(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Siamo onesti: se al posto di Pozzetto e De Sica i protagonisti fosseero due comici modesti adesso saremmo qui a parlare di RICKY & BARABBA come una delle peggiori commedia uscite in Italia negli ultimi anni, non ultima causa la regia anonima di Christian De Sica. Invece Pozzetto riesce ancora a farci ridere, perlomeno nella prima parte, con il suo umorismo tagliente e le sue (qui forse davvero troppe) concessioni alla volgarità. Purtroppo, quando ci si accorge - presto - che ogni situazione è già vista e stravista (c'è molto dell'ambientazione già presente in UN POVERO RICCO...Leggi tutto, ma anche un Pozzetto che si ritrova nella medesima condizione vissuta in NOI UOMINI DURI) ci si inizia ad annoiare e a considerare la sceneggiatura (opera, tra gli altri, dei soliti Benvenuti e De Bernardi) poco più che un rozzo rimescolamento di vecchie gag (insopportabile la scena al ristorante con mega-rutto finale). De Sica è comunque credibile nella parte del barbone quanto Pozzetto lo è in quella abituale del finanziere lombardo. Poco azzeccata invece la colonna sonora, intrisa di intermezzi pseudo-jazzistici fuori luogo, mentre la fotografia è di rara piattezza. Nel secondo tempo, nonostante l'inserimento di Franco Fabrizi e Sylva Koscina, il film crolla definitivamente perdendosi addirittura in noiose carrellate "d'ambiente".
E' un film di bassissimo livello, con battute volgarotte e pieno di luoghi comuni... e allora? A me fa sorridere e decido quindi di salvarlo dal baratro del pallinaggio più basso. Tra De Sica e Pozzetto si instaura infatti una ottima intesa recitativa che rende persino accettabile il solito (e innocuo) messaggio buonista finale degli onesti che sconfiggono i finanzieri truffaldini. Insopportabile la Reggiani, ma questo era il suo ruolo nel film. Sylva Koscina è splendida, nonostante l'età.
MEMORABILE: La moglia fedifraga si redime: "Dai bacino a topino, topino"... e Pozzetto "No, dò calcione a troione, troione".
Mal riuscito tentativo (comune ad altri film dello stesso periodo) di abbinare la comicità romanesca (De Sica) con quella nordista-milanese (Pozzetto) affidandosi a personaggi che vengono pescati nelle opposte categorie sociali. Il film purtroppo presenta una sceneggiatura piuttosto mediocre e una regia (dello stesso De Sica) piuttosto piatta e banale. Anche le interpretazioni non sono il massimo.
Effettivamente c'è poco di nuovo e tutto risulta già visto (la gag dei numeri di telefono dettati in straniero è identica a quella vista in Troppo forte con Verdone), soprattutto nei film dei due protagonisti; ma il duo è in gran forma, Pozzetto è perfetto nell'interpretare il miliardario (in fallimento) e De Sica il barbone vagabondo; non c'è un grosso impegno né registico e né di altro tipo, ma bastano i talenti recitativi dei due a far con le comuni gag da commedia qualche risata (qua e là) e a far passare il tempo. Salvabile.
MEMORABILE: Sono cinque minuti che sono povero e già mi stanno sul cazzo i ricchi.
A me non dispiace, per una serie di motivi, ma sopratutto perché qui il dualismo Roma/Milano non è sorretto dal pessimo Boldi bensì da Pozzetto, che ha un'altra caratura. Film in sè e per sè non eccellente quanto ad originalità, ma che scorre bene grazie alla buona forma dei suoi interpreti. Bravi anche i personaggi di contorno, stranamente valida per il cinema anche la Reggiani (almeno qui!). Film che non poggia i suoi sorrisi su gag volgari ma oneste, seppur sempre banali, situazioni divertenti.
Insomma. Pozzetto è sì bravo nel suo ruolo di finanziere, ma affiancarlo a De Sica che fa il barbone... Non si ride così tanto e non basta Pozzetto a rendere il film accettabile. Infatti la storia non convince e la regia (sempre di De Sica jr.) è scialba.
