Fa parte delle commedie meno “volgari” di Lino Banfi (che infatti limita l’accento pugliese evitando di trasformare tutte le “a” in “e” come invece faceva di solito), ma non delle più riuscite. Soprattutto la prima parte è difficile da digerire, priva di veri spunti comici e tesa più che altro a preparare il terreno per la girandola di equivoci destinata a scatenarsi di lì a poco. Che poi è la più classica si possa immaginare: Banfi, sarto per preti sposato con Milena Vukotic, conosce per caso la splendida Edwige Fenech ma le dice di non essere sposato e le dà il nome dell'amico Gianni Cavina, dongiovanni...Leggi tutto impenitente che abita al piano di sopra. I problemi nascono quando lei, da Rovigo, decide di venire a Roma per un'improvvisata. Una trama per nulla originale, che avremmo visto bene con il Lando Buzzanca dei tempi migliori (il quale ne girò infatti diverse varianti, come il simile PROFESSIONE BIGAMO). Banfi è un improvvisatore nato e in fondo se la cava abbastanza, ma la povertà del copione (cui ha collaborato il regista Romolo Guerrieri) si evidenzia nelle parti con Gianni Cavina, romagnolo simpatico ma comicamente poco dotato, più tagliato per l'ironia surreale di Pupi Avati (il suo pigmalione) che per ruoli del genere. E il fatto che la sua parte sia importante (è la spalla principale di Banfi) può solo nuocere al film. La Fenech, doppiata in veneto, fa valere una volta di più le sue grazie e il mestiere, acquisito in decine di pellicole analoghe, ma può poco, così come la pur brava Milena Vukotic (appena assurta a nuova Pina Fantozzi dopo la defezione di Liù Bosisio). Una commedia passabile, con qualche parentesi azzeccata.
Domenico Petruzzelli (Banfi) è titolare della ditta che compone abiti "talari"; in quanto tale la sua immagine è consacrata (anche se, scopriremo, con atteggiamenti bigotti) alle "nobili" personalità che ne frequentano la casa. Martino gira un film decisamente spassoso, che affonda spesso lo sguardo (oltreché sulle morbidi forme della compiaciuta Edwige Fenech) su alcuni atteggiamenti sociali, spesso ipocriti e dissimulatori. Grande l'apporto di Gianni Cavina, qui interprete di indole (quasi) spontanea.
Il titolo allusivo è più che pertinente.
Poca originalità. Come tanti altri film del filone affronta le solite corna e le solite amanti. A Domenico gliene capitano di tutti i colori, proprio come a Savino in Spaghetti a mezzanotte (stessa regia). Banfi è mostruosamente comico, fa strage di umorismo grottesco. Nonostante tutto il film ha le sue particolarità (come il tema del bigottismo, anche se resta molto sullo sfondo) e ha una vivace struttura di gag e situazioni non stop. In più oltre a varie trovate veramente comiche, ci sono molte cose divertenti: Aristide il figlio scemo, Ulderico (Mazinga)
MEMORABILE: La Vukotic quando diventa violenta; Banfi che beve la sua stessa urina.
Discreta commediola dal ritmo leggermente ondivago ma impreziosita da un buon cast. Banfi è sempre in palla, la Fenech bellissima come sempre e Cavina è un'ottima spalla. Da non trascurare poi l'apporto dato dalla brava Vukotic e dalla veterana Merlini. Bel ritmo.
Per gli amanti della comicità divertente anche se talora sgangherata di Lino Banfi un vero e proprio cult. Diretta da Sergio Martino, è una pellicola decisamente imperfetta (soffre ad esempio di un eccesso di volgarità) ma altrettanto indubbiamente spassosa. Le situazini comiche sono ben congegnate e non manca qualche sapido riferimento ad una morale bigotta di certi ambienti. Molto bravo Gianni Cavina.
Una delle migliori commedie con Banfi, poco erotica ma decisamente divertente. La trama è semplice ma scorre bene, il cast è ottimo (e funziona anche Cavina come spalla) e le gag funzionano quasi tutte. Notevole anche la colonna sonora di Detto Mariano. Nel suo genere uno dei film migliori.
Film del periodo d'oro della comicità di Banfi con il Lino Nazionale sarto ecclesiastico per ciò divertentissimo. La Fenech doppiata con simpatica parlata veneta molto provocante anche lei più o meno all'apice. Divertentissima la scena di lui che finisce sotto al letto. Nel cast la fantozziana moglie Milena Vukotic.
