Banfi superlativo nel ruolo di pugliese superstizioso sempre incasinato e con duemila fobie. Come direbbe la mia mamma "mi mette ansia". Tende ad agitare lo spettatore col suo fare caotico. Su Dorelli potremmo anche stendere un velo pietoso. Ammiro da sempre Dorelli ma devo dire che questo episodio è poco divertente e scritto male. Dopo l'incontro di Dorelli con la Borboni il film "finisce".
Lino Banfi è al massimo delle sue capacità da caratterista: sforna rime baciate, citazioni, storpiature e, soprattutto (come vuole la tradizione dei suoi personaggi), gliene capitano di tutti i colori (ancora di più se si considera che il tema del suo episodio è proprio la sfiga). Le sue espressioni di rabbia, panico e caos e le sue improvvisazioni fanno scompisciare dalle risate. Memorabile la scena nella vasca da bagno. Il secondo episodio è carino ma non ha niente di speciale (da ricordare in particolare il duetto con la Borboni).
Da vedere esclusivamente per l'episodio con Banfi... Il secondo, con Dorelli, si può anche evitare. Ma la storia del commerciante pugliese Altomare Secca, super-superstizioso alle prese con un vicino di casa involontario jettatore (un grande Mario Scaccia) vale da sola la visione... condensato in una quarantina di minuti c'è tutto il meglio del comico di Andria: la moglie insopportabile, la figlia idiota con fidanzato peggio di lei, l'amante splendida ma fatalmente irraggiungibile e la solita sfiga cosmica a fare da contorno... Grande!
La regia di Martino è sbilanciata a favore della verve comica di Banfi che - nei panni di Altomare Secca (!) - manifesta una inusitata fobia per le combinazioni nefaste provocate dal "patentato" Corinto Marchialla (un esemplare Mario Scaccia). Una gag dietro l'altra, in grado di provocare un sano divertimento (talvolta ammantato di ansia), rende l'episodio predominante sul "televisivo" e poco avvicente racconto relativo a Gaspare (Johnny Dorelli), che resta unicamente impresso per la bellezza del fisico statuario (e perfetto) dell'acerba Kanakis.
MEMORABILE: Il "pelo della discordia" che è causa di molteplici "sventure" e finirà per far precipitare - letteralmente - Altomare (Banfi) giù dal terrazzo...
Molto divertente l'episodio con uno scatenato Banfi protagonista assoluto. Male invece quello con Dorelli. Martino, grazie ad un ottimo copione, firma un divertente, memorabile primo episodio, coaudiuvato da un Banfi in forma smagliante, davvero impagabile nel ruolo dello sfortunato Altomare. Di contro, l'episodio con Dorelli è noioso, scontato, e non basta un cameo del grande Montagnani per risollevare la situazione. Divertente a metà.
Uno dei film (anche se in questo caso è un episodio) più divertenti di Lino Banfi, che mette in campo tutto il suo repertorio senza risparmiarsi e regalandoci battute cult (il rito, "una questione di pelle" ecc). Inoltre lo stralunato Scaccia è una perfetta nemesi per il superstizioso Banfi. L'episodio di Dorelli non è male (anche perché il nostro è sempre un'ottimo attore brillante), ma è evidente che affiancato al capolavoro del comico pugliese fa una figura modesta (seppur decorosa).
Il primo episodio col povero Banfi al quale gliene succedono di tutti i colori è godibile e pieno di bellezze femminili notevoli: la rossa Lassander in guepierre, la Agren che non offre nudi e la bravissima Vukotic (non dimentichiamo poi il peloso Mario Scaccia). Il secondo invece si può guardare unicamente per la presenza della sboccatissima Paola Borboni: posseduta analmente dal diavolo! Inoltre da ricordare il ballo nello studio televisivo con Montagnani.
