Il titolo è preso dal film girato dalla regista (Papa) che ha commissionato a Bruno (Occhipinti) le musiche ed è quello che vediamo in apertura, attraverso il quale Lamberto Bava omaggia il padre Mario. Ma la storia è nella villa, è lì che Bruno si installa, nella casa il cui proprietario Tony Rendina (Soavi) è frequentemente di passaggio prima di partire regolarmente per il Kuwait. Piazza i suoi microfoni, i nastri, il pianoforte, le tastiere, gli amplificatori e si accinge a registrare le musiche per il film (che poi sono sempre lo stesso tema, reiterato infinite volte), un “thrilling”...Leggi tutto il cui finale assai misterioso la regista si rifiuta di mostrare persino a lui.
Bruno, solo in casa, con il giardiniere (Molnar) che abita in una dépendance, riceve una dopo l’altra le visite delle ragazze che frequentavano abitualmente la precedente affittuaria, tale Linda. Con lui hanno tutte un buon rapporto, anche perché è un tipo piacente e rassicurante (nonostante un maglione blu terrificante che toglierà solo nell’ultima parte), ma intanto in casa succedono strane cose; qualcuno ad esempio sussurra nel buio parole che Bruno casualmente registra sui suoi apparecchi e risente in un secondo tempo: “Linda… segreto…”. Nessuna vera indagine, solo un lento scorrere degli eventi che comprendono ovviamente una serie di possibili colpevoli (Bruno ancora non lo sa, ma noi vediamo di notte uccidere le ragazze di passaggio da qualcuno che, agendo in soggettiva, le fa a pezzi con un taglierino).
La soluzione potrebbe forse stare nella scena iniziale, o nel finale del film nel film? Lo si scoprirà. Lamberto Bava fa un po’ il verso all’amico Dario Argento riprendendone topoi (gli omicidi in soggettiva, le voci al telefono, il trauma infantile…), impostazione da thriller e naturalmente l'effeeratezza nei delitti, in almeno un paio di casi particolarmente efferati quanto ben realizzati. Pochi attori in scena diretti non proprio al meglio, una staticità che spesso si avverte. Occhipinti – parecchio ingessato - conserva comunque una certa naturalezza e chi gli sta intorno non demerita troppo, con una Lara Naszinski (è la fidanzata di Bruno) di raffinata, prorompente bellezza.
La povertà negli ambienti si nota, nonostante la splendida villa con piscina e ampio giardino offra comunque una location di una certa suggestione e si faccia nel contempo teatro omicida piuttosto originale, claustrofobico, che Bava riprende con stile sfruttando la varietà di stanze, corridoi, esterni tra l’erba e le piante, scalette per seminterrati, ampi armadi a muro… Certo, utilizzare come arma del delitto un piccolo tagliabalsa fa sorridere: penetrare la carne con una lametta simile sarebbe un’impresa, non farsi disarmare in un attimo pure. D’accordo, la lama ben si staglia nella notte, ma quando si passa ai coltelli è inevitabile che il film acquisti in credibilità.
Non esistono veri momenti horror quanto piuttosto una tensione quasi costante che Bava è abile a mantenere mettendo in scena una sceneggiatura (di Dardano Sacchetti ed Elisa Briganti) che in fondo qualche bello spunto “giallo” lo offre soprattutto nell’idea della regista che sa forse qualcosa di importante e nel suo film (il cui titolo, lo si legge in un foglietto appeso nello studio di lavorazione, è per l’appunto “La casa con le scale buie”). Poi d’accordo, la soluzione è indubbiamente scopiazzata da modelli altissimi, ma anche le vocine dell’assassino contribuiscono a renderla a suo modo inquietante. Un piccolo thriller, piacevolemnte musicato dai fratelli De Angelis, che tuttavia resta impresso, e non è poco.
Delusione. Dopo il promettente Macabro, Lamberto Bava non riesce ad emozionare. Probabilmente gli scenari post-moderni, inadatti, non fanno scattare né il tasto del magico né quello della tensione. In più, se si esclude Stanko Molnar, gli altri interpreti paiono davvero di basso livello. Rammarichevole.