Vetta banfiana assoluta. Uno dei suoi migliori film, dove tutto funziona alla perfezione... dallo "scambio" con un ottimo Cavina alla Fenech (che è anche molto divertente, ma solo grazie al doppiaggio). Bisogna rendere merito a Sergio Martino per questo film, davvero riuscito grazie ad una regìa di livello. Impossibile negare che il sarto di abiti talari Domenico Petruzzelli sia diventato col passare degli anni una specie di icona per moltissimi ammiratori del comico pugliese, ed io non faccio eccezione.
MEMORABILE: La sequenza col figlio Aristide nel bagno... "Ha detto mamma che deve vedè si c'ho i vermi..."
Commedia degli equivoci, "albergo del libero scambio" trasferito in contesto condominiale. In spazi e tempi ristretti, Lino Banfi, improbabile e perciò irresistibile Casanova, deve destreggiarsi tra moglie, amante, amico compiacente, figlio scemo, portinaio impiccione e in più con l'urgente consegna di un abito talare ad un importante ecclesiastico. Si ride, di fronte a questi "numeri" da giocoliere e non ci sono tempi morti. Che si vuole di più da una commedia anni '80 di Sergio Martino?
One man show del Banfi dell'epoca d'oro, sulle cui spalle poggiano tutte le situazioni comiche. La spalla Cavina fa quel che può, ma con evidenti limiti (comici), la Fenech fa la Fenech e la Vukotic mette in mostra il tuo talento (e qualcosa d'altro). Ma il canovaccio è poca cosa e purtroppo si fa sentire, lasciando addosso una sensazione di mancato appagamento sotto tutti i punti di vista (risate ma anche il versante erotico soft).
MEMORABILE: Banfi con Aristide, forse la spalla migliore del film.
Pochade banfiana di gran livello. L'insolita accoppiata Banfi-Cavina funziona meravigliosamente, tanto da chiedersi come mai non si sia più ripetuta, ma tant'è. La Fenech è sempre una gioia per gli occhi e qua si mostra nella sua semi nudità di tanto in tanto. Ruoli minori (ma fondamentali) per la brava Vukotic (nella parte della moglie di Banfi) e il figlio "bamba" di Banfi (qui interpretato da uno sconosciuto Filippo Evangelisti) che ormai è storia del cinema. Ottima la OST a cura di Detto Mariano.
Non ai livelli del grandioso Spaghetti a mezzanotte (sempre diretto dal bravo Martino), ma comunque notevole. Banfi in palla completa fa sempre ridere, spalleggiato dal bravo Cavina in un ruolo tutto sommato insolito, che ricorda vagamente l'umorismo "alla bolognese" del collega Andrea Roncato. C'è pure la Vukotic, in una parte non dissimile dalla signora Pina di fantozziana memoria; indimenticabile anche il figlio scemo Aristide. Le gag vanno a segno quasi sempre, in una girandola di equivoci esilarante. E la Fenech doppiata in veneto è cult!
MEMORABILE: La battuta del cappello modello "Prete-A-Porter"!
Un altro dei must della commedia rètro, qui con Banfi mattatore e Cavina "castigatore". Le grazie della natìa di Bona (nomen omen) vengono offerte poco e ci si accontenta delle sue lunghe gambe e dei suoi piedi, che il povero pugliese anela senza mai carpire. Il plot è un classico con marito fedifrago in fieri e amico disponibile a "dare una mano". Si ridacchia, ci si diverte e la prossima volta che verrà trasmesso si sa già che lo si rivedrà...
Devo dire che il film non mi è piaciuto molto. A mio avviso è il meno riuscito di tutti i film di Sergio Martino... perché la storia è fin troppo assurda, seppur possa contare su qualche qualche colpo di scena. Non bastano le buone interpretazioni dei tre protagonisti Lino Banfi, Edwige Fenech e Gianni Cavina. Profonda delusione!
L'affiatata coppia Edwige Fenech/Lino Banfi, nel 1981, interpretò questa simpatica commedia. Divertente, "banfiano vecchia maniera" e molto anni '80, il film, incentrato su di un sarto di abiti clericali sposato con Milena Vukotic (la seconda signora Pina dei Fantozzi) ma infatuato della bella cantante lirica Edwige Fenech, è, negli anni, diventata cult. Personalmente la trovo una commedia deliziosa, anche se Gianni Cavina, usato spesso da Pupi Avati, in commedie così risulta un po' sprecato.
