Note: Primo film della trilogia dedicata ai tre colori della bandiera francese. Seguìto da Tre colori: Film bianco e Tre colori: Film rosso. Leone d'oro al miglior film alla 50ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
In questo primo film della trilogia, il tema è quello della libertà. Kieslowski però fugge dai facili simbolismi e dalle interpretazioni preconfezionate di certo cinema europeo e lascia che lo spettatore possa assaporare il suo bellissimo film senza guidarlo passo passo. L'elaborazione del lutto da parte di Julie è quanto di più inaspettato si sia visto sul grande schermo su questo tema. Un film aspro, visivamente straordinario, accompagnato da una musica (di Z.Preisner) che è ben difficile scordare dopo la visione.
Il capitolo più urgente della trilogia, ancora con l'odore dell'affanno, colto nello sforzo di liberarsi dal ricordo, dal passato, dalla sopraffazione dell'amore sul cuore aperto dell'uomo. Senza un equilibrio teorico sulla forma profonda del blu, Kieslowski si lancia nell'accecante vuoto che permette soltanto di abbozzare i tratti salienti di un'idea di libertà nel mondo; ci restituisce le densità imperscrutabili di una donna mai sola. Così aperto davanti ai nostri occhi, così imperfetto, da essere implacato e imperscrutabile.
MEMORABILE: Un esplosione di luce sul volto della Binoche; un occhio che riflette due corpi avvinghiati.
Film molto intenso, rappresenta la libertà nella simbologia dei colori di Kieslowski. Totalmente dominato dalla figura della protagonista (sempre presente sullo schermo) che offre la più sorprendente elaborazione del lutto vista al cinema (un duro e spietato mettersi il passato alle spalle) ma viene quasi con violenza riportata alla vita. Bravissima la Binoche, forse alla sua migliore interpretazione.
È il capitolo più emozionante, efficace e toccante della trilogia e narra la lenta rinascita della protagonista (una Binoche davvero bellissima e intensa nel suo riservato dolore) dopo il gravissimo lutto, che passa attraverso una nuova casa, lunghe e solitarie nuotate in piscina, una scoperta scioccante e liberatoria e, alla fine, anche attraverso la riscoperta e la continuazione del lavoro del marito musicista. La colonna sonora e il blu intenso dell'acqua che accoglie, protegge e infine libera la protagonista, sono indimenticabili.
Marito e figlia muoiono in un incidente e lei decide di ricominciare da zero. Primo film di una trilogia allegorica condotta con sguardo politico, tensione etica e sensibilità esistenziale. Algida e spiazzante nel suo personaggio di vedova "nuova", Juliette Binoche accompagna con intensità e umanità la riflessione accorata e ambivalente sulla società europea contemporanea operata da Kieslowski. E il bello è che un film così programmatico e idealistico riesca a emozionare (complice una musica potente) e perfino commuovere.
Quella che scaturisce dai film di Kieslowski è poesia allo stato puro e anche "Tre colori: Film blu" non fa eccezione. Il blu immerge tutto il film e rappresenta la libertà. Libertà di vivere la propria vita in prima persona e non come comparsa. Il dolore che soffoca l'amore in un blu accecante e che poi lo fa riemergere nell'incontro con l'altro. E così lo sfogo di un pianto (gesto più che naturale) che si doveva nascondere, diviene l'accettazione del passato e la voglia di ricominciare.
Una delle elaborazioni del lutto più intense, struggenti e malinconiche che abbia mai visto. Regia virtuosa ed estetizzante mai fine a se stessa, ma abilissima nel corroborare il respiro ossessivo della colonna sonora alle immagini. Kieslowski tratteggia un dramma intimo in balia di un destino beffardo, mettendo in risalto le sfaccettature più profonde dell'animo umano: la totale disperazione di Julie diviene malinconica apatia, poi rabbia, desiderio, amicizia... e di nuovo amore. I ricordi passati come spiraglio per una vita nuova.
MEMORABILE: I primi venti minuti e il viso di Juliette Binoche.