Diretto da Sergio Martino, è un film fortemente diseguale: molto divertente e funzionale dal punto di vista della comicità pura l'episodio con Banfi che fa leva su un grande mito popolare (e fonte di trovate brillanti in tutta la storia cinematografica) quello della superstizione. Non altrettanto riuscito l'episodio intepretato da Dorelli in parte proprio a causa di una certa "legnosità" dell'attore evidentemente non a suo agio in prodotti del genere, a differenza del comico pugliese.
Mah, qualcuno dice che è uno dei Banfi migliori. Ma la barzelletta sul portasfiga non esce granchè dai binari consueti. Più immortali gli stracult con le dottoresse che il similgarbo di questo episodio. Con Dorelli siamo anche peggio, inoltre il cantattore stona nel contesto. C'è un esempio di tv nel cinema come si usava al tempo (Domenica In, il vero Silvan). Però ciò che gradisco di più è una strafiga Kanakis con vagina dentata. Anche le mutande di Brega radioamatore si fan ricordare... Gegia scatenata.
Commedia a due episodi sul tema delle superstizioni popolari. L'episodio di Banfi è sicuramente il migliore, grazie alle sue innate capacità comiche che ci regalano grandi perle del suo repertorio. Emicranico e incasinato in situazioni assurde come di prassi, Banfi fa indiscutibilmente ridere, circondato da un cast di caratteristi e vecchie glorie non indifferente. L'episodio di Dorelli è meno riuscito, ma il buon Johnny col suo tipico savoir-faire riesce a cavarsela in barba a una sceneggiatura non eccelsa. Si segnala il grande Mario Brega!
MEMORABILE: Il rito di Banfi nella vasca; Mario Brega radioamatore.
Uno dei migliori film comici italiani di quel periodo: l'episodio con Banfi è sicuramente il migliore, con alcune scene diventate cult e una trama cucita addosso allo straordinario attore pugliese; il secondo episodio inzia bene ma la trama non è granchè e si finisce più volte nella volgarità gratuita e nell'ovvio; comunque molto simpatico anche Dorelli.
Banfi straripante affiancato da una Vukotic "soap dipendente" e da una figlia (Gegia) in crisi adolescenziale. Bravissimo Scaccia jettatore in una delle sue poche apparizioni cinematografiche e la sexy Lassander. Da ridere le scene con i finanzieri, col Commissario e i duetti con il fidanzato della figlia. Dorelli fa poco ridere nella parte di Gaspar: forse è la sceneggiatura a non aiutarlo (anche perché si vede un Brega irriconoscibile rispetto ai fasti Verdoniani e un Montagnani che tenta di tener su la baracca), ma la trama è inconsistente.
MEMORABILE: Banfi dal Commissario e quando litiga con il ragazzo della figlia!
Il mago: **; il pelo della disgrazia: ****!; media (approssimata per difetto) = ***. A parte per una Gegia da prendere a catenate, l'episodio di Banfi è un capolavoro, fa sbellicare con centinaia di scene memorabili, uno Scaccia bravissimo e ottime spalle comiche come la Vukotic e la Lassender (irriconoscibile). Il mago però è sottotono, va sempre in calando e Dorelli è un vero pesce lesso: credo che Martino, avendo fatto il bis con Banfi, qui abbia lavorato al risparmio offrendo una regia piattissima e uno script interessante ma fiacco nella resa.
MEMORABILE: Tutto Banfi: "i-i-il sèèèle!"; "Che si sono sbagliéti episodio e si volevano scopare Dorelli?"; "Gatto biénco, porta bene!"; "Crost e Crest".
L'italiano medio(cre) ha due fondamentali, ataviche paure: la jella e le corna. La jella è il fulcro del primo episodio, con Banfi ipercinetico e blaterante scongiuri, che risveglia l'istinto sadico dello spettatore: assistere alla sua lunga trafila di disgrazie è un genuino spasso, e la cricca di decerebrati che lo circonda (moglie teledipendente, figlia malfidanzata, amante aerobicizzata) sono scintille di comicità incendiaria. Il secondo episodio è mal congegnato, non c'è la svolta che ci si aspetterebbe nell'ultima parte, e Dorelli è sempre troppo uguale a se stesso. Globalmente, solo **.
