Esaurita la vena delle squadre antiscippo, antigangster, antitruffa eccetera, il regista Bruno Corbucci reinventa il maresciallo Nico Giraldi e lo inserisce in un contesto meno spettacolare e più "di concetto" (si fa per dire, ovviamente). Prendendo spunto dai gialli di Agatha Christie (se al Tevere si sostituisce il maggior fiume egiziano si capirà anche il titolo), Corbucci non cambia in realtà il personaggio Tomas Milian, garanzia di successo, e si limita a ideare una semplice storia di "corna e omicidi" in cui Giraldi possa condurre le proprie indagini poco ortodosse arrivando a un quadro finale il più chiaro possibile. Ferruccio Amendola, come sempre...Leggi tutto l'alter ego irrinunciabile del Tomas Milian "romano", doppia Nico Giraldi abusando con le immancabili volgarità trade-mark del maresciallo trasteverin, cercando la risata grassa. Purtroppo i limiti di questo genere di film li conosciamo, e non sarà certo qualche diafano cambiamento strutturale ad attrarre un nuovo pubblico. Con Corbucci e Milian sappiamo tutti a cosa andiamo incontro. Non mancano gli infaticabili caratteristi "oscuri" del cinema italiano: dalla "superstar" Bombolo/Venticello a Enzo Andronico (l'abulico avvocato difensore), da Ennio Antonelli (il guardasala dell'ospedale) a Luca Sportelli (l'antiquario), da Jimmy il Fenomeno (spettatore al night) a Enzo Liberti (il "Pinna"). Di più c'è Marina Lante Delle Rovere (ora Ripa Di Meana), all'epoca aspirante diva dal fisico imponente.
Film centrale della saga e inizio dell'imborghesimento di Giraldi. Ci sono delle novità: la formula cambia e diventa quella del giallo classico con un omicidio all'inizio e le relative indagini. Finalmente Bombolo è la vera spalla: da questo film in poi la sua presenza sarà sempre più rimarchevole. Roberta Manfredi è colei che diverrà la moglie di Giraldi, ma solo in questo film. Tutto funziona a dovere e la confezione è sempre più impeccabile: uno dei migliori della serie. Della Lante Della Rovere avremmo fatto tutti a meno.
Nella media dei film su Giraldi. La trama è più da giallo che da poliziesco ma la componente comica si fa decisamente sentire. Molte le battute divertenti, così così la storia, mediocri le scene d'azione. Bravissimi Milian e Bombolo, che qui non è più una semplice comparsa bensì una vera e propria spalla. Cult la scena con Tomas Milian che balla (ripresa nella sigla di Stracult). Piacevole.
A me ha fatto tantissimo piacere guardare questo film. Per chi (come me) ha visto i film della serie in ordine sparso è bello scoprire come nasce il matrimonio con Angela. E sono tante le particolarità di questo film: da Jimmy il Fenomeno spettatore a Nico che veste i panni di Nico Doppio Zero (il ballerino). Come se non bastasse è il titolo che traghetta la saga dalle squadre ai delitti, e quindi ha anche un suo valore. Poi c'è Bombolo, che come al solito è simpaticissimo: questa volta è l'assistente di Nico. Molto molto piacevole.
MEMORABILE: Corca & Stoca (chi se lo ricorda capirà)
Non basta la verve di Giraldi (Milian) a risollevare questo filmucolo zeppo di scemenze (l'inseguimento a cavallo, Nico che balla e canta...). La sceneggiatura è quasi imbarazzante e anche chi ruota attorno al protagonista (Bombolo, alias venticello, escluso) non ha mordente. Sarà per questo che la pellicola è piena di inutilità tappabuchi e il tutto ne risente pesantemente. Qualche battuta c'è, soprattutto quando Nico parla col procuratore, o con Venticello, ma si perde in un mare di pietose e imbarazzanti sciocchezze. Evitabile.