Un film che sembra una poesia, dove Kieslowski utilizza metafore visive semplici, spezzettate ed intense. Ogni dettaglio è una proiezione dello stato d'animo della protagonista e viene utilizzato per comunicare tristezza e dolore, un dolore sublimato da un'apparente rinuncia alla vita che dall'altro lato nasconde un elevato amore per se stessa. La delicata espressività della Binoche è molto adatta per questo film dalla rilevante resa artistica, dove la musica diviene un mezzo di rinascita, sinonimo della libertà simboleggiata dal blu.
Il blu, colore della libertà nella bandiera francese, ascende da simbolo politico ad imperativo assoluto che sprona l’individuo a tagliare i ponti del passato, guardando ad esso con lucidità e disincanto; un processo liberatorio dell’io attuabile solo con la sua controparte, l’amore. L’opera si sublima nel volto della solista Binoche, gravido di pena trattenuta, rabbia silenziosa e gelida rassegnazione, nelle tonalità di blu che avvolgono morbidamente le fasi topiche e nelle sinfonie solenni e malinconiche di Preisner sulle parole in tema della “Lettera ai Corinzi” di S. Paolo.
MEMORABILE: Il particolare del guasto alla macchina che ne prelude il mortale incidente; le nuotate solitarie nel blu abbacinante della piscina.
Una donna annichilita dal dolore per la perdita della sua famiglia elaborerà un lutto del tutto particolare che nonostante tutto la porterà a importanti scelte. Il regista polacco regala un film importante con momenti rarefatti ma soprattutto con una meravigliosa indagine introspettiva della protagonista assoluta della vicenda, una Binoche lucidamente calata nel ruolo.
Una tragedia senza fine, al contempo brevissima e intensa. Kieslowski sceglie il filtro blu come filo conduttore e la musica come elemento massimo unificatore di una storia dal gusto retrò e splendidamente francese. Il volto di Juliette Binoche, spesso in primo piano, esprime anche solo con il silenzio più di quanto si possa fare con mille dialoghi. Tecnicismi incantevoli da parte del regista sono solo la ciliegina sulla torta di un film veramente splendido.
Pellicola ad alto tasso di immedesimazione per l’elaborazione di un dolore interiore. La Binoche riesce nella dolcezza del suo viso a dare numerose sfaccettature passando da una lucida negazione a una generosa amorevolezza e la fotografia coi suoi cromatismi e simbolismi dà lustro allo scavo. Regia a tratti poco fluida, ma fornisce richiami potenti alla vita e alle sue tragedie. Qualche dialogo didascalico che poteva essere ancora più diretto senza retorica.
MEMORABILE: La vecchietta che cerca di buttare la bottiglia; Il gruppo di bambine che si tuffano in piscina; La zolletta di zucchero impregnata di caffè.
Avendo perso marito e figlia, una donna fa tabula rasa vendendo proprietà e recidendo legami col passato. Film dedicato al tricolore: col blu indica il primo imperativo della laicità francese, la libertè, imposta all'inizio (l'incidente), ricercata in seguito (la vita ai margini). Ma vita, legami vecchi e nuovi e passioni si riaffermano come unica vera libertà. Dialoghi misurati e sguardi nella solitudine sono connessi dalla musica che il marito, celebre compositore, aveva lasciato incompiuta.
MEMORABILE: Il leitmotiv parte spezzato e abbozzato all'inizio e poi riprende pian piano corpo, ma stravolto e modificato da nuove stratificazioni di vita.
Di un'intensità straordinaria sono il volto della Binoche e il film tutto. E se tutti gli attori coinvolti svolgono egregiamente il proprio compito, sono proprio protagonista e regista a eccellere. Il senso, quello della libertà (o meglio della liberazione, dal dolore incontenibile), è qui incentrato su un gran tema musicale, un feto troppo prematuro per nascere, poi soffocato, eppure redivivo e infine nato. Il percorso è drammatico, sentito, umano.
MEMORABILE: Le due inquadrature sull'occhio; i momenti di dolore buio, incapace di interazione.
Lento, riflessivo e tragico fin dai primi minuti: caratteristiche tipiche dei grandi film. Kieslowski dimostra di essere un maestro alla regia costruendo riprese notevoli, salvo poi staccare numerose sequenze in anticipo, stridendo nettamente con la quieta atmosfera delle riprese. La protagonista è molto valida, ma il suo personaggio non conquista. Da evidenziare la fotografia che si adagia su tonalità bluastre, fredde, attinenti all'ambiente. Il finale lascia insoddisfatti e trasmette un senso di incompiuto. Da vedere, ma non è un capolavoro.