Era inevitabile che prima o poi il "lumbard" Pozzetto sostituisse Boldi, almeno per una volta, al fianco di De Sica per rinverdire l'atavico confronto Roma-Milano. Il succo del film sta tutto qui, nel gustoso contrasto tra il barbone burino (Christian è su alti livelli) e l'imprenditore bauscia in rovina (Renato con la battuta sempre pronta). Comunque anche la storia di fondo non è poi troppo abborracciata e le musiche di "fratello Manuel" non sono per niente male.
MEMORABILE: La "cosa elettrica" al pronto soccorso e lo "scambio" in treno.
Dozzinale commediaccia diretta senza particolare idee e buon gusto da un De Sica che gigioneggia fin troppo nel ruolo di Barabba. Pozzetto dal canto suo risulta in parte, ma la pellicola non gli rende giustizia. Sprecato il resto del cast. In definitiva, un film del tutto trascurabile.
Complementare dal punto di vista sociologico a Uomini, uomini, uomini, o quantomeno così vorrebbe apparire, etichettando De Sica come cronista delle minoranze disagiate. Il canovaccio è più o meno quello di Mani di Velluto intersecato con In viaggio con papà, ma zeppo di clichè come il personaggio stravagante al ristorante di lusso, la valigia chiusa nella porta scorrevole e altri deja vu. Complessivamente gradevole, ma tutt'altro che memorabile.
Una trama minimale, gag tutto sommato prevedibili, il classico confronto tra milanesi snob e burinacci romani: ma allora perché dò 3 pallini al film? Perchè ha un primo tempo dall'ottimo ritmo, perché De Sica non era così simpatico e bravo da tempo, perché Pozzetto dimostra ancora una volta di essere mitico, perché la coppia comica in questo caso funziona alla grande. E c'è pure Giovanni Lombardo Radice! Il film diverte e scorre che è un piacere, peccato solo per la colonna sonora poco adatta. Leggero, ma meglio di epigoni più blasonati.
Nonostante la trama sia zeppa di gag già viste e rubi la seconda parte al più famoso Una poltrona per due, questo filmetto funziona: fa ridere, il primo tempo ha un buon ritmo, la coppia Pozzetto-De Sica funziona bene ed entrambi dimostrano di essere commedianti di razza; la musica jazz in colonna sonora serve a dare velocità e simpatia all'operazione e il cast di contorno è davvero niente male (la Koscina, la Merlini, Fabrizi). Un film senza pretese ma che diverte.
Modesta prova registica di De Sica (decisamente meglio come attore qui e altrove) che confeziona una commedia esile dalle situazioni già viste e dagli sviluppi usuali.
La sceneggiatura è deprimente nella sua prevedibilità e così non ci si stupisce troppo e i momenti divertenti sono quasi assenti così come le battute che vanno a segno. Evitabile.
Chi non ha visto questo film in uno dei suoi duemilanovecento passaggi televisivi? Credo nessuno. Commedia senza infamia e senza lode, che si lascia guardare, volendo anche più volte, pur senza divertire troppo. Il duo Pozzetto-De Sica non è il massimo ma certamente entrambi han fatto film peggiori. Da vedere. Ma anche no.
Mi è sempre sembrato una sorta di Una poltrona per due made in Italy un po' malfatta, questo film di Christian de Sica, attore che ha trovato maggior fortuna solo con le commedie natalizie di de Laurentiis. Il duo è discretamente affiatato, anche se avrei preferito che Renato Pozzetto avesse impersonato lo straccione-filosofo e Christian de Sica il riccone, tradito da moglie (una simpatica Francesca Reggiani) e dal suocero (uno degli ultimi personaggi di Franco Fabrizi). Divertenti i cameo di Sylva Koscina e di Marisa Merlini. **
Un riccone milanese, un barbone romano ed in mezzo una valigia con i soldi. Comicità spicciola; si cerca la battuta sociale o proletaria, con carenti risultati; purtroppo il figlio di Vittorio dovrà farne di strada per avvicinarsi all'ineguagliabile figura paterna...
Dopo mezzora, perché continuare a guardare questo brutto film? Perché in mezzo alle banalità, alle lentezze, ai troppi "già visto" e via dicendo, qua e là si sprigiona, quasi improvvisa, qualche fiammella da parte di De Sica e di Pozzetto. E c'è qualche volto caro, come Bruno Corazzari e la Merlini, per finire con Cerulli, che fa il maitre al ristorante di lusso.