MEMORABILE: Nico, per far parlare Venticello, gli distrugge pezzo dopo pezzo l'auto nuova; Il cavallo che, portato in casa, "magicamente" diventa quasi un pony.
Con questo nuovo episodio inizia di fatto la serie dei “delitti”, che contrassegnano la seconda parte della lunga saga del maresciallo Giraldi, nato dal connubio tra la fisicità di Milian e la voce di Amendola. Il canovaccio si tinge di giallo-poliziesco - e le risse sono insolitamente cruente - che comunque non sottrae spazio alle battute coatte di Milian e Bombolo. Alla fine il nostro protagonista convolerà a nozze con Roberta Manfredi, poi sostituita dalla più convincente Olimpia Di Nardo.
MEMORABILE: Milian che canta e balla in abito rosso.
Dopo le trasferte americane riuscite solo a metà, Nico torna nella sua Roma e sembra recuperare qualcosa da "Squadra antitruffa", almeno nelle atmosfere; molto scene d'azione (vedi l'inseguimento a cavallo) vengono mortificate da una colonna sonora non all'altezza (solo la distruzione della Citroen vanta ancora i fratelli De Angelis). Le donne del film fanno rimpiangere le Carati e le Cardini delle Squadre precedenti mentre Bombolo e le battute trucide di Milian mantengono le promesse.
Dopo le varie escursioni negli Stati Uniti, Corbucci rispolvera un'ambientazione e un cast del tutto romanocentrici per la solita investigazione sui generis del Giraldi. Le novità quindi, a parte il matrimonio di Nico, sono poche ma restano inalterati i punti di forza della serie: regia solida, intreccio poliziesco funzionale e interpretazioni convincenti per tutti gli attori, tra i quali si vedono molti caratteristi della nostra commedia come Antonelli (dirige l'obitorio!), Pazzafini e Jimmy il fenomeno.
Forse il più "moscio" della serie di Nico Giraldi. Sembra che battute non ce ne siano più e che il bravissimo Milian si sia stancato. Corbucci (Bruno) ha voluto fare un giallo come ha fatto il fratello in Giallo napoletano, ma il livello è decisamente diverso.
Milian e Corbucci continuano con la serie del commissario Giraldi. Qui sembra però presentarsi poca voglia forse per una trama poco coinvolgente. Il commissario non delude mai e le sue battute tengono comunque lo spettatore sveglio e sorridente. Bravo Milian.
Sesto episodio della serie del maresciallo Giraldi, è uno dei meno riusciti. Poco equilibrata la commistione tra la componente gialla e quella umoristica, il film non si sviluppa adeguatamente nè da un lato nè dall'altro e il protagonista Milian (sempre doppiato efficacemente da Amendola) è poco supportato dal cast di contorno.
Uno dei peggiori della serie su Nico Giraldi. Nessuna continuità col capitolo precedente (spariscono infatti Cannavale e la Fumero) e una trama gialla risibile e banalissima, con il solito innocente incolpato di un delitto e la solita lista di indiziati con molto da nascondere. Le scene d'azione sono pessime e il ritmo è noioso. L'unica novità è costituita dal matrimonio di Giraldi con la figlia del sospettato, che ne fa un passaggio importante nella serie. Anche Bombolo è sottotono e fa poco ridere.
Ahh, finalmente! Dopo troppi film girati in America, il maresciallo Nico Giraldi torna in pianta stabile a Roma, risolve un caso di omicidio e si sposa. Si apre la seconda parte della carriera del personaggio di Tomas Milian, ormai sempre più spinta verso la commediaccia, dove fanno parte sopratutto i personaggi di Angela (soltanto in questo film impersonata da Roberta Mandfredi) e di Venticello/Bombolo. Scappellotti, canzonacce con orridi travestiti e Marina Ripa di Meana, però, non bastano.
