Praticamente due settimane di Beautiful in pompa magna. Com'è invecchiato male questo film; un po' come quelle dive ottantenni che si gonfiano il viso a dismisura diventando le caricature di se stesse. Il troppo stroppia. E qui c'è troppo di tutto (durata inclusa). Non si possono ignorare, però, tanti altri pregi, in primis i protagonisti, alcune battute riuscite, gli enormi mezzi utilizzati, il coraggio nel proporre una figura come la Leigh, anticonformista e spregiudicata per l'epoca.
Difficile dare una valutazione oggettiva di quello che è sicuramente un polpettone incredibile ma che è al contempo uno dei film che hanno fatto la storia del cinema e che ci ha lasciato personaggi che restano vivissimi anche a quasi 80 dalla sua realizzazione. Vivien Leigh con questa interpretazione si è assicurata un posto indelebile nell'immaginario collettivo e la sua frase "domani è un altro giorno" ci accompagnerà nei decenni a venire. Può piacere o meno, ma chiunque ami il cinema con la C maiuscola deve vederlo almeno 1 volta.
Visione d'obbligo per questo monumentale film di Fleming; non un capolavoro (risulta parecchio datato agli occhi dello spettatore di oggi) è però il prototipo della profesionalità cinematografica dell'epoca d'oro di Hollywood: sceneggiatura di ampio respiro con un'occhio alla storia (la guerra civile, il sud delle lotte antischiavitù) e una giusta miscela di dramma, sentimento e commedia, regia attenta, protagonisti carismatici (Gable e la Leigh sopratutto ma anche gli altri interpreti); ecco servito il grande spettacolo del cinema.
Emblematico di una certa idea (anche collettiva) di cinema "bigger than life", è un film che s'è fatto mito già dalla lavorazione (zeppa di inconvenienti). Invecchiato anche negli stereotipi, praticamente insostenibile, ormai, se visto di fila, regala qua e là qualche guizzo soprattutto quando è in scena Gable. Rossella O'Hara è uno dei personaggi più insopportabili della storia del cinema, quindi la Leigh deve avere qualche merito. Visione d'obbligo (a puntate) documentale, con possibile scivolamento nel "plaisir coupable".
Un sondaggio realizzato giusto ieri, 21 febbraio 2008, lo indica come il film più amato di sempre. Notevole melodramma di stampo classico dalla durata fiume, si lascia vedere almeno una volta, grazie all'imponente macchina produttiva messa in moto. Scenografie, costumi, attori etc... Il meglio comunque sono gli attori. Cable meritava ampiamente il premio Oscar, la Leigh è eccellente, la McDaniel rimane nella storia come prima attrice di colore a ricevere l'ambita statuetta; degli altri memorabili Mitchell, la DeHavilland, Howard e Ward Bond.
MEMORABILE: "Cosa sarà di me?" "Francamente mia cara me ne infischio". "Perché in fondo domani è un altro giorno".
Tralascio la durata e ammetto che sceneggiature, Technicolor e sonoro sono innovative (su tutte l’incendio di Atlanta ma anche il ballo e la casa di Gable). Ma cosa dire delle modalità narrative? Scene slegate fra loro (troppi sceneggiatori e ingerenze?), atmosfera da soap-opera interminabile, alcuni momenti topici (le morti a cavallo, assalti, ritorno di Ashley) che arrivano e finiscono all’improvviso, dialoghi didascalici, il doppiaggio dei neri. Da ricordare solo una Vivian Leigh capricciosa e ammaliante come poche e Gable quando non ride.
Classico evergreen riprogrammato costantemente, nel quale oltre ai momenti soap (disgrazie a catena, Melania ed Ashley troppo buoni) vi è da rilevare la capricciosità di Rossella che si trasformerà in carattere forte (ovvero duro) dai risvolti ancora attuali. Gable è adorabile come simpatica canaglia prima e nel tentativo di fare il bravo marito e padre poi... Da antologia il doppiaggio dei neri, ma per fortuna è arrivato anche un Oscar per Hattie McDaniel. Scenografia (a volte dipinta) e musiche tronfie ma sempre gradevoli.
