Ancora una trasferta americana per i Vanzina, che negli States riportano un nuovo gruppo eterogeneo di persone dopo i vacanzieri giovani del 1984 e quelli più stagionati del 1992. Questa volta sono cinque fratelli, mai stati uniti - per l'appunto - perché accortisi di esser parenti solo in seguito alla chiamata di un notaio: il padre, defunto (che nessuno aveva mai visto né immaginava esistesse), ha lasciato in eredità un mucchio di dollari a patto che i cinque prendano insieme in consegna le sue ceneri e le lancino nel lago di un canyon da lui indicato. Di fronte al...Leggi tutto denaro ogni diffidenza passa in secondo piano, e i cinque dovranno fare di necessità virtù sopportandosi a vicenda durante la classica gita in auto nell'America più cartolinesca, a partire dalle Rocky Mountains fino al Grand Canyon e Las Vegas tra avventure e inconvenienti risaputi. Dei cinque chi si disingue per serietà professionale anche di fronte a una sceneggiatura non certo esaltante sono Memphis e Salemme, entrambi se non altro nella parte: la loro puntata al bordello scambiato per un semplice benzinaio è una delle fasi migliori del film, nonostante la clamorosa scontatezza delle gag e il ricorso a ovvi equivoci linguistici. Anna Foglietta fa la solita coatta con stile, e per quanto inevitabilmente monotona e caricaturale riesce almeno a conferire un po' di brillantezza al tutto. La delusione vera è Ambra, per nulla convincente nelle sue esageratissime crisi di nervi, sempre sopra le righe e quasi mai naturale nell'interpretazione, mentre discorso a parte merita Vernia: sicuramente infastidirà molti per la sua programmatica idiozia, e colpisce la scarsa integrazione col gruppo derivata dalla sua origine prettamente televisiva. Eppure è a lui che spetta di movimentare la scena producendo le gag più fisiche: una scheggia impazzita non allineata (con tanto di fugace nudo integrale alle docce), un po' il Boldi della situazione ma ancora più infantile, con l'aggiunta di una straniante imitazione del De Niro gangster che di certo dividerà. A patto di non scandalizzarsi di fronte all'elementarità del suo umorismo, un personaggio da valutare con meno superficialità di quella che sembrerebbe giusto accordargli (anche se inevitabilmente sarà lui ad attirarsi gli strali della critica). Più scontato il ruolo di Mattioli, romanaccio vincente a Las Vegas: sempre bravo lui, ma ancora una volta gli tocca in sorte il nulla da cui inventarsi qualcosa per far ridere. Vanzina ci mette il mestiere, tiene in piedi la baracca fin quando può (cioè prima degli ultimi terribili venti minuti, comprensivi di fotografie sui titoli di coda in stile UNA NOTTE DA LEONI), cerca di dare forma a un copione stantio che ricicla l'impossibile dando un minimo di organicità al tutto, ma è evidente che il miglior Vanzina è latitante da tempo e che gli attori di questi anni non hanno la stessa capacità improvvisativa e l'estro travolgente dei Calà o dei De Sica. Senza un buon copione tra le mani poco possono, e si vede. Assortire un cast insolito è difficile, e se l'operazione era riuscita in SOGNANDO LA CALIFORNIA qui non può che far risaltare l'inconsistenza di soggetto e sceneggiatura (detestabile l'idea di aggiungere un ragazzino alla compagnia), per quanto qualche tentativo di rifuggire la volgarità e di dare più continuità alle gag si senta.
Nuova commedia on the road diretta dai Vanzina, ma vecchia sceneggiatura già rivista più volte, con i cinque fratelli che non sapevano di esserlo e fanno un viaggio negli Usa per le volontà del padre. Tuttavia il buon cast di ottimi attori esperti e bravi (su tutti Salemme e Memphis) nelle commedie corali fa sì che il film si lasci tranquillamente vedere, e anzi diverse gag risultano azzeccate e molto divertenti (altre molto meno, quelle di Vernia fanno perdere il 50% del valore al film!). Brave e autoironiche l'Angiolini e la Foglietta.