Meglio del precedente Squadra Antimafia, in cui la formula dell'indagine romana-trasferta oltreoceano iniziava a mostrare la corda. Come sempre i momenti migliori sono piazzati all'inizio: la riunione con omicidio sul Tevere, la gag con Bombolo finto cardinale. Ma la storia regge senza momenti di noia per tutto il film e l'intrecco poliziesco è più articolato del solito. Non siamo ai livelli del mitico "Antifurto", ma gli appassionati di Giraldi non resteranno certo delusi.
MEMORABILE: Il processo a Bombolo ("Ammazza che avvocato che c'ho!")
Episodio "spurio" della serie, nel senso che non appartiene né alle "squadre" né ai "delitti"; eppure è sempre parte della saga del commissario Nico Giraldi. Si può definire un episodio di transizione, da segnalare più che altro per lo sposalizio di Nico con Angela, qui interpretata da una Manfredi che non regge il confronto con la successiva, burinissima Di Nardo. La vicenda poliziesca (stavolta tutta romana, dopo le trasferte USA dei precedenti) è appena discreta e stranamente anche la verve comica non è al massimo; comunque gradevole.
MEMORABILE: Milian che canta e balla con completo di lustrini rossi, impagabile!
Esaurita la più corale saga delle Squadre (in cui i vari aiutanti Gargiulo & co. avevano una certa importanza) con questo di fatto si inaugura la serie dei Delitti, basata su indagini alla whodunit condotte da Giraldi come un detective solitario e impertinente, quasi un Marlowe borgataro e scanzonato. Personalmente lo reputo tra i migliori del ciclo, riuscito sia nella trama gialla che nelle battute comiche.
MEMORABILE: Il balletto stracult; la distruzione della Citroen di Bombolo; il dialogo sui morti con l'usciere dell'obitorio (Ennio Antonelli).
Il maresciallo Giraldi deve risolvere una serie d'omicidi iniziati in un circolo del fiume Tevere. Solita ambientazione e narrazione provvista di battute salaci e teatrini sboccati. Milian-Amendola stavolta si cimenta pure nel ballo ed è coadiuvato da un valido Bombolo e da un'eccitante Marina Ripa di Meana. Tuttavia la trama è semplicistica.
Avventure der Serpico nostro, alias il Maresciallo Giraldi (perfino il doppiatore è lo stesso, l'indimenticabile Ferruccio Amendola); ma siamo in Italia, anzi a Roma e si vira verso la commedia(ccia) nonostante una trama gialla che si lascia seguire insieme a fughe, scazzottate e ai caratteristi che abbiamo amato: Bombolo "Venticello", Antonelli, Jimmy il Fenomeno, ecc.. Qui c'è anche Marina Ripa di Meana, bella ma inutile. Nei secoli la scena cult del ballo con il sobrio completo rosso.
MEMORABILE: L'esibizione di canto in lamè rosso, immortalata da Stracult.
Così così. Più giallo che poliziottesco, non ancora lanciato a tutto gas nel pecoreccio più scatenato e sublime (di cui però c'è un'importante anticipazione, nella celebrata scena "disco"), non aiutato da un doppiaggio pessimo e da un casting traballante. Marina non ancora Ripa di Meana mostra con parsimonia le rinomate gambe, e a questo avrebbe dovuto limitarsi, mentre tenta invece di recitare.
Film che si apre con una scena che, variando leggermente il contesto, potrebbe appartenere ad un classico giallo inglese, la trama è quasi assurda nella suo essere elementare, ma non importa: svolge comunque un ruolo ancillare rispetto ad un Giraldi sempre più individualista, esibizionista, quasi clownesco, che regala al film una pennellata di divertente cattivo gusto, di romanità spaccona e sorniona. Anche la love story con la Manfredi mantiene una divertente leggerezza. L'alchimia con Bombolo è qui particolarmente felice. Equilibrato.
MEMORABILE: L'esibizione canora di Milian e Bombolo finto-arcivescovo.
