(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Più che il pur godibile intreccio giallo, conta nel film la dirompente comicità di Renato Pozzetto, il quale ben si adatta in un contesto a prima vista così poco comico grazie alle sue innegabili doti di navigato attore da "commedia". Così ogni pretesto è buono per i suoi surreali monologhi nonsense o le risposte disarmanti (Olga Karlatos: "Ma mia figlia non può essere stata uccisa. Era una così brava ragazza...". Pozzetto: "Anche Gesù Cristo era un bravo ragazzo, eppure l'hanno avvelenato!"). Bravo anche Cannavale nella parte dell'ex-appuntato in pensione, pur se costretto a...Leggi tutto gag spesso squallide e volgarotte (vedi gli attacchi di dissenteria). E' un film piuttosto nuovo nella concezione e, anche se le battute possono sembrare riciclate, sono quasi sempre di buona fattura (merito soprattutto di un Pozzetto, va ripetuto, in forma smagliante). La parte migliore è sicuramente la prima, in cui meno ci si perde tra i farraginosi intrighi della famiglia Moser, mentre il finale con riunione dei sospetti in puro stile Agatha Christie risulta piuttosto pretenzioso e poco verosimile (nella sua conclusione). I personaggi (tranne i due protagonisti) sono alquanto evanescenti e psicologicamente non plausibili, tuttavia l'onesta regia di Bruno Corbucci mantiene il film su buoni livelli e ci regala un altro prodotto in cui sulle spalle dell'attore principale pesa tutto. Per fortuna che l'attore in questione si chiama Pozzetto, altrimenti...
Pozzettiano e meneghino. Un cult per chi ama Pozzetto. Figurarsi per chi ama i romanzi di Secchi con Riccardo Finzi e caratteristi quali Cannavale, la Facchetti, Sportelli, Zamuto... Insomma, se si ama tutto ciò si viene trascinati nel gorgo e si accetta tutto. Se non si ama il genere, si rimane stupiti nel notare che c'è chi si diverte un mondo. I due tizi che si vedono insieme nella fotografia che Riccardo tiene nel suo appartamento sono i cugini Dannay e Lee, celebrati giallisti con lo pseudonimo di Ellery Queen. Globalmente discreto.
Bruno Corbucci è un vero esperto, in commedie a sfondo giallo. Un Renato Pozzetto fantastico, divertentissimo, sforna battute a volte esilaranti. Belle tutte le scene nel suo appartamento/ufficio distrutto, con un lettino minuscolo (è matrimoniale?) e una sola finestra ("Ah! pensavo fosse un'armadio"). Un Enzo Cannavale molto simpatico, con il problema dei calli ai piedi, funziona discretamente accanto a Pozzetto. Però il film cede nel ritmo quando si addentra troppo nel caso da risolvere.
Divertente presa in giro dei film gialli, questo di Corbucci probabilmente rimarrà il suo film più riuscito. Spigliato, fresco, leggero, con un cast perfetto nel suo genere. Pozzetto è di una simpatia unica ed è affiancato da un Cannavale in splendida forma. Degli altri da ricordare Elio Zamuto e Silvano Tranquilli. Alcune battute sono davvero memorabili.
MEMORABILE: "Una persona a Milano viene investita ogni 10 minuti." "Sempre la stessa ?"
Gradevole commedia gialla diretta con lo stile tipico di Corbucci. Cast di bonazze (la Del Santo, Olga Karlatos e Simona Mariani), un solo e breve nudo e tanta comicità garantita da uno stupendo Pozzetto accompagnato dal migliore Cannavale. Commedia gialla che si lascia apprezzare, nel finale viene citato un thriller culto degli Anni Settanta.
Piacevole commedia poliziesca, con poche cadute, un Pozzetto in forma e un Cannavale che gli fa da degna spalla (se si preoccupa, esclama: "Gesù, Giuseppe, Sant'Anna e Maria!"). Il ritmo è buono, le investigazioni di Pozzetto sono tra il serio e lo spassoso, grazie alla sua verve e a quell'umorismo che è un suo marchio fabbrica (dorme in un lettino per bambini, con sbarre, perché non ha i mobili; si fa la barba coricandosi per usare l'unico specchio, sul soffitto; ha lo schema con foto dei sospettati attaccato al mobile...). Nota di merito per il commissario, che parla per detti e proverbi.