Il carosello di adulteri, scambio di appartamenti e relativi qui pro quo potrebbe essere ormai arrugginito e cigolante, ma la presenza di uno scatenatissimo Banfi lo fa girare a gran velocità – salvo qualche rallentamento nella parte centrale – su una sceneggiatura che trasforma le possibili volgarità in gag originali e spesso esilaranti. Il comico pugliese forma qui un inedito e vincente trio con una Fenech svampita e autoironica (doppiata in veneto) e un Cavina versione tombeur de femmes.
MEMORABILE: Gli incontri tra Banfi e il cardinale; Banfi che danza.
Uno dei Banfi più spassosi di sempre, che questa volta, oltre che da una Fenech in splendidissima forma (come in Ricchi ricchissimi praticamente in mutande è più bella che mai!), è spalleggiato da Cavina, bravissimo ad esasperare il suo ruolo di erotomane. Ci si diverte molto, grazie anche al bambino Aristide, alle sue espressioni e al suo buffo modo di parlare! Tolta forse l'assurdità per cui una Fenech splendida si innamora di Banfi (comune anche in altri film di quel periodo) il film fila liscio; c'è pure la Merlini versione veneta!
MEMORABILE: La Fenech che torna a casa ubriaca e saluta dando del TU al Generale!; Banfi vestito da donna; Aristide!
Episodio classico della comicità veloce e rampante, del mitico Lino e della mitica Edwige. Oltre alle famose battute e controbattute, sempre e naturalmente con sottofondo sessuale (leggero, ma qualche volta non troppo), c'è l'aspetto delle relazioni diplomatiche del nostro protagonista con i suoi morigerati interlocutori. Lui fa ridere, lei fa sognare (qui davvero bellissima) ed i comprimari sono assolutamente all'altezza delle due colonne principali. Oltre la media, si prende tre meritati pallini anche grazie alla buona regia.
MEMORABILE: L'oggetto sul quale vengono "posati" i cappelli! La "conversione" del casino, con i quadri ribaltati.
Commediola di genere in cui la trama è risibile rispetto alle amenità proposte. Si evidenzia il tema del bigottismo ma soprattutto vengono proposte situazioni grottesche che simulano una boutade. La Fenech irradia fascino mentre Banfi sciorina battute tendenti al volgare ma efficaci.
Altra commedia sexy ripulita, "di alto bordo", senza particolari volgarità e meccanismi comici rapidissimi e abusatissimi. L'ennesima pochade, con i soliti luoghi e personaggi (all'epoca questi film venivano prodotti e distribuiti a ritmi vertiginosi - possibile che il pubblico non si stancasse di rivedere il solito film mille volte, per giunta con gli stessi attori e attrici?). L'elemento inedito è Gianni Cavina, che da buon attore si adegua e appare pure a suo agio. Il finale, stavolta, dà quasi i brividi. Una punta di cinismo inarrivabile.
MEMORABILE: Banfi con la testa incastrata in un sobrio vaso a forma di culo.
Non è un tipo di comicità che gradisco. Petruzzelli è un perdente, ma non è un perdente sulle cui sfortune o incapacità si possa ridere, è un perdente totale che fa solo tristezza. I sorrisi (risate mi sembra eccessivo) semmai si fanno con il personaggio di Cavina e soprattutto con la Vukotic, capace di un ruolo di madre e di moglie veramente sfortunato, ma anche di prendere le occasioni al volo e di saperle sfruttare alla grande, superando tutte le amanti occasionali del ginnasta del sesso Arcangeli. Non "sfruttata" a dovere la Fenech.
Classicone della commedia sexy italica con tutti gli ingredienti di sempre: la Fenech, i mariti fedifraghi, gli scambi di persona, la trovate farsesche e un Banfi, incredibile maschera comica, catalizzatore di tutta la vicenda. Sicuramente oltre la media del genere perchè la storia, pur facendosi beffe della consecutio temporum (notte o giorno? Boh!), regge e alcuni momenti, soprattutto quelli in cui sono coinvolti i datori di lavoro di Linuzzo sono veramente esilaranti. Un po' troppo tirato via verso la fine, ma probabilmente già aspettava un altro set.