Trama da quiz giallo o da "Se voi foste il giudice" di Settimana memoria (o la Christie, giustamente). Dico che qui Giraldi si definisce sempre di più come esponente del milieu popolare parolacciaro bonario tera tera core de Roma e meno come detective, anche se il giallo c'è. A volte fa ridere ma è pessimo con le Sorelle Ricotta. Marina L.D.L. è un baccalà e pure come bellezza... bah. Meglio (di poco) la Manfredi, più aderente al personaggio. Il limite della serialità si sente tutto. Andronico cita l'avvocato d'ufficio di Un giorno in pretura.
MEMORABILE: Jimmy il fenomeno aizza la folla discotecara; Momento top del film.
Esauriti i pendolarismi Italia-USA-Italia, le maresciallate di Nico er Pirata piantano per sempre le radici in terra autoctona, segnando anche l'ideale giro di boa del popolare ciclo endecafilmico. Di turno stavolta un giallo alla romanaccia, malamente innescato da spinterogeni letterari antidiluviani ("10 Piccoli indiani"; il blackout "mortifero") e poi costretto verso circuiti tortuosi impercorribili da un tassista della commedia come Corbucci (le ricostruzioni relativistiche in stile Rashomon). A magazzino trivialità maccheroniche, manate sui glutei e l'inevitabile compilation di sberle onomatopeiche.
MEMORABILE: Massimo Vanni e l'ossigenato John P. Dulaney che pomiciano in auto simulando una coppietta infrascata...
Uno degli episodi meno riusciti della saga di Nico Giraldi. La storia gira un po' a vuoto anche a causa di un cast decisamente poco coinvolgente e a una storia che si trascina a fatica verso il finale. Tomas Milian è sempre apprezzabile, così come Bombolo; meno bene il cast femminile, con le sbiadite Roberta Manfredi e Marina Ripa di Meana.
Anello di congiunzione tra la serie delle Squadre e quella dei Delitti (sempre con Tomas Milian), il film è poco più che una compilation di battute pecorecce (molto simpatiche) sullo sfondo di indagini relative a vari omicidi. Nel cast figurano oltre a bravi caratteristi anche Roberta Manfredi e Marina Lante della Rovere. Strepitosa l’esibizione di Milian, cantante dance anni 70, con tanto di coro simil Sorelle Bandiera. Musica sopra la media del genere, firmata Rustichelli (che riutilizza comunque sonorità di Squadra antitruffa).
MEMORABILE: Tomas Milian rivolto a Bombolo che sputa sul parabrezza: "Che fai, ce scatari?" "No, la lucido!"
Limortacci, stoca e corca sempre in bocca (quasi fossero password salvifiche della qualità mortifera di un film dinoccolato dalla trama scarmigliata), Milian cerca di mettercela tutta nel fare le cose come Christie comanda, ma a Corbucci l’idea di girare una sola scena che possa anche solo lontanamente accattivare sembra fargli scendere l’ernia; e fa stramazzare il morale vedere Tommy sacrificato in numeri pantomimanti le Sorelle Bandiera, e si sente che le battute non se le scrive più da solo. La scampa giusto qualche spiritosaggine lessicale, tutto il resto è quella cosa cantata da Califano.
MEMORABILE: “Guarda che peffà er buffone bisogna avecce er core così, sentimento, capito?, un par de cojoni così!”
Lo squallore e la mancanza di cura possono essere mitigati ma non scusati da un budget troppo basso. La regia del Corbucci meno noto è pessima, così come ogni componente tecnica del film nonché il cast, con l'esclusione di Milian (doppiato dal bravissimo Amendola), unica nota positiva dell'intero film. La trama non sarebbe così male, ma tutto il resto, da Venticello all'ambigua sequenza al Festival Rock (eh!?) è da cancellare e dimenticare. Insomma, un "feuilleton" volgare e per niente comico.