Quella casa con la scala nel buio, memore di infantili ricordi (vissuti sulla pelle dal grande Dardano Sacchetti, qua autore della bella sceneggiatura), sembra rimandare alla contemporanea (1983) ferocia argentiana: il killer (ospite indesiderato) che travalica la porta utilizza con perizia armi bianche, perfora le mani, sgozza, sfregia, amputa.
Ci sono reminiscenze di Bava Sr. (i bambini, la palla, ovviamente nel buio di uno scantinato), ben amalgamate alle visioni di una mente distorta (che qua, per spoiler, è bene non citare). Transgenico.
MEMORABILE: L'omicido della ragazza nel bagno, anticipato da un coltello che le trafigge la mano...
Il film non è affatto male; molte cose potevano essere più curate e girate meglio, bastava poco (vedi la morte di Molnar). Sono però presenti alcuni buoni spunti: l'inizio, l'assassino e il suo segreto e qualche buon effetto splatter come la mano trafitta dal coltello. Mi è piaciuta molto la mano che cade dal depuratore con successiva scoperta dei cadaveri: bella sequenza, anche se abbastanza prevedibile.
I film di Lamberto Bava non riescono mai a convincermi fino in fondo e questo non fa eccezione, girato in economia (e si vede!), con attori mediocri, diretti malamente e tensione praticamente assente. Peccato, perché l'idea non era malvagia e alcune sequenze sono riuscite (l'introduzione con i bambini, l'omicidio nel bagno e poco altro). Purtroppo non bastano a risollevare le sorti di un film in cui, in più di un'occasione, si sfiora il ridicolo involontario. Deludente.
Condividendo le svolte slasher di Argento e Fulci, Bava jr dirige una sceneggiatura scarna ed elementare, in cui la tensione - alimentata dai tetri corridoi della villa postmoderna - talvolta si allenta per i tempi morti e l'eccessivo metraggio. Il lascito di padre Mario si fa notare nel trattamento degli attori, semplici manichini in balìa degli eventi, e nel beffardo fulmen in cauda durante la fuga della Naszinski. Reminescenze di Norman Bates e dei sotterranei di Quella villa, con anticipazioni de La casa dell'orco. Il monocorde score (De Angelis) funziona meglio quando passa all'elettronica.
MEMORABILE: La pallina insanguinata che rimbalza; l'omicidio nel bagno; la fuga della Naszinski.
Dopo il buon esordio thriller con ampi sprazzi horror, Bava jr sceglie la più convenzionale strada del giallo di matrice argentiana, deludendo notevolmente un po' tutti. Il film, infatti, è un pallido giallino per nulla paragonabile ai capolavori argentiani e che per giunta scopiazza in malo modo Vestito per uccidere. Poca tensione, poche idee e finale risibile. Tuttavia in futuro il regista farà molto peggio. In definitiva, si può vedere.
Bava jr. dirige uno degli ultimi gialli di stampo argentiano, con un certo stile. Infatti nonostante gli attori facciano mediamente pena, Bava riesce a creare una buona tensione e le scene di sangue non mancano. Assente il sesso e vi è solo un timidissimo nudo. Molto buono, in sintesi. Gli appassionati di doppiaggio però non avranno difficoltà a riconoscere l'identità dell'omicida. Adeguato il tema musicale e i sanguinosi delitti.
Uno dei pochi film in cui Lamberto Bava sembra riuscir a mantenere abbastanza le aspettative. Il film, tipico giallo Anni Ottanta con suggestioni del thriller classico all'italiana, non si fa mancare nulla. Vi troviamo un pianista, una bella villa isolata, un trauma infantile e un bel po' di splatter. Un senso di deja vu? Non importa, nel complesso il film funziona e a tratti regala un brivido.
Assai derivativo e afflitto da tutte le mende della produzione anni '80, tanto visive che musicali, questo secondo lungometraggio di Bava junior non giustifica magari le cattiverie del vecchio Fulcione, che gli dava di "falegname", ma certo non onora particolarmente l'illustre e mai abbastanza lodato Genitore. Non tutto è da buttare via, qualche sequenza grandguignolesca comme il faut e l'interessante prologo, per esempio. Ma la cosa che fa più paura è l'incredibile maglione di Occhipinti (o il pensiero che forse se ne ebbero di simili!).