MEMORABILE: Pozzetto subisce detti e proverbi del commissario, ma prima di andarsene, senza alcun motivo, gli dice: Gallina vecchia fa buon brodo".
Un piccolo cult per chi ama Bruno Corbucci e Renato Pozzetto, quest'ultimo nel suo periodo migliore. L'intreccio giallo conta poco (anzi, è sopra la media per Corbucci) mentre il meglio è dato dai dialoghi surreali di Pozzetto e dal cast, in particolare Cannavale e Zamuto.
Interessante "sperimentazione" per Pozzetto diretto da chi meglio di tutti è riuscito a fondere commedia e poliziesco: Bruno Corbucci. Fin dall'incipit in treno Renato si dimostra in palla, protagonista indiscusso di battute esilaranti, situazioni surreali e tragicomiche. Felicissima la variegata galleria di caratteri secondari: Cannavale aiutante servizievole, il commissario che snocciòla continuamente proverbi, la vicina di casa rompiballe e l'odiosa bambina pestifera. Parecchie le scene divertenti andate a segno. Bel film!
MEMORABILE: Madre della vittima: "Mia figlia era una brava ragazza, senza nemici". Pozzetto: "Lo so, anche Gesù Cristo era un bravo ragazzo eppure l'hanno avvelenato!"
Commediola gialla volgarotta e poco originale. Corbucci dirige il tutto senza particolare ispirazione ma riesce a sfruttare bene un ottimo Renato Pozzetto, qui affiancato dal bravo Enzo Cannavale. Battutacce a volontà; molte non vanno a segno, ma il film bene o male si vede tranquillamente dall'inizio alla fine. Appena sufficiente.
Un Pozzetto tra i migliori. La trama gialla è sviluppata in modo poco chiaro a mio avviso, ma è un dettaglio: il film parte subito fortissimo, con Renatone in treno che si prende in testa una valigia di mattoni (eh sa, io faccio il muratore!) prima dell'esilarante incontro con un bambino chiuso nel bagno (cosa fate con quella pistola, imbecilli? E se vi parte un colpo?). In sostanza non si smette mai di ridere, e la visione della Milano di fine anni '70 è un tocco in più.
MEMORABILE: "Signor Finzi cos'è che ci ha? Perché piange?"
"... mi è caduto l'orologio!"
Piccolo film di Pozzetto prima del successo (che fu la sua rovina come attore). E non un capolavoro. Un tramezzo tra il presunto surrealismo dell'attore e un giallo di poca tenuta diretto da uno specialista in pretesti gialli. Infatti la storia vale un Giraldi qualunque, solo che abbiamo un faccione sognante al posto del grugno romaesco. Flipper di battute coadiuvate da un montaggio a scure che non reggono un intero film anche perché non memorabili. Un campo/cotrocampo Mariani-Pozzetto dove lui è in un cotroluce inguardabile la dice lunga sulla fattura. Puerile.
MEMORABILE: Mariani molto bella, Karlatos bellissima.
Si respira l'aria della Milano dei bei vecchi tempi andati, a cavallo tra i settanta e gli ottanta, un limbo mitico per chi scrive. C'è un sapore bunkeriano nelle battute e nei dialoghi, ricchi di nonsense, infatti la sceneggiatura è firmata anche dal sempre grande Luciano Secchi.
Dalle prime scene il film si direbbe abbastanza sgangherato, ai limiti dell'improvvisazione (un Pozzetto che vaga tra night, casa nuova, strade di Milano), ma poi la vicenda trova il ritmo giusto e una buona compattezza: Cannavale è una spalla decente e convince nel ruolo del cane sciolto che ha i giusti agganci tra le forze dell'ordine e così aiuta concretamente il più riflessivo Riccardo Finzi. Come sempre la comicità pozzettiana è giocata sul surrealismo e sulla parolaccia (vedere come liquida l'ennesimo scherzo della bambina!). Riuscito!
