla struttura più complessa e articolata del solito, interpreta con maestria ben sei personaggi dando ad ognuno di essi una precisa fisionomia (anche se a volte troppa enfasi). La sceneggiatura è costruita con un bel gioco di incastri.
Divertente parodia di Steno, che curiosamente precede di poco l'avvento del celebre Diabolik; più che al fumetto nero, infatti, l'umorismo pare rivolto agli stereotipi del giallo e del poliziesco (con tanto di Luigi Pavese nei panni di un ispettore maigrettiano). Dal momento che il Principe interpreta sei ruoli, buona parte dello script è strutturata come un film a episodi e la prima metà conta gli sketch migliori (dalla vedova nera sposata con un terrorizzato Vianello al chirurgo miope e scontroso che si rifiuta di ricucire il paziente che non ha pazienza). Finale un po' verboso.
MEMORABILE: Il cadavere "congelato" di Galeazzo; Angelo il giardiniere scemo (Steno); La visita a Scipione; Le torture al postino; La mega-rivelazione conclusiva.
Un Totò che si fa letteralmente in sei per regalarci una delle pellicole più divertenti e coinvolgenti, con un' indovinatissima miscela di sana commedia e giallo. Non sarebbe stato sorprendente trovare Lucio Fulci in regia. La giusta suspense, la risata sardonica dell'assassino, la strampalata famiglia Torrealta protagonista di una serie di indimenticabili scene comiche. Tra le spalle spicca Luigi Pavese (con pipa alla Maigret), buona la prova di Vianello, in particolare nella sua prima scena, un esilarante De Vico in sala operatoria, e il ''povero'' portalettere Mimmo Poli.
MEMORABILE: Il racconto del maggiordomo; Laudomia e Lalluccio; Nella villa di Scipione; In sala operatoria; La partita a biliardo; Il malcapitato portalettere.
Un assassino mascherato elimina i componenti di una famiglia per misteriosi motivi. La storia gialla, che pure tiene, è il pretesto che per dare libero sfogo alla creatività del grande Totò, che qui può sbizzarrirsi interpretando ben sei personaggi. Non tutti riusciti però; o meglio, non tutta la sceneggiatura appare adatta a sostenerlo e, come spesso accade nei suoi film minori, il Principe deve metterci le pezze, anche per colpa di una regia che preferisce lasciar fare. Incisiva la fotografia in b/n, quasi un anticipo dei chiaroscuri nel fumetto di Diabolik.
Film insolito vede Totò protagonista di ben sei ruoli, anche se quello meno riuscito pare quello nei panni femminili di Laudomia di Torrealta. E' piuttosto un giallo, anche se il nostro è un vero e proprio istrione ed esilarante quando interpreta il generale fascista. Da ricordare anche Raimondo Vianello e il cameo di Steno che interpreta il giardiniere tonto. Ci si appassiona a questo intrigo, veramente intricato, ma alla fine si è piuttosto scettici sulla resa della pellicola, realizzata proprio quando verrà alla luce il fumetto "Diabolik".
Pellicola a sfondo giallo costruita su misura per Totò, veramente bravo a interpretare ben sei ruoli diversi divertendo. La trama non è perfetta ma comunque cattura e ci regala almeno un paio di buoni colpi di scena, sempre per mano del grande caratterista napoletano. C'è anche Vianello in una parte minore. Per gli appassionati di Totò un film senza dubbio divertente. Tre pallini pieni.
Ottimo film di Totò, tra i migliori della parte finale della sua carriera. Qui il grande attore si divide addirittura in sei e interpreta tutti i ruoli con la sua consueta, enorme vis comica, definendoli perfettamente e strappando più di una risata. Interessante anche la storia, un giallo a sfondo però ovviamente comico. Di interesse la presenza di Raimondo Vianello, che però non regge il confronto con Totò, autentico mattatore della pellicola. Non male anche tecnicamente, con una regia e una sceneggiatura più ordinati di tanti altri film dell'attore napoletano. Buono.
Un Totò ghignante, sadico e sardonico, in quello che si può definire come un nero all'italiana intinto di humor sfacciato e cinico (le pantomime in sala operatoria), anticlericalismo (il Monsignore che, davanti alla Altariba, tira fuori alcool, sigarette e mambo che nemmeno Fred Buscaglione), fascismo nostalgico e antifascismo (il generale) e soprattutto il travestitismo e la donna malefica e arpia del gotico nostrano (Laudomia di barrymoreniana memoria). Alcune gag geniali (il filmino funesto che presagisce la morte inviato a Galeazzo) e piano diabolicus finale quasi machiavellico.