MEMORABILE: Salemme e Memphis che scambiano più volte la parola guys per gay!
Da fan del cinema dei Vanzina, mi duole constatare che questa sia la loro peggior sortita al cinema dai tempi delle barzellette: storia già vista, gag stravecchie che nascono e finiscono senza nulla aggiungere alla trama, una coralità che non c'è visto la totale mancanza di affiatamento nel cast. Vernia recita malissimo e ripropone la gag di De Niro fino a diventare odioso, la Angiolini e la Foglietta urlano soltanto, Salemme è sottotono, mentre si salvano Memphis e Mattioli (che appare troppo poco). Colonna sonora orrida.
I titoli di testa mi hanno subito portato alla mente Olè; meno male invece che questa commedia dei Vanzina, pur non essendo un gran film, perlomeno ogni tanto fa ridere e tiene nel complesso abbastanza bene. I migliori sono Salemme (in grande forma) e Memphis, mentre Vernia, che pure parte bene, diventa insopportabile tanto che durante la proiezione non ho potuto (soprattutto quando imitava continuamente De Niro) non esprimere a voce alta il mio disappunto nei suoi confronti.
Con Mai Stati Uniti ci troviamo (al momento) di fronte a una trilogia statunitense-vanziniana iniziata nel lontano 1984. Simpatica commedia vacanziera infarcita dei soliti cliché e di una sceneggiatura basata sul già visto, che però, va detto, funziona sempre. Sul comparto corale degli attori, com'è prassi nei cinema di Vanzina, è il trionfo della romanità (tranne l'incursione del genovese Vernia e il napoletano Salemme) a farla da padrona con sketch talvolta divertenti. Cinema di puro svago che però non lascia il segno.
Considerabile come un amarcord delle puntate americane dei Vanzina negli anni 80, il film riesce a mantenersi su un livello decente per tutta la sua durata azzeccando molti momenti. Carente invece la sceneggiatura vera e propria, che si trascina fra un'America piatta e un cast femminile abbastanza fuori luogo fino a una conclusione incomprensibile intrisa di un moralismo che permea tutto il film in maniera davvero forzata. I Vanzina aggiustano il tiro riuscendo a fare una pellicola discreta, ma non esaltante.
Probabilmente la sceneggiatura di questa commedia dei Vanzina sarà stata scritta su mezza pagina: non si può spiegare altrimenti il livello infimo di questo film la cui qualità fa rimpiangere altre "imprese" vanzianiane, che almeno potevano contare su una certa freschezza d'ispirazione. Qui tutto è già visto e stantio, peggiorato da una recitazione pedestre di quasi tutto il cast, con la punta negativa di Giovanni Vernia, che definire attore dopo questa performance è arduo. Colonna sonora a base delle solite canzonette in voga. Terribile.
È snob dire che i Vanzina assicurano la boiata? Nel caso rischierò.... Con le buone intenzioni mi approccio, un cast non fra i miei preferiti ma almeno non c'è Boldi. Presentazione dei personaggi e qualcosa si salva. Poi si parte. Trasferta romana con equivoci linguistici inclusi, per lo meno il bimbo non fa il saputello, sarebbe stato troppo. Potevamo perderci Mattioli? Figuriamoci... E perciò si scivola verso il volemose bene finale. Su tutti spicca (in negativo) Vernia.
Vanzina se ne va all'estero con un bel cast tutto italiano e confeziona una commedia piuttosto abbordabile. Non è che ci siano scene memorabili ma il film si lascia guardare tranquillamente, specie nello sketch dove appare Mattioli in un piccolo ma buffo cameo. Il resto del cast se la cavicchia, a eccezione di Vernia che (tranne un paio di situazioni) risulta fastidiosissimo e privo di verve.