Una poltrona per due all'italiana, con un omaggio al Povero ricco; uno degli ultimi Pozzetto brillanti, prima del declino, si trova a suo agio con un De Sica spumeggiante, che sa passare dal ruolo di Yuppies a quello di barbone con tale disinvoltura da poterlo considerare un validissimo attore. La trama non è malaccio e fila via bene; pure il resto del cast si comporta bene, anche se sono la solidità e la complicità dei due protagonisti, seppur così diversi sia nel film che nella realtà, il punto forte del film stesso. Per una serata diversa.
Commediola dalla confezione sciattissima ma nel complesso guardabile, con una storiella che si trascina senza particolari intoppi scopiazzando a destra e a manca. Gag in grandi quantità ma spesso fallimentari, dialoghi a tratti simpatici ma appesantiti da troppe parolacce gratuite. Nel cast, Pozzetto funziona, ma meno del solito, indubbiamente bravo invece De Sica. Completamente fuori luogo la colonna sonora a base di canzonette dance.
De Sica e Pozzetto reggono stoicamente una sceneggiatura ignobile e scurrile che tenta di prendere il meglio della commedia brillante americana (Una poltrona per due su tutti). Nonostante gli innumerevoli difetti tecnici (regia piatta e fotografia pessima), qualche gag provoca ilarità e spensieratezza. Nella mediocrità totale, Pozzetto estrae dal cilindro una delle sue battute migliori, che eleva il pallinaggio a due e mezzo.
MEMORABILE: Pozzetta che sottolinea l'importanza della qualità a discapito della quantità in ambito sessuale...
Niente di eccezionale, ma neppure sotto la sufficienza. Pozzetto non al massimo e oscurato da un De Sica frizzante e in forma. Alcune gag sono indubbiamente divertenti. Compaiono diversi caratteristi degli 80 come Cerulli e Corazzari; una particina anche per la cantante Calandra. Passabile.
Commedia non proprio memorabile, ma tutto sommato passabile con l'inedita coppia Pozzetto-De Sica che ci regala alcuni momenti di ilarità, frenati tuttavia da un copione che non è un granché. La Reggiani se la cava sufficientemente ma non è poi tanto in forma.
Quasi simile nel soggetto al coevo Infelici e contenti - Pozzetto in disgrazia trova una spalla improbabile che lo aiuta - è in realtà una delle peggiori commedie degli anni 90. Perché ha una sceneggiatura mai interessante e stringata, perché è volgare oltremisura rispetto allo standard di quei tempi e soprattutto perché, come i cliché imponevano, è omofoba e machista. La regia poi non è certo il lato migliore di De Sica e si vede, e Pozzetto non è sicuramente quello dei giorni migliori. Da vedere e dimenticare.
De Sica e Pozzetto agli antipodi: l'uno povero e l'altro ricco. Un'idea di base arcinota ma ben confezionata. I due attori sono protagonisti di siparietti comici di notevole fattura e il tutto prosegue dignitosamente sino alla conclusione, un po' scontata ma accettabile nell'ottica di una commedia.
Di sicuro il meno peggio (assieme a Simpatici & antipatici) dei film girati da De Sica: non una grande conquista, direte voi. La storia è quello che è, un mix tra Una poltrona per due e l'antico topos del ricco che diventa povero, ma a me certi momenti strappano parecchie risate perché lo "scontro" tra Roma e Milano funziona bene e perché sia Pozzetto che De Sica sono comunque due grandi comici quasi sempre con i tempi giusti. Inoltre il ritmo non manca mai, cosa non scontata in questo genere di pellicole di solito appesantite da momenti di bonaccia.
MEMORABILE: "E' un poeta dialettale amico di Bob Dylan"; "Questo mio caaaaarissssimo amico".
Becera operazione di scopiazzatura di Una poltrona per due che passa per citazioni dei Blues Brothers. Operazione inutile e anche noiosa: Pozzetto sembra quasi interpretare il suo personaggio per inerzia mentre Christian De Sica cerca di coinvolgere in un divertimento che sembra solo suo. Scontato e banale.