MEMORABILE: La baronessa Laudomia ossessionata dalla morte giovane e terrorizzata dalla vecchiaia; L'acido prussico, fumante, nel bicchiere di Vianello.
I fratelli di un marchese vengono sospettati del suo omicidio. Sebbene appaia come la solita sfilata di vari personaggi interpretati da Totò, la trama gialla ha anche una sua costruzione e imbeccate non banali. Ci si diverte soprattutto nei duetti coi vari comprimari e quando Totò viene doppiato; Vianello, che sarebbe coprotagonista, serve all'esigenza. Il ruolo del commissario richiama indagini alla Maigret o simili. Lo svelamento del mistero è discreto ma la chiusa vera e propria non è granché.
MEMORABILE: Sul lettino operatorio; Il film casalingo; Lo Sfregiato; Il portalettere; Le sagome.
Uno dei migliori film dell'ultima fase di Totò, bravissimo nei travestimenti ma soprattutto capace, sotto la guida di Steno, di prendere in giro il cinema noir e i fumetti dello stesso periodo, creando comunque suspense (anche se venata di grande comicità). Il cha cha cha che Totò improvvisa vestito da monsignore è veramente fantastico e i suoi comprimari (per primo Raimondo Vianello) sono all'altezza.
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HomevideoZender • 21/07/11 14:39 Capo scrivano - 48681 interventi
Per il dvd piùù o meno vale il discorso fatto per Totò baby: definizione bassa, nessun restauro. Se si ha un tv non molto grande sono trasferimenti accettabili, ma insomma... I bei dvd sono un'altra cosa.
DiscussioneZender • 1/04/12 16:43 Capo scrivano - 48681 interventi
Il Dandi ebbe a dire: E' l'unico film in cui Totò muore. Beh, per arrivare all'inferno in TOTO' all'INFERNO mi risulta che abbia preso la strada classica...
Non sono sicuro di ricordare bene, ma in Totò all'inferno mi pare che ci fosse un qualche stratagemma narrativo per cui alla fine il protagonista capiva di aver sognato e di non essere morto davvero. Sbaglio? Comunque quello che intendevo dire in effetti è che sia l'unico film in cui Totò muore assassinato (e manco una volta sola).
DiscussioneZender • 1/04/12 19:33 Capo scrivano - 48681 interventi
Allora ho corretto, meglio. Anche perché pure in Totò e i re di Roma muore (e nel finale si parla di sogno ma non si capisce fino a che punto).
Totò quando parla con il commissario (Luigi Pavese) alla fine usa questa espressione: "Ah! Lei Diabolicus me lo minimizza e minimizziamolo ma si ricordi che Diabolicus non è un Fenarolo sà!". A distanza di tutti questi anni bisogna dare indietro col tempo per stabilire a quale caso di cronaca nera Totò si riferiva, non credo alla banda Fenaroli ma ad un delitto dell'epoca definito "Caso Fenaroli" dove il Fenaroli viene definito un assassino da strapazzo!
sarebbe stato più logico un titolo come "Totò diabolico" (soprattutto se il riferimento fosse il film "I diabolici"). Invece l'idea di un "Diabolicus" sembra rimandare a un qualche personaggio preesistente.
Su questo invece concordo e segnalo l'antecedente del delitto di via Fontanesi (1958) il cui assassino si firmò col nome Diabolich nelle sue numerose lettere a giornali e polizia. Pare abbia a sua volta ispirato il fumetto, peraltro. Sulla vicenda si trovano numerosi articoli, ne segnalo uno: http://www.itinerarieluoghi.it/diabolich-il-delitto-perfetto-di-torino/
Ho notato che in TV circola una versione del film che non inizia con il ritrovamento di Galeazzo morto in scrivania, ma direttamente dai titoli di testa... Molto strano. Sapete qualcosa al riguardo?
CuriositàNeapolis • 12/12/24 20:16 Call center Davinotti - 3253 interventi
DICE PIETRO DE VICO SU TOTO' DIABOLICUS Quella piccola scenetta che ho fatto in "Totò diabolicus"... Io stavo a casa, mi mandarono a chiamare: "Vieni, vieni che ti vuole Totò". Io vado alla Titanus e c'era già la scena che era pronta e mi dice: "Mettiti il camice"; e io: "Ma che devo dire?"; "Non ti preoccupare, rispondi a quello che dico io", mi dice Totò. E quella scena sul tavolo operatorio, che non abbiamo provato, venne talmente bene che il regista a un certo punto diede lo stop perché l'operatore talmente rideva che faceva muovere la telecamera e non era più possibile continuare.