MEMORABILE: Tutti gli accendini in tasca e tre ore per accenderli? Secondo me erano tutti complici...
Come giallo è un "filmaccio"; perché nonostante il tentativo di comporre una certa trama strutturata e razionale, il finale risulta banale e il colpevole non è inchiodato da nessuna prova ma solo dal ragionamento logico (ma processualmente insussistente) del maresciallo (qui un vero marpione con le signore, in particolare con la bella vedova inconsolabile). La componente "leggera" invece non è malvagia, con i soliti momenti delle sberle al mitico Venticello che arriva a "cacciare" un portafoglio rubato nelle tasche di Giraldi dopo un taccheggio sul bus.
Pur avendo visto solo alcuni film della serie, questo mi sembra ben bilanciato tra la parte farsesca (con le sparate del maresciallo Giraldi e i duetti con Bombolo/Venticello) e quella delittuosa, vero e proprio giallo che mantiene comunque una vis comica, caratteristica della serie. Apprezzabili alcuni eccessi come l'inseguimento a cavallo e la distruzione dell'auto di Venticello, molto meno invece l'intermezzo musicale, per molti un cult, con un Milian che si esibisce vestito di rossi lustrini.
Uno dei film meno riusciti della serie, causa una trama gialla interessante ma sviluppata male e una commistione con la componente umoristica poco riuscita. Milian è come sempre il migliore, ma non è supportato da un buon cast di contorno (eccezion fatta per Bombolo). Prima parte noiosa, con un inseguimento a cavallo che lascia il tempo che trova; meglio il secondo tempo, con una soluzione del caso che permette al film di arrivare ai due pallini. Sufficiente, non di più.
Nel 1979 ormai la gente va a vedere il commissario Giraldi a prescindere; forse per questo Amendola e Corbucci si sentono autorizzati a scrivere con la mano sinistra questo copione che il secondo metterà in opera con il motto di "buona la prima". Restano una valida prova di Milian, meno debordante del solito, con sentori del periodo in cui il poliziotto lo faceva per davvero e qualche battuta di Bombolo che rifà se stesso. Decorativa e a tratti irritante la presenza femminile. Solo per completisti.
MEMORABILE: Gli occhi di Milian quando fa complimenti di natura sessuale a Marina Lante della Rovere...
Capolavoro di doppiaggio quest'ennesimo capitolo a tinte gialle che ruota attorno al leggendario personaggio incarnato da Tomas Milian: nessuno pare recitare con la propria voce! La regia guizzante e professionale non può non notarsi e il divertimento è assicurato, fra gag varie, battute in romanesco e scampoli di una commedia all'italiana oramai verso il tramonto. Tanto bella quanto inespressiva e "gessata" Marina Lante della Rovere.
Dopo il fiacco Squadra antigangsters, Corbucci riporta a Roma Nico Giraldi connotandolo da qui in avanti più come investigatore che come poliziotto e dà più spazio a Venticello. Malgrado queste novità, il film, nonostante i pimpanti Milian e Bombolo, è tra i meno incisivi della serie, a causa di una trama poco consistente e di un cast di contorno poco brillante (in particolare sul versante femminile) o male impiegato (Vanni e Dulaney sono declassati quasi a comparse).
MEMORABILE: La pomiciata in auto tra Ballarin e Gargiulo; Nico Doppio Zero e le Sorelle Ricotta; La distruzione dell’auto di Venticello.
Via, consoliamoci con tantissime facce amate (Leo Gavero, Liberti, Donatone e Angelo Pellegrino) e con quelle familiari location romane (Trastevere, i vari vicoli, lo stesso Lungotevere). Questo perché il meccanismo whudunit non esiste, si risolve quasi per interecessione divina e lascia le usuali e divertenti volgarità del commissario (più gratuite del solito) a difendere da sole un fortino un po' sconquassato. Milian e Bombolo in disco, con la partecipazione di Jimmy il Fenomeno, sono però una pagina di storia. Voto d’affetto.