MEMORABILE: Il primissimo piano sull'occhio di Julie mentre il dottore le comunica della morte di suo marito e di sua figlia.
Una sinfonia in blu dalle proporzioni mai davvero ampie, un contenitore di immagini poetiche sempre in rima ma senza mai parafrasi, Film Blu mi ha lasciato la stessa sensazione di una passeggiata pomeridiana in città, quando i tuoi occhi incontrano quelli di uno sconosciuto, alla Lévinas e per un attimo sei capace di visualizzare i suoi dolori più grandi. Visualizzarli e basta, senza empatia, senza giudizio. Capisci, passivamente e procedi silenziosamente su per il ponte.
MEMORABILE: Le lacrime di luce; La vecchietta che getta la bottiglia.
Mettere in scena il dolore di una tragedia, si sa, non è semplice, ma per uno come Kieslowski nessun impresa è impossibile; e allora ci consegna una splendida e triste Binoche, che attraverso i suoi sguardi e le parole dirette ed efficaci mostra una voglia di riscatto e di libertà tipiche di una donna combattente. È proprio la libertà, qui rappresentata dal colore blu del titolo e della bandiera francese, il desiderio più profondo che attanaglia l'animo della protagonista. Nonostante qualche vezzo autoriale esagerato, il film risulta notevole.
Primo film della trilogia dedicata alla bandiera francese, film sulla libertà intesa come liberazione dal passato, dai legami di ogni tipo. Ma chiudere col passato non è semplice e se ne accorgerà la protagonista, una strepitosa Juliette Binoche. La personalissima regia di Kieslowski ci mostra con grande sensibilità tutti i cambiamenti emotivi della donna, il tutto con una splendida fotografia. Il ritmo è però un po' soporifero e non tutti i salti di sceneggiatura convincono. Ma è da vedere.
Appena caduto il muro e alzatasi la cortina di ferro, Kieslowski, seppur con qualche autocompiacimento autoriale di troppo, alza un bell'inno alla libertà mettendo in scena una storia di elaborazione del lutto in cui il percorso di accettazione ha tutti i crismi di una lenta conoscenza di se stessi, in cui si lascia dolorosamente il prima per accogliere serenamente il dopo. Il ritmo non trascinante è compensato dalla bella prova della Binoche, gracile ma ferrea e da alcune buone pennellate registiche. Non un capolavoro ma sicuramente da vedere.
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Il film blu si apre con il fatidico incidente automobilistico (morirà il marito e la figlia della protagonista): la macchina era italiana, un'Alfa Romeo 164 (3000 cc a benzina) blu, fu l'ultimo modello dell'Alfa Romeo venduto negli Stati Uniti d'America ...
DiscussioneRaremirko • 8/04/19 21:25 Call center Davinotti - 3863 interventi
* La Binoche si fece male davvero alla mano nella scena dove questa viene strofinata sul muro; ne portò le cicatrici per mesi.
* Per poter interpretare tale film, la Binoche rifiutò Jurassic Park.
* Un responsabile della produzione fu impegnato ore e ore a cercare una zolletta di zucchero che, secondo le precise istruzioni del regista (relativamente ad una scena in un bar), non doveva impregnarsi di caffè ne in 3 secondi, ne in 11 (la durata ideale era quindi stimata sui 5 secondi).
Alla fine, dopo decine di zollette non idonee, ne venne trovata una che faceva tutto ciò in 4 secondi e mezzo.
Kieslowski motivò tutto ciò in virtù del fatto che un'inquadratura della zolletta superiore ai 5 secondi avrebbe stressato lo spettatore; inoltre secondo lui tutto ciò era anche utile a fini narrativi.
Fonte: extra del dvd Bim.
DiscussioneRaremirko • 13/04/19 21:18 Call center Davinotti - 3863 interventi
Buono, il migliore della trilogia assieme a Film Rosso, e molto ben sostenuto dalla Binoche; la musica c'entra molto qui (è vista come liberazione dal dramma e come occasione per unire persone tra loro lontane) e tutto è sincero e ben diretto.
La Delphy, accreditata nei credits, mica l'ho vista...
Molta attenzione viene data al dettaglio (vedere curiosità...)