Pellicola che deve molto ad Argento nella trama e nello stile (omicidi cruenti, trauma infantile) ma che non ha né la medesima complessità tecnica nel montaggio e nella conseguente costruzione delle scene, né un seppur minimo spessore nella caratterizzazione dei personaggi, che pagano anche delle cattive interpretazioni. Passabile ma nulla di più.
Mi ricordavo una scena dai miei 15 anni (la pallina da tennis che rotola giù) ma rivedendolo mi accorgo che di considerevole c'era solo quella. Film tirato via e con protagonisti sotto la media (già non eccelsa) del genere. Bava non è un principiante ma qualche musica e un paio di uccisioni (nel bagno, il giardiniere) non riescono a sollevare le sorti della storia. C'è molto materiale scopiazzato e quasi tutto quello che avviene è telefonato.
Nato come progetto televisivo e poi trasportato al cinema, questo film è un degno esempio di thriller di metà Anni Otanta. Con pochi mezzi scenici Lamberto Bava mette in scena una storia di Sacchetti, un classico giallo in piena regola. Psycho è la fonte principale a cui attinge Bava per questo film, in cui gli attori non sono molto ben diretti: Occhipinti appare un po' spaesato (migliore la sua interpretazione nello Squartatore di New York), Soavi ha il ruolo chiave (ma non brilla per niente), Molnar è alienato come al solito. Un cult personale.
Un compositore viene incaricato di creare una musica adatta ad un film horror e l'orrore giunge senza farsi attendere eccessivamente. La pellicola si svolge perennemente all'interno di una villa dall'atmosfera ghiacciata e asfissiante: questo per me è già sufficente per elargire i tre pallini (adoro i film nelle case). Svolgimento lento e trama piuttosto ingarbugliata (anche un po' caotica) migliorano ulteriormente il parziale giudizio. Una buona dose di violenza negli omicidi ed un finale delirante concludono in gloria il miglior film del Bava Jr! Quattro pallini!
Film ultraviolento e tra i pochi decenti gialli-thriller di Bava Lamberto. Mi sembra un po' troppo ispirato ai vari gialli argentiani, ma non è malaccio anzi... attori non eccezionali ma che offrono una discreta prova (in particolare Andrea Occhipinti).
Questo violento thriller di Bava riporta alla mente due modelli: Vestito per uccidere e Tenebre (per non citare poi l'intera produzione argentiana). Ma Bava è bravo a costruire un film ambientato quasi interamente in una moderna villa, riuscendo in qualche modo a creare un'atmosfera di tensione e di malessere ben percepibile. L'incompetenza degli attori non aiuta, ma il film si riscatta nelle scene splatter di buona fattura. La musica dei De Angelis è sufficientemente paurosa, anche se ripetuta fino allo sfinimento. Ottimo l'incipit.
MEMORABILE: L'inizio e l'omicidio nel bagno, veramente truce!
Lamberto Bava, figlio del grande Mario, confeziona un buon horror, precedentemente voluto per il circuito televisivo ed in seguito divenuto film grazie ai produttori. Che questa volta ci hanno azzeccato. Infatti "La casa con la scala nel buio" è un buon horror, con spunti splatter presi da Argento, Fulci e Bava "father". L'arma utilizzata (il taglierino) e le atmosfere rimandano a Psycho e a Dario Argento. Attori espressivi, una buona sceneggiatura di Sacchetti & moglie; come scenografia la villa del produttore, musiche azzeccate. Buoni anche gli effetti splatter.
Lamberto Bava elabora la lezione del padre con lo stile tipico argentiano e, con gusto proprio non privo di spunti interessanti, realizza il suo miglior film. Un thriller validissimo, con tutte le qualità, anche estetiche nelle inquadrature, del buon giallo italiano. Vi è la giusta tensione che percorre la pellicola dall'inizio alla fine, non mancano originali trovate sceniche e buoni colpi di scena, così come che non vi sono la lentezza e la prevedibilità che ci si poteva aspettare da una storia comunque chiusa in un unico ambiente.