MEMORABILE: Pozzetto che si sdraia sul pavimento per radersi di fronte all'unico specchio disponibile, quello attaccato al soffitto!
Tratto dal primo romanzo sul detective Riccardo Finzi (“Agenzia investigativa”), il film segue lo schema della commedia - talora volgare quando viola la privacy della toilette - a tinte gialle, non diversamente dalla coeva serie di “Squadre” e “Delitti” con Nico Giraldi. Pozzetto infila le sue solite gag dell’imbranato con l’appoggio di consumati caratteristi (il braccio destro Cannavale e la servizievole Facchetti) e donne belle e disponibili (Mariani, Karlatos, Del Santo), con un risultato piuttosto goffo per il suo continuo pencolare tra sano divertimento e imbarazzante puerilità.
L'operazione aveva lo scopo di replicare a Milano quanto già fatto a Roma con Nico Giraldi (Tomas Milian) e a Napoli con Piedone (Bud Spencer), portando sullo schermo con Pozzetto il detective creato da Luciano Secchi. Gli ingredienti paiono esserci tutti, ma la ciambella non viene col buco e il film non funziona al botteghino, decretando la chiusura della sperata serie dopo il primo episodio. A parte la trama involuta e fiacca, deve esserci stato qualche problema di difficile gestione sul set, a giudicare da certe evidenti inspiegabili carenze tecniche, inusuali per l'ottimo Corbucci Bruno.
L'ottimo Renato/Riccardo, apparentemente stralunato ed improbabile investigatore, guarda caso tanto incapace non è! Girato a Milano, con contorni brianzoli (la Valassina), è una buona commedia con giallo incorporato, divertente e sardonica, per una bella serata. Lui è il valore aggiunto, ma anche il fido pensionato ex Benemerita, con quella faccia dopo il fatto del cappello.. grande! C'è qualche pezzo volgare, ma non sopra le righe ed alla fine sottolinea gli aspetti poliedrici del nostro poliziotto privato: corretto, ma un po'tamarro, alienato ma perspicace.
Il film è basato sul primo libro della serie "Riccardo Finzi" ("Agenzia investigativa" appunto), scritto, nel 1978, da Luciano Secchi (alias il fantomatico Max Bunker dei fumetti Alan Ford, Kriminal e Satanik). Il tutto condito dalla simpatia di Renato Pozzetto, che interpreta Finzi alla sua maniera. Accanto a lui, un divertente Enzo Cannavale e una Lori del Santo alle prime armi. Azzeccato anche Elio Zamuto (duro in molti poliziotteschi e doppiatore del dr Procton di Goldrake), poliziotto buono e siculo che si esprime in scioglilingua. Tre.
Deludente. si poteva e si doveva osare molto di più. Un detective scalcinato (diplomato per corrispondenza) che si ritrova per caso ad indagare su un delitto nella Milano-bene deve essere come un elefante in un negozio di cristalli: goffo, ma temibile. Qui, l'interazione tra Pozzetto e i sospettati è troppo frenata: brevi e trite scenette legate con lo spago, nelle quali il nostro appare imbarazzato e prevedibile. Migliori i duetti con Cannavale, e ancora di più quelli col commissario sputa-proverbi. Lo sguardo terso e impertinente di Pozzetto, i suoi nonsense vanno sprecati: film mediocre.
Apprendista investigatore s'imbatte in un caso di omicidio nella Milano bene. Un po' un Commissario Pepe in salsa Derby, con Pozzetto che piazza due o tre colpi discreti. Per il resto, è notte fonda. La trama è insulsa, il giallo fa piangere e le battute non fanno ridere. Curiosità milanese: in una scena ambientata a San Siro, dalla curva (senza il terzo anello) si vede il Velodromo Vigorelli. Finale a là Ellery Queen, con tutti i sospettati in una stanza. Solo per completisti pozzettiani.