Lino Banfi nel suo periodo d'oro in straordinaria forma in un film dove anche le gag meno dinamiche strappano risate a non finire. Simpatica la Fenech nel ruolo della finta ingenua, energica la Merlini, mentre il personaggio di Cavina "anticipa" di qualche anno il suo collega Andrea Roncato. Equilibrata la Vukotic, mentre alcune scene comiche sono meglio realizzate grazie alla presenza di Armando Brancia, la cui sobrietà del personaggio si contrappone al carattere del protagonista. Il personaggio Aristide parla da sè.
MEMORABILE: "Illo habet cornam... magna!"; La pipì nella bottiglia del rosolio; La cucina di Gabriele che prende fuoco; La visita del cardinale.
Tra i migliori film di Lino Banfi. Gag spettacolari, doppi sensi ed equivoci davvero esilaranti; insomma, funziona proprio tutto. Il lato sexy è riservato a qualche piccola allusione e alla presenza della divina Edwige Fenech (simpatica doppiata in veneto!), che però si spoglia poco (ma le sue gambe sono il top). Ottima e simpatica spalla un sorprendente Gianni Cavina, che instaura con Banfi un'intesa inaspettata. Nel cast anche la Vukotic e la Merlini. Simpatica e in tema la colonna sonora di Detto Mariano.
MEMORABILE: Banfi che orina nel rosolio; Banfi che balla; Gli starnuti di Cavina; La Vukotic infoiata; La visita del parroco nella particolare casa di Cavina.
Commedia degli equivoci in stile comico-sexy con un Lino Banfi in gran forma e una bellissima Edwige Fenech, pure spiritosa. Non sono da meno Gianni Cavina e Milena Vukotic, ma il film, nonostante alcune gag, funziona a fasi alterne e mostra la corda. Non tra i peggiori del genere, comunque.
Pellicola sopravvalutata forse a causa di un intreccio più curato del solito; non lo metto in dubbio, Martino ci sapeva fare sia in regia (peccato che si sia dato a scadenti film televisivi) sia in sceneggiatura. Banfi e la sua spalla Cavina sono molto bravi e si trovano comunque a loro agio. Non si tratta di un film noioso ma ha moltissimi limiti a partire da una parte iniziale molto lenta e ad alcune cose imbarazzanti (il figlio Aristide: perché a tanti fa ridere?). La Fenech si mostra poco ma è sempre simpatica. C'è la Vukotich!
MEMORABILE: "Illo habet cornam... magna!"; La visita dei porporati nella finta casa di Banfi.
Commedia dalla confezione curata ma non particolarmente divertente. Banfi e la bellissima Fenech sono ai massimi ma non bastano a reggere una storia basata, come al solito, su una tresca extraconiugale e conseguenti complicazioni. Cavina non convince. Si salvano, qua e là, alcuni momenti. Qualche passo indietro rispetto al precedente La moglie in vacanza... l'amante in città.
Equivoci a iosa nella commedia sexy più brillante di un Banfi in stato di grazia. Fenech bellissima preda da concupire e Cavina playboy impenitente danno vita a un'infinità di situazioni esilaranti grazie soprattutto alla goffaggine dell'aspirante fedifrago pugliese. Peccato che i film moderni siano lontani anni luce da commedie così divertenti nella loro semplicità. Stracult.
Se si pensa a ciò che oggi il cinema italiano propone in quanto a comicità (sia come sceneggiature che come interpreti) non si può non provare nostalgia per l'ingenuità e la spensieratezza di questi film, girati con pochi mezzi e tanta voglia. Le avventure del povero Lino/Domenico si prolungano forse un po' troppo, in questa pellicola in cui un comprimario con più mestiere avrebbe dato maggiore brio ai momenti di stanca. I fuochi d'artificio del finale risollevano però un po' il tutto.
MEMORABILE: I siparietti di Banfi col figlio obeso.
Peccato per il bruschissimo calo dopo 60' (terribile la parte con le squillo-suore), ma rest un film più che decente (assai meglio di Spaghetti a mezzanotte), con un Banfi in grandissima forma, che dà il meglio di sé nelle dinamiche framiliari. Cavina gli fa da spalla quasi impeccabile, mentre la Fenech è la più incredibile cantante rodigina che si potesse immaginare, ma alla Fenech del 1981 si perdona tutto, proprio tutto. La sarta con gli occhiali è Rita Caldana, che qualcuno anni fa riuscì a confondere con Rita Calderoni...