Tardo esempio di italian giallo ad altro tasso di violenza e buona prova di Bava jr. alla regia. Girato prevalentemente in una singola villa moderna, in contrasto con le atmosfere barocche del suo ispiratore Argento e del genitore Bava sr., presenta sequenze molto feroci e ben fatte di omicidi e notevoli trovate visive. Peccato per la storia parecchio traballante e a tratti forzata e per gli attori decisamente inespressivi. Buono invece lo score musicale, anche se scarno.
Un capostipite del thriller, questo lungometraggio merita attenzione per gli appassionati del genere. Ricco di suspence e colpi di scena con omicidi terribili, musicato da una colonna sonora azzeccata e con delle sequenze feroci, trascina lo spettatore in un vortice di terrore puro. Nonostante sia poco sviluppato l'aspetto psicologico dei personaggi, il film resta terribile e inquietante.
Primo giallo all'italiana che abbia visto (su Odeon in prima serata; avrò avuto 13 anni). Lamberto Bava dirige (!) una storia pessima, nella quale i luoghi comuni del genere vengono schiaffati senza dare poi alcuna spiegazione. Penosi i tentativi di sviare i sospetti. Recitazione degna di un paracarro, da Occhipinti (rigido come uno stoccafisso) in poi. Il prologo, già mediocre nella realizzazione, viene ancor più complicato nel finale da una spiegazione che non spiega proprio niente.
Lo vidi due anni fa e mi fece impazzire: intrattiene, è sanguinoso, accattivante. Rivisto ora m'accorgo che è un'opera mediocre, dal cast scarsissimo (donne oche, Occhipinti smorto e inespressivo, Soavi eccessivo ai limiti del ridicolo) e dall'intreccio giallo per nulla complesso e di poco conto. I meriti li hanno solo ottime scene di sangue (con bei SFX), momenti di paura ben congegnati e una colonna sonora (ripetuta alla nausea) vagamente inquietante. Bizzarro il killer: una concitata signora con lo smalto rosso alle unghie e scarpe col tacco. Pessimo il montaggio.
MEMORABILE: Gli omicidi e la figura dell'assassino.
Film che da ragazzino mi terrorizzò letteralmente, quindi merita mezzo pallino in più ad ogni critica razionale. Rivisto oggi balza all'occhio la povertà di mezzi, l'inadeguatezza degli attori, la scarsa originalità del film (ma il look del killer citerà direttamente Psycho o più semplicemente Chi l'ha vista morire?). Eppure si nota anche una regìa talmente sicura da ovviare con efficacia a tutte le suddette pecche strutturali (interminabili le scene con la mdp che segue Occhipinti da solo nella villa). Cult la presenza di Soavi attore.
A questo film è legato un mio ricordo di infanzia: quando me lo prestarono anni fa (avrò avuto 12/13 anni) non riuscii a guardarlo tutto per la paura. Adesso a 15 anni di distanza la delusione è stata cocentissima. Regia piatta, attori scadenti, trama quasi risibile con un colpo di scena fnale talmente scontato da imbarazzare. Belle le musiche e qua e là la tensione ci sarebbe pure, ma il prolema è che essa è stemperata da interpretazioni da far accapponare la pelle. Lamberto Bava, come quasi in tutti i suoi film (ne salvo sì e no un paio) delude ancora.
MEMORABILE: Il momento clou (???) è sicuramente la prima uccisione. Uno degli omicidi più ridicoli da me mai visti al cinema!
Bava jr, dopo la poesia necrofila di Macabro, realizza il suo tributo a sire Argento. Thriller poveristico, ma pervaso da una linea morbosa che si dipana per tutto il film. Sagra di armi da taglio, tra taglierini e coltelli, donne sgozzate come capretti nella vasca da bagno (di un realismo davvero impressionante), musiche simil globiniane, scale che danno, fulcianamente, nel buio assoluto, funeste palline da tennis. Un omicidio in piscina e il travestitismo della follia rimangono lampi geniali del futuro regista di Dèmoni. Piccolo gioiellino.
MEMORABILE: Il piccolo Giovanni Frezza, costretto dagli amichetti a scendere dalle scale che portano nel buio assoluto; La pallina da tennis insanguinata.
