Note: Castellano e Pipolo sono Franco Castellano e Giuseppe Moccia. E non "Sabato domenica e venerdì". Episodi: "Sabato" (Banfi), "Domenica" (Placido), "Venerdì" (Celentano), regia di Castellano (Franco Castellano) e Pipolo (Giuseppe Moccia).
Approfondimenti e articoli su Sabato, domenica e venerdì
Scritta da Castellano e Pipolo, una commedia in tre episodi (uno per ogni giorno del weekend). Apre la copia Lino Banfi/Edwige Fenech con SABATO, dominato da espliciti omaggi fantozziani: lui è l’impiegato sfigato di una megaditta, sposato con Milena Vukotic (la Pina!), ha una lite stradale clonata da quella storica del FANTOZZI e finisce con le mani nelle portiere proprio come Villaggio. Sergio Martino non ha però il tocco felice di Luciano Salce e l'episodio punta tutto sull’esuberanza divertente di Banfi e il seno della Fenech (i cui capezzoli vengono ripresi più volte in primissimo piano). Notevole il cast...Leggi tutto di caratteristi: da Daniele Vargas megadirettore a Lory Del Santo squinzietta, da Salvatore Baccaro in una delle sue parti più “importanti” (mena per conto della Vukotic) fino ad arrivare a Maria Teresa Ruta segretaria popputa di Vargas. Banfi è bravo, alcune trovate sono simpatiche ma non ci si diverte troppo. Molto meglio fanno comunque Michele Placido camionista preda di una crisi di sonno e Barbara Bouchet che vuole spacciarlo per suo marito di fronte ai genitori. Pasquale Festa Campanile cerca la via dell'umorismo meno scontato ma ricade in pesanti bassezze e non risulta mai comico né brillante. Meglio allora Celentano manager di un famoso balletto, che Castellano e Pipolo dirigono insieme (il Celentano da cassetta l'hanno lanciato loro!). Per riconquistare una bisbetica ballerina (Lova Moor) entra alla festa di un gangster insieme al coreografo omosessuale Ernst Thole. Pullulano i nonsense e i balletti improvvisati e Celentano nel ruolo di Mister Constantine ci sta a meraviglia. Pur con molti difetti è l’episodio più riuscito. Commedia modesta, con qualche seno al vento (Fenech, Bouchet e Moor) e una title-track di Detto Mariano che si ricorda.
Di commedie italiane a tre episodi più belle ce ne sono molte. I tre episodi sono nel complesso carini ma nessuno è veramente comico o degno di nota. Nel primo episodio Banfi fa ridere (a mio parere più di Placido e Celentano), ma è proprio la storia ad avere troppi profili ingenui e quindi poco divertenti (tranne quando c'è Salvatore Baccaro in sena, assolutamente imperdibile). La seconda con Placido è troppo sempliciotta e poco innovativa, tendente al noioso, mentre Celentano ha fatto di meglio.
Dimenticabile commedia a episodi girata quando ormai il genere era tramontato da un pezzo. Martino dirige tutti e tre gli episodi, ma non lascia un segno indelebile e il cast è mal sfruttato. Banfi e la Fenech deludono le aspettative, forse anche per colpa di una storia per nulla interessante. Placido è il peggiore della compagnia. Celentano strappa ogni tanto qualche risata ma anche lui ha fatto di meglio. Evitare.
Fiacchissimo colpo di coda della commedia a episodi, in evidente debito di idee, di freschezza, forse anche di voglia. Quasi terribile quello con Placido, decoroso quello di Banfi con la Divina (e un bel gruppo di caratteristi d'appoggio), impalpabile il segmento del Molleggiato. Del tutto trascurabile, peccato per il coinvolgimento di Festa Campanile al suo minimo storico.
Una commediola ad episodi non memorabile, ma efficace e che si lascia sempre vedere volentieri. Il risultato artistico dei singoli episodi è alterno e per una volta abbasso il pollice per quello con Celentano che, a mio avviso, risulta fiacco. Divertente l'episodio con Banfi e poi la Fenech giapponesina è un culto! Pochadistico e godibile l'episodio con Placido, dunque di mio gradimento (arrivo quasi a definirlo il migliore del trio). In dvd (Federal video) è tagliato.
Pellicola a episodi, nella tradizione di certa commedia (sexy o meno) italiana: un terzetto, al solito disomogeneo, tenuto insieme dal giorno della settimana in cui si svolgono le storie. "Sabato", diretto dal grande Sergio Martino, è ancora una volta il miglior esemplare del terzetto e presenta una Fenech (presa di mira da uno scatenato Banfi) nell'insolita veste di ingegnere orientale, con inevitabile parlata insolita (la R diventa L); "Domenica" è l'episodio più spento e noioso, nonostante la Bouchet; "Venerdì" presenta un molleggiato sottotono.
Tre registi, tre episodi, formula già utilizzata con successo dalla commedia all'italiana. Stavolta il risultato è altalenante: se Martino e Festa Campanile dirigono ottimamente le coppie Banfi/Fenech e Placido/Bouchet con risultati discreti (soprattutto il secondo episodio) Castellano & Pipolo invece dirigono fiaccamente un episodio (il più debole) con un Celentano sottotono e quasi svogliato e neanche le ballerine del Crazy Horse riescono a risollevarne le sorti. Si ride a sprazzi ma nel finale si sbadiglia più del personaggio di Placido.
MEMORABILE: Banfi alle prese con le nuove frontiere della tecnologia nipponica.
Abbastanza trascurabile questa commedia a episodi, tipica del periodo. Del lotto l'episodio migliore rimane quello con Banfi e la Fenech, affiatati come sempre e circondati da un cast di spessore comico (Vargas e Baccaro su tutti). Il segmento con Placido è gradevole, si lascia vedere ma nulla più, colpa anche di una spenta Bouchet; l'episodio di Castellano & Pipolo, che dirigono il "prediletto" Celentano, è nel tipico stile del trio, con il molleggiato che si ritaglia il solito personaggio burbero e inanella non-sense a tutto spiano. **1/2
MEMORABILE: Le scarpe di Celentano che scendono le scale da sole!
Tre episodi con tre protagonisti sulla carta validissimi (Banfi, Placido, Celentano) più bellezze e caratteristi assortiti. Placido è il meno "brillante" dei tre attori e il suo episodio, commedia degli equivoci di impostazione classica, ne risente; Celentano anticipa con sufficiente brio i suoi episodi di Grand Hotel Excelsior e Sing Sing; Banfi, agevolato dall'avere i comprimari più incisivi (la Vukotic, Vargas e Baccaro) e da una insolita Fenech orientale, dà vita all'episodio più divertente del trio.
Tre episodi divertenti e molto anni '70. Forse il migliore dei tre è quello con Lino Banfi, per le trovate esotiche (la Fenech in versione giapponese, finalmente doppiata dalla stessa Edwige), la cena al ristorante pugliese, la Vukotic fidanzata furiosa e i vari travestimenti (Banfi versione geisha). Il bello, però, non è (ri)vedere la coppia Fenech/Banfi o constatare che Adriano Celentano, anche nei panni dell'impresario eccentrico Constantin, se la sa cavare bene, ma un giovane Michele Placido alle prese con Barbara Bouchet! Tre.
MEMORABILE: Salvatore Baccaro versione bagnino che flirta con la Vukotic, la segretaria Maria Teresa Rita e Lory del Santo, giovane amante del capo di Banfi.
Ultimi sprazzi della commedia ad episodi all'italiana molto in voga negli anni '70. In questo caso vengono impiegati attori e registi specializzati nel genere; il risultato è diseguale: buono l'episodio con Lino Banfi (diretto da Martino) nel quale il comico pugliese trova una delle sue partner più affini, la Fenech. Poco incisivi (sia per sceneggiatura che per prova degli attori) gli altri due episodi.
Mi chiedo come Celentano sia finito in un film del genere: il primo episodio con Banfi parte bene, pieno di gag, ma rallenta il ritmo lungo la strada e diventa del tutto indigeribile quando la Fenech sfodera delle improbabili arti marziali. Quello con Placido e la Bouchet è una tipica farsa degli equivoci, abbastanza simpatica, ma diretta da Campanile in modo anonimo e svogliato; allora il migliore è proprio Celentano, che insieme ai registi Castellano e Pipolo conserva la sua comicità fresca e leggera, ma dopo più di un'ora di noia è poco.
Ultimi guizzi e primi rantoli del tradizionale film ad episodi, esiti assai gracilini e debolucci. L'episodio diretto da Martino si basa sulla collaudata accoppiata Banfi-Fenech, ha una certe verve e riesce a "svoltare" in maniera interessante. L'episodio di Festa Campanile è una slavatissima mini-commedia degli equivoci, con una Bouchet incredibile come siciliana vessata dai genitori. Il terzo, quello con Celentano attore, che non mi piace proprio, offre solo discreti inserti coreografici, ed è veramente triste nella sua irredimibile banalità.
MEMORABILE: La Vukotic "topolona" nel primo episodio.
Concordo con chi ritiene il primo l'episodio migliore: simpatico Banfi, Vargas "provolone" e una Fenech nipponica con tettone in mostra invero improbabili in una donna giapponese dell'epoca; il secondo è deprimente, a prescindere dalla fulgida bellezza di Barbara Bouchet, sempre piacevole da vedere; davvero patetico Celentano nel terzo, che gioca a scimmiottare - nel caso del molleggiato è l'aggettivo giusto - Alain Bernardin, patron del parigino "Crazy Horse". C'è anche il povero Ernest Thole, figlio del copertinista Karel...
Sexy commedia ad episodi a scartamento decisamente ridotto. Nel primo episodio (Sabato), Sergio Martino orchestra gli strumenti (Vukotic, Baccaro, Vargas) giusto in modo da far risaltar gli assolo comici di Lino e fisici di Edwige. Venerdì, diretto da Castellano e Pipolo (in persona) è uno dei punti più modesti della carriera d'attore di Adriano (Thole fa il suo). Quanto a Domenica, io perversamente l'ho trovato sempre uno dei gioielli di Festa Campanile: misurato, sincero e intrigante, con una coppia comica (Placido-Bouchet) divertita e piena di sex appeal: bravi!
Si apre con un Lino in piena forma (il suo è il miglior episodio), che pur facendo il verso a Fantozzi è comunque spassoso e ci permette di vedere una graziosa Fenech in forma strepitosa; per quanto riguarda l'episodio Bouchet/Placido, l'idea è simpatica e pure la Bouchet come figlia "nordizzata" di una stereotipata famiglia sicula sembra più convincente del solito, grazie anche ad un rintronato e simpatico Placido. Maglia nera per l'episodio del molleggiato, sottotono e poco divertente, direi una delle sue prove peggiori assieme a Joan Lui.
MEMORABILE: Placido che dorme sul camioncino e nonostante l'incidente va avanti a dormire; Banfi alle prese con la tecnologia made in Japan; Le ceneri del nonno;
Commedia a episodi come tante ce n'erano in quegli anni in Italia, che conferma una volta di più la refrattarietà di Celentano al cinema. Il suo episodio è il peggiore. Quello di Banfi e Fenech è divertente, ma secondo i soliti schemi tra sexy e scorreggione. L'inedita coppia Placido-Bouchet, invece, è collocata nell'episodio scritto meglio. Una pochade facile facile ma ben oliata. Per una volta Placido è davvero brillante e la Bouchet "ci crede", mostrandosi meno bambola e più attrice.
MEMORABILE: I vari equivoci di Placido alle prese con la sua recita di "bravo genero".
Il primo episodio è passabile solo per i lazzi di Lino Banfi e qualche altra buona trovata, ma la Fenech non fa troppo ridere e la Vukotic è insopportabile. Decisamente migliore il secondo, con Placido che interpreta un ruolo un po' insolito ma divertente, la Bouchet doppiata in siculo e l'austero padre di lei (lo spagnolo Antonio Ferrandis). Nel terzo si ride solo grazie alla straordinaria ironia di Celentano, qualche battuta di Thole e la goffaggine del caratterista Elio Crovetto.
MEMORABILE: Banfi nel congelatore; Placido dorme mentre guida il camion; Le scarpe di Constantin che scendono da sole; Frank "minacciata" da una statua.
Commediola a episodi un po' esile ma non inguardabile. Il primo episodio con Banfi è il migliore grazie all'ottima forma del comico di Andria, a un validissimo Vargas e a una strepitosa Fenech in versione giapponesina (da urlo il suo seno visto attraverso un kimono nude look). Più fiacco il secondo diretto con la mano sinistra da Festa Campanile con un Placido sottotono e una Bouchet assai poco credibile come sicula. Pessimo invece quello con Celentano nonostante la presenza di ottimi caratteristi. Ha un suo perché...
MEMORABILE: Banfi alle prese con le tecnologie nipponiche; Banfi nel congelatore.
Al “Sabato” di Martino, appannaggio della comicità pugliese di un Banfi assediato dall’opprimente Vukotic mentre lui flirta con una nipponica Fenech, segue la “Domenica” di Festa Campanile, che vede l’inedita coppia Placido-Bouchet in una sorta di sit-com d’appartamento con solito giro di equivoci e stereotipi alla siciliana, scandita dagli appropriati “sbadigli” sonori di Detto Mariano. Chiude più fantasiosamente il “Venerdì” di Castellano e Pipolo grazie alle coloriture fumettistiche e surreali impresse da Celentano. Piuttosto mediocre, deve il suo perché al mestiere di registi e interpreti.
MEMORABILE: L’appartamento supertecnologico; la statua che punta il dito; Celentano che “richiama” le sue scarpe; il finale con tutti i protagonisti riuniti.
Film diviso in tre episodi, sostanzialmente noioso e con pochi momenti felici. Il primo episodio con la coppia Banfi-Fenech è simpatico e forse il migliore; il secondo con la coppia Placido-Bouchet banalotto e poco memorabile; nel terzo abbiamo un simpatico Celentano che tra una smorfia e l'altra riesce ad arrivare in fondo con non pochi momenti di noia.
Sciocchezza grossa, composta da tre sciocchezzuole. SABATO, con richiami alla Fantozzi e a un equivoco plurisfruttato (pure con la stessa Fenech!), delude un po', ma poi risulterà il migliore. DOMENICA, che plagia la trovata principale di Quattro passi tra le nuvole, è sciatto, fiacchissimo, quasi insopportabile, con una Bouchet tutt'altro che in forma e Placido fuori ruolo. VENERDÌ vede Celentano ripetere stancamente i suoi tic da superuomo.
Classica commedia a episodi di marca italiana, che dovrebbe reggersi su un cast già rodato, per questo genere cinematografico. Le trame sono, peraltro, trite e ritrite, in ogni caso il film si fa vedere e strappa anche qualche sorriso. Fenech e Bouchet, molto belle, eroine di un genere che oggi sarebbe da educande. Celentano insiste con il suo surreale sbalengo.
Una delle tante, trascurabili commedie a episodi anni settanta. Il Banfi-Fenech punta, come prevedibile, sul comico-sexy e si salva per il discreto ritmo e per la verve del cast (senza contare una Fenech, pure in un ruolo caricaturale, bella come non mai); si passa poi alla commedia degli equivoci del Placido-Bouchet e nonostante una sceneggiatura forzatissima non ci si annoia troppo; per il Celentano-Moor si punta invece al comico gangsteristico, ma fatta eccezione per l'attore-cantante non vi sono veri motivi d'interesse (e la noia incombe).
Silloge comica che ha per interpreti tre personaggi importanti del cinema di casa nostra. Se il segmento di Celentano è convenzionale (con qualche accenno di nudo) e quello di Banfi simpatico (con una deliziosa Fenech che combatte a piedi nudi come un'eroina orientale), è l'episodio di Placido a divertire maggiormente. Basato su una classica situazione di fraintendimento della realtà, il Michele nazionale offre un'insolita occasione per una risata genuina, tra corna virtuali e reali, parenti e ammiccamenti (con un'appetitosa Bouchet).
MEMORABILE: L'errore di piano di un Placido in pigiama; La sfilata di prima mattina davanti a un assonnato Celentano.
Pellicola composta da tre episodi basati su un umorismo schiacciapensieri, più da film comico che da commedia sexy. Nel primo (**!) un simpatico Lino Banfi se la vede con una brava Edwige Fenech in atipica versione orientale. Nel secondo (*!) c'è uno sterile gioco di equivoci mentre nel terzo (**!) è la simpatia di Adriano Celentano a risollevare uno script ordinario ma inscenato con verve.