La Milano di fine anni '70 fa da sfondo a questa esile commediola firmata da Bruno Corbucci e tutta costruita sulla comicità naif di Pozzetto, nei panni di un aspirante investigatore privato, capace di giungere a capo di un oscuro omicidio nell'high-class meneghina nonostante la sua apparente ingenuità. La trama fa acqua da tutte le parti, ma il film si lascia lo stesso seguire benevolmente, accompagnato da qualche risata, allietato da simpatici comprimari (Cannavale, Zamuto) e piacevolmente insaporito da uno stuzzicantissimo cast femminile.
MEMORABILE: Esplosiva la Mariani, soprattutto quando porta gli occhiali.
Non il migliore tra i film del Pozzetto anni '70, tuttavia più che godibile grazie alla buona prova del comico lombardo e anche dei comprimari, tutti caratteristi cari al nostro cinemabis (su tutti qui spiccano Cannavale e Zamuto). La trama, ispirata da un libro di Max Bunker, è sviluppata da Corbucci nello stile delle sue commedie gialle della serie di Nico Giraldi/Tomas Milian, quindi si fa apprezzare maggiormente il lato umoristico rispetto a quello giallo, un po' raffazzonato; nel complesso però si ride e si può ammirare la Milano d'epoca.
Non sono un fan sfegatato di Renato Pozzetto, però questo film mi ha divertito. La scelta di mettergli vicino un attore come Enzo Cannavale è stata abbastanza intelligente, visto quello che dà il napoletano. Il resto è solo un di più. Onestamente si poteva fare di meglio.
Interessante commistione tra il giallo e la commedia con finale alla Ellery Queen con tutti i sospettati riuniti dal detective in una stanza (che richiama anche un illustre predecessore come Mio caro assassino): Pozzetto, con la sua andatura dinoccolata e il suo fare svampito, riuscirà a scoprire l'assassino di una giovane ragazza della Milano bene (una giovane Lory Del Santo). Cannavale ottima spalla come sempre (come già con Milian e Bud Spencer), fantastico Zamuto nei panni di un commissario che cita continuamente proverbi. Musiche cult.
Vedere Pozzetto che fa l'investigatore è di per sè uno spasso, poi comunque la regia di Corbucci (già abituato al genere grazie ai film di Nico Giraldi) garantisce un intreccio giallo che suscita un minimo di interesse. Comunque il film è fatto in larga parte da Pozzetto, che sfodera una serie di battute senza senso ma che fanno ridere quasi sempre. Cannavale gli fa da spalla in maniera efficace e il cast di contorno è buono (soprattutto la Karlatos). Promosso.
Certo di commedia poliziesca si tratta, ed è dunque ovvio considerarlo come una risposta meneghina al romano Nico Giraldi; tuttavia il personaggio di Tomas Milian prese forma come degenerazione di un poliziesco truce e violento, mentre qui la trama gialla (che pure non è infame, ma resta secondaria) appare innestata posticciamente su un personaggio preesistente e collaudato. Dunque giubili chi lo ama, si astenga chi non lo sopporta, quel tipo così rotondetto, candido, surreale, poetico e contadinesco: praticamente Pozzetto.
MEMORABILE: L'inseguimento "rovesciato" sul tram, con Pozzetto che ordina al tramviere: "segua quel taxi".
Vero e proprio cult movie della filmografia di Renato Pozzetto. Il film scorre meravigliosamente senza annoiare. Anche come trama è notevole... e soprattutto trovo geniale la sceneggiatura. Devo dire che il regista Bruno Corbucci è stato (forse) l'unico vero artigiano della "giallo-commedia", e l'ha dimostrato anche con Il ficcanaso e con la serie dei "Delitti" interpretati da Tomas Milian. Ottimo il cast: attori e caratteristi bravissimi. Per me Pozzetto resta una delle facce più divertenti del cinema italiano. Grande anche la colonna sonora.
MEMORABILE: Cannavale: "Io lavoro sempre con l'anticipo!" Pozzetto: "Ahhh... mi dispiace ma io faccio i conti solo a fine mese". La bellissima Olga Karlatos.