Come in altri film del periodo, anche qui Lino Banfi si conferma un formidabile mattatore, ovviando, con tutte le gag del suo repertorio, alla modestia della trama (anche se qui Martino, oltre a confezionare il film con maggiore cura, si permette una velata critica del bigottume diffuso in certi ambienti). Vero è che anche i comprimari, in quest’occasione, sono al meglio (la Fenech è splendida e autoironica, la Vukotic una grande interprete e Cavina è perfetto nei panni del gaudente emiliano).
MEMORABILE: Aristide, lo stolido e obeso rampollo di casa Petruzzelli.
Gradevole commedia "scollacciata" con buon ritmo e gag azzeccate. Il plot è sempre quello dell'italiano medio (Banfi) che anela a portarsi a letto la bella di turno (Fenech, stupenda in questo caso), ma qui il cast e la sceneggiatura rendono piacevole l'insieme (alcune scene sono esilaranti). Tra gli attori bravissima la Vukotic, tutta casa, chiesa e... passione!
MEMORABILE: Banfi in auto con due preti si rivolge a un altro automobilista: "A cornuto!" Salvo poi dire ai due preti: "Ille habet cornas. Magna!"
Una bella commedia degli equivoci, giustamente rivalutata, con bravi attori e comprimari in ottima forma. La Fenech bella come non mai è piccante al punto giusto, Cavina è insolito ma divertente, il grande Banfi scatenatissimo con notevoli tempi comici. Menzione particolare per Filippo Evangelisti in arte Aristide. Il tutto è ben diretto da Martino, specialista del genere.
MEMORABILE: Aristide che interrompe Banfi e la Vukotic: "M'hanno fregato il pallone!"
Un classico. Banfi e Cavina sembrano coppia affermata da decenni (peccato non averla più riproposta) con il primo, bigotto pentito, e il secondo, insofferente vitellone mai sazio, a creare siparietti mitici; memorabile quando i due rispondono all'unisono. Non solo: la Fenech versione cantante veneta crea un contrasto fascino/grezzo notevole, la Merlini strilla alla grande e il personaggio del figlio idiota diverte. Solo la Vukotic stona: sopra le righe, non rende mai. La pellicola non cala, anzi, esplode nel finale a colpi di... Mazinga!
MEMORABILE: I due che rispondono all'unisono per sviare l'equivoco sui nomi; Il figlio sul water; Il bolognese che risponde in accento pugliese.
Solita commedia volgarotta all'italiana dove si vede la formosità della bellissima Fenech, si assiste a rocamboleschi adulteri, il tutto condito dalla spesso infastidente cadenza pugliese del monocorde Banfi. Si ridacchia un po', ma alla fine non resta niente. E' stata una conquista che questo filone, così in voga negli anni '80, sia passato di moda.
il titolo del film è derivato dalla causa scatenante dell'inizio di tutti gli equivoci. Come in tutti i casi di regia di Martino, sceneggiatura banalissima che se non avesse come protagonista Banfi rischierebbe il collasso nel giro di dieci minuti. Il duo Banfi/Cavina in ogni caso non convince appieno: quest'ultimo non regge il confronto per quanto riguarda la capacità di improvvisazione, che qui la fa da padrona, col risultato che le parti di Cavina sono le meno simpatiche. Film comunque apprezzabile.
Tipico esempio di commedia a sfondo erotico molto in voga negli anni 70 e 80. Il film può contare su un Lino Banfi letteralmente scatenato, coadiuvato dal bravo Gianni Cavina. La vicenda è semplice e gioca sui classici equivoci e giochi di parole che da sempre contraddistinguono queste commedie. Simpatico anche Arisitide, il figlio di Banfi. Splendida la Fenech.
È la classica commedia basata sugli equivoci che per una volta almeno viene costruita decentemente, senza troppi inciampi e momenti in cui finisce in confusione. Banfi sforna battute e smorfie al ritmo di una mitragliatrice, concedendosi poche pause e trovando un inedito e bravissimo Cavina a dargli manforte. Ci sono anche la Merlini, a cui viene lasciato poco spazio e la Vukotich, entrambe attrici di gran talento. Disinvolta la Fenech a cui l’accento veneto non giova rendendola, a tratti, insostenibile.