Thriller piuttosto lento e abbastanza prevedibile, fortemente influenzato dai gialli argentiani, mediocre nel suo genere, ben sopra la media nella filmografia di Bava Jr. L'ambientazione nella villa semivuota è efficace, i vari depistaggi e falsi colpi di scena un po' meno, alla lunga stancano. Guardabile, con anche un certo livello di suspance ma niente di che.
Ha un buon sonoro, questo divertissment hitchcockiano nello spirito e argentiano nella lettera, tra lo score ripetitivo e ossessivo - come il rimbalzare di quella pallina da tennis giù per la scala nel buio!-, fruscii, rantoli, passi felpati, risate sadiche, sussurri e grida, con intervalli di silenzio brevi e tesi, nello spazio chiuso della villa isolata. Nonostante la legnosità degli attori, e la regia non scintillante di inventiva, ha un certo fascino morboso, e la curiosità sull'identità dell'assassino persiste fino all'ultimo. Discreto.
MEMORABILE: I momenti slasher, soprattutto l'omicidio nel bagno.
Dopo la co-direzione di Shock e l'esordio "in proprio" con Macabro, per Lamberto è ancora la casa il luogo catalizzatore delle paure; stavolta però nessuna tara o rimosso di carattere "familiare", perché la radice del terrore risiede invece in una realistica sopraffazione pre-puberale, necessitante di una nemesi per la verità molto forzata. Lo script di Sacchetti è decisamente (arche)tipico, giocando bene su ambiguità e luoghi comuni argentiani, che Bava jr governa con buon mestiere e poca inventiva. Occhipinti comunque meglio dello sciapo cast femminile.
MEMORABILE: L'omicidio di Fabiola Toledo in bagno; Gli sguardi di Stanko Molnar; Soavi che perde la parrucca.
Non mi è piaciuto: eccessivamente lento e sciatto, a partire dal cast composto da Andrea Occhipinti che non è un attore e si vede (non so se sia stato doppiato o meno), Michele Soavi e attori di contorno da recita parrocchiale (l'unico salvabile è Molnar). A fatica si annaspa fino al finale, dove la rivelazione dell'assassino per lo meno ti regala due secondi di sorpresa prima di scoprire la motivazione che appare ridicola e parzialmente incomprensibile. Un paio di buoni effettacci splatter qua e là, per il resto dimenticabile.
Un film che presenta componenti non certo originali: se guardato con attenzione, ci si rende conto che Lamberto Bava riprende molti elementi da Argento e da Hitchock. Al regista romano va però dato il merito di aver realizzato una pellicola horror di tutto rispetto, nonostante poco materiale a disposizione (pochi attori, una sola vera location, per di più altamente inquietante). Non guardatelo da soli se siete facilmente impressionabili...
Ha un suo perchè grazie a una regia dignitosa e a una certa atmosfera, creata dalla location e dalla colonna sonora (seppur un po' troppo ripetitiva). Già il tentativo di dare una spiegazione logica agli eventi è piuttosto maldestro (fa sorridere l'origine di tanta violenza mirata). In più, la pellicola non è invecchiata bene, apparendo qua e là ingenua, con attori, specie quelli di seconda linea, non certo eccelsi. Il protagonista comunque, se la cava discretamente, risultando abbastanza credibile; e un paio di omicidi sono indubbiamente cinici nel loro lento e sanguinario compimento.
MEMORABILE: La prima scena, con i bambini e la scala nel buio; Coltellata nella mano, sacchetto in testa, cranio sbattuto e tentativo di ripulire con fazzoletti.
Chi è veramente Linda e dove si nasconde? Un buon thriller come se ne facevano una volta, contagiato dalle atmosfere di Profondo rosso e Tenebre, si sviluppa elegante, pur con tutti i limiti che un low budjet può penalizzare. Bravo Occhipinti, attorno a cui ruota l'intera storia ed esteticamente fantasiosi gli omicidi. Non c'è che dire, artigianato di ottima fattura.
MEMORABILE: Il trascinamento del primo cadavere nel giardino della villa.