Gradevole e riuscita commedia gialla, ben diretta da Bruno Corbucci. Inizialmente sembra una commedia macchiettistica, ma poi dal night in poi, passando per le indagini dell'omicidio, il film si fa più serio e avvincente. Ottimo Renato Pozzetto nel ruolo dello strampalato ma zelante detective, supportato da un eccellente cast di contorno: Cannavale, Sportelli, Zamuto, la Facchetti e le bellissime Olga Karlatos (la più affascinante del trio e più attrice), Simona Mariani e Lory Del Santo. Bella la OST dei De Angelis brothers. Tre pallini meritati.
MEMORABILE: Lo sguardo della bellissima Olga Karlatos; Pozzetto: "Mi aveva fatto salire su e voleva farmi assaggiare la.., maionese"; La bambina che insulta Pozzetto.
Commedia poliziesca dalla forte caratterizzazione milanese, tratta da un libro di Secchi (anche cosceneggiatore). Il non amare Renato Pozzetto è di per sè forte motivo di prevenzione. E' infatti, sebbene Corbucci "governi" tutto con consumato mestiere e si affidi ad ottimi caratteristi, l'attore protagonista, che interpreta da decenni lo stesso personaggio, limita il tutto con i suoi vezzi da eterno imbranato rendendo la visione tediosa.
Regia tirata via (si vede che Corbucci voleva tornarsene a Roma per il fine settimana) e recitato senza tante preoccupazioni. Le battute sono simpatiche, i protagonisti anche e in parte, ma ne esce una commediola Anni Settanta. Tutta la pubblicità che ci hanno infilato dentro e la sceneggiatura da gruppo TNT (i giornali sono truccati con carta più bianca e con titoli tutti storti fatti coi trasferibili) fanno sciatteria, ma ormai sorridiamo anche di quella. Occasione sciupata.
Sulla carta poteva essere una bella idea portare al cinema lo stile dei romanzi di Max Bunker e per di più con il volto e il carisma di Renato Pozzetto. Invece il film dopo il secondo tempo ha un notevole calo nonostante prima si sia riso abbastanza (il taccuino, le ordinazioni al night, il commissario che parla per proverbi, "Faremo i conti alla fine del mese!"). Bluff finale degno di una puntata di Colombo. Nei titoli di testa segni di una Milano che non esiste più: Piazza San Babila invasa dalle macchine. Produce il mitico Galliano Juso.
Commedia diretta da Bruno Corbucci con protagonista un Renato Pozzetto non eccezionalmente in forma ma che nonostante tutto ci regala alcuni momenti di comicità stralunata come sua consuetudine. Enzo Cannavale come spalla è discreto ma non al suo meglio. La storia andava sviluppata meglio.
Corbucci riesce a mantenere un ammirevole equilibrio tra vari generi, mentre l'OST dei De Angelis ricorda, se ce ne fosse bisogno (e anche nei momenti più "seri"), in che ambito ci si muove. Il personaggio è perfetto per Pozzetto, che non fatica a dargli vita al meglio delle sue capacità, coadiuvato da un Cannavale che spesso gli ruba la scena. Si sorride spesso, ma qualche vera risata viene anche strappata dalle battute, specie nei botta e risposta a suon di proverbi con Zamuto. Azzeccati gli altri comprimari, sceneggiatura ben oliata.
Un Pozzetto nell'insolita veste del detective confeziona una parte riuscita con ottimi risultati, non sbagliando praticamente nulla e destreggiandosi tra momenti umoristici a altri più seri quando svolge le indagini. Non si capisce fino a che punto sia un bravo detective, ma forse il bello è proprio questo! Film non molto conosciuto ma a mio parere da rivalutare.
Da una cabina di regia evidentemente scarna come l’appartamento di Finzi, Corbucci è simbiotico col protagonista incaponito nel perseguire un caso apparentemente interlocutorio: la differenza è che alla fine la fortuna dei dilettanti farà il gioco del detective frescone (un Pozzetto che stenta ad ambientarsi tra le secche di una sceneggiatura inerte), mentre a un Corbucci mulinante a vuoto la fortuna arride ben poco. Tolto qualche sorriso perlopiù dovuto ai ripetitivi ping-pong con un brioso Cannavale, siamo al pugno di mosche stecchite.
