Ottimo film dei fratelli Taviani, che parla della stanchezza di chi è stato campione, in una sorta del borgesiano tema del traditore e dell'eroe. Di non perfettamente riuscito c'è solo l'estremo finale (dopo lo splendido scontro sotto Castel del Monte), che è quasi obbligato, ma che stona con la naturalezza degli eventi prima mirabilmente descritti. Grande film, da vedere anche per le prestazioni, davvero notevoli, di tutti, ma in particolare di Mastroianni, Massari e De Carmine.
MEMORABILE: Laura Betti che canta "L'uva fogarina". Imperdibile.
La crisi degli ideali rivoluzionari e il loro conseguente allontanamento con tanto di tragico tradimento finale. Film girato nel tipico stile dei fratelli Taviani con tutti i pregi e i difetti che ciò comporta: in particolare si nota il solito squilibrio tra parti molto belle ed altre poco riuscite quando non inutili ed inopportune. In ogni caso a tratti è riuscito il tentativo di descrivere la solitudine di chi allora tentava di aizzare le masse. Per il resto si nota un cast molto interessante ed eterogeneo.
Probabilmente il cinema storico dei fratelli Taviani non fa per me; non metto certo in discussione l'indubbia capacità di girare che hanno, però nel complesso il film mi è sembrato noioso, mai coinvolgente nemmeno nei momenti più drammatici vissuti da Mastroianni, bravo come al solito ma qui superato dalla grande Laura Betti. Il tema principale della colonna sonora di Ennio Morricone sarà ripreso sui titoli di coda di Inglourious Basterds.
Patriota giacobino vuole abbandonare i compagni e ritirarsi a vita privata. Al livello storico ben indagato (nel velleitarismo dei moti carbonari), i registi sovrappongono idealmente il loro tempo presente, cioè il passaggio dal 68 al primo terrorismo, che riecheggia nella vicenda. Dunque, un film di grande intelligenza e importanza sulla scia del precedente, a cui si aggiunge il tocco poetico dello sguardo fanciullesco tra innocenza (dei bambini vittime) e incoscienza (degli adulti, carnefici di sé). Qualche momento di stanca, perdonabile.
Un dramma al tempo della Restaurazione in cui s'analizzano gli ardori e le speranze di un gruppo di rivoluzionari che vogliono sovvertire il potere precostituito. Ottime musiche di Morricone e sviluppo narrativo discreto. Sempre carismatico Mastroianni, sensuali la Massari e la Farmer, goliardica la Betti. Finale con grande disillusione.
Tornato fra gli agi della villa di famiglia, un nobile vorrebbe lasciarsi alle spalle le idee libertarie in precedenza propugnate ma i compagni di un tempo lo coinvolgono in una spedizione nel Sud per spingere il popolo alla rivolta contro i Borboni... Riflessione sulle contraddizioni insite nelle minoranze che perseguono ideali nobili negli intenti ma destinati a fallire perché scollati dalla realtà per un film fra i migliori girati dai Taviani, squilibrato e divagatorio, talvolta troppo didascalico, ma anche coraggioso nel porre al centro della scena un antieroe disposto al tradimento.
MEMORABILE: La scambio delle camicie nel bel finale beffardo
Cripto-sceneggiato in costume firmato dai Taviani bros, che mettono la scarsa tecnica e un tutt'altro che indifferente squallore compositivo al servizio di una sceneggiatura balbettante. Un Mastroianni tutto teatraleggiamenti conduce lo spettatore in un viaggio illuminante non tanto sulla realtà post-rivoluzionaria, quanto su quella della critica tricolore dell'epoca che poteva magari bersi tutto in cambio di mezzo chilo di politica, perché no, con cornice storica. Mezza palla per cast femminile, ambientazioni e Morricone.
