Come succedeva ai tempi di UN GIORNO IN PRETURA, una commedia a episodi durante la quale gli imputati raccontano, uno alla volta, le proprie disavventure. Dagli stessi autori (Castellano e Pipolo più Martino alla sceneggiatura, lo stesso Sergio Martino alla regia) e gli stessi interpreti (il terzetto Pippo Franco/Lino Banfi/Renato Pozzetto) di ZUCCHERO, MIELE E PEPERONCINO, un film mediocre, risollevato solo dall'innegabile talento comico del cast. Davanti al giudice Pippo Santonastaso, ossessionato dagli spifferi e dal raffreddore (un tormentone di dubbio...Leggi tutto gusto che si protrae fino alla fine tra starnuti, imprecazioni e torcicolli) sfila per primo Pippo Franco, un poveraccio che si è costruito una baracca in spiaggia (evidente la critica all'abusivismo edilizio) e vi si è rifugiato con la moglie (Adriana Russo) e i figli per le vacanze. Purtroppo lì vicino bivacca un gruppo di nudisti comandato dall’emiliano Batacchio (un nome non scelto a caso), che attira la moglie e fa imbestialire il pudico Pippo Franco. Un'idea simpatica, un protagonista in forma (e perfetto nella sua rassegnazione) ma una sceneggiatura zoppicante, con troppe ripetizioni e poca fantasia. Peggio va con Lino Banfi che recupera uno spunto classico della nostra commedia (già sfruttato dai Vanzina e Pozzetto in LUNA DI MIELE IN TRE): la moglie in una sala dell'albergo e la seducente preda (Janet Agren) che attende il protagonista Lino Banfi per un incontro amoroso nella propria camera all'interno del medesimo albergo. Banfi dovrà dividersi tra l'una e l'altra inventando una sequela infinita di scuse correndo mezzo nudo per l'albergo (e i suoi cornicioni, naturalmente). Banfi è l'interprete adatto, ma il copione è misero e riciclato, con tutti i luoghi comuni dell'occasione sciorinati senza pietà: il cagnone da guardia perfido, il maggiordomo, lo strip della bellezza nordica... Meglio concentrarsi sull'ultima episodio, che può contare su un cast notevole a conferma della convinzione degli autori di dare qui il massimo: oltre a Pozzetto e alla splendida Edwige Fenech troviamo infatti i due “arabi” Daniele Formica e George Hilton e, confuso tra la manovalanza, Mattioli. Pozzetto è il proprietario del cantiere navale nel quale un ricco sceicco ha deciso di comprare il suo nuovo yacht. Riesce a convincere i suoi operai (che non paga da mesi) a impegnarsi per far credere di operare in un cantiere organizzatissimo e concludere l'affare. Ma c'è una “postilla” imprevista nel contratto: lo sceicco vuole la tredicesima perla nera per il suo harem... Pozzetto è a suo agio nel personaggio e regala qualche gag memorabile, la Fenech non si spoglia e si produce in sterili danze; Daniele Formica “attendente” dello sceicco è un arabo dall’accento insolito e spassoso. La sorpresa finale è ottima, la conduzione dell’episodio modesta ma a suo modo efficace, cosicché si passa anche attraverso momenti esilaranti e a una storia che, se non altro, si allontana un po' dagli abusati cliché della commediaccia. Un'operazione nel complesso potabile, forse eccessivamente penalizzata da una prolissità (due ore!) fuori luogo.
Come fosse Zucchero, miele e peperoncino parte seconda. Stesso cast artistico e tecnico di tale film. L'episodio migliore a livello di scrittura questa volta è quello con Pozzetto (e la Fenech). Il più esilarante è quello con Pippo Franco, ormai un piccolo mini cult. Nemmeno l'episodio con Banfi stona, anch'esso infatti è molto divertente e ben fatto. Il giudice stavolta è Pippo Santonastaso. Buone le musiche, simpatica la canzone dei titoli di testa. Visti singolarmente con un po' di pausa gli episodi ci guadagnano.