Uno dei film con Pozzetto più spassosi, di una volgarità piacevolmente graffiante, supportato da un De Sica in strepitosa forma. Poco o nulla importa se il soggetto sa di già visto in quanto la realizzazione è quanto di più buono e originale sia apparso in quel periodo; solo verso la fine cala leggermente di tono, ma senza annoiare. Sottovalutate le ottime musiche dell'altrettanto sottovalutato Manuel De Sica. Il cast è perfetto e ogni attore non potrebbe calzare meglio nel ruolo (indimenticabile Carlos Alberto Valles). Un must del genere.
Ultime cartucce per Pozzetto (si rifarà con il teatro) e fase di passaggio per un De Sica che tenta la via da regista/attore (con scarsi risultati) e, nel frattempo, vincente nella consueta formula dei cinepanettoni. Complessivamente la commedia funziona male: tempi morti, sensazione di "già visto" continuo e, soprattutto, di ruoli mal assortiti: sarebbe stato meglio Christian nei panni del ricco cafone e Renato in quelli del vagabondo di classe. La pellicola ha una sua dignità in forza di qualche genialità del grande comico lombardo.
MEMORABILE: La moglie di Pozzetto (Reggiani) si lamenta che non fanno l'amore da mesi e lui le risponde: "Vero, ma diamo un occhio alla qualità".
De profundis cinematografico della commedia all'italiana grazie a un film di uno squallore indicibile. Il De Sica regista è atroce, piatto e volgare nel tracciare la differenza di classe sociale tra un milanese ricco e un romano barbone. Si va avanti per luoghi comuni e si arriva faticosamente alla fine, maledicendo il momento in cui si è cominciato a vederlo. Pozzetto, poi, è imbolsito e quasi apatico. Da dimenticare.
Forse il film più gradevole del Christian De Sica regista, si basa tutto sulla verve dei due protagonisti, con un De Sica trattenuto e un Pozzetto al solito mattatore della scena. Era il 1992 e gli yuppies anni 80 si stavano convertendo in viscidi truffaldini senza scrupoli e anche questo si riesce ad avvertire, nel film. Simpatico.
Niente che non si sia già visto ma il film, almeno nella prima parte, funziona. Merito dei due protagonisti, tanto in gamba come attori quanto deludenti come registi, che sebbene malserviti da una sceneggiatura prevedibile e non di rado pure volgare, riescono a conferire un qualche interesse a questa commediola. Il punto è che tutto si basa sulla classica contrapposizione Nord/Sud corroborata da quella altrettanto abusata ricco/povero e alla lunga il giochino stanca. Improponibile la Reggiani, divertente cameo per la Koscina.
Commedia leggera, con una sceneggiatura ridotta ai minimi termini, retta interamente dalla verve dei due protagonisti. Pozzetto è il finanziere milanese infelice in amore, De Sica il barbone romano pieno di inventiva e ottimista. La coppia funziona e vi sono scenette simpatiche e divertenti. Insomma, una di quelle pellicole che si guardano senza alcuna aspettativa particolare e riescono invece a regalare qualche sorriso.
Un clochard aiuta a ritrovare la moglie a un riccone spiantato. Contrapposizione dei ruoli che si ribaltano, poche gag (già viste peraltro, vedi Blues brothers) e addirittura un finale mezzo copiato e frettoloso. Pozzetto è spuntato e De Sica è meglio quando parla forbito che quando è grossolano. Musiche che non centrano nulla coi ritmi dance di quegli anni. Piccola nota per la parentesi di Montecarlo, almeno per le sfarzose location. Tra i piccoli ruoli di contorno si fa preferire la Koscina.
MEMORABILE: Il numero di telefono coi gesti; Il premio per il vestito da barbone.
Un Pozzetto che non delude mai, un De Sica in grandiosa forma, la Reggiani puntualmente spassosa, la Koscina splendida a qualsiasi età: cosa volere di più? L'incontro/scontro "una tantum" tra il distinto milanese in carriera e il barbone romano cafone funziona, fa sorridere e spaziare col pensiero. Un'avventura decentrata (e un po' cinepanettoniana) quasi tutta on the road, tra gag surreali piacevoli e altre meno. A parte qualche tratto morto e scurrilità italica di troppo, è una notevole commedia con particolari risvolti amarognoli. Invecchiata bene, merita una rivalutazione.