Una sceneggiatura elementare e uno sviluppo imbarazzante caratterizzano questo lavoro on the road di Vanzina. Ormai la comicità deve uscire nuda e cruda dagli attori protagonisti, ma quando si azzecca una battuta su dieci la riuscita del film diviene impresa ardua. La Foglietta mi sembra l'unica capace di tenere costantemente alto il suo ruolo comico, mentre Salemme si appoggia agli occasionali partner: funziona con Memphis nello sketch del benzinaio, regge il gioco a un fastidioso Vernia, ma non brilla mai di luce propria. Deludente.
Inutile sperare in un inversione di rotta nella discesa vanziniana verso la mediocrità più profonda. Questa volta ci tocca una messa in scena paratelivisiva, con una storiella scritta su un francobollo e toni da commediola per famiglia. Se le location cartolinesche sono un marchio di fabbrica del duo, non lo sono alcune scelte errate nel cast; grave per un film fatto per reggersi sulla verve degli attori. Si salvano solo Mattioli e la Foglietta, anonimi Menphis e Salemme (ruoli incosistenti), deleteria l'Angiolini e insopportabile Vernia.
Il film funziona sommariamente bene, i ruoli per quanto stereotipati sono ben scritti e gli attori perfetti nei loro "soliti" ruoli (eccezion fatta per Vernia, che si stacca dal suo "tamarro" televisivo e stupisce). Le trovate sono numerose, il ritmo buono e regge bene fino allo svolgimento finale, unica parte, a mio parere, veramente deludente del film, che parte facendo sperare in una sorta di Rat race all'italiana e si perde nel familiarismo delle nostre commedie contemporanee. Peccato, poteva valere molto di più. Rimane comunque piacevole.
È proprio vero che al peggio non c'è mai fine. E i Vanzina lo dimostrano una volta di più con questo film infimo. Sceneggiatura pari allo zero (ma sembra che manchi addirittura il soggetto), personaggi squallidi e irritanti e un cast talmente deprimente (su tutti Vernia) da far rimpiangere persino i peggiori Salvi e Fichi d'India. Salemme stile vanziniano è letteralmente irriconoscibile e l'unica risata vera la strappa il solo (e solito) cammeo di Mattioli.
E' triste giudicare certi film in cui si osservano scenografie posticce e situazioni comiche trite e ritrite. Sostanzialmente il cast non appare malvagio nelle figure di Salemme, Memphis e Foglietta, mentre mostra la corda con una Angiolini ridicola e un Vernia imbarazzante. Mattioli mostra un cameo scontato. Personalmente è una pessima vanzinata girata con i piedi.
Commedia on the road per Vanzina, che arruola per la bisogna cinque personaggi alquanto eterogenei. C'è il giocatore patologico, la "leggerina", la depressa, il padre bambino e un solitario sui generis. I modelli, tra notti da leoni e sogni di California, restano sempre attuali e le situazioni divertenti si alternano ad altre più risapute, ottenendo un risultato sicuramente discreto. Un po' più fastidiosa, invece, quella sorta di pseudo-misogina concessione al sesso facile da parte delle donne come panacea di vita. Ambra leggermente sottotono.
MEMORABILE: Il misunderstanding, prima verbale e poi materiale, presso la stazione di "servizi".
Tutto si può dire di questo film tranne che sia qualcosa di riuscito. La sceneggiatura è scarsa e non presenta nulla che non sia già stato visto parecchie volte. Si ride poco o niente e pure il cast apparemoscio. Il risultato quindi è scontato. Pessimo su tutti i fronti. Evitare.
Dopo Buona giornata Carlo Vanzina trasloca negli Stati Uniti per questa commediola on the road che non porta grandi novità. Bisogna anche aggiungerci una sceneggiatura miserella e povera di veri colpi di scena e il quadro è completo. Un film da vedere per una serata senza impegno ma il tutto è piatto e non strappa che qualche sorriso sforzato. Le attrici femminili sono fastidiose e il resto del cast si impegna giusto il minimo. Niente di che.