Un cast mediocre non impedisce a Bava Jr. di girare un buon thriller sfruttando a proprio vantaggio idee già viste in altre pellicole precedenti. L'insieme riesce comunque a offrire allo spettatore ampi momenti di suspense. Certamente limitato dallo scarso budget e come detto da attori non all'altezza, il film non può rientrare tra le migliori pellicole italiane ma è degno di nota. Buona l'idea della colonna sonora che fa parte della trama. Merita uno sguardo.
Non mi sembra di dire un'eresia affermando che questo è il miglior film di Bava Jr. La struttura a thriller permette di gustare buoni momenti di suspense alternati a efferate uccisioni. Anche il finale è più curato del solito, nonostante il colpo di scena sia in realtà un po' telefonato. Le atmosfere sono sempre cupe e aiutano nella realizzazione delle scene più paurose. Anche la colonna sonora sembra azzeccata.
Si vede come Bava conosca i tempi del giallo e il modo per creare suspense e catalizzare l’attenzione. Ottimo il lavoro dietro la macchina da presa che muove con disinvoltura, mentre trascura il resto, in particolare la direzione degli attori che appaiono un po’ troppo imbambolati, Occhipinti su tutti. La storia funziona, anche se compie qualche scivolone per cui perde inevitabilmente qualcosa. Comunque godibile e carico di tensione.
Film importante per Lamberto Bava, perché gli permise di risalire la china dopo l’insuccesso commerciale di Macabro. Lo fa con un discreto giallo di chiara matrice argentiana (e non solo) con certe sfumature “rubate” all’allora recente Tenebre (palesate dall’ambientazione moderna). Unico limite dell’opera è l’evidente low budget ma, nonostante ciò, questo è il tipico esempio di come con quattro soldi e buone intuizioni, negli anni Ottanta, si potesse ancora fare del cinema di genere subito esportabile.
Scopiazzato malamente da film di ben altro livello come Vestito per uccidere, il film di Bava jr ha dalla sua delitti sanguinosi, un discreto Occhipinti e una storia che si lascia seguire (con un po' di buona volontà). A non convincere sono le incongruenze della trama e la recitazione amatoriale degli altri attori.
Se non si fa troppo caso alle interpretazioni legnose e imbambolate, alle ridondanze, alle perdite di tensione pschica, alla musica a volte invadente e alle sbavature di regia sparse qua e là, questa pellicola è vedibile e desta qualche curiosità, specie grazie alla scene violente e all'ambientazione. Ma non ci si aspetti niente di che, siamo lontani anni luce dalla galassia dove sono collocati i prodotti imperdibili, siano essi perle bianche o perle nere. Iperderivativo e prevedibile.
Pessimo. Il taglio televisivo non aiuta; i dialoghi imbarazzanti nemmeno; la trama mediocrissima e derivativa assesta il colpo di grazia. Gli attori, in più, si sforzano ma non riescono a raggiungere un grado accettabile di recitazione. Il genere, peraltro, era già defunto: lo stesso Argento, con Tenebre, ne aveva scolpito il degno epitaffio appena l'anno prima. Passabile lo score dei De Angelis.
Brutto riciclone di idee prese da Profondo rosso e Tenebre. Un incipit quasi decente che finisce col perdersi fra le più varie baggianate. A parte la bella colonna sonora non si salva nulla. Livello di recitazione bassissimo; la sceneggiatura è semplicemente catastrofica: frequenti momenti trash, punti morti, scene che lasciano basiti ed errori di scena; ma il colpo di grazia lo dà il finale, che fa crollare rovinosamente i pochi mattoni accatastati con fatica per 100 minuti.
Vuoi per l'incipit fulciano (Dardano Saccheti, lupus in fabula), vuoi per lo score suspiriano dei De Angelis, vuoi per il tema avatiano dell'artista in isolamento, il film di Lamberto Bava si ritaglia un suo rilievo nel panorama dei thriller post argentiani. Certo, bisogna fare i conti con un cast ora catatonico ora sovraccarico, e un finale tanto eclatante e depalmiano da far calare le braghe sulla natura derivativa del prodotto. Ma non era facile evocare tante autorialità senza rimetterci la faccia. In fondo, fa il suo lavoro e quasi riesce a instillare la paura.
MEMORABILE: L'omicidio di Fabiola Toledo: tra i più brutali e realistici della cinematografia italiana.