Commedia a tinte gialle per Corbucci, che tenta di ripetere con la commistione di generi il riuscito esperimento del commissario Giraldi. Ma Pozzetto non è Milian e nonostante la presenza di grandissimi caratteristi il film non decolla. La storia prende un po' di corpo nel finale, con lo spiegone da giallo classico, ma la parte più comica risente di una sceneggiatura poco curata, con riciclaggi e battute di dubbio gusto. Poco efficace il duo Pozzetto-Cannavale, che hanno due comicità molto diverse; la palma del migliore va al bravissimo Zamuto.
MEMORABILE: Il piede di Cannavale; I proverbi di Zamuto; La riunione finale.
Il problema più grave del film (girato con la mano sinistra e con una delle peggiori colonne sonore dei De Angelis) è quello che ne avrebbe dovuto rappresentare l'atout, ossia Pozzetto, che fa... Pozzetto e quindi ammazza il personaggio-Finzi. Tolta la patina di nostalgia restano Cannavale e le bellezze, invero poco portate per la recitazione ma pazienza.
Un must per i fan del Ragazzo di campagna, ma anche per chi ama il brigadiere Caputo. Pozzetto era nel suo periodo d'oro e sfornava una prestazione memorabile dietro l'altra, Corbucci era perfettamente a suo agio col genere (fu l'anno di Assassinio sul Tevere e Squadra antigangsters). Nonostante questo resta il gusto di un cocktail sbagliato, in cui forse l'ingrediente più adatto sarebbe stato Tomas Milian. Per carità, si sorride, ma non è certo merito della sceneggiatura.
Detective privato si imbatte in un omicidio e cercherà da solo di scoprire il colpevole. Abbinando la comicità surreale di Pozzetto alla trama si ottiene un giallo simil poliziottesco con impronta anni ’70. Night, pistole e delitti (realistico l’incidente) nella Milano che vive di notte. Cannavale è utile ma un comprimario più comico sarebbe stato meglio. Discreto anche il clima al commissariato garantito da Zamuto.
MEMORABILE: Le schermaglie tra la bambina e Pozzetto; La Karlatos che offre il suo corpo a Pozzetto; La descrizione della casa spoglia.
L'esperimento (se tal può definirsi) di unire commedia all'italiana e giallo non è certo nuovo e il risultato non si può dire che non funzioni; perlomeno per il fattore "giallo", mentre per la "commedia" siamo a livelli piuttosto bassi. Pozzetto, in un momento in cui ancora non aveva raggiunto l'apice del successo, appare svogliato in un ruolo che forse non gli calza a pennello. Buona spalla Cannavale, gag deboli e freddure imbarazzanti.
Milano, 1979. Un neo-detective privato indaga sull'omicidio di una ragazza che si finge cameriera e, tra varie peripezie, si ritroverà invischiato in un faccenda molto più grande e pericolosa del previsto. Con un'arzigogolata trama cucita su misura per Pozzetto (come spalla c'è l'ottimo Cannavale), Bruno Corbucci prosegue il filone a lui caro della commedia tinta di giallo. La pellicola, di discreta fattura, riserva più di qualche spunto comico quasi sempre appannaggio del comico meneghino, evidentemente a proprio agio. Molto buone le musiche.
MEMORABILE: Pozzetto, uscendo da un ristorante con serigrafato sulla porta a vetri la scritta “Grazie e arrivederci”, dice: “Grazie... e arrivederci”.
Essere fanatici o meno di Renato Pozzetto conta poco (o molto); il film è simpatico ma non esalta, anche se gli si possono riconoscere le stigmate del piccolo cult, ovvero difettoso (o difettosissimo) ma con valori tutti suoi e da ricercarsi altrove dalla (mai mera) qualità formale: ovvero tra le pieghe della comicità fintamente ingenua del protagonista che flirta continuamente col nonsense; e nella scalcagnata parodia del giallo che lascia impronte lunatiche (tra intrighi milanesi e finale molto vagamente alla Ellery Queen).