Grande commedia di un Sergio Martino in stato di grazia. Numerose le scene divertenti e c'è persino una critica a una certa borghesia tutta casa e chiesa che nasconde corna e pulsioni sessuali. Banfi mattatore assoluto, assolutamente senza freni, supportato da un Cavina sciupafemmine, dalla monumentale Fenech e da una sempre brava Vukotic.
MEMORABILE: Aristide il figlio di Banfi; Ulrico il fidanzato della Fenech detto Mazinga; Cavina porta la Fenech al casino.
Una delle vette più alte delle commedia all'italiana, con un Banfi strepitoso al suo meglio. Molto più riuscito del contemporaneo Spaghetti a mezzanotte grazie anche a una storia originale e a una schiera di comprimari di tutto rispetto (Cavina, la Fenech, la Vukotic, la Merlini, tutti bravissimi). Ma il vero motore di questo film è un Lino Banfi che va a ruota libera e strappa la risata ogni volta che apre bocca. Senza di lui questo film sarebbe davvero poca cosa.
MEMORABILE: Il dialogo in latino fra i prelati nella scena iniziale.
Simpatico e divertente, come del resto ci si aspetta da un film di questo filone: Lino Banfi è sempre in forma nella parte dell'ennesimo marito cornuto che cornifica, stavolta affiancato da una sempre brava Milena Vukotic e da un Cavina in una caratterizzazione tipica. Menzione speciale per il figlio, una figura che non compare moltissimo ma che fa ridere ogni volta. La Fenech è più bella che brava e stavolta purtroppo non risulta nemmeno essere molto in parte.
Nel suo genere sicuramente uno dei film più riusciti. Il film funziona e diverte dall'inizio alla fine grazie alla strepitosa prova di Banfi, qui all'apice della carriera e a una sempre bellissima Fenech. Pregio principale è quello di non essere per nulla volgare; a questo si aggiunge anche la quasi totale assenza di componente sexy, in quanto la stessa Fenech si scopre solo per una brevissima scena. Per questi motivi si può consigliare anche a chi non è amante delle commedie italiane anni 70/80.
Poco più che un pretesto la trama, il solito collaudato gioco di equivoci erotici, diretto con mestiere da Sergio Martino. A reggere la baracca un Lino Banfi in stato di grazia, spalleggiato da uno spassoso Gianni Cavina in versione erotomane. Il dolcissimo cremoso ripieno degli eponimi cornetti è lei, la divina Edwige, che esibisce il suo corpo voluttuoso e è simpaticamente doppiata con accento veneto. Unica nota stonata una Milena Vukotic fuori posto nella sguaiataggine della sceneggiatura.
MEMORABILE: Il moroso manesco di Edwige con la maglietta degli Who.
È la solita commediola sexy e però c'è Banfi, attenzione. Cavina, Vukotic e Fenech sono bei comprimari e però c'è Banfi: le intemerate e le minacce fisiche al figlio bambacione sono irresistibili ("ti spezzo un braccio!", alla faccia del Telefono Azzurro) almeno quanto la sequenza in crescendo con i due preti che culmina, con logica rovinosa, nella demolizione controllata del Nostro ridotto a rottame balbettante da cassonetto (dopo scivolata da Corazzata Potëmkin, ovvio). Classicaccio.
Tipica commedia di Sergio Martino in cui però gli scambi di coppia, anziché avvenire in una vasta location (un albergo a Courmayeur ad esempio...) si concretizzano all'interno di un condominio. Antipatici i personaggi della cantante svampita e del fidanzato energumeno geloso (ambedue ricalcati male rispettivamente su Patrizia ed Enzo di Signori si nasce). Mattatore indiscusso il grande Banfi, che strappa frequenti risate nonostante la pochezza della trama affossata da un finale odioso.
MEMORABILE: Domenico a tavola con moglie e figlio.
Un uomo pacioccone e mite, con una famiglia seria alle spalle e un lavoro da sarto per il clero, si infatua di una cantante lirica spiantata ma conturbante. Seguiranno tutta una serie di situazioni paradossali rette alla grande dal duo Banfi-Cavina. Commedia sexy all'italiana che sfrutta molto bene il canovaccio dello scambio di identità. La sceneggiatura mette in risalto le caratteristiche comiche dei due protagonisti e il film beneficia in generale di un cast femminile di tutto rilievo. Si ride di gusto a suon di doppi sensi ed è uno spettacolo osservare tutte le smorfie di Banfi.
MEMORABILE: Banfi che morsica Cavina in ascensore.
Divertente commedia che, probabilmente, rappresenta il picco del sodalizio tra Banfi e Martino. Si ride abbondantemente, grazie anche a un'abile miscela tra comicità slapstick e verbale, anche se alcune gag eccedono un po' in volgarità. Certo, la sceneggiatura non è niente di particolarmente originale (la seconda parte è una classica pochade), ma il ritmo è alto e il cast, accanto al mattatore Banfi in gran forma, è ben diretto e in palla, a partire dall'inedito Cavina comico fino al supercult Aristide. Spassoso e appropriato lo score di Detto Mariano.
MEMORABILE: La Vukotic che seduce Cavina; Il rosolio; Cavina e Banfi che rispondono in coro; L'incontro tra Banfi, Brancia e Leoni a casa di Cavina; Aristide.
Gradevole commedia degli equivoci di stampo teatrale con un Banfi in stato di grazia. Cavina un po' fuori posto (non è un comico, ma la sua verve teatrale è funzionale alla pochade), sempre solida la Vukotic e la Fenech in parte e radiosa come non mai, con un doppiaggio dall'accento veneto molto divertente. Si sorride e si ride, il film è ben girato e non è la solita commediaccia messa su con quattro spicci. Ritmo indiavolato e buona regia, nonostante qualche passaggio a vuoto, come ad esempio la parte in teatro a Rovigo. Poco originale ma decisamente vedibile.
Il sodalizio Martino-Fenech produce quest'ennesima commedia sullo scambio di persona, che nulla aggiunge al genere ma si lascia guardare. Vuoi perché Banfi è nel suo periodo d'oro, ma anche per il resto del cast (soprattutto la Vukotic, sorprendente la sua trasformazione da signora Pina a inarrestabile seduttrice di Cavina). I meccanismi comici sono ben conosciuti e non mancano le solite scenette slapstick, ma il ritmo è indiavolato e non ci si annoia. Non è il Martino migliore ma il mestiere c'è, e si vede.
Edwige Fenech diventa un'improbabile signora veneta, la Vukotic ricorda molto il ruolo che ha nei film di Paolo Villaggio, Gianni Cavina si dimostra abile nella farsa, Lino Banfi è come sempre perfettamente a suo agio in una commedia degli equivoci. E Sergio Martino, come sempre, sa costruire con grande professionalità e sa tenere il ritmo necessario. Divertente, ormai un classico.
Esaurito il periodo delle dottoresse e liceali, la commedia sexy prendeva una svolta meno pruriginosa. Il problema è che le commedie di questo periodo sono tra loro troppo simili e anche questa non sfugge alla legge. Dopo un inizio monotono, con un Lino Banfi quasi trattenuto, ecco apparire i classici equivoci che ricordano quelli di altri film e finiscono per annoiare anch'essi. Certo, il film è leggero e guardabile, ma non dice nulla di nuovo. Edwige Fenech con accento veneto non rende e il personaggio di Gianni Cavina somiglia troppo a Loris Batacchi. Mediocre.
Uno dei migliori assoli di Banfi del periodo, sempre ancorato alla commedia sexy ma che vira sul gioco degli equivoci e lascia da parte alcuni dei dettagli più scollacciati delle produzioni precedenti. Le risate sono molte perché il protagonista è in gran forma, supportato bene da Cavina e dalla Fenech, e la sceneggiatura riesce a essere meno approssimativa del solito. Ritmo molto elevato, punte di sfiga fantozziane, finale prevedibile ma spassoso.
Divertente, specie per i fan di Banfi, qui sarto di prêt(i)-à-porter, con moglie frigida ma non troppo e figlio grasso e bambascione (il mitico Aristide), che sogna la scappatella con la Fenech. Con la complicità di Cavina, coinquilino dongiovanni. Ovviamente finirà cornuto e mazziato. Si ride con gli scambi di persona e i sotterfugi e si sgranano gli occhi davanti alla bellezza di Edwige. Sempre brava la Merlini. Cameo di Michela Miti, la maestrina di Pierino.
MEMORABILE: Ulrico detto Mazzinga; I fascioli co' le cotiche; La visita di vescovo e segretario nell'alcova di Gabriele.