Indigeribile mattonata dei Taviani, che stordiscono lo spettatore con una storia - sulla carta interessantissima - messa in scena malissimo, con una tecnica registica rivedibile e discutibile in più punti. In un clima confuso, Mastroianni si affida alla recitazione teatrale infastidendo più che convincendo. Rimangono la bellezza di taluni luoghi (anche se non fotografati benissimo), qualche prestazione attoriale (la Belli) e lo score morriconiano (seppur non faccia gridare al miracolo). Il tutto è troppo freddo e asettico per emozionare.
MEMORABILE: Il travestimento; Le luci "caravaggesche"; Sulla barchettina.
Come in tutti i loro film, anche in questo i fratelli Taviani non lesinano momenti estremamente lenti alternati a parti molto più belle e intense, con la consueta voluta ingenuità in cui mostrano tutta la loro bravura. Il film è ben fatto ma pecca un po' nel ritmo e nella sceneggiatura, che va troppo a sbalzi e mostra parti ripetitive. Marcello Mastroianni non cambia il suo personaggio annoiato e disilluso, traslato da Via Veneto al Risorgimento. Peccato per il poco minutaggio assegnato alla sempre bravissima Lea Massari. Ottimi cast e fotografia. Nel complesso buono.
Aristocratico abbandona i compagni di lotta rivoluzionaria perché disilluso. I Taviani inscenano la perdita degli ideali degli anni Settanta trasponendo il tutto nell’epoca di inizio Ottocento della Restaurazione. Ne esce un ritratto indolente in cui la teatralità predomina e la regia mostra qualche limite; qualche spunto è felliniano, al limite della copiatura. Mastroianni è adatto al ruolo di svogliato seduttore anche se i ruoli della Betti e della Massari restano più nella memoria. Sfarzose le ambientazioni e centrate le musiche di Morricone.
MEMORABILE: L’uva fogarina con la mossetta della Betti; I fucili da caccia per fare la rivoluzione; Il delirio finale.
Ambientando la storia negli anni della Restaurazione i Taviani continuano la loro riflessione sulla sinistra politica e riadattano "Il tema del traditore e dell'eroe" di Borges. Regia valida e a tratti divertita. Si segnalano un Mastroianni dei tempi migliori e tutto il cast femminile. Qualche rallentamento nella seconda parte. Nel testamento del leader della setta "Fratelli Sublimi" sono presenti rimandi all'ultima pagina de "Il mestiere di vivere" di Cesare Pavese e una parodia del suo messaggio d'addio che qui diventa: "Non perdono a nessuno e a nessuno chiedo perdono".
MEMORABILE: L'uva Fogarina; "Ma allora è vero?": la tragicommedia della situazione immortalata in una battuta.
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CuriositàPatrick78 • 10/06/09 16:31 Pulizia ai piani - 545 interventi
Omaggio tarantiniano che nel film bellico INGLOURIOUS BASTERDS ha ripreso il tema musicale di Ennio Morricone " Rabbia e Tarantella" usato in questo film.
LUCIO DALLA SOSTITUITO DA BRUNO CIRINO Per il ruolo di Tito interpretato da Bruno Cirinofu inizialmente scelto Lucio Dalla, che girò anche alcune scene del film. Il 13 ottobre 1973 però Dalla subì il riacutizzarsi di forti dolori allo stomacoche lo perseguitavano da tempo, tanto da "impedirgli di continuare la lavorazione del film, costringendolo ad un ricoverod'urgenza all'ospedale Sant'Orsola di Bologna".
Il 18 ottobre Dalla fu dimesso ma non tornò sul set perché doveva fare altri esami. La lavorazione del film continuò per qualche giorno senza di lui a Erba nel parco di Villa Amalia (cfr. ultima segnalazione di Mauro in location). (Per quanto detto fin qui cfr. Lucio Dalla malato lascia il film, in Corriere d'informazione, 19 ottobre 1973, pag.15).
Poi però, visto che la sua salute continuava a non essere ottimale e "gli impegni di Marcello Mastroianni non consentono di attendere", fu contattato Bruno Cirino che accettò la parte. (Cfr. Ilmaestro Cirino sostituisce Dalla, in Stampa Sera, 25 ottobre 1973, pag.6).