È un Sergio Martino meno convinto (per non dire minore), quello che firma l'ennesima parodia ad episodi e questo va a discapito della comicità che appare più sopita a causa del segmento (il peggiore) con Renato Pozzetto. Il cast è di qualità e il collante degli episodi segue il trend di Zucchero, miele e peperoncino e 40 all'ombra del lenzuolo: l'aula di tribunale. Pippo Franco è divertente quando circondato da nudisti che turbano la pudica moglie (Adriana Russo) e Banfi è, come sempre, il vero mattatore dietro alla bellezza della Fenech...
Nel suo genere non uno dei peggiori. Certo, dei tre episodi il più divertente e riuscito alla fin fine rimane l'ultimo, ma nel complesso non ci si annoia più di tanto. Funge da collegamento ai vari episodi il tribunale presieduto da un grandissimo Santonastaso. Franco strappa a fatica qualche risata, Banfi è leggermente sottotono (anche se i suoi duetti con Garrone sono molto divertenti) mentre Pozzetto è in splendida forma e, coaudiuvato da attori in palla come Hilton e la Fenech, dà fondo al proprio repertorio.
Sulla falsariga di una serie di film dalla tipologia analoga, questo film a episodi è firmato da Sergio Martino e non è uno dei suoi migliori. A parte l'episodio con Pippo Franco, sinceramente esilarante al di là dei suoi limiti (ma Martino non è Billy Wilder !) gli altri due episodi sono segnati da una sceneggiatura ripetitiva con pochi momenti divertenti e performances recitative (specie quella di Pozzetto) stanche e svogliate.
Tre episodi diseguali. Se solo Pippo Franco salva il primo (scritto con la mano sinistra) neppure Banfi riesce a risollevare le sorti del suo segmento, ripetitivo e stravisto. Ottimo invece il finale riservato a Pozzetto, ben congegnato e ben recitato. Il protagonista si muove in una parte scritta su misura per lui. Simpatica la Fenech (che dimostra di saper essere divertente e seducente anche senza spogliarsi), indimenticabile Formica che rispolvera l’accento giù usato in tv per il maestro di yoga. Dirige Martino con una certa pulizia.
Discreto. Infatti si comincia con un episodio decisamente insufficiente, nonostante un Pippo Franco che si impegna (ma non basta questo a far ridere). Il film invece si risolleva con gli ultimi due episodi: si comincia con Lino Banfi che deve vedersela dalla furbissima Janet Agren e dal noiosissimo Garrone, padre del possibile marito della figlia (divertentissima la scena nel conduttore dell'aria). Ottima chiusura con Pozzetto, Fenech e Hilton, con tanto di sorpresona finale. C'è anche Santonastaso giudice.
MEMORABILE: L'oggetto del desiderio dell'emiro Hilton.
Nulla di particolare anche se con momenti interessanti offerti specialmente dagli episodi di Banfi e Renato Pozzetto. Pippo Franco fa sorridere ed il suo episodio dei nudisti è simpatico, ma nulla di più. Sicuramente in questo film c'è il Pippo franco "meno peggio". Passabile.
Film fotocopia di Zucchero, miele e peperoncino con stessi attori e stesso decoroso risultato. Sempre simpatico Pippo Franco, qui affiancato da Adriana Russo anche se il suo episodio è un po' ripetitivo. Più curata la divertente vicenda con Banfi arricchita da ottimi caratteristi come Garrone, Ghiani, Drovandi e la Schiavone mentre il gran finale spetta a Pozzetto e alla Fenech tra gli operai navali e lo sceicco arabo. Novanta minuti di buon intrattenimento ma questi film a episodi fatti con lo stampino mostravano ormai la corda.
MEMORABILE: L'assoluzione di Banfi e il cartonato (con megafono) di Pozzetto.
A parte l'ambientazione giudiziaria, questi tre episodi hanno un filo conduttore in più: le vicissitudini dei protagonisti sono tutte di natura... economica! Chi parte in mutande e finisce in mutande, chi parte ricco e finisce in mutande, chi parte in mutande e finisce ricchissimo (ma a quale prezzo!). Il primo episodio è valido, il personaggio del nonnetto folle è simpatico; il secondo delude, Banfi è sottotono. Il terzo è gradevolmente paradossale e, dico la verità, il twist finale non l'avevo previsto!