Periodo "argentiano" di Lamberto Bava e qui, forse, raggiunge un discreto risultato sia per quanto riguarda la trama, sia per il finale a sorpresa che soprattutto per le scene degli omicidi, girate e costruite davvero bene. Il film risente un po' del non poter disporre di grandi attori, specie nelle scene in solitario quando lo sguardo e l'emozione dell'attore dovrebbero comunicare qualcosa, ma la cosa è sorvolabile.
MEMORABILE: Tutte le scene di omicidi e l'assassino svelato nella scena finale.
Buon giallo dalle contaminazioni slasher che andavano di moda nel periodo, questo piccolo ma godibile film di Bava junior, pur non brillando per inventiva, fornisce la giusta dose di suspense e di gore (molto violenti gli omicidi, fra taglierini e coltellacci). Buone le musiche e apprezzabile il gioco metacinematografico (che il regista amplierà con migliori risultati nel suo cult Demoni), con un prologo davvero inquietante. Non convince il cast, a parte un Michele Soavi in parte. Peccato per il finale, molto prevedibile. Da vedere.
MEMORABILE: Il prologo con il piccolo "fulciano" Giovanni Frezza che deve scendere "la scala nel buio"; La mano infilzata.
Nonostante un budget ridotto, un protagonista monoespressivo, un doppiaggio scadente, un finale ridicolo e una scenografia povera (ma talmente povera che è costituita da un unico ambiente) la pellicola in qualche modo funziona e riesce a regalarci quel pizzico di angoscia e di spavento di cui noi appassionati abbiamo tanto bisogno. Merito di uno sceneggiatore (Dardano Sacchetti) e di un regista, non certo raffinati o geniali (forse addirittura mediocri), ma comunque capaci di svolgere il loro lavoro (anche con pochissimi mezzi a disposizione).
Ha il suo fascino minimale l'ambientazione nella villa moderna e spoglia, anche se alcune soluzioni non convincono appieno, come il fatto che tutti sembra vi possano entrare a proprio piacimento. Il film comunque riesce a coinvolgere, la trama è interessante e i delitti sono girati molto bene. L'idea del trauma infantile non è poi così scontata. Buone le musiche e tra l'altro il protagonista è un musicista ingaggiato per comporre la colonna sonora di un thriller (il primo delitto avviene mentre questi suona e il risultato è notevole).
Chiaramente a metà fra Hitchcock e Argento, il film di Bava jr si mantiene saldamente in piedi grazie a un’atmosfera di incessante irrequietudine e a un risvolto thriller morboso e non scontato. Penalizzato forse da una produzione sventurata (inizialmente doveva essere una mini serie per la tv) ma con momenti splatter di notevole ferocia. Ottima la colonna sonora.
Nonostante il carattere fortemente thriller, il film di Lamberto Bava brulica di escamotage, figure e suoni che flirtano con l’universo horror. A livello narrativo niente di nuovo: si procede col tipico disorientamento di spazio-tempo (la villa, luogo isolato e misterioso). Dichiaratamente misogino, particolarmente morboso e con un manierismo sadico che spesso ha dell’incredibile.
Giallo all'italiana nel periodo in cui il genere stava per finire: se non fosse per la perizia tecnica della messa in scena degli omicidi (di notevole efferatezza e girati con una vena veramente cattiva) sembrerebbe quasi un prodotto televisivo. Bava Jr. dirige con professionalità, ma i limiti di budget sono evidenti e il cast (Molnar a parte) delude (soprattutto Occhipinti e Soavi). Non male l'idea del musicista che deve comporre la colonna sonora di un film, ma il colpo di scena finale è preso di peso da De Palma e la OST dei De Angelis non entusiasma.
MEMORABILE: Gli omicidi di Cavalli, Papa e soprattutto Toledo; "Non sono una femminuccia".
Piccolo gioiellino del giallo nostrano. Il film non è perfetto, la sceneggiatura ha più di un passaggio a vuoto e il cast non funziona. C'è aria di low cost, ma bisogna dire che l'atmosfera che pervade il film è ottima, la location interna inquietante al punto giusto, l'incipit è da brividi e soprattutto c'è un generoso utilizzo dello splatter (vietata alle persone sensibili la scena dell'omicidio in bagno). Notevole anche la colonna sonora. Con un cast migliore e qualche attenzione in più allo snodarsi della storia poteva nascerne un piccolo capolavoro. Comunque molto buono.