MEMORABILE: La rasatura integrale di Mario Scaccia, drogato e spogliato da Lino Banfi!
Spaccato a metà nel mio personale giudizio: il "pelo" prende ***! mentre il "mago" solo **! (e il mezzo punto c'è solo perché mi ha divertito molto il primo spettacolo di magia, presso la minimalistica tv locale). Occorre comunque ribadirlo ancora, il Lino è mattatore assoluto e artefice incontrastato della vittoria del capitolo "villoso". Un ritmo da perdere il fiato, con una naturalezza da primato; corre, urla, approccia e respinge le sue spasimanti (quella strafatta poi.. ah! ah!), affronta la figlia folle e la moglie tv- dipendente. Grazie, Lino! ***
Notoriamente celebrato l'episodio di Lino Banfi (anche per l'argomento trattato, molto popolare, la "jella"), generalmente sottostimato quello con Dorelli. La parte affidata all'attore pugliese, qui al meglio, vede impegnata anche la sempre brava e misurata Vukotic (ovviamente da ricordare anche il cameo di Scaccia). L'episodio con Dorelli vanta addirittura l'impegno, oltre che del protagonista, di Mario Brega e di Renzo Montagnani. Nonostante la simpatia e la classe di Dorelli e la bravura dei suoi comprimari, l'episodio risulta appannato.
MEMORABILE: Banfi nel finale del suo episodio; Gli scherzi ai danni di Brega e il tentativo di numero organizzato da Montagnani e Dorelli.
Superstizione, magia e teledipendenza sbertucciati in due farse, distinte e complementari, rette dalla vis comica di Banfi e Dorelli. Quella di Banfi, molto fisica e frenetica, impazza nell’escalation di scalogna e guai cagionata dallo iettatore Scaccia; quella di Dorelli, più sorniona e discontinua, si riversa su alcune gag esilaranti (l’esibizione per la scalcinata Tv locale, il duetto con la sboccatissima marchesa Borboni, l’incontro con la coppia Kanakis-Della Casa, la disastrosa sfida con Silvan) che da sole equilibrano l’episodio del collega. Senza intoppi la regia di Martino.
MEMORABILE: Il bagno di Banfi nelle verdure; i cartelloni pubblicitari per la Tv locale; Dorelli e la Borboni; la Kanakis “elettrica”.
Diseguale ma non perché l'episodio con Dorelli, che a me ha spesso fatto ridere, sia fiacco (anzi Brega, Montagnani e la Borboni regalano ampi sorrisi ma il finale con Silvan è un po' moscio) ma perché Linuzzo è in forma strepitosa: frenetico, ipercinetico, alle prese con uno degli stereotipi italici per eccellenza, sfrontato nell'uso del suo gramelot e circondato dalla, putroppo, sempre coperta Agren e dalla giunonica e strepitosa Lassander. Martino dirige con mestiere e, tranne alcuni momenti, non fa mancare mai il ritmo. Divertente.
Classica commediola basata su due episodi in cui ne emerge uno in maniera preponderante. Banfi genera sorrisi e ilarità con la sua tremenda fissazione sulle superstizioni regalando una discreta interpretazione. Dorelli appare moscio, nonostante la verve della Borboni, e regala un episodio scadente.
Non mi ha mai entusiasmato. Né il primo né il secondo episodio. Banfi non mi è mai piaciuto più di tanto, soprattutto quando è protagonista come in questo caso e non spalla di qualcuno. Dorelli era un attore troppo raffinato per girare le commediacce italiane e sembra spaesatissimo. Montagnani fa una particina, ma qui neanche lui fa ridere granché, prigioniero delle solite iperboli verbali intorno al corpo di una donna. Stucchevole.