Film a episodi, per la precisione tre: il primo abbastanza simpatico ha come protagonista Pippo Franco, non certo un mostro di bravura ma strappa tuttavia qualche sorriso, il secondo abbastanza deboluccio con uno spento Lino Banfi alle prese con una partita a carte con Janet Agren, il terzo passabile con Pozzetto e la Fenech ed uno sceicco dai gusti discutibili quale George Hilton.
Quasi un sequel di Zucchero, miele e peperoncino, per la struttura e per gli stessi interpreti principali. Discretamente spassoso il primo episodio con Franco, seppur un po' troppo lungo. Non male quello con Banfi; anche se non tra le cose migliori fatte dal comico pugliese, non manca di divertire con qualche gag riuscita. Il migliore è forse il terzo episodio, in cui Pozzetto regala molti buoni momenti, con un Hilton in veste araba davvero inedito e un Formica particolarmente credibile. Nel complesso non si ride tanto, ma rimane gradevole.
Un altro film ad episodi, ambientato in pretura. Dei tre preferisco quello di Renato Pozzetto che fa armatore, alle prese con gli operai del suo cantiere, la "moglie" Edwige Fenech, l'emiro George Hilton ed il suo harem "particolare". Ma anche le tragicomiche avventure di Pippo Franco e famiglia al mare sono esilaranti, grazie alla presenza del nudista bolognese e delle sue inglesine discinte. L'episodio "brutto", se si può dire, è quello di Banfi con la Agren, che fa rimpiangere quello del "pugliese", visto in Zucchero miele e peperoncino.
MEMORABILE: Pozzetto: "Ma il culo non è una postilla!"
Piuttosto scarso. L'episodio migliore (diciamo così) è quello con Banfi, per l'abilità e i tempi comici perfetti dell'attore, ma sin dall'inizio si capisce come andrà a finire. Cosa, quest'ultima, che è il vero filo conduttore dei tre episodi, perché i finali sono tutti telefonatissimi. L'episodio con Pippo Franco è il peggiore (proprio non più di un sorriso), mentre un poco meno peggio è quello con Pozzetto, in cui il sudamericano Hilton fa addirittura l'arabo! Non più di *!
MEMORABILE: Banfi alla Agren: "Senta, Marlene Dietrich... e anche Davantich..."
Commedia a episodi, tipica degli anni ottanta, purtroppo non delle più riuscite. Le storie sono risapute e fanno poco ridere. La migliore è quella con Banfi, che almeno riesce con la sua solita parlata e qualche gag ad equivoci a far sorridere. Pozzetto è prigioniero dell'episodio più scemo, con una Fenech abbastanza inutile e un Hilton fuori posto; Pippo Franco invece è simpatico, ma comunque il livello dei tre episodi è molto basso, mediocre e peggiore di molti film analoghi.
Commediola italica ad episodi che rimane nel limbo nonostante qualche trovata accettabile. Franco enfatizza l'avanzante nudismo generalizzando abbastanza, nell'episodio di Banfi, il comico pugliese regala grande brio anche grazie al discreto cast mentre nel terzo episodio "l'armatore" Pozzetto è valido con la sua comica serietà coadiuvato da una Fenech stupenda.
Modesto film ad episodi dei primi '80 con Martino alla regia. Il poliedrico Pippo Franco, per me uno dei comici più sottovalutati del cinema italiano, riesce a rendere divertentissimo un episodio in fin dei conti ripetitivo e con poco dire; come pochissimo, anzi quasi nulla, ha da offrire l'episodio mediano con un Banfi sottotono ed intrappolato in una storiellina vista e stravista. Insomma ad uscire vincitore è Pozzetto, non uno dei miei favoriti, che grazie ad una vicenda ben congegnata riesce a far ridere. Fenech al solito spettacolare.
MEMORABILE: "Maria, precisiamo: il normale sono io, quelle sono malattie"; Pozzetto che per sfuggire ai suoi operai si trasforma nel cartonato di se stesso.
Un cult della mia adolescenza, con il ritornello di Pippo Franco che dalla 128 grida "tutti al mare..." a farne elemento inconfondibile. Più o meno sulle stesso livello, i tre episodi sono un pretesto per dare spazio alla commedia tipicamente di casa nostra: battute, doppi sensi, nudità e timida protesta sociale. La Russo, la Agren e la Fenech sono sempre un bel vedere e le vicissitudini dei comici che dal mare passano all'hotel o alla fabbrica rappresentano un punto fermo per l'appuntamento col buon cinema tricolore.
MEMORABILE: Sulla spiaggia: "Li sbatto tutti in galera... a cominciare da quella puttana", il vigile "Ma veramente quella è mia moglie", replica timidamente Franco.
Non posso negare il gusto per questo film, che considero comunque post epoca d'oro. I tre episodi mi sono piaciuti tutti e tutti prendono un bel *** pieno. L'episodio marittimo stampa nella memoria la canzoncina del "tutti al mare... a mostrar", mentre il terzo episodio ci sollettica con gli improvvisati canti per l'imprenditore scorretto, poi "castigato". Forse la parte meno carica è la seconda, ma il Lino nazionale in versione giocatore più interessato alle donne cha alle carte fa sempre divertire, nel suo incontenibile movimento.
Tre episodi uniti dal fil rouge del vorrei ma non posso. Pippo Franco è un poveraccio che vuole la casa al mare, Banfi vuole entrare in società tramite matrimonio della figlia, Pozzetto è un industriale nautico in cerca di clienti arabi da soddisfare. Farsa in tre atti di grana grossina, andamento altalenante e ripetuti scivoloni. Prodotto tipico dell'epoca, tre comici di richiamo, qualche bellona, barzellette sparse. Modesto.
MEMORABILE: L'unica gag davvero notevole è quella degli operai nel cantiere che fanno finta di lavorare per dissimulare lo stato dell'azienda di Pozzetto.
Discreto film comico di puro intrattenimento. Il primo episodio mette in scena il solito personaggio sfigato, nato perdente, che tutti prendono a pesci in faccia, moglie compresa. La faccia triste e picassiana di Pippo Franco è semplicemente perfetta. Il secondo episodio è una farsa frenetica ma noiosa con al centro Lino Banfi che sovrasta tutti con il suo sgangherato slag smozzicato e parolacciaro. Spiritoso e rifinito l’episodio del lunare Pozzetto con bruciante "sorpresa" finale. Regia corretta di Martino.
Divertentissimo film ad episodi, che vuol ricalcare un po' Zucchero, miele e peproncino. Banfi come al solito è strepitoso e spassoso con la sua dialettica; qualche lacuna la troviamo nell'episodio di Pozzetto, che appare molto forzato e sottotono, nonostante il finale del suo episodio si rivelerà sorprendente. Menzione a Pippo Franco, per l'ennesima volta nella parte dello sfigato, che pur non dispensando troppe risate (come fa invece Banfi nel suo episodio) interpreta benissimo la parte del disgraziato sbeffeggiato dalla società. Buono!
MEMORABILE: Santonastaso giudice raffreddato; Pozzetto truccato da odalisca; Banfi quando apostrofa il ragazzo della figlia, dandogli del bambacione!
Forse la più debole delle tante commedie giudiziarie dirette da Martino in quegli anni. Il primo episodio con Franco è il più scarso e gretto. Un po' meglio quello con Banfi, che colleziona la battuta più divertente (alla Agren: "Marlene Dietrich, e anche Davantich"). Il migliore e più completo (l'unico che valga la visione) è quello con Pozzetto industriale sul lastrico (spicca il caratterista Trestini a capo dei suoi operai) che riceve una proposta indecente: quasi una rivisitazione più moderna e pecoreccia del Boom di Sordi.
MEMORABILE: Oltre alla citata battuta di Banfi, la scena della visita ai cantieri di Pozzetto è spassosa.
Piacevoli e divertenti i primi due episodi, mentre il terzo rallenta troppo nello sviluppo della trama, prima del sorprendente finale. Indimenticabile la baracca abusiva in spiaggia, la "guerra" a Mordini e il memoriale di guerra del diabetico zio di Cesare nel primo; un inarrestabile Zamboni e le peripezie in albergo (decisamente l'episodio più divertente del film) nel secondo; un Dal Prà caratterizzato dalla simpatia del protagonista e nulla più nel terzo. Santonastaso non proprio brillante nel ruolo del pretore.
MEMORABILE: Pozzetto si finge un manichino, ricevendo una sassata e dopo averla evitata dice: "Che c... fate, tirate i sassi? Allora siete proprio st...!"
Film diviso in tre episodi che ricalca con gli stessi protagonisti (Pippo Franco, Lino Banfi, Renato Pozzetto) il precedente Zucchero, miele e peperoncino. Stavolta pare che il tutto funzioni meglio con tre storielle un po' banali tra le quali spicca quella con Pippo Franco in quanto più caciarona. Le altre due sono comunque passabili e si salvano per la bravura dei protagonisti, seppur sprecati. Buone performance della Fenech e di Formica nell'ultimo episodio.
Film a episodi, impostato come Zucchero, miele e peperoncino e con gli stessi protagonisti. Pippo Franco convince e diverte nei panni a lui congeniali dello sfortunato borgataro alle prese con nudisti e abusivismo edilizio; l’episodio di Banfi non lascia traccia, nonostante qualche battuta riuscita. L’ultimo episodio è il migliore, che spicca grazie al contrasto tra la serietà di Pozzetto e la comicità delle situazioni e alla presenza della splendente Fenech e dello spassoso arabo Formica.
MEMORABILE: La 128 azzurra e il nonno diabetico di Pippo Franco; “Tutti al mare, tutti al mare...”; Il cartonato di Pozzetto; "Ma il culo non è una postilla!".
Sergio Martino sforna tre capitoli all'insegna del divertimento assicurato. Tra questi il primo è a mio avviso nettamente il migliore per merito di un bravo Pippo Franco che qui ci regala una delle sue migliori interpretazioni; forse solo il terzo risulta un po' noioso, nonostante Pozzetto si disimpegni sempre in maniera egregia.
Tre episodi. Il primo, con un Pippo Franco morto di fame, cornuto, mazziato e sfigatissimo, rammenta con sorriso amaro che l'Italia premia i forti e i furbi e punisce i deboli e gli ingenui; il secondo e il terzo galleggiano nella monotonia e nell'eccesso, traendo un poco di ossigeno dalle abilità comiche di Banfi e Pozzetto, comunque entrambi ben al di sotto dei loro livelli di sempre. Nei ruoli a latere menzione per Zullo e Formica. Alla fine diverte di più la cornice nel tribunale presieduto dallo starnutente giudice Pippo Santonastaso.
MEMORABILE: La Russo sbalordita dalle dimensioni di "Battacchio"; la visita al cantiere.
Dei tre soggetti, l’unico interessante è il terzo, mentre gli altri due, soprattutto quello che vede come protagonista Banfi, sono sempre gli stessi che si ripetono cambiando solo nomi e situazioni. Si regge sull’estro dei tre comici principali capaci ogni tanto di tirare fuori qualche battuta divertente, mentre per il resto naviga senza infamia né lode nell’anonimato. Un prodotto del genere, poi, non può raggiungere le due ore di durata perché risulta sfiancante.
MEMORABILE: "Che bella! Sembra Marlene Dietrich e anche Davantich!"
Ancora una commedia in cui si cerca di usare l'aula di un tribunale come collettore di storie tra le più assurde possibili. Resta il fatto che le tre storie sono deboli e le gag esilaranti si contano sulle dita di una mano. Come quasi sempre alla fine risulterà Banfi il vero e unico mattatore del film grazie alla sua nota gestualità e parlata che sono i suoi cavalli di battaglia. Simpatico l'episodio di Franco, quasi nullo quello di Pozzetto. Anche il titolo alla fine risulterà fuorviante visto che come al solito si affrontano tabù sessuali.
MEMORABILE: "Mi chiamo Ermanno ma tutti mi chiamano Batacchio! Poi ti spiego perché!"
Bella commedia in tre episodi firmata Sergio Martino. Il primo episodio con Pippo Franco è un cult assoluto; è molto comico soprattutto negli scontri col superdotato "Batacchio". Anche il secondo con Banfi è divertente grazie alla verve del comico pugliese e alla Agren in versione tedescona. Il migliore però rimane l'ultimo con Pozzetto, ben congegnato ed esilarante grazie anche alla presenza di bravi caratteristi come Formica o Trestini e naturalmente alla bellezza della Fenech e al colpo di scena finale.
MEMORABILE: La clausola imposta dallo sceicco per l'acquisto dello yacht della fabbrica Del Prà.
Primi due episodi che reggono bene, il primo grazie a una storia simpatica e dialoghi ben scritti, il secondo grazie a un irrefrenabile Banfi in forma smagliante supportato da buone spalle. Giunti alla terza parte il livello cala parecchio, sia per la storiaccia improbabile, sia per un Pozzetto ormai imbolsito che non perde neanche un secondo la faccia imbambolata. La Fenech è bella e brava come sempre ma questa volta non basta a fare il film. Buone prove di Santonastaso e Garrone, regia competente di Martino. Si può guardare.
MEMORABILE: Franco e Antonelli nell'incidente; "Sono carte piacentine come usiamo noi del Nord"; "A me invece mi chiamavano il terrone del Tavolo verde" (Banfi).
Tre episodi non esaltanti, di livello abbastanza costante. Il primo si avvale di un soggetto mediocre ma gode di qualche gag riuscita e di un simpatico Pippo Franco. Il secondo è la classica pochade con prevedibile finale beffardo, sorretto da un Banfi in gran spolvero. Il terzo presenta invece un Pozzetto sottotono e ritmi non esaltanti, ma si riscatta grazie a un paio di momenti riusciti e a un notevole finale a sorpresa. Credibile e riuscito il cast secondario, compreso un curioso (e quasi muto) George Hilton sultano arabo.
Commediola a episodi con tre grandi del genere (Banfi-Franco- Pozzetto) e cammeo della splendida Fenech. Da antologia alcune sequenze dell'episodio di Pozzetto e divertente quello di Pippo Franco. Più sottotono l'episodio di Banfi. Nel complesso il risultato è discreto; una commedia divertente, poco impegnativa da godersi nelle calde serate d'estate.
L’esito dei processi tenuti da un Santonastaso ripetitivo ma simpatico rispecchia l’andamento degli episodi: Pippo Franco colpevole in quanto strappa sì un paio di risate ma al di là delle donnine discinte lascia ben poco ai posteri; Banfi assolto con formula piena rubando il mazzo con il suo classico repertorio al servizio di una pochade; Pozzetto salvo in corner perché è Pozzetto. Lecito aspettarsi qualcosina di meglio, l’insieme però nel complesso tiene. Avvenenti la Russo e la Agren, ma la Fenech uccide ancora.
Nel filone episodi/in pretura il film di Martino si colloca senza infamia e senza lode, pur potendo contare su tre dei più grossi calibri comici della commedia italiana anni '80 quali Franco, Banfi e Pozzetto, qui non a livelli eccezionali. Se però a Pippo riesce bene la parte dell'oppresso rassegnato, Lino e Renato appaiono un po' più opachi del solito, seppure il primo con grande mestiere porti sempre a casa il risultato nel ruolo del solito allupato, con qualche momento di ilarità. Evitabile il Santonastaso raffreddato, un po' fastidioso.
MEMORABILE: Il nudista "Batacchio", nomen omen; Il genero "bambacione" di Lino Banfi, violentato dalla figlia.
Film a episodi diretto da Martino che si avvale di due mostri sacri (Banfi e Pozzetto) e che si apre con Pippo Franco alle prese con delle vacanze alternative. Mancano i soldi ma non le idee (Medoro). La pellicola scorre, ma va in calando con il passare delle storie. Franco (sulla carta quello con più difficoltà rispetto agli altri due) se la cava bene, aiutato anche dalla vicenda comica costruitagli attorno, Banfi non si discute e regge da solo l'episodio, mentre quello con Pozzetto ha, purtroppo, il fiato corto. Si è visto di meglio.
Molto sottotono, malgrado i bravi interpreti: l'episodio di Franco è invecchiatissimo, quello di Banfi piuttosto risaputo (però la performance del Lino che fu è di spanne la migliore del trittico), quello di Pozzetto ha il merito di ricostituire una coppia mitica e poco altro. Doppiaggi di contorno terrificanti. Una menzione a parte merita però la canzone dei titoli di testa, di completa follia
Lungometraggio a episodi che segue la moda degli anni '80. Il primo è quello più debole nonostante Pippo Franco ci metta impegno e risulti simpatico. Nel secondo invece Lino Banfi ci regala il suo classico reportorio senza infamia e senza lode. Il terzo e ultimo è il migliore, con un Renato Pozzetto a tratti irresistibile. Stupenda la Fenech e bravi Daniele Formica e George Hilton. Nel complesso piacevole per una seconda serata estiva (preferibilmente senza afa)!
Assai ineguale il valore degli episodi. Trascurabile l'ultimo con un Pozzetto sfiatato, nell'immaginario stracult, pur nella greve mediocrità, l'iniziale con Franco (per merito del mitico "Batacchio"). A sollevare il tutto è ancora una volta Banfi, una vera macchina comica quando ingrana la marcia del vittimismo: afflitto da figlia e moglie obese, cani invadenti e contingenze jellatissime, Lino alterna sbalordimenti, vociferazioni, affanni ed esilaranti travestimenti di fortuna. Godibile anche Santonastaso.
In un'aula di tribunale vengono discusse tre cause che danno luogo ad altrettanti racconti che vedono come protagonisti il terzetto di comici rappresentato da Pippo Franco, Lino Banfi e Renato Pozzetto. Tutte e tre le storie hanno a che fare con il sesso anche se con sfumature molto diverse tra loro. Tutti gli episodi hanno un loro perché ed esaltano la verve artistica dei protagonisti, evidentemente a loro agio con una sceneggiatura perfettamente adattata alle loro caratteristiche. Nel complesso il film non è così male.
MEMORABILE: Pozzetto che cerca di fuggire dagli operai del cantiere.
Ironico film a tre episodi legati da un dibattimento giudiziario. Il primo, con Pippo Franco nella spiaggia dei nudisti (***): l'attore romano regala uno spassoso segmento, con gli anni divenuto "cult"; secondo episodio con Banfi e la scappatella con la Agren (**): turbine d'equivoci per una prevedibile "pochade" che regge solo grazie allo spumeggiante attore pugliese; terzo e ultimo con Pozzetto venditore di yacht per un ricchissimo emiro arabo (**): la vicenda non è brillantissima, ma la stralunata comicità dell'attore lombardo salva tutto.
Tre episodi con oggetto il denaro. Nel primo Pippo Franco sfrutta una comicità popolare all'interno di un tema poco scontato come il nudismo e l'episodio si lascia guardare. Il secondo con Banfi risulta insulso a causa della poca empatia della Agren e con il solito sesso legato al gioco delle carte. Nell'ultimo Pozzetto mantiene la sua vis comica (nota positiva per il ruolo di Daniele Formica).
MEMORABILE: Batacchio; Banfi che gioca a scopetta; "Quello che lui dice, io dico".
Il primo episodio, seppure un po' scurrile, è il più riuscito: Pippo Franco è tagliato per i ruoli da povera vittima e i personaggi di contorno lo sostengono egregiamente (il figlio minorenne guardone, la moglie finta ingenua, lo zio diabetico che si fa venire le crisi a comando). Il secondo è abbastanza prevedibile ma Banfi offre una delle sue migliori performance; il terzo è concettualmente di pessimo gusto e Pozzetto appare poco convinto. Martino ha diretto di meglio in seguito.
MEMORABILE: "Chiappi chiaro!" (Le nudiste straniere sbeffeggiano Cesare).
Pellicola che niente novava già alla sua uscita ma che, contrariamente a quanto si potesse pensare allora, a tutt'oggi ancora regala piacevoli momenti. La sceneggiatura non è il punto di forza del film (nessun episodio pare eccellente in questo senso), ma la bravura del cast compensa a questa mancanza alla grande. Dei tre episodi il meno riuscito è il centrale, mentre divertono il dimesso, bacchettone Franco, e il sempre eccellente Pozzetto. Come in ogni film del genere non mancano i nudi né doppi sensi di grana grossa, ma per fortuna non mancano neppure le risate.
Film a episodi che riprende lo schema di Un giorno in pretura. Il primo con Pippo Franco, alle prese con l'antagonista "batacchio" Mordini, è piuttosto divertente e ha un buon cast di supporto (Russo, Zullo e Isidori). Un po' debole e scontato il secondo, peccato perché Banfi è in buona forma e la Agren è veramente splendida. Il terzo con Pozzetto e Fenech è il migliore, conta su alcune gag riuscite, un simpatico Formica e un finale tutt'altro che scontato. Niente di particolarmente originale ma i tre comici garantiscono comunque una buona dose complessiva di risate e divertimento.
MEMORABILE: Lo zio di Pippo Franco; Marlene Dietrich e Davantich; La fuga di Pozzetto dagli operai; Farà più male a me che a te.
Di questo "trittico" il miglior episodio è il primo: non perché non diverta Banfi, che pure ne subisce tante (forse perché era ancora più indiavolato nelle pratiche antiiella) o come al solito Pozzetto (pronto a sacrificare la moglie mentre lui non si rassegna a diventare una postilla); ma perché l'odissea vacanziera di Pippo Franco (che si sacrifica per la famiglia ma non ha fatto i conti con un ingombrante vicino di spiaggia) fa di più, coinvolgendo e quasi commuovendo: nulla può il protagonista contro figlio sveglio, moglie madonnina infilzata e colleghi esperti improvvisati...
MEMORABILE: "Maria, perché guardavi Mordini sempre là?" "In faccia mi vergogno!".
L'episodio di Pippo Franco è semplice ma godibile, per quanto surreale. Quello di Banfi, nonostante la verve del comico pugliese, è abbastanza fiacco e scontato. L'ultimo, quello di Pozzetto, è esilarante e ricco di mille trovate, con il nostro in grande forma anche grazie a una sceneggiatura a lui adatta. Film incostante ma guardabile grazie all'innegabile verve dei tre mattatori.
Il regista Sergio Martino riporta in scena lo stile del memorabile film di Steno Un giorno in pretura dirigendo questa volta non una commedia sexy ma una bellissima commedia all'italiana brillante. I tre episodi sono strutturati tutti meravigliosamente, non annoiano e scorrono davvero bene, e si ride parecchio. L'episodio con Pippo Franco è rimasto nella storia del cinema per il mitico "Batacchio". Lino Banfi, assai divertente in coppia con Janet Agren, dimostra con lei grande affiatamento. Renato Pozzetto insieme alla bellissima Edwige Fenech regala sorrisi.
MEMORABILE: I travestimenti di Lino Banfi; Pippo Franco beve per errore un bicchiere di purga; Lino Banfi che parla in tedesco.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneColumbo • 4/07/11 18:36 Pulizia ai piani - 1098 interventi
"E' un fatto di pèlle"..."In senso epidermico?"..."Nooo di pèlle, di rottura di pèlle...mai rotto le pèlleeeeeeeeee" (cit. da "Occhio malocchio prezzemolo e finocchio")
Avevo visto bene! Nel primo episodio uno dei due figli(il più piccolo) di Pippo Franco è Andrea Ciccolella, che sarebbe il nipote torinese di Lino Banfi nel film "Al bar dello sport". Solo successivamente ho scoperto che wikipedia cita l'attore fra i protagonisti del film.
CuriositàGestarsh99 • 7/08/12 08:17 Vice capo scrivano - 21546 interventi
E sempre restando in tema di coincidenze banfiane, va aggiunto che l'attore che interpreta invece il figlio un po' più grandicello di Pippo Franco è nientepopodimeno che Filippo Evangelisti, lo stesso bambino che proprio l'anno prima aveva recitato in Cornetti alla crema (1981) il ruolo di Aristide Petruzzelli, il figlio obeso e fregnone del sarto ecclesiastico Lino Banfi.
le tre attrici che interpretano le nudiste sono Francoise Perrot, Sabine Jager (la famosa babysitter tedesca in Acapulco prima spiaggia a sinistra...) e questa Antonella Mucchetto (?) bella ma sconosciuta. Dalle ricerche in rete è apparso solo il suo profilo FB (sempre una bella donna, tra l'altro).
Mordini Ermanno...detto Batacchio..ne ha fatta di strada!
Oggi é un pezzo assai...grosso!!!
Non vi é alcuna ironia sulle sue misure che facevano impallidire il buon Pippo Franco,ma:
Se non c'è in verificate temo che non ci fossero elementi certi per poter procedere a un riconoscimento.
Salve no non c è chiaramente immagino sia difficile individuare la zona,quell episodio è stato girato a livorno giusto? Si potrebbe sentire gente del posto ammesso che sia stato girato li