Giallo-rosa piuttosto spinto e che adombra anche possibili rapporti incestuosi tra i protagonisti. Pozzetto si trova a suo agio con la direzione di Bruno Corbucci, che sa come esaltare il suo umorismo surreale. Involontariamente c'è anche una sorta di critica sociale e di lettura del cosiddetto riflusso (tema tipicamente morettiano): siamo nel 1979 e i militanti dei gruppi extraparlamentari sono diventati ben altro.
MEMORABILE: Il monologo di Silvano Tranquilli quando offre i soldi a Pozzetto.
A suo modo un piccolo gioiello. Il commedia/giallo si arricchisce di un nuovo personaggio: Riccardo Finzi, stralunato investigatore privato in erba, ricco di nonsense e comicità surreale. Sia chiaro, non un capolavoro ma a suo modo originale per il tipo di comicità associata al genere. Se il film è costruito per Pozzetto, occorre citare il valente apporto dei caratteristi (su tutti Cannavale e Zamuto). Un punto in più per non aver generato un seguito. Bella la colonna sonora, che ben sottolinea e finisce per rimanere nella testa dello spettatore.
Corbucci prende gli albi gialli del grande Max Bunker, riproducendo... praticamente in salsa meneghina le commedie poliziesche del Giraldi. La differenza la fanno ovviamente il contesto cittadino (ci si diverte a riconoscere i luoghi del girato milanese) e la sostituzione del monnezzaro gergo dell'ispettore con la lunare comicità di Pozzetto che qui, c'è da dirlo, non sbaglia praticamente un tono, supportato da quell'osanna di spalla di Cannavale. Il plot lascia evidentemente il tempo che trova ma la galleria di caratteristi corrobora il film di una sua sia pur fragile personalità.
MEMORABILE: La Del Santo in gran spolvero; Pozzetto che sacramenta la figlia del portinaio Sportelli; Le massime di Zamuto; La Pina della Facchetti; Il taccuino.
Commedia gialla di buon livello in cui alla simpatia di Pozzetto e Cannavale (i duetti all'inizio per il pagamento sono veramente spassosi) si affianca un'indagine ben strutturata (la villa e la foto) capace di suscitare un discreto interesse, in cui un delitto abbastanza violento (come si vede nel flashback) fa lievitare il voto da tre a tre pallini e mezzo. Qualche spunto di riflessione sulla difficoltà di trovare alloggi fa capolino a inizio film.
MEMORABILE: L'inizio sul treno e la ricostruzione dell'incidente.
Cult irreplicabile. Pozzetto investigatore è già impagabile di suo, se poi lo si cala un'atmosfera meneghina irresistibilmente anni '70, lo si circonda di bellezze femminili, di caratteristi simpatici e di facce giuste, ecco che il cocktail servito rasenta la perfezione. L'intreccio giallo regge al meglio (considerando che stiamo parlando di una commedia), si ride di gusto, Renatone è in formissima, stralunato sì ma quando c'è da risolvere il mistero non lo ferma nessuno. La gag della dissenteria di Cannavale, evitabile in un prodotto simile, gli preclude le fatidiche cinque palle.
Bizzarro esempio di commedia mescolata a giallo, una sottotrama sorprendentemente interessante e ben curata che a un certo punto addirittura prende totalmente possesso della scena. Il film si fa comunque ricordare per le varie risate assicurate da Renato Pozzetto, attore la cui vis comica è in grado di rendere mitico (quasi) qualsiasi film. Se poi a questo si unisce la consueta grande simpatia di Enzo Cannavale, ecco che la bella commedia è servita. Efficace anche il resto del cast. Come sempre non si parla di capolavoro, ma la visione molto piacevole è assicurata. Da vedere.
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Ruber ebbe a dire: Al di là di incassi e classifiche, a me il film (che ho rivisto anche di recente) è sempre piaciuto, lo trovo molto divertente, e Pozzetto in una veste nuova come il detective in salsa di commedia non mi è dispiaciuto affatto.
Anche a me piace. Difatti mi spiace molto che la saga non sia nata.