Un'ulteriore occasione per Milian di rispolverare la tuta blu del maresciallo Giraldi in un giallo semplice e rispettabile nella sua pur semplice costruzione. La ricerca dell’assassino è ben congegnata e non soffre troppi cali di ritmo, anche perché le brevi parentesi con i tanti caratteristi non lo permette. Non mancano inseguimenti, di cui solo quello a cavallo sembra fuori luogo. Anche il linguaggio, seppur colorito, non scivola mai nell’insostenibile. I frangenti con Bombolo poi sono sempre divertenti e goliardici anche dopo cento visioni.
Sesto di undici film di Giraldi (Milian) e spartiacque tra le cinque "squadre" precedenti e i conque "delitti" successivi. Iniziano i film girati prevalentemente a Roma. La trama strizza l'occhio ai gialli della Christie (anche il titolo). Netto miglioramento rispetto al precedente. Buona sceneggiatura e grande spazio concesso alla commedia rispetto al poliziesco. Diverse chicche e battute degne di nota: inseguimento a cavallo in stile western (autocitazione?), il balletto di Nico Doppio Zero. Marina Ripa di Meana nel cast. Finisce l'epopea da scapolo di Giraldi.
MEMORABILE: Giraldi tenta l'approccio con l'elegante donna alto borghese proponendogli lo scambio di chewingum masticato: "Signo',famo gomma a gomma".
Nulla di speciale ma un giallo-commedia che possiede una trama solida dal congegno inquisitivo basico ma che si snoda in modo chiaro e privo di contraddizioni affidandosi a un ritmo spedito e senza ristagni. Il lato vernacolare e buffonesco della storia ben si amalgama con le indagini deduttive del maresciallo senza quasi mai tracimare nella volgarità più becera e triviale. Ben rimarcato l’aspetto generoso e romantico di Giraldi nella sua storia d’amore con Angela Santi.
Solita commistione tra azione (in questo caso giallo più che poliziottesco) e commedia in questo film che pone fine alla serie delle "squadre" per inaugurare la saga dei "delitti". In verità il personaggio è ben costruito e funziona e molte scene risultano spiritose, pur non aspirando a essere tra le migliori del ciclo. I punti alti si raggiungono nelle sequenze d'azione (la distruzione dell'auto per far parlare Bombolo, l'illogico inseguimento a cavallo). Le parti gialle sono semplici e ben congegnate, le comiche spesso troppo facilotte. Vedibile.
Episodio curioso della saga di Giraldi che si colloca in mezzo, tra le "Squadre" e i "Delitti". I toni del poliziesco vengono smorzati e il film appare più come un giallo, con la ricerca dell'assassino, i possibili sospetti e cosi via. La parte comica è affidata a un Bombolo un po' sottotono e alle parentesi con la Manfredi gelosa della Ripa di Meana. Tutto sommato passabile.
MEMORABILE: Giraldi/Milian che si lancia all'inseguimento dei cattivi con fucile in mano e in sella a un destriero come in un western.
Gradevole, brioso, con un Milian all'apoteosi e una Lante della Rovere al massimo del suo splendore estetico, nonostante una certa legnosità. La storia è molto briosa, con mille gag e trovate per uno dei film di Milan/Giraldi più godibili e divertenti. La scena del night e del processo entrano di diritto nella storia della commedia italiana. Eccellente cast di contorno, a partire da un Bombolo in gran spolvero, alla Manfredi e al fantastico stuntman Quinto Gambi. Un film da vedere e rivedere fino allo sfinimento.
MEMORABILE: Il processo di Bombolo; Milian cantante; La bellezza della Lante della Rovere; I duetti con la "coatta" Manfredi; La storia e le gag.