Un killer armato di tagliabalsa turba il protagonista di un thriller monoambiente a basso budget edificato con buona mano, riprese di qualità e un personaggio (Linda) ben avvolto nel mistero. La sceneggiatura ha falle importanti ma i dialoghi sono funzionali e Occhipinti un protagonista anomalo nella sua spontanea rigidità. La labirintica villa con giardino è location interessante, la trafila di belle donne che vi passano riempiono gli occhi, i sussurri e le vocine contribuiscono a creare un’argentata paradigmatica eppure singolare, anche nella sua povertà o forse proprio per quello.
MEMORABILE: Il tema musicale di tastiera che ritorna mille volte; La postazione di Bruno circondata da amplificatori, Revox e altri apparecchi; Il finale.
Da rivedere in loop poiché possiede qualcosa di inspiegabilmente magnetico: sarà per la trama avvincente, o forse per gli omicidi particolarmente truci, il monotema macabro, il cast non al top ma comunque simpatico (il parterre femminile è di notevole bellezza), o magari per i personaggi ambigui... Peccato che il movente dell'assassino sia inverosimile per forza di cose (lo si capirà nel faccia a faccia finale un po' approssimativo). Nell'ultima scena si assiste inoltre a una sorta di film nel film (leitmotiv che ritornerà, in maniera più ampia e determinante, nel successivo Dèmoni).
MEMORABILE: L'intro; Attraverso la grata; Il vilipendio dei cadaveri.
Piccolo cult di Bava jr. godibile principalmente dai nostalgici del giallo/slasher italiano. Purtroppo non è invecchiato benissimo, conta lunghi momenti morti, infinite camminate lungo i corridoi della villa, sequenze dilatate all’inverosimile, ma gli omicidi sono ben costruiti ed efferati. Andava forse alleggerito di una ventina di minuti, ma era nato per la tv, quattro puntate seriali, per questo è così stiracchiato. La sceneggiatura invece presenta pecche non indifferenti…
Il sangue non è acqua e Bava jr sembra avere ereditato i molti pregi dell'illustre genitore, come l'abilità nel muovere la macchina da presa e le raffinatezze cromatiche e scenografiche, ma anche i non pochi difetti fra cui la scarsa attenzione alla coerenza della sceneggiatura che in questo thriller mostra pecche non da poco e che la conclusione affrettata e non del tutto imprevedibile lascia ampiamente irrisolte. Il poco convincente Occhipinti è attorniato da un bel cast femminile fra cui s'impone Anny Papa per presenza scenica e non solo estetica come accade invece alle altre.
MEMORABILE: Le palle da tennis che precipitano nello scantinato.
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Il mio Philips pure ha l'opzione di spostare i sottotitoli, ma l'unico dvd, a mia memoria, che ho con in sub forzati è Caltiki e quando i sottotitoli sono disposti su due righe un po' si vedono
Fin'ora sono riuscito a farli sparire sempre del tutto, ma probabilmente la cosa è meno fattibile con i film in 1.33:1... farò una prova appena torno a casa ;)
HomevideoZender • 21/11/15 17:24 Capo scrivano - 48681 interventi
il nuovo dvd dynit presenta il film di Bava in 1.66:1, audio solo italiano, sottotitoli assenti, extra: trailer di altri film (vabbé costava tanto inserire quello del film in questione?!?), film principale diviso in 6 capitoli. Il master utilizzato, che vanta titoli di testa e di coda in italiano, benché si presenti privo di imperfezioni, ha una definizione discreta/buona. Audio buono.
Conclusione: un'edizione molto minimale, che onestamente mi ha un tantino deluso (sotto il profilo "hd" e anche sotto il profilo della riproduzione si nota qualche imperfezione).
Al minuto 17, 07 circa alle spalle di Tony (Michele Soavi) è possibile scorgere il libro "Natura prodigiosa" di Giuseppe Scortecci (1968), corso di storia naturale per le scuole superiori, zoologia e botanica descrittiva , come si può vedere Qui: