Note: Il personaggio Nando Moriconi di Sordi (presente qui nell'episodio "America' facce Tarzan") verrà ripreso nel film "Un americano a Roma" e in un episodio di "Di che segno sei"?
Pellicola entrata nella storia del cinema italiano, per la prestazione straordinaria di Alberto Sordi che fa nascere Nando Moriconi, poi esaltato in Un americano a Roma. Grandissimo l’attore quando nuota e gioca nella “maràna”, lèmma che si sente anche in Le belve (per definire il laghetto di Monte Gelato). Il resto del film è un po’ sotto, ma si guarda con piacere.
MEMORABILE: De Filippo ascolta le considerazioni che inchiodano inequivocabilmente la Pampanini come colpevole del reato di adescamento, dopo di che la assolve.
Divertente e scanzonato film che segue una giornata in pretura, tra contenziosi di modesta entità, opposizioni a contravvenzioni fatte per principio, avvocati d'ufficio annoiati, avvocati di fiducia pomposi, vecchie glorie del varietà in declino e altro. Il film in sè è sicuramente invecchiato e a volte segna il passo, ma la presenza di attori immensi (su tutti, un giovane Sordi che vuol far l'americano) e un non so che di familiare e di nostalgico lo rendono comunque godibile.
Titolo ormai proverbiale e simbolico, che certo a distanza di anni è così così, a parte il trionfale episodio sordiano, con la fragorosa apparizione di Nando Moriconi, uno dei più grandi personaggi di Albertone, che da solo basta e avanza per consegnarlo alla posterità, e l'eccellente prova di Peppino. Fra i tanti caratteristi medaglia al merito all'enfatico e strabicissimo avvocato Vincenzo Talarico, giornalista, sceneggiatore e critico, amico di Flaiano e presenza fissa nella Via Veneto dei tempi d'oro, di cui fu acuto cronista.
Inevitabile aggiungersi al coro: se non fosse per lo sketch di Sordi questo film (uno dei tanti film a sketch dell'epoca) sarebbe stato uno dei tanti filmetti passatempo (ma con caratteristi eccezionali) persi nei magazzini. Letale l'episodio della Pampanini; puerile quello di Chiari/Loren. La folgore Sordi eleva la pellicola ad altezze di humor e sagacia inarrivabili. Un tipo, "l'amerecanizzato", nel quale milioni di italiani si riconobbero, una selvaggia girandola di battute con la vena un po' surreale del Sordi prima maniera. Geniale. L'avvocato Anastasi è Gualtiero Jacopetti.
MEMORABILE: "In America tutti se fanno il bagno nudi, er ricco, er povero, l'emigrante, er ciambellano de corte".
Diversi episodi per altrettante cause discusse davanti al pretore, fra ladruncoli, fedifraghi, rissosi e adescatrici. Pur essendo a sketch, il film ha tutto sommato un sua omogeneità, con una cornice ben delineata e originale. Ma purtroppo le storie raccontate non sono particolarmente divertenti e rimangono appiattite su una comicità elementare e obsoleta. A reggere il lavoro sono un bravo Peppino De Filippo, trait d'union del film, e sorpattutto un fulminante Alberto Sordi nell'episodio di cui è protagonista.
Come non concordare con chi asserisce che la fama di questo film è legata all'episodio con Sordi? Questo è infatti l'unico momento davvero soddisfacente della pellicola, per il resto si naviga all'interno di sketch che poco o nulla hanno da dire, se si esclude la bravura di Peppino De Filippo e Turi Pandolfini. Da Steno ci si poteva aspettare di più.
Come d'abitudine per i film a episodi il suo valore è altalenante. Il picco qualitativo ovviamente ce lo concede Sordi, un rullo compressore nel suo episodio, già dotato di un carisma e una verve comica ineguagliabili. Tuttavia non c'è solo lui: Chiari è un ottimo pretino moderno ma coscienzioso e Peppino De Filippo pretore si conferma un fuoriclasse. Fa cadere le braccia invece la parentesi con la Pampanini, che c'entra come i cavoli a merenda. Steno dirige con grande ritmo e scioltezza il tutto, lasciando a briglia sciolta lo stratosferico cast.
MEMORABILE: L'ossessivo intercalare di Sordi (nudo) nella villa: "Siòr, siòr!"
Nella didascalia iniziale vengono citati "i soliti ignoti", personaggi che ogni giorno sono processati nelle Preture italiane; chissà se è servito per il titolo del più famoso film del 1958. Il film non è un grancheé, ma è senz'altro un importante documento di una particolare Italia e di un particolare ambiente. I personaggi ci sono tutti: il pretore, gli avvocati d'ufficio, uno verboso l'altro che legge il giornale, i falsi testimoni, i fessi, i furbi, il mondo del pallone, il prete, le bellocce, il fanatico, i ricchi i poveri e i mangiagatti.
MEMORABILE: Le erudite e fuori luogo, arringhe di Vincenzo Talarico
Simpatico film a episodi tutti ambientati in pretura e tenuti insieme dalla figura del pretore, interpretato da un Peppino De Filippo in forma strepitosa. I suoi discorsi con il busto di Cicerone e l'episodio con Alberto Sordi (per la prima volta nel ruolo di Nando Moriconi) arrestato per oltraggio al pudore, sono davvero irresistibili. Buono anche il resto del cast. Forse un po' moscio l'episodio con Walter Chiari e Sophia Loren, mentre quello con la Pampanini l'ho trovato malinconico ma riuscito. Buono.
Pellicola epocale che ha avuto il merito di lanciare il personaggio sordiano di Nando Mericoni. Simpatiche le situazioni davanti al bonario pretore in cui si ammira la classe di Chiari, le valide espressioni di Trieste e la sfolgorante bellezza della Pampanini. Un discreto affresco dell'epoca in cui si sorride con delicatezza.
Uno dei film italiani più significativi degli anni ’50. Questa commedia giudiziaria a episodi paralleli che finiscono tutti in una modesta pretura è semplicemente il ritratto dell’Italia bonaria e pacioccona di 60 anni fa, quando le aule di giustizia erano luoghi per raccontare un mondo piccolo piccolo frequentato da gente genuina e dagli orizzonti limitati, malviventi all'acqua di rosa che non facevano paura a nessuno. Risse, liti e schiamazzi continui, tipicamente italiani e caoticamente divertenti. Sordi scatenato, Peppino De Filippo crepuscolare.
MEMORABILE: La scena dell'interrogatorio dell'imputato Nando Moriconi (Sordi) da parte del Pretore Lorusso (De Filippo) è da manuale della recitazione: straordinari!
Partendo da una brillante idea di Lucio Fulci, Steno dirige una divertente commedia a episodi in cui incastra personaggi e situazioni che spaziano dal comico al melodramma. L’episodio con Alberto Sordi vale da solo la visione del film e getta ombra sui restanti episodi, che hanno il solo difetto di rientrare nella normalità. Gli regge il passo Peppino De Filippo, un nevrotico e integerrimo pretore, sempre spassoso. Un esperimento sicuramente riuscito.
Steno e Fulci scelgono fin dalla location di parlare di un sottobosco pseudocriminale riportando l'attenzione della gente su alcune ferite che la guerra aveva lasciato aperte. Le caratterizzazioni sono magistrali e rendono merito a una sceneggiatura ben scritta. Sordi miliare, per diverse ragioni; Peppino e la Pampanini bravissimi regalano splendidi momenti di poesia; ritmo molto elevato con soluzioni narrative efficaci e credibili. Una delle commedie italiane di quegli anni che rivedo sempre con piacere.
MEMORABILE: L'incontro fra Peppino e Sordi allo stadio; Il coccodrillo; La vecchia miope.
Commedia leggera sulla giustizia italiana non particolarmente riuscita. Cinque episodi scollegati ma comunque uniti da un comune denominatore che è il personaggio di De Filippo qui nelle vesti del Pretore. Non sono particolarmente graffianti le storie né particolarmente ilari le gag; il film si farà ricordare più per la presenza del personaggio di Sordi (Nando Moriconi), ripreso poi in altri film, che non per la cifra totale del prodotto. Alla fine è proprio l'episodio di Sordi il più riuscito, seguito da quello di Walter Chiari.
MEMORABILE: "Americà, facce Tarzan!"; De Filippo/Pretore e la proiezione del filmino.
Ritratto dell’Italia dei primi anni ‘50, puritana e rattoppata, attraverso una serie di casi “bagatellari” affrontati dall’integerrimo Peppino de Filippo, tra ladruncoli, preti di provincia, bulletti di borgata e vedettes decadute. Le storielle (tranne quella – dirompente - che lancia il personaggio di Nando l’Americano) sono poco interessanti e a tratti bolse, ma riscattate da un ottimo cast (Sordi, Peppino e Chiari in testa, senza trascurare Trieste, Talarico e le presenze femminili).
MEMORABILE: I “soliti ignoti” nei titoli di testa; Nando, il “Kansas City” e la “marrana”; Le arringhe di Talarico; “Il tenente se ne va”; Peppino e Cicerone.
Film costruito a piramide: l'inizio e il finale di buon livello grazie al pretino di Chiari e alla vena di De Filippo, assieme popolaresca e patetica. Al centro la vetta, Nando Moriconi, il personaggio con cui Sordi può esplicare al meglio la propria attitudine vittimista, arrogante e cialtrona. L'americano che se ne va nudo di notte uscendo dal fosso di borgata, l'inflessione ciancicata da yankee di Kansas City e la lotta col tronco-coccodrillo sono un punto fermo della comicità italiana.
Attraverso qualche piccolo caso giudiziario si racconta il quotidiano in pretura. De Filippo è la colonna portante di vari situazioni che spaziano dalla commedia pura ai buoni propositi, con colpo di coda sentimentale in tempo di guerra. Chiari è misurato nel suo ruolo di prete e non cade nei cliché; Sordi inventa il personaggio dell'americano e denota grande gamma nella sua comicità; la Pampanini rende umano il suo personaggio. Film che è più di un intrattenimento nel raccontare uno spaccato dei reati minori dando spazio a ruoli dedicati agli individui più ordinari.
MEMORABILE: Sordi che fa Tarzan nel fiume; Il colpo di biliardo di Chiari; Il testimone oculare a disposizione.
Sei episodi che narrano sei casi che si presentano dinanzi al pretore Lo Russo. Da un'idea di Lucio Fulci. Divertente e di certo una delle migliori commedie italiane degli anni Cinquanta (e non solo). Molte le scene e i momenti da non dimenticare (su tutti quello con Alberto Sordi). Peppino De Filippo, un mostro sacro di questo genere, capeggia un super cast.
Diverse storie sono raccontate in questo film ambientato nella vecchia pretura, ma con l'eccezione dell'episodio con il giovane Sordi (personaggio simpaticissimo e ottimamente interprerato) gli altri sono piuttosto noiosi e fin troppo sempliciotti. Eppure sono ben collegati tra loro, molto più che in altri film a episodi. Peppino de Filippo, nei panni del pretore, è un ottimo protagonista, spassoso in alcune sue reazioni (l'esame della prova video) o caratteristiche (i dialoghi con la statua di Cicerone); simpaticissima anche la sua spalla, il cancelliere interpretato da Turi Pandolfini.
Come tutti i film a episodi anche questo ha alti e bassi; fra i primi c'è indubbiamente la storia di Sordi alle prese con un fiume torbido, prototipo palese di un certo Verdone, dal quale esce nudo. Bello, seppur malinconico, anche il finale con la Pampanini e un De Filippo che si sdoppia fra presente e passato. Bravo Steno a tenere insieme il tutto, non dividendo in semplici capitoli ma dando omogeneità alla struttura. Purtroppo il resto della sceneggiatura (inclusa la parte del pur bravo Chiari) non è all'altezza. Cult da vedere, ma senza attendersi troppo.
Film seminale come pochi altri: ha proposto per la prima volta Alberto Sordi come Nando Moriconi (il suo personaggio forse più noto) e ha dimostrato quale fonte di ispirazione possa essere seguire le piccole liti giudiziarie in Pretura. Ovviamente l'episodio con Sordi è quello che sovrasta decisamente gli altri, ma l'alternarsi degli attori è comunque piacevole e il film è divertente.
Una pellicola indissolubilmente legata all'esordio cinematografico di Nando Mericoni alias Santi Byron. Nonostante un De Filippo spassoso come pretore non proprio inflessibile, la commedia ha un salto di qualità solamente quando entra in aula Mericoni Ferdinando, detto l'Americano, per raccontare il suo bagno nudo nella marana. La Loren e la Pampanini non passano inosservate anche se la loro recitazione non è tra le più memorabili (la Loren peraltro è doppiata).
MEMORABILE: "America' facce Tarzan"; Peppino De Filippo parla al busto di Cicerone.
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Come già detto e stradetto anche qui, il film è importante per l'episodio di Sordi che lancia Nando Moriconi come "americano di Roma". Nello stesso episodio è però da segnalare la presenza di Lucio Fulci "attore": è l'uomo con gli occhiali nel cui appartamento entra Sordi nudo e che mette la puntina sul giradischi...
Forse non tutti sanno che l'episodio con ptotagonista Sordi ha rischiato di essere tagliato dal montaggio finale, in quanto il produttore De Laurentiis non lo reputava idoneo per il grande pubblico. Fu la moglie dell'epoca, Silvana Mangano, a convincerlo a non levarlo. I fatti le diedero ampiamente ragione.
Sempre a proposito di tale episodio in un primo tempo fu considerato Walter Chiari per il ruolo di Moriconi (o Mericoni). Direi che la scelta era quantomeno inappropriata, perchè solo Sordi poteva rendere al meglio quel personaggio (che diventò addirittura un'icona).
Le immagini di repertorio del derby Roma-Lazio nel quale si incontreranno il pretore Salomone Lo Russo (Peppino De Filippo) e Nando Mericoni (Alberto Sordi) è il Roma-Lazio del 29 novembre 1953 e finita 1-1. Nelle poche immagini della partita vediamo il gol di Galli che confrontiamo con una immagine di repertorio, del quale ringraziamo il sito lamiaroma.it per la concessione.
Ma nel film sarà, stranamente, il tifoso laziale (Lo Russo) ad esultare:
Peppino De Filippo si lamenta che sui giornali sportivi campeggiano le foto di certi ciclisti dal naso lungo. Si riferiva a Bartali e Coppi che notoriamente avevano tutti e due il naso lungo.
L'avvocato Terenzi, difensore di ufficio le cui arringhe consistono nel dire "Mi appello alla clemenza della Corte", è interpretato da Luigi Giacosi, che fu un importante Direttore di Produzione (lo si vede in un piccolo ruolo anche ne La giornata balorda).