Ragazzina egoista di famiglia latifondista del sud attraversa gli alti e bassi della vita, la guerra di secessione e l’amore. Su un grande classico del cinema di tutti i tempi e “madre di tutte le saghe americane” c’è poco da dire: ottima sceneggiatura, ottima regia, recitazione adatta (bravissima Vivien Leigh), tutto contribuisce al meglio per realizzare un buon prodotto. Memorabili le scene dell’assedio di Atlanta. Stucchevole la raffigurazione dei neri (e insopportabile il doppiaggio italiano “zì badrone”).
Senza dubbio immortale. A cominciare dal cast: la meravigliosa De Havilland, la regale Leigh, Gable, Mammy (la prima attrice di colore a vincere un oscar, non è cosa da poco). Nonostante nella sua lunghezza per alcuni possa risultare un mattoncino, è da vedere perché è il cinema.
MEMORABILE: "Domani è un altro giorno" ovviamente!
Mielosissima pellicola, che Fantozzi avrebbe - di certo - relegato nella "top ten" delle "cagate pazzesche". Però, se ci si cala nel tempo bigotto (anche se in procinto di un Secondo - e devastante - Conflitto Mondiale) ha le sue ragioni d'essere. Il buonismo di fondo, a volte stucchevole, va di pari passo con una sceneggiatura ben scritta, ma affatto compendiosa. Un minimo di sintesi - e una maggior vivacità nei dialoghi - avrebbe permesso al film di sopportare, fondamentalmente, l'avanzare dei decenni...
Una delle pellicole più famose e di maggior successo delle storia del cinema. Dispendiosissimo dal punto di vista produttivo ed oggettivamente abbastanza invecchiato soprattutto dal punto di vista ideologico (per via di un notevole razzismo di fondo), ma comunque imprescindibile. Spettacolare ed appassionante, diretto, fotografato ed interpretato (grandissimo Gable) alla perfezione e con varie scene entrate nell'immaginario collettivo. Le quasi 4 ore di durata si sentono ma pesano meno del previsto. Fondamentale.
Conosco diverse "ragazze" che hanno il nome Rossella e si può immaginare perché. Di questo film si può dire tutto ma rimane comunque un colossale lavoro, soprattutto per gli anni in cui è stato girato. Certo che risulta datato, ma credo che sia proprio questa caratteristica a renderlo ulteriormente interessante, è l'America del 1939 che racconta l'America di più di 70 anni prima, il realismo nei particolari è di la da venire, qui è tutto più a misura di un cinema come si pensava dovesse essere e anche in virtù dei grandi mezzi a disposizione.
Molto bello. Vista l'età è inevitabilmente datato per molti aspetti (musiche e scenografie soprattutto), ma resta uno dei capitoli fondamentali del cinema e si lascia comunque vedere: nonostante la lunghezza non è affatto noioso. E poi è un cult, di quelli veri, tanto che molte battute sono entrate nel linguaggio comune. Molto bravi tutti i protagonisti, bella la storia, i personaggi...
MEMORABILE: "Domani è un altro giorno!"; "Francamente me ne infischio..."; Mami: "Miss Rosella..."
Pietra miliare della cinematografia mondiale. A volte avvincente, a volte polpettone, ma sempre e comunque immortale! Ottimi la bellissima Vivien Leigh, la dolcissima Olivia deHavilland, Leslie Howard e una nota particolare a Hattie McDaniel, la burbera ma saggia Mamie.
Monumento del cinema che mostra tutta la sua veneranda età: se l’affresco storico in Technicolor conserva tuttora una sua grandiosità, gli eccessi melodrammatici (peraltro bilanciati da un disincanto di fondo) e certe stucchevolezze (soprattutto nella rappresentazione degli schiavi) risultano irrimediabilmente datati. Il ritmo lento rende ancora più micidiale la durata, ma va comunque visto, magari "a puntate", anche per alcune eccellenti interpretazioni (Leigh, Gable, De Havilland e McDaniel).
MEMORABILE: "Domani è un altro giorno"; "Francamente, me ne infischio"; Mammy.
Uno di quei film difficili da giudicare in modo obiettivo, ma che rimane una costante fondamentale nella storia del cinema. Fleming dirige il suo film più epico e ambizioso, avvalendosi di una messa in scena maestosa e di un ottimo cast (e non solo i due protagonisti). Il film è datato, ma il fascino che doveva avere 70 anni fa è ancora vivo. Si tratta, in conclusione, del cinema nella sua concezione più passionale e romantica. Da vedere almeno una volta nella vita.
MEMORABILE: L'incendio e l'immancabile finale: "Dopotutto, domani è un altro giorno".
Spettacolare film di Fleming che rappresenta il sunto di un intero periodo di storia del cinema, dall'avvento del sonoro a questo film. A tutt'oggi risulterà sicuramente bigotto, verboso e un tantino sciocco, ma è, con la sua splendida scenografia, una maestosa rappresentazione scenica, e la bellissima colonna sonora di Steiner un'importante tappa per tutto il cinema mondiale. Da vedere almeno una volta nella vita.
Se esiste un film esemplare della poetica dei produttori questo è "Via col vento", che è in primis un film di Selznick. Più proverbiale che capitale ma non certo brutto, anzi. La macchina spettacolare è ancor oggi oliata, gli attori emanano ancora un intatto carisma, specie quel Rhett Butler di Gable, chiave di volta della storia, alter ego maieuta della insopportabile Scarlett. È un film-fiume e lo rispetto e seguo sempre. È riuscito e invadente ma è anche espressione di forma di potenza cinematografica connaturata al linguaggio del mezzo.
Un classico della storia del cinema, un affresco americano durante la guerra di Secessione che mostra la schiavitù imperante e il conseguente bigottismo. Forse eccessivamente lungo ma foriero di spunti e riflessioni. Interpreti validissimi con il cinismo di Gable molto calzante. Doppiaggio stucchevole.
Epico, coinvolgente, indimenticabile film che ha fatto la storia del cinema e che ha lasciato il segno con un cast di attori leggendari. Proprio grazie al loro mestiere assistiamo a uno spettacolo (seppur con qualche lungaggine di troppo) intenso e appassionante. Belle le musiche e bei momenti di ampio respiro nei quali si innestano serietà, pathos e una certa ilarità.
Esaltato come il film d'amore per eccellenza è in realtà un decalogo di opportunismo, sopravvivenza ed egoismo. La bella Rossella cerca di sopravvivere e per farlo non guarda troppo per il sottile. Indubbiamente è un prodotto di ottima qualità, ma ritengo che nel tempo sia stato eccessivamente sopravvalutato e le tematiche oltremodo modificate. Eccessivamente lungo, con molti momenti vuoti e inutili. Avrà fatto anche la storia del cinema, ma rimane sempre un prodotto per un target specifico e limitato.
Visto diverse volte, il film di Fleming (seppur datato) riesce comunque ad appassionare; merito dei personaggi (anche se più che Scarlet e Rhett mi ha sempre intrigato Melania) e di una storia ben raccontata. Purtroppo gli anni che ha sulle spalle si sentono tutti e mezz'ora in meno avrebbe reso il film più fluido. Da vedere senza dubbio almeno un paio di volte.
MEMORABILE: Il finale (domani è un altro giorno) e la colonna sonora.
Non credo esista qualcuno al mondo che non abbia visto questo film, pluripremiato (9 Oscar) e costantemente citato. In effetti è un grande affresco sull'amore ma anche sulla guerra, con personaggi molto ben sviluppati, compresi quelli secondari (la Mammy di Hattie McDaniel è indimenticabile). Vivien Leigh è straordinariamente bella e la sua Rossella è un personaggio tutt'altro che semplice, la strafottenza di Clark Gable è leggendaria, il film costò molto e si vede. Unico neo: quattro ore sono veramente una sfida.
Capricciosa bellezza del Sud, Rossella ama il pallido Ashley; perché si renda conto che l'uomo giusto per lei è il rude Rhett, le ci vorranno una guerra civile, due vedovanze, vari lutti ed una serie assortita di disgrazie... Si può ironizzare su questo fiammeggiante melodrammone, leggendario fin dalla scelta del cast, ma è indiscutibile che si tratti di uno dei più perfetti prodotti della macchina hollywoodiana. Messinscena grandiosa per una storia "Better Than Life" curata in ogni dettaglio, dalla fotografia alla colonna sonora, interpretata da un cast perfetto. Imprescindibile.
Infinito come un tappone dolomitico del Giro: le asperità da superare sono infatti, molte prima tra tutte una durata colossale (io l'ho visto in due sere), a cui si aggiungono qua e là intermezzi musicali e scene che oggi non sfigurerebbero in una soap uruguaiana. Si fa però comunque apprezzare in primo luogo perché Gable è veramente fantastico e anche la Leigh merita e poi perché la sceneggiatura riesce a rimanere agile nonostante l'ipertrofismo evitando, almeno nei protagonisti, di dipingere santini ma riuscendo a dare spessore umano ai personaggi.
Sullo sfondo della Guerra di Secessione americana si snodano le vicende di due ricche famiglie possidenti e, soprattutto, la vita amorosa tormentata della bella Rossella. La quintessenza del cinema hollywoodiano, un'opera epica e imprescindibile per tutti gli amanti della settima arte. Si può odiarlo o amarlo, ma non si può in alcun modo non ammettere che è un film generato e realizzato con indiscusso mestiere e ottimamente recitato. Indiscutibilmente funziona tutto e bene. Attori sublimi e scene rimaste nella storia. Classico da non perdere.
MEMORABILE: Domani è un altro giorno; Francamente me ne infischio.
Maestoso e irriducibile: forse il film che più di ogni altro ha fatto sfoggio delle ingerenze produttive prevaricando attori e autori - della pagina scritta e della regia - spingendo le maestranze tecniche alla loro apoteosi espressiva (la fotografia è ancora un prodigio visivo, la colonna sonora un archetipo melò) infiammando l'immaginario collettivo di scene madri, frasi emblematiche, caratteri prototipici - fuori da ogni approccio ideologico: sottolinearne il razzismo macchiettistico, il sessismo esasperato o inalberarsi su posizioni protofemministe, è tautologico ancorché ridicolo.
Il primo prototipico kolossal hollywoodiano: a prescindere dall'evidente parzialità nella rappresentazione della guerra di secessione, chiudendo un occhio su qualche didascalia di troppo che relega la narrazione a tecniche ormai remote, "Via col vento" è una grande e indimenticabile esperienza. I costumi, i mitici divi, le sequenze passate alla storia, la colonna sonora da brividi, l'immensa fotografia, i dialoghi che fanno ormai parte della cultura popolare. Una delle più grandi e indimenticabili storie d'amore mai portate sul grande schermo.
MEMORABILE: La silhouette di Rossella accanto all'albero stagliata su uno sbalorditivo cielo arancione; "Francamente me ne infischio".
Tra i kolossal per eccellenza della storia del cinema, la pellicola resta ancora oggi affascinante, specie per ciò che riguarda colonna sonora, fotografia e le scene dei campi di battaglia. Abbastanza difficile che lo spettatore possa parteggiare per la protagonista, viziata, egoista, arrivista e opportunista. Ovviamente tali "qualità" vengono incarnate ottimamente dalla Leigh. Bravi anche Gable e Howard, anche se forse non avevano propriamente le physique du rôle. Ancora convincente.
Affresco di parte sull'America secessionista, il film scorre velocemente nonostante la lunghezza, soprattutto grazie al cambio di regia. Non c'è mai un minuto di stanca, si percepisce la possanza dell'impianto narrativo di matrice letteraria. Una delle migliori interpretazioni di Gable, che avrebbe meritato l'Oscar (quelli vinti nelle altre categorie ci stanno tutti). Battuto solo dal libro da cui, quasi pedissequamente, è tratto (un capolavoro, leggere per credere).
MEMORABILE: Rossella che si aggira tra una moltitudine di cadaveri e feriti cercando il dottor Meade.
Via col vento è via col vento. E' il film americano per eccellenza, senza paragoni di sorta. Però ci sono delle sfumature che lo rendono anche modernissimo: il realismo di Rossella (oggi la potremmo definire una super femminista vera che non si piange addosso ma agisce), la vigliaccheria dei deboli rappresentata dalla servetta nera Prissi che finge di essere esperta puerpera per salvare la "pelle"... i momenti di umorismo si alternano a quelli epici. Capolavoro assoluto.
MEMORABILE: Rossella alla servetta: "Prima ti frusto e poi ti vendo!"; La scena della dichiarazione d'amore a Ashley mentre Rett si nasconde dietro al divano.
Epopea senza tempo, storia ricca di conflitti a carattere storico, sociale, amoroso, per un ensemble difficile da ripetere e che riesce a stare anche un filino stretta rispetto al romanzo della Mitchell. Riguardando la versione restaurata, accanto a messa in scena, costumi e musiche, non si può non notare anche il pregevole lavoro di regia. Indimenticabili restano una sequela di momenti e immortale un trio di personaggi: Rossella, Rhett, Melania.
MEMORABILE: Il padre, Tara e il tramonto; la merenda e la biblioteca; il parto e la fuga da Atlanta; Diletta; Melania; il finale
È il film per eccellenza. O lo si ama o lo si odia. Nonostante l'avanzare inesorabile degli anni questo capolavoro senza tempo mantiene intatto il suo fascino e racconta splendidamente la fine di un mondo e di una società paralleli alla fine dei sogni di Rossella O'Hara. Pioggia di Oscar meritati. Fotografia magnifica, cast impareggiabile, ricostruzioni perfette, dialoghi immortali, una chiusura che è leggenda. E un ritmo che non rallenta nonostante la durata pachidermica. Mitologico.
Le disavventure amorose e l'epopea bellica di Rossella O'Hara sono narrate in un kolossal epico dal fascino immortale, con grande dispendio di mezzi a supporto di una storia avvincente. Le riprese di grande impatto in un Technicolor sfarzoso e le interpretazioni leggendarie di diversi attori ne fanno uno dei capolavori di riferimento della storia del cinema.
Kolossal hollywoodiano per eccellenza, forse il primo vero film epico e maestoso della storia, ancora oggi impressionante per la sontuosità della confezione e per la maestosità di alcune sequenze (tipo la fuga da Atlanta in fiamme). Sorvolando sul discutibile ritratto degli afroamericani, conviene soffermarsi su tutto il resto che ne fa ancora un classico piacevole da vedere, dalla straordinaria interpretazione della Leigh fino ai bellissimi colori della fotografia per arrivare a una colonna sonora memorabile. Da non perdere.
Il kolossal per antonomasia che riesce ancora a intrattenere e sbalordire, nonostante le decadi accumulate sul groppone. La società del tempo e di quelle regioni americane in particolare è rappresentato con una discreta dose di realismo e lo rende una testimonianza universale di quello che fu. La buona fattura delle interpretazioni è sancita dalla capacità che possiede di farsi seguire per tutta la durata tutt’altro che indifferente. L’unica vera pecca è riconducibile al doppiaggio delle persone di colore, non all’altezza di un’opera di tali proporzioni.
Celeberrimo e pluripremiato melodrammone nonché compendio dei pregi e dei difetti della vecchia Hollywood. Smisuratamente lungo, storicamente fazioso e ideologicamente retrivo, ma epico nella narrazione, sontuoso nella messa in scena e nel cast (per Leigh e Gable furono i ruoli della vita), con una protagonista per l'epoca decisamente anticonformista e per nulla simpatica. E poi, se la colonna sonora e alcune battute sono entrate di diritto nell'immaginario collettivo un motivo dovrà pur esserci. Per i cinefili la visione è obbligatoria, ma possibilmente dilazionata.
Vademecum di ogni rappresentazione cinematografica del melodramma storico, “Via col vento” è un’ opera trafitta dall’oltraggio e da una smania emotiva inarrivabile. Messi da parte i districati sentieri produttivi e i fiammeggianti culti pittoreschi, è un film che vive soprattutto dei suoi personaggi. Grande cast capeggiato da Gable, Havilland e Howard, ma a rubare i riflettori in ogni scena è il volto meravigliosamente indisponente di Vivien Leigh.
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Nella favolosa macina che fu l'Hollywood classica, questi avvicendamenti avvenivano in continuazione. Famosi anche quelli riguardanti Il Mago di Oz.
DiscussioneManfrin • 8/01/11 13:24 Servizio caffè - 476 interventi
Ieri ero a Murcia ed in una visione in lingua spagnola del film Scarlett diventa un simpaticissimo "Escarlàta"
HomevideoGestarsh99 • 24/09/11 13:23 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibile in Edizione Speciale 70° Anniversario (2 Blu-Ray Disc) per Warner Home Video:
DATI TECNICI
* Formato video 1,37:1 1080p
* Formato audio 1.0 Dolby Digital: Inglese Portoghese
5.1 Dolby Digital: Italiano Inglese Francese Spagnolo Tedesco
Dolby TrueHD 5.1: Inglese
* Sottotitoli Italiano Francese Spagnolo Portoghese Olandese Danese Svedese Norvegese Finlandese
* Extra Più di 8 Ore di Fantastici Contenuti Speciali Rivelatori su questo Classico Senza Tempo Incluse Oltre 3 Ore di Materiale Inedito!
Nuovo Documentario Il 1939 Un Anno Speciale Per Hollywood e Nuovo Special Via Col Vento: La Leggenda Continua, Più il Meraviglioso Telefilm Vincitore del Premio Emmy® La Guerra di Rossella O'Hara con protagonista Tony Curtis ed un Delizioso Cast di Supporto nell'Adattamento Televisivo che ripercorre la Selezione condotta dal Produttore David O. Selznick alla ricerca dell'Attrice che Avrebbe Interpretato la Protagonista di Via Col Vento.
CuriositàDaniela • 9/02/17 15:18 Gran Burattinaio - 5936 interventi
Al momento dell'addio sull'uscio di casa, Rossella così si rivolge a Rhett:
«Se te ne vai, che sarà di me? Che farò?»
Al che lui risponde con una frase destinata ad entrare nella storia del cinema:
«Francamente cara, me ne infischio.»
Ecco, proprio quella frase rischiò di non essere mai pronunciata, in quanto conteneva una parola espressamente vietata dal cosiddetto Codice Hays:
Ecco quanto si legge in una breve disamina sulla censura di quegli anni:
"Nel 1939, Via col vento ebbe una realizzazione travagliata, soprattutto nella fase finale: un’ultima “dannata” battaglia da vincere.
David O. Selznick, il produttore, dovette lottare per poter usare una parola nel film che allora era tabù, ovvero “damn”. Il codice di produzione vietava specificatamente l’uso di questa parola e Joseph Breen non volle autorizzare la battuta finale di Gable “Frankly, my dear, i don’t give a damn” (Francamente, mia cara, non me ne frega un dannato niente).
Ma Selznick riteneva di vitale importanza il mantenimento di questa battuta perciò scavalcò Breen e si rivolse direttamente a Will Hays in persona. Gli fece notare che nell’Oxford English Dictionary “damn” non veniva definita una bestemmia ma soltanto un volgarismo.
Hays cedette e la battuta venne inserita nel film, anche se Selznick per aver tecnicamente violato un articolo del codice di produzione, dovette pagare una sanzione di 5.000 dollari"
MusicheAlex75 • 21/08/17 17:14 Call center Davinotti - 710 interventi
Al tema "Tara's Theme", composto da Max Steiner, il paroliere Mack David aggiunse un testo, e lo strumentale divenne base della canzone "My Own True Love", incisa nel 1948 da Margaret Whiting (fonte: www.songfacts.com)
Se ve lo siete persi a capodanno - seguendo questo link - potete vedere oltre ai titoli di testa & coda anche cartelli, lettere e quant'altro scritti coi caratteri in Italiano.
Oltre ad uno "specialino" sull'uscita nostrana dell'epoca..datata 1951!
Il bestseller di Margaret Mitchell fu accusato al tempo di razzismo linguistico. La così detta "N-word" ovvero la parola Nigger compare più e più volte nel libro. Quando il produttore David O. Selznick iniziò ad adattare la pellicola non fece togliere la parola nella prima stesura della sceneggiatura; dove, va specificato, la parola non era mai pronunciata da attori bianchi per rivolgersi ad attori di colore, ma veniva usata esclusivamente da questi ultimi per "chiamarsi" tra di loro. Solo dopo che il giornalista Earl Morris mandò una lettera a Selznick, accusando il tutto di essere filo-coloniale, Selznick si trovò costretto a rimuoverla. Un pro forma visto che per gli attori di colore la vita sul e fuori dal set non fu facile; ad esempio vennero costruiti dei bagni ad hoc per loro e non poterono partecipare alla premiere del film in Georgia.