L'episodio di Banfi è davvero esilarante, grazie alla verve irrefrenabile del comico pugliese, a una sceneggiatura azzeccata e alla presenza di validi comprimari, in particolare Scaccia (ottimo). L'episodio con Dorelli invece è debole, mal sceneggiato e il nostro è bloccato, quasi imbarazzato direi. Né validissimi comprimari come Montagnani, la Borboni e Brega riescono a risollevare più di tanto il comparto. Se quest'ultimo episodio fosse stato un po' meglio avrei dato sicuramente di più. Comunque **! li merita.
MEMORABILE: Il rito anti-malocchio di Banfi nella vasca; Scaccia prima drogato poi rasato da Banfi; Banfi dal commissario.
Un film antologico in due tranche, con due mostri sacri della comicità italiana a condurne le danze. Il primo vede un ometto dal nome buffo (Altomare) e dalla forte vena superstiziosa che si aggira tra cornetti e.. corna, il secondo un mago alle prese con sfide ai limiti dell'incredibile. La comicità, di grana grossa, è di livello inferiore alle attese del periodo e il buon Lino non riesce a graffiare come sempre (anche se non mancano parentesi esilaranti), mentre Dorelli si barcamena su un sostrato filmico imbarazzante e di certo non memorabile.
MEMORABILE: La mamma della mamma che è venuta a trovare la mamma...
Film comico diviso in due episodi e il migliore è sicuramente di gran lunga il primo, con un Lino Banfi in grandissima forma che ci regala gag su gag coadiuvato dalla brava Milena Vukotic e dal grande Mario Scaccia; in più c'è l'apporto di Gegia, Janet Agren e Dagmar Lassander. Il secondo episodio con Dorelli è tirato via. Peccato perché c'erano Mario Brega, Renzo Montagnani e Paola Borboni, che qui risultano essere sprecati. Cameo del mago Silvan.
MEMORABILE: Banfi che nel suo episodio nomina Dorelli e viceversa.
Vale la pena vederlo solo per l'episodio con Lino Banfi come Altomare Secca scatenatissimo e perseguitato dalla sfortuna, costretto a strappare "il pelo della disgrazia" a Scaccia con signora Lassander ancora in forma. Grandissimi Gegia, la Vukotic e gli altri, ottime spalle per l'istrionico Lino. L'episodio con Dorelli mi è sembrato invece un po' sottotono.
Film simpatico ma poco omogeneo diviso in due parti. Nella prima la Fortuna sarà pure cieca ma la iella ci vede benissimo. A farne le spese un Lino Banfi in formissima, esplosivo e sanguigno come in poche altre occasioni e assistito da un cast di tutto rispetto (a cominciare da un grande Mario Scaccia). La seconda parte, con protagonista Dorelli, è assai meno riuscita, ma la colpa non è imputabile al protagonista (bravo) ma a una regia un po' macchinosa e a una sceneggiatura non brillante. Nel complesso *** le merita, ma si poteva ottenere di più.
MEMORABILE: "Ah, ci sono volute 128 puntate di Crost e Crest per capire la iella di questa casa!"; La diagnosi del mago; Il duetto Borboni/Dorelli è da Oscar.
Film diviso in due episodi, et pour cause: nel primo segmento il nostro adorabile Altomare (!) tenta di annientare la sfortuna incarnata dall'inquietante vicino (Mario Scaccia, habituè del teatro "serio", qui efficacissimo) ma ottiene solo di farci ridere per la sua nevrastenia e i suoi calembour (e l'obiettiva sfortuna, guarda che congiunti); di contro il segmento dorelliano si ammoscia inesorabilmente, appena ravvivato da Brega e Borboni... niente da fare, Dorelli è troppo sofisticato. È la somma che fa il totale!
MEMORABILE: Il fidanzato della figlia... questione di pelle! Crost e crest!
È così sgangherato da riuscire divertente, specie per il fatto di non avere il minimo intento di critica sociale o che altro. È un film fisico, immediato, senza essere aggressivo o volgare. Lino Banfi vola alto sopra le righe nel mezzo del suo fato avverso. Johnny Dorelli fa il suo lavoro garbato di mago di provincia sentra troppo indulgere nel grottesco. C'è ancora un po' di boccaccesco ereditato dagli anni Settanta. La sceneggiatura è un po' tirata via. Mario Brega è già un po' imbolsito.