Discussione124c • 12/10/17 15:46 Contatti col mondo - 5193 interventi
B. Legnani ebbe a dire: Ruber ebbe a dire: Al di là di incassi e classifiche, a me il film (che ho rivisto anche di recente) è sempre piaciuto, lo trovo molto divertente, e Pozzetto in una veste nuova come il detective in salsa di commedia non mi è dispiaciuto affatto.
Anche a me piace. Difatti mi spiace molto che la saga non sia nata. E' un peccato che la Rai, o Mediaset non siano andati dall'autore Luciano Secchi, alias il fumettista Max Bunker, in tempi recenti, per concordare una fiction su Riccardo Finzi, visto che oggi di attori del nord che non sono Renato Pozzetto ce ne sono.
124c ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Ruber ebbe a dire: Al di là di incassi e classifiche, a me il film (che ho rivisto anche di recente) è sempre piaciuto, lo trovo molto divertente, e Pozzetto in una veste nuova come il detective in salsa di commedia non mi è dispiaciuto affatto.
Anche a me piace. Difatti mi spiace molto che la saga non sia nata. E' un peccato che la Rai, o Mediaset non siano andati dall'autore Luciano Secchi, alias il fumettista Max Bunker, in tempi recenti, per concordare una fiction su Riccardo Finzi, visto che oggi di attori del nord che non sono Renato Pozzetto ce ne sono.
Vero.
Discussione124c • 13/10/17 17:25 Contatti col mondo - 5193 interventi
Ruber ebbe a dire: Al di là di incassi e classifiche, a me il film (che ho rivisto anche di recente) è sempre piaciuto, lo trovo molto divertente, e Pozzetto in una veste nuova come il detective in salsa di commedia non mi è dispiaciuto affatto.
Anni fa, Renato Pozetto riprese a fare il detective nella fiction Nebbia in Val Padana, assieme all'amico/compagno di sempre Cochi Ponzoni, rammenti?
Direttamente dall'Archivio cartaceo Lucius, un altro flano originale del film: [img size=200]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images57/imminent.jpg[/img]
Questa, però, dovrebbe essere non la prima uscita, ma la riedizione con titolo truffaldino... ELAMAD.... enorme, il vero titolo in piccolo... Malvezzo spesso usato. Per di più - a sostenere la mia tesi - mi pare che la fanciulla sul flano sia la Del Santo, che solo nel frattempo aveva acquisito notorietà.
DiscussioneZender • 7/08/21 17:34 Capo scrivano - 48839 interventi
Mah capita spesso di trovare flani coi titoli che evidenziano una frase che non c'entra niente col titolo. Non so se sia questo il caso, naturalmente potrebbe essere una riedizione per quanto mi paia difficile scegliere un titolo così...
Mah capita spesso di trovare flani coi titoli che evidenziano una frase che non c'entra niente col titolo. Non so se sia questo il caso, naturalmente potrebbe essere una riedizione per quanto mi paia difficile scegliere un titolo così...
Forse non mi sono spiegato bene. ELAMADONNAAAAAAAAA è stata VERAMENTE la riedizione truffaldina del film. Non è una mia ipotesi. Non è un flano a uscita film (1979), ma un flano da riedizione (1982). Vedi pure qui, alla voce DISTRIBUZIONE: Agenzia Riccardo Finzi... praticamente detective - Wikipedia
CuriositàZender • 31/05/22 09:30 Capo scrivano - 48839 interventi
Com riportato da molti quotidiani all'indomani dello sbarco in Serie A del Monza (dopo la vittoria ai playoff col Pisa), Renato Pozzetto in una scena di questo film fa riferimento proprio al Monza (che come noto non era mai stato prima in serie A). Quando parla con Pierpaola Moser (Lory Del Santo), che offende qualcuno che se ne va via con l'auto, Finzi la consola a modo suo: "E per forza, è dell'Inter, io sono del Monza, non riusciremo mai a venire in serie A, vuoi che gli spacchi la faccia?" Un tipico dialogo nonsense pozzettiano che però, a detta di qualcuno, era diventata una vera e propria maledizione, per il Monza. Al punto che pare Galliani abbia contattato Pozzetto per annullarla...