Note: Soggetto dal romanzo omonimo dello scrittore sudafricano naturalizzato australiano J.M. Coetzee pubblicato nel 1980 e edito in Italia col titolo "Aspettando i barbari",
La vita scorre tranquilla in un remoto avamposto ai confini dell'impero fino a quando arrivano i barbari ma non solo quelli che vivono nel deserto al di là dell'alto muro di cinta... Il bel romanzo di Coetzee a cui si ispira Guerra ricorda molto il capolavoro di Buzzati ma qui non siamo di fronte ad un'allegoria sul significato dell'esistenza bensì ad una critica politica: i veri nemici sono il patriottismo irragionevole, il militarismo cieco, la paura del diverso creata artatamente per giustificare le peggiori nefandezze. Bella fotografia, interpretazioni efficaci, un buon film.
MEMORABILE: Gli occhiali del colonnello; La fustigazione pubblica dei prigionieri; L'umiliazione prima di essere appeso ad un albero.
"Civilizzati" contro "barbari". Questo solo sulla carta però. La realtà infatti è tragicamente diversa. Invasori giustamente considerati ospiti che prevaricano e si inventano criticità degli indigeni per compiere le peggiori efferatezze. La pellicola è piuttosto pesante, non fa sconti allo spettatore; e i protagonisti rendono ancora più tangibile la tragedia di un popolo in balia di incompetenti psicopatici. Non per niente l'unico equilibrato, istruito (gli scavi) e ragionante sarà un'impotente mosca bianca (ragazza a parte). Nel suo triste e realistico genere un film riuscito.
MEMORABILE: "Con gli occhiali niente rughe e mal di testa"; "Pazienza e pressione. Il dolore è verità"; "Come fa a mangiare dopo aver "lavorato" con le persone?".
Qua e là, specie all'inizio, lo spettatore italiano può pensare al capolavoro di Buzzati. Ma qui il clima è meno sospeso, tutt'altro: c'è molta concretezza. E si è palesemente dinanzi a un'opera politica (tratta dal sudafricano Coetzee, che qui sceneggia), di denuncia (cosa non nuova per il regista), che si scaglia giustamente contro il colonialismo, i suoi orrori e i danni irreparabili che esso ha creato. La tesi è ben illustrata, senza didascalismi, e il risultato è efficace. Discreta la prova del cast; molto bella la fotografia. Buon film.
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DiscussioneRaremirko • 30/05/23 01:40 Call center Davinotti - 3863 interventi
Film che ricorda abbastanza Il deserto dei tartari di Zurlini, che risulta interessante a più riprese anche perchè Pattinson (che si vede poco) e Depp sono qui in ruoli negativi. Non male anche uno dei concetti chiave del lungometraggio (ripreso in un'intervista negli extra del dvd, inoltre), ossia che il male latente dentro di noi andrebbe proprio destinato a noi stessi e non agli altri. Buona fotografia,regia funzionale e buone interpretazioni in 110 minuti che non stancano.
DiscussioneRaremirko • 30/05/23 01:41 Call center Davinotti - 3863 interventi