Il maresciallo Giraldi risolve un omicidio coi suoi modi spicci e si apprezza il fatto che stia sotto un limite fastidioso di volgarità. Altalenante la resa tra digressioni nel giallo, qualche sberlone e amenità varie tra l'obitorio, il cavallo a casa e la canzone al festival. Poteva essere anche un noir accettabile se si fossero curate meglio le seconde linee, perché la Lante della Rovere ha solo presenza, la polizia non esiste e Bombolo riempie un paio di spazi. La risoluzione del caso ha anche un minimo di costruzione criminale.
MEMORABILE: L'inseguimento col cavallo; La canzone con a fianco gli emuli delle sorelle Bandiera; La macchina sfasciata a cabriolet.
Nico Giraldi torna a Roma e ci resta (meno male!); tornano pure Trentini (senza Tozzi) e soprattutto Venticello, che le prende anche dalla futura signora Giraldi (Roberta Manfredi, non ancora Olimpia Di Nardo). La colonna sonora romanesca di Carlo Rustichelli è perfetta ("Roma stasera" strumentale e cantata da Lando Fiorini; Rustichelli ripesca "Sinnò me moro" da Un maledetto imbroglio, ma si ignora l'interprete). Mario Donatone, Alfredo Farnese, Leo Gavero e Andrea Aureli presenze ricorrenti, iconico Enzo Liberti (il Pinna). Episodio di onesta fattura, ponte tra Squadre e Delitti.
MEMORABILE: Venticello prete tedesco ("Lei fare konten e poi dare resten, perke io non kapisken") e monsignore paraguayano; Rincojo; Le Sorelle Ricotta.
Dopo la doppia trasferta americana (antimafia e antigangster) Giraldi torna a Roma e stavolta si occupa di un omicidio. Ovviamente lo fa a suo modo, e non mancherà di menare Bombolo (oltre a distruggergli l'auto per farlo confessare). Ma l'evento più importante di questo capitolo è sicuramente il suo matrimonio, che nei film successivi diventerà centrale. Buona la prova di Marina Ripa di Meana, perfetta antitesi di Milian. Episodio non irresistibile ma dignitoso.
Il titolo è a sé stante, diverso dalle "squadre" e dai "Delitti" (chissà mai perché). La vicenda, come del resto quella degli altri film, si segue senza problemi ma in sostanza il film non pare convincere più di tanto. Manca insomma una certa anima, anche se gli sforzi si vedono. E' evidente come Bombolo sia inserito qua e là tanto per dare un po' di umorismo alla vicenda, ma è qualcosa che sa di appiccicato a forza. Tra i caratteristi Enzo Liberti e Jimmy il fenomeno. Sufficiente ma null'altro. Per gli stretti amanti del genere.
La cosa buona dei film sul maresciallo Giraldi è che, nonostante evidenti problematiche in sceneggiatura e la generosa concessione alla volgarità, non annoia mai. Pur non essendo uno degli episodi più riusciti della saga, anche questo vale la pena di essere guardato per la sua leggerezza, la sua scorrevolezza, e per apprezzare il mestiere di Bruno Corbucci. Il lato prettamente poliziesco invece fa un po' acqua da tutte le parti. L'indagine non convince dall'inizio alla fine. Ma c'è Tomas Milian, c'è il grande Bombolo (per la verità poco usato), c'è Enzo Liberti... Godibile.
Episodio tra i più gradevoli della serie, complice la trama un po' più "gialla" e la presenza di caratteristi adatti alla situazione. Si respira una Roma che purtroppo non esiste più e un intreccio acquatico alternativo. Piacevole la Manfredi, alla sua unica apparizione nella saga e la sempre apprezzata accoppiata con Bombolo, da sempre spalla perfetta per Milian.
MEMORABILE: Bombolo e l'avvocato in tribunale: "Ammazza quanto parla sto avvocato!"; Giraldi e la Lante Della Rovere; Bombolo vestito da prete nella gioielleria.