Finalmente una commedia comica italiana che non usa la volgarità per far ridere. Certo l'uso dei luoghi comuni degli italiani all'estero (epocale la ricerca della partita in tv in pieno deserto) è un po' eccessivo, ma sono in fondo questi che aiutano a tirare su, forse anche a dargli una vera ossatura, una trama non esaltante. Buona l'interpretazione degli esordienti e discreta quella dei "già rodati".
Per la terza volta i Vanzina decidono di portare al cinema il loro amore per gli States. Certo che i tempi di Don Buro ormai son lontani, ma questo road movie moderno non è affatto male. Per una volta posso esprimere un giudizio positivo su Salemme, bravo nella sua parte. Bene anche la Foglietta, Memphis e un'inedita Ambra nei panni dell'ansiosa. Vernia è invece il corpo estraneo del cast e nulla ci azzecca con il film, ma evidentemente si voleva dare spazio al "fenomeno" comico televisivo del momento. Senza pretese alcune può piacere.
Vanzina assegna al proprio cinema stile ritmo tempi e squallore degli spot dei provider telefonici, si fregia di un indisponente buonismo che dovrebbe (vorrebbe) arruffianare un po' tutti, crede (finge di credere) che il (gusto del) pubblico sia rimasto arenato al 1980 e che le platee acclamino ancora la comicità di basso conio, lascia il parco-attori -già penalizzati da una sceneggiatura che neanche il più bravo saprebbe valorizzare- in balia di se stessi, fa dell'imbarazzante una categoria dello spirito spettatoriale. Va a finire che a essere mai stati uniti sono film e pubblico.
Un film dal quale ci si poteva aspettare di meglio: tocca l'apice nella parte (purtroppo breve) in cui recita Maurizio Mattioli, dando vita a momenti comici esilaranti. Per il resto si salva qualche battuta di Vernia e il sempre bravo Memphis, mentre sono sottotono sia Ambra che Anna Foglietta. Si guarda, ma non si arriva a promuoverlo del tutto.
Finalmente una valida alternativa ai "Vacanze di natale a..." del pessimo Neri Parenti. I personaggi sono simpatici, anche Salemme. Il finale sembra infelice, ma i cinque riusciranno a prendersi la rivincita. Colonna sonora azzeccata e belli anche i panorami americani. Decisamente, dopo tante mete "alternative", bisogna riscoprire l'America.
Commedia vanziniana dal piacevole respiro internazionale ma ancorata al fondo a causa dell'intollerabilità di gran parte dei personaggi e/o dei rispettivi attori (Angiolini e Foglietta: interpretazioni ok ma personaggi molesti; Vernia insostenibile a 360 gradi, Memphis un po' spento; Salemme l'unico realmente in palla). La sceneggiatura si lascia seguire ma cade talvolta in approssimazioni (l'arrivo a destinazione) o inaccettabili coincidenze (il Brasile). Ogni tanto il sorriso scappa e il ritmo scorre, ma la sufficienza è raggiunta a fatica.
Commediola on the road che vede cinque sconosciuti scoprire di essere tutti fratelli dello stesso padre, morto in America, che ha loro lasciato un'ingente somma in eredità. La formula funzionerebbe anche sulla carta, ma spesso la sceneggiatura ha momenti poco riusciti. Salemme spicca, mentre le parti deboli riguardano le due ragazze (e non a causa della loro recitazione). Le location statunitensi lasciano un po' a desiderare, tanto che in alcuni frangenti pare girato in Italia!
MEMORABILE: Salemme, dimenticandosi che è sua sorella, ci prova con lei; La sosta dalle prostitute; La truffa per recuperare le ceneri.