La prima cosa che si nota in questo film è che lo spunto viene dalle commedie americane, in particolare da Landis. Però il combinato disposto tra Pozzetto e De Sica funziona, si fa qualche risata e comunque la storia va in porto senza particolari negatività. Ci sono poi un po' di caratteristi (Corazzari, Merlini...) che comunque impreziosiscono il film. Non è granché ma lo si rivede con piacere.
Una commedia divertente che strizza l'occhio nel finale a Una poltrona per due. Ottimo amalgama tra De Sica e Renato Pozzetto che recitano bene regalandoci piacevoli momenti di svago. Trama non esattamente perfetta come l'originalità della storia, ma nel complesso il film è passabile al contrario della tremenda colonna sonora. Simpatica la presenza di vecchi caratteristi del passato.
Un Pozzetto ormai irrimediabilmente sulla via del tramonto accoppiato a Christian De Sica, sempre in grado di divertire come attore ma terribile come regista. Il film è tecnicamente modesto, e la chimica tra i due protagonisti è poca. Si salvano tre-quattro sequenze, le classiche zampate del vecchio leone, quando Renatone smette di voler recitare e si ricorda che sapeva far ridere, una volta, anche con poco. Bello comunque rivedere il grande Franco Fabrizi. Pessime le musiche di Manuel De Sica.
MEMORABILE: Pozzetto commenta l'acquisto della sua Rolls-Royce: "Ero indeciso tra questa e una Panda: poi è capitata questa...".
Fiacca commedia nel solco già logoro dei blockbuster interregionali (un Pozzetto milanese e viziato affiancato dal De Sica romano e sguaiato) che saccheggia un po' ovunque, dallo spunto iniziale (il clochard che salva il miliardario da un tentativo di suicidio, come avviene addirittura a Chaplin in Luci della città) alla seconda parte dove l'insolita alleanza porterà la coppia alla riscossa (sul modello di Murphy e Aykroyd in Una poltrona per due). Stile pseudo-vanziniano cui la regìa di De Sica non apporta però veri graffi: ogni tanto si abbozza un sorriso e non di più.
MEMORABILE: "È un poeta dialettale amico di Bob Dylan: un uomo di una sensibilità...".
Pur essendo dei primi anni '90, questa commediuola incarna a pieno i postumi della grande sbornia del decennio precedente. Ciò appare evidente a partire dalla scelta degli attori: Pozzetto, prossimo a sparire dal cinema, e De Sica. Perlomeno la loro coppia si completa discretamente, mentre risultano assolutamente snervanti le musiche, specie nella prima parte. Dopo un avvio terribile, anche come recitazione, la pellicola infatti un po' si riprende fino a un finale convenzionale ma non disdicevole.
Nulla di memorabile, eppure la strana coppia formata da Pozzetto e De Sica funziona a dovere. Il repertorio è abbastanza semplificato e punta ad intrattenere con poco di eclatante, ricorrendo a battute e situazioni anche abbastanza truci. Ha il vantaggio di procedere spedito e di non attardarsi troppo con il minutaggio, dimostrando di conoscere i propri limiti e di non voler azzardare il passo più lungo della gamba. Sigla iniziale in pieno stile anni Novanta, come d’altronde l’impostazione della commedia, che si lascia apprezzare anche per queste sfumature di colore.
La storia degli opposti che forse sono più simili di quel che credono funziona da sempre. Pozzetto industriale mediocre è credibile, ma a sbancare è De Sica (qui anche regista ispirato) nel ruolo del senzatetto Barabba. Oltre al dualismo ricco/povero, il film viaggia bene anche nel topos Roma/Milano, qui non poi così marcato come magari in Piedipiatti o Noi uomini duri. Divertente e cafone; con un finale telefonato ma che non stona con il resto dell'intera operazione.
Commedia-road movie di inizio anni '90 spassosa e caciarona, con una affiatata coppia protagonista all'apice della forma e del successo. Pozzetto diverte sempre nella parte dell'imprenditore lombardo sposato con l'odiosissima Reggiani (che è anche quella che lo mantiene), De Sica capellone e barbuto nelle vesti (stracciate) di un clochard. Insieme daranno una stangata in borsa ai cattivi Corazzari/Fabrizi. Numerosi i caratteristi del nostro cinema di genere.