La premiata ditta Martino/Banfi si cimenta in un tentativo di replicare il buon risultato della Moglie in vacanza ma non riesce neppure a emulare quello, appena discreto, di Spaghetti a mezzanotte. Il comico pugliese eccede nei suoi assolo urlati finendo per appesantire la visione di un canovaccio (chiamarlo storia sarebbe troppo) davvero inconsistente. In cui Cavina non incide, la Fenech finisce per essere puramente decorativa, anche per colpa di un doppiaggio approssimativo. E la Vukotic fa un po' il verso alla Pina di Fantozzi, un po' alla prostituta di Verdone. Pessimo.
Gli scambi del caso e del caos ci sono tutti: di piani, di identità, di vestiario, di coppie, di sacro e profano: tutto il resto è conseguenza. E son come minimo grugniti. Ritmicamente Martino è il solo a portare la pochade quasi oltre se stessa e all'inarrivabilità, facendone una giostra impazzita dalla quale è impossibile scendere. Banfi ormai è un'insostituibile griffe di smisuratezza comica e a fare dinamitardo pendant ha stavolta una Vukotic finto-dimessa sempre immensa (non a caso il regista penserà bene di riunirli in seguito). Il fuoco della risata marchia quasi ogni scena.
MEMORABILE: "E che hai mangiato, tulipani?"; "Ottimo".
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A meno che non abbia fatto una comparsata, magari mentre il film prevedeva un titolo diverso, e la cosa sia stata citata da qualcuno in qualche intervista...
Ma in questo caso avrei segnalato la fonte, come faccio sempre...
DiscussioneZender • 5/09/13 17:38 Capo scrivano - 48839 interventi
Zender, guardando il film ho notato un particolare strano.
I due appartamenti di Banfi (1° fotogramma) e Cavina (2° fotogramma), entrambi con accesso dal medesimo lato del pianerottolo di Piazza Mincio, hanno - nelle loro differenza - una medesima posizione di porta d'ingresso, finestra sullo sfondo e pavimento istoriato con tratto centrale privo di decorazione. Considerato che nell'appartamento di Banfi avvengono delle distruzioni quando irrumpe Ulrico (porta, finestra, crepe sul muro) dubito che abbiano realmente girato in un appartamento dello stabile di Piazza Mincio e che nello stesso ce ne siano due simili. Penso, invece, che si tratti dello stesso appartamento, in realtà un set di un teatro di posa che prima veniva "arredato" da Casa Banfi (con tanto di parete di mezzo posticcia) e poi da Casa Cavina, quindi non girando le scene nelle stessa sequenza con le quali sono poi state montate. Anche per te può essere andata così?
Mauro ebbe a dire: Zender, guardando il film ho notato un particolare strano.
I due appartamenti di Banfi (1° fotogramma) e Cavina (2° fotogramma), entrambi con accesso dal medesimo lato del pianerottolo di Piazza Mincio, hanno - nelle loro differenza - una medesima posizione di porta d'ingresso, finestra sullo sfondo e pavimento istoriato con tratto centrale privo di decorazione. Considerato che nell'appartamento di Banfi avvengono delle distruzioni quando irrumpe Ulrico (porta, finestra, crepe sul muro) dubito che abbiano realmente girato in un appartamento dello stabile di Piazza Mincio e che nello stesso ce ne siano due simili. Penso, invece, che si tratti dello stesso appartamento, in realtà un set di un teatro di posa che prima veniva "arredato" da Casa Banfi (con tanto di parete di mezzo posticcia) e poi da Casa Cavina, quindi non girando le scene nelle stessa sequenza con le quali sono poi state montate. Anche per te può essere andata così?
Si tratto con altissima probabilità degli studi R.P.A. Elios. Ho notato che le stesse vetrate colorate che si vedono nell'appartamento di Banfi sono utilizzare in un interno (gli studi televisivi) di "W la foca"; inoltre gli studi sono citati nei titoli di coda di entrambi i film.
È probabile che la maglietta indossata dall'aitante giocatore di Rugby raffiguri il gruppo The Who. Purtroppo la qualità dei fotogrammi non è il massimo
DiscussioneZender • 27/01/20 17:27 Capo scrivano - 48839 interventi
E' naturale che è una maglietta degli Who, ma non capisco cosa ci sia di interessante... Se iniziamo a mettere tutte le magliette coi gruppi che si vedon nei film...
Nel cast, non accreditate, sono presenti Margie Newton e Antonella Antinori. Sono le due ragazze con cui Cavina fa ginnastica terapeutica quando viene interrotto dalle telefonate della Fenech.