Pastrocchio a episodi: il primo vanta la coppia più affiatata (Banfi e la Fenech) ma la spreca in un'ambientazione scemotta; il secondo ha il problema opposto, con un canovaccio pruriginoso classico affidato a un Placido privo della verve comica necessaria e una Bouchet fuori parte doppiata in siciliano; l'unico che non delude le aspettative è Celentano, che con la sua parodia del patron del Crazy Horse parigino Bernardin (riecheggiato in Constantin) infila un numero in più nella sua galleria di caratteri alteri e superbi.
MEMORABILE: Celentano che si fa raggiungere dalle sue stesse scarpe.
Dei tre episodi convince più il primo (***), soprattutto grazie a un Banfi straripante che scavalca l'esile sceneggiatura confermando l'ottima intesa con la Fenech. Meno valido il secondo (**), che lamenta uno script modesto, mentre i due protagonisti appaiono piuttosto sottotono. Nel terzo (**!) Celentano, molto a sua agio nel personaggio, duetta con la splendida Moor sulle cui vicende artistico-sentimentali si dipana la storia. Nel complesso una commedia a tratti godibile, mai volgare, che si lascia guardare senza noia.
MEMORABILE: I figli giapponesi di Banfi che parlano barese; L'ottima prova di Ernst Thole.
Quattro registi validi mettono insieme tre episodi sgangherati pur avendo a disposizione un buon cast. Il primo fa sorridere soltanto grazie alla bravura indiscutibile di Banfi, ma la trama è banale ed esilissima; il secondo (in cui l'unica trovata divertente è il sonno comatoso perenne del camionista) vede il protagonista alle prese con la gelosia di genitori siculi (come accadeva in Zucchero, miele e peperoncino) ed è di una noia mortale. A salvare il film ci pensa l'ultimo, con un Celentano esaltato più del solito supportato da una coppia di bravi caratteristi (Thole in primis).
Solita commedia a episodi del periodo che offre tre storie variegate e non del tutto riuscite. Nella prima Banfi e la Fenech offrono il tipico cliché con situazioni boccaccesche. Nel secondo Placido e la Bouchet interpretano un episodio poco interessante che non genera sorrisi. Nel terzo Celentano si mostra in tutto il suo delirio di onnipotenza con risultati non del tutto apprezzabili.
Tre mediometraggi per standardizzare ulteriormente l'episodica commedia d'epoca tirata per la manica destra dal farsesco e per la sinistra dal licenzioso. A tre diversi regist(r)i corrispondono tre disomogenei risultati: non si può arrivare a dire che sull'asse Banfi-Vukotic-Fenech si resta sfiatati dalle risa, ma il loro sabato del Villaggio porta a casa il sorriso. Che subito si smorza nel domenicale pochadismo spento di Festa Campanile, con un Placido attorialmente volenteroso ma comicamente negato. E defalcate tre gag, col venerdì 17 di Adriano le labbra non tornano a mezzaluna.
MEMORABILE: "Spara alle gomme!".
NELLO STESSO GENERE PUOI TROVARE ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Zender ebbe a dire: E a parte l'errore dei titoli di testa la qualità com'è? Di solito i dvd Federal non sono malaccio...
Ma, insomma...non si sono sprecati molto, ma non è male!
HomevideoGeppo • 1/09/09 18:03 Call center Davinotti - 4356 interventi
Il titolo tradotto in italiano del DVD di Adriano Celentano uscito in Germania.
SABATO, DOMENICA E VENERDÌ diventa UN FINE SETTIMANA TOTALMENTE ROVINATO (Ein total versautes Wochenende).
CuriositàFabbiu • 31/10/11 12:22 Archivista in seconda - 661 interventi
Lova Moor (qui Jacqueline) è moglie di Alain Bernardin, il fondatore del Crazy Horse ( e morto suicida nel 94) famoso locale parigino da cui provengono molte "Sexy Star"
HomevideoXtron • 28/05/12 21:58 Servizio caffè - 2229 interventi
Maria Teresa Ruta interpreta la segretaria di Daniele Vargas nel primo episodio. Come dice Huck Finn, che ha postato il fotogramma, si nota, pur coperto dal trucco, il caratteristico neo sopra il labbro:
Ciao. Per quanto riguarda le musiche di questo film, mi interessava sapere qual'é quella in cui Adriano celentano e il suo assistente vengono inseguiti in casa del gangster. Che prima viene utilizzata anche dal suo autista per dimostrargli sul palco che ha talento. Sto uscendo pazzo. Non la trovo da nessuna parte. Grazie