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DiscussioneAlex75 • 18/04/18 17:15 Call center Davinotti - 710 interventi
Zender ebbe a dire: Kanon ebbe a dire: Oltre ad apparire nello striscione in palestra come ricordato nello speciale apposito, l'invereconda réclame di Fernet Branca è perfettamente udibile al 70° minuto, quando Bombolo entra nella sala consolle a fare il dj. Ecco il testo:
"Attenzione, questa manifestazione è patrocinata da Fernet Branca! Ricordate: Fernet Branca, non ha tradito mai una digestione. Fernet Branca!" Fantastico! Peccato sia già presente tra i film dello special se no entrava di diritto nell'altro speciale, quello delle pubblicità spudoratissime!
Per me il "carico da 11" rimane Milian che esalta in rima le doti dell'acqua Pejo in Squadra antitruffa
DiscussioneZender • 18/04/18 17:33 Capo scrivano - 48360 interventi
Ricordo una puntata di diversi anni fa (quindi, introvabile in rete) del programma "La valigia dei sogni", condotto da Alberto Crespi su La7, dedicata, se non sbaglio, al successivo film "Delitto a Porta Romana", in cui si raccontò che a Roberta Manfredi fu offerto di fare anche quel film. Però, ci si mise di mezzo il padre e quindi chiamarono Olimpia Di Nardo per fare la moglie di Nico. Nessuno conosce qualcosa in merito?
DiscussioneGeppo • 27/04/19 19:00 Call center Davinotti - 4349 interventi
Alex1988 ebbe a dire: Ricordo una puntata di diversi anni fa (quindi, introvabile in rete) del programma "La valigia dei sogni", condotto da Alberto Crespi su La7, dedicata, se non sbaglio, al successivo film "Delitto a Porta Romana", in cui si raccontò che a Roberta Manfredi fu offerto di fare anche quel film. Però, ci si mise di mezzo il padre e quindi chiamarono Olimpia Di Nardo per fare la moglie di Nico. Nessuno conosce qualcosa in merito?
Sì, è vero, le cose andarono proprio così. Ricordo anche io quella puntata.
Trovato il dvd a 4.90 euro in un’edicola di via Appia Nuova. Questo film non l’avevo mai visto a differenza dei cinque “delitti” successivi sbrogliati dal maresciallo Nico Giraldi. Questo “Assassinio sul Tevere” mi ha piacevolmente sorpreso per la pulizia dell’insieme e per l’equilibrio, che diventa quasi collaborazione, tra l’aspetto prettamente giallo della vicenda e la parte burlesca e brillante della storia. Qui Nico Giraldi, che certamente non parla e non si comporta come un damarino oxfordiano, non deborda in troppe volgarità gratuite che fanno tanta pittoresca ambientazione romanesca ma che nei successivi film saranno fastidiosamente moltiplicate anche per sopperire a carenze di situazioni comiche e a buchi di sceneggiature a volte troppo scheletriche. Ottimo anche il concerto recitativo di tanti egregi caratteristi che hanno fatto la storia di tanto cinema popolare italiano: Nello Pazzafini, Ennio Antonelli, Enzo Andronico, Enrico Luzi, Enzo Liberti, Alberto Farnese, Marino Masè, Marcello Martana, Leo Gavero, Luca Sportelli, Jimmy il Fenomeno, e, soprattutto, l’impareggiabile Bombolo…Quanta nostalgia per un cinema italiano verace e sanguigno che non c’è più…
Titolo ispirato a Assassinio sul Nilo, di John Guillermin, del 1978, anche se tutti i riferimenti al vero giallo di Agatha Christie finiscono con il titolo.
HomevideoDusso • 18/08/21 21:47 Archivista in seconda - 1878 interventi
In uscita domani in dvd in edizione rimasterizzata per Raicom (insieme ad altre uscite già presenti in home video sempre con scritto sulla copertina che si tratta di un edizione rimasterizzata).