MEMORABILE: Pozzetto e la cameriera napoletana; Il pranzo nel ristorante di lusso; Ferrari Testarossa.
Il film funziona discretamente grazie soprattutto alla bravura e ai cliché dei protagonisti. Alcune gag sono simpatiche (il ristorante, il contrasto fra i due, l'hotel), altre molto meno. Nel finale il film perde di interesse infilandosi in scene riempitive (si veda il ballo in maschera). Regia anonima e televisiva, ma fotografia discreta. Colonna sonora jazz completamente fuori luogo e fastidiosa. In ogni modo, un prodotto vedibile, se non altro per godere della bravura e simpatia dei due protagonisti.
Il doppio dualismo ricco-povero e milanese-romano funziona e diverte alla grande, grazie all'inedita e cultissima coppia Pozzetto-De Sica (quest'ultimo qui si disimpegna molto bene anche come regista, probabilmente nel suo lavoro migliore anche dietro la mdp). Una specie di on the road de "noantri", ben musicato, ricco di hit, con un buon cast di contorno decisamente in parte. Ritmo sempre alto, tempi comici perfetti e un finale in borsa che ammica a un altro cult. Diverse le battute e i momenti memorabili, col risultato di una commedia notevolmente spensierata e sempre piacevole.
Commedia incentrata sulla contrapposizione Nord/Sud a firma di De Sica basata su uno script prevedibile che ruba spunti qua e là (da Un povero ricco a Una poltrona per due). Per fortuna la coppia De Sica/Pozzetto funziona bene e non mancano momenti divertenti e qualche scambio di battute efficace. Confezione tutto sommato dignitosa (anche se non troppo convince la colonna sonora di Manuel De Sica), ma c'è più di qualche tempo morto. Buono il comparto dei comprimari.
MEMORABILE: "Vero, ma diamo anche un occhio alla qualità"; Al ristorante; Il finale.
Divertente up-and-down culturale che abbina un ricco milanese a un senzatetto romano. Due esistenze con abitudini opposte obbligate a darsi manforte per reciproco interesse. La coppia funziona, ognuno snocciolando i propri talenti. Da una parte lo snob costretto ad adattarsi, dall'altra lo zoticone abituato a farlo. Senza proporre trovate memorabili, ci si diverte in maniera sincera e popolare. Dopotutto è una produzione nata per quello: far ridere con disimpegno ricorrendo anche alla grana grossa senza troppe presunzioni. Visto in quest’ottica l’obbiettivo è raggiunto.
MEMORABILE: Il ballo in maschera; “È un amico di Bob Dylan… un uomo di una sensibilità...”; “Cosa dice?”, “Sono un troione, sono un troione”, “È lei, è lei”.
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Buiomega71 ebbe a dire: Fulcanelli ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Oddio, dire che Landis non ha inventato nulla mi pare un pò eccessivo...
Ha dato i natali alle gag demenziali del trio ZAZ, ha svecchiato il mito del lupo mannaro, ha fatto conoscere al mondo la comicità travolgente di John Belushi (anche se personalmente non la amo molto), ha alle spalle uno degli esordi più strampalati e genialoidi che io ricordi
Che possa non piacere e un conto, ma che non ha inventato nulla (o non riconoscerle dei meriti), insomma...
Ma poi, sarà un caso che Christian De Sica (nelle interviste) citi spesso il capolavoro/catastrofico/musicale landisiano?
Massì, sarà un caso... :D
Attenzione Buio, con "non ha inventato proprio nulla" mi riferivo esclusivamente alla scena del ristorante non a tutto il film The blues brothers. Sia Una poltrona per due che The blues brothers sono due film che apprezzo molto, ma trovo sbagliato affermare che Ricky e Barabba sia copiato qua e la, specialmente da Una poltrona per due. A parte il soggetto c'è un'abisso di differenza tra i due.
Poi, non vedo cosa ci sia di male se De Sica ha citato i Blues Brothers nella scena del ristorante (le citazioni, almeno per quello che mi riguarda, sono sempre valore aggiunto)
Nulla di male, ma tenendo conto che comunque De Sica ha citato una scena non originale. Non diamo a John Landis più meriti di quanti ne corrispondano alla realtà.
Fulcanelli ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Fulcanelli ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Oddio, dire che Landis non ha inventato nulla mi pare un pò eccessivo...
Ha dato i natali alle gag demenziali del trio ZAZ, ha svecchiato il mito del lupo mannaro, ha fatto conoscere al mondo la comicità travolgente di John Belushi (anche se personalmente non la amo molto), ha alle spalle uno degli esordi più strampalati e genialoidi che io ricordi
Che possa non piacere e un conto, ma che non ha inventato nulla (o non riconoscerle dei meriti), insomma...
Ma poi, sarà un caso che Christian De Sica (nelle interviste) citi spesso il capolavoro/catastrofico/musicale landisiano?
Massì, sarà un caso... :D
Attenzione Buio, con "non ha inventato proprio nulla" mi riferivo esclusivamente alla scena del ristorante non a tutto il film The blues brothers. Sia Una poltrona per due che The blues brothers sono due film che apprezzo molto, ma trovo sbagliato affermare che Ricky e Barabba sia copiato qua e la, specialmente da Una poltrona per due. A parte il soggetto c'è un'abisso di differenza tra i due.
Poi, non vedo cosa ci sia di male se De Sica ha citato i Blues Brothers nella scena del ristorante (le citazioni, almeno per quello che mi riguarda, sono sempre valore aggiunto)
Nulla di male, ma tenendo conto che comunque De Sica ha citato una scena non originale. Non diamo a John Landis più meriti di quanti ne corrispondano alla realtà.
Mhà, non saprei (personalmente trovo la scena del ristorante nei Blues Brothers forse la meno riuscita del film, per dire), ma se De Sica (in alcune interviste) lo cita (ad esempio: E' un episodio questo un po' alla Blues Brothers, alla Thelmo e Luiso, con gag continue tra noi e loro e, devo dire, è nata una bella alchimia, parlando di un suo "cinepanettone") non mi stupirebbe l'omaggio in Ricky & Barabba
Didda23 ebbe a dire: Markus intervieni tu citando la battuta migliore del film, oltre che tuo assoluto cavallo di battaglia!!
Ragazzi, il film sta in piedi (e me lo ha fatto diventare mito) solo per una GRANDISSIMA battuta dell'immenso Renatone, quando di fronte alla moglie che si lamenta di non fare l'amore da mesi lui risponde: "vero, ma diamo un occhio alla qualità" ahaha
Penso che il ricco che diventa povero e il povero che diventa ricco sia una roba che viene messa in scena dai tempi di Eschilo, più o meno. Se uno comincia così ogni commento dovrebbe rifarsi ad Assurbanipal, non penso sia fattibile. Detto questo, a me il film ha ricordato Una poltrona per due lo stesso, diciamo come precedente più immediato, vedi il finale in borsa e l'impostazione generale del ricco banchiere fregato da un suo socio.
Markus ebbe a dire: Didda23 ebbe a dire: Markus intervieni tu citando la battuta migliore del film, oltre che tuo assoluto cavallo di battaglia!!
Ragazzi, il film sta in piedi (e me lo ha fatto diventare mito) solo per una GRANDISSIMA battuta dell'immenso Renatone, quando di fronte alla moglie che si lamenta di non fare l'amore da mesi lui risponde: "vero, ma diamo un occhio alla qualità" ahaha
Renatone, senza dubbio, è il numero uno assoluto risollevando un film mediocre con una battuta leggendaria.
Personalmente ci ho visto poco Landis, nel film.
Il piatto da 55.000 lire che viene portato a Barabba (De Sica) e Ricky (Pozzetto) è veramente quello ordinato nel menù alla voce "Antipasto", come possiamo leggere parzialmente nel fotogramma (Le altre pietanze sono: Un'insalata - L. 35.000; Cocktail di gamberi - L. 40.000 | Non leggibile - L. 38.000 | Aragostine alle erbe - L. 32.000 | Fois gras delle lande - L. 40.000).
Il cameriere nel presentare il piatto dice chiaramente "Pommes aux amandes scandinaves" (Mele alle mandorle scandinave):
La colonna sonora del film è di Manuel De Sica, eccetto i titoli di testa e di coda "I need you" degli Space Master: un gradevolissimo mix house/techno di produzione italiana che nel 1992 si poteva ballare in discoteca e ascoltare in molte compilation di musica dance.