Dire che il titolo è la parte migliore del film è esagerato, però è comunque azzeccato. Ciò che più mi ha fatto male (ma non è questa l'unica occasione) è vedere come le bellezze dell'ovest americano siano usate come cartoline che ormai non hanno più nulla da dire e diventano noioso background per storielle come questa. All'inizio devo ammettere che qualche sorriso mi è sfuggito, poi tutto scontato, tutto prevedibile, fine degli entusiasmi. Questo genere non dovrebbe diventare un film (parola grossa), dovrebbe limitarsi a compressi corti.
MEMORABILE: La lotta di Salemme alla cerimonia funebre per riavere l'urna cineraria.
C'è un divario incolmabile tra la naturale bellezza dei luoghi ripresi e la recitazione che ti martella ininterrottamente per tutto il film lasciandoti avvilito e stordito. Intristisce oltre ogni limite e soprattutto indigna vedere come gli attori siano inadeguati e si districhino in situazioni totalmente banali, cercando di sopperire con le smorfie a una comicità e a una sceneggiatura inesistenti.
I nomi ci sarebbero anche, ma il film non decolla o meglio si mantiene sempre a bassissima quota. Il copione on the road è insignificante e regala solo qualche suggestivo scorcio americano. La commedia dovrebbe far ridere, ma la la piega della bocca prende spesso una direzione opposta allo smile. Uno dei peggiori Vanzina di sempre.
Vanzina non scappa dal suo format ma del resto, se funziona, perché cambiare? Nel gruppo dei protagonisti non mancano i caratteri diversi: tra tutti molto bravo grazie all'innata simpatia Salemme, mentre particolarmente apprezzabile è l'interpretazione di Ambra Angiolini. Insomma, si sa a cosa si va incontro e comunque la risata non manca mai (forse qualche scena con Vernia in meno avrebbe aiutato).
Il film parte da una ricetta già sperimentata: un gruppo di attori, una trama esile che dà il pretesto per un viaggio (e per l'incontro di più caratteri), il tutto in un percorso di sicura presa: e quale migliore degli USA, disponendo di un certo budget? Poi però ci si accorge che il tutto, al di là di una bella fotografia a illustrare alcuni scenari, non funziona, che la sceneggiatura è misera, che gli attori sono chiamati a esasperare i toni per nascondere il nulla. Di questi, a funzionare un po' sono Salemme, Memphis e la bella Foglietta, mentre Vernia è insopportabile.
Fratelli e sorelle dello stesso padre scoprono di essere tali quando vengono convocati dal notaio per l'eredità, ma per averla devono andare in Arizona. Vanzina torna con questa commedia on the road negli States un po' come fu Vacanze in America, ma il risultato è decisamente più modesto (come il cast). Momenti divertenti alternati ad altri meno riusciti tra deserto, Las Vegas e quant'altro con un Memphis simpatico al solito e il resto nella media; ma il finale è proprio telefonato e raffazzonato, tanto per metterci un punto. Senza pretese si lascia guardare.
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Un film davvero orrendo nel quale gli attori danno il peggio. Credo sia il punto più basso toccato dai Vanzina...
DiscussioneZender • 20/05/13 09:31 Capo scrivano - 48372 interventi
Mah, a parer mio è molto peggio Olè, per dire. Questo è un road movie che certo gran film non è, ma che si lascia vedere, e che essendo un film corale se non altro dà un po' di varietà all'insieme.
Lo scimpanzè rapito da Vernia nelle scene iniziali è Tanga, lo stesso che partecipò alle riprese di Bingo Bongo e ad alcuni film di Dario Argento. Oggi vive nello Zoo delle Star di Daniel Berquiny ad Aprilia (dove sono state girate quelle scene, tra l'altro).
Durante la scena concitata in cui Ricky Memphis viene preso in ostaggio da un rapinatore, viene trasmesso il brano di Alan Jackson "The Talkin' Song Repair Blues"