L'ho rivisto e sinceramente non mi ha entusiasmato; bene gli attori, Banfi mattatore unico, qualche momento diverte, ma le storie sono stanche e si trascinano malamente. Aveva buone potenzialità purtroppo almeno in parte scemate; da Martino mi aspettavo di più, anche tecnicamente, ma comunque saggia l'idea di aver diviso il tutto in due episodi distinti, viste le poche idee in ballo...
MEMORABILE: I riferimenti che Banfi fa a Dorelli riguardo l'episodio successivo.
Diseguale. Il primo episodio, divertentissimo, vede Banfi protagonista ed è costruito ad arte per l'attore pugliese, raccontando le "imprese" di un uomo ossessionato dalla sfortuna (celebre la scena nella vasca da bagno); il ritmo resta elevato fino alla fine e la vicenda riserva più di un colpo di scena. Pessimo invece il secondo episodio con Dorelli che fa il mago. E dire che il cast è pure buono (ci sono Montagnani e Brega), ma la sceneggiatura è ai minimi storici.
MEMORABILE: La Vukotic drogata di telenovele; "A rincojonito, hai cambiato?", "No, sto sempre con tua madre".
Un classico della commedia sboccata anni '70-'80: questo film ha il pregio di essere forse l'esempio più divertente del filone. A Banfi e Dorelli vanno un episodio ciascuno, con tanto di curiosi espliciti richiami a vicenda. Nondimeno, quello con Banfi è decisamente il più azzeccato, non solo per certe gag ormai leggendarie, ma anche per la trama ben più briosa. Il secondo episodio infatti ha di buono solo l'inizio, ma l'evoluzione è ben poca cosa e, complice la volgarità esplicita, scade nella mediocrità. Macchiettistico, ma molto godibile.
Film in due episodi sul tema dell'occulto. Il primo con Lino Banfi jellato è esilarante, ricco di battute e gag molto riuscite e con due bellezze come la Agren e la Lassander. Il secondo con Dorelli è inferiore ma si salva grazie alla bellissima Anna Kanakis e alla sfida finale contro Silvan, con gag spassose e divertenti.
MEMORABILE: Lino vs il fidanzato della figlia; Lino dal Re dell'occulto; La sboccata marchesa interpretata da Paola Borboni.
Banfi ne “il pelo della discordia” firma una delle sue migliori performance da comico. I tempi sono perfetti, alcune battute memorabili, mentre le spalle si rivelano più che dignitose e di qualità. Anche l’episodio con Dorelli nel complesso è riuscito, ma soffre il ritmo indiavolato e il carisma di Banfi, più immediato e facilmente fruibile. C’è anche Mario Brega inspiegabilmente doppiato da Riccardo Garrone (che ne castra il carisma). Facendo la media la sufficienza è raggiunta senza grossi patemi.
MEMORABILE: "Quella è la iella dell'innomineto che colpisce come una punizione di Zico! Arriva a effetto, all'improvviso!"
Dei due episodi diseguali si lascia guardare meglio il primo, con un Banfi in buona forma che cerca di sopperire con tutti i numeri del suo vasto repertorio alla pochezza della storia, sceneggiata con sufficienza. Nella seconda parte Dorelli appare spento e fuori ruolo mentre convincono le prove di Renzo Montagnani e Paola Borboni. Un film facile, che strappa qualche sorriso di stomaco e serve a passare una serata senza pensieri. Regia misurata senza grosse sbavature. Mezzo pallino in più solo per Banfi, che poteva essere sfruttato meglio.
MEMORABILE: La storia della spiegazione del nome di Banfi, totalmente improvvisata al momento...
Due episodi molto diseguali: il primo è una simpatica presa in giro di superstizione e mode del momento (aerobica, telenovelas) con un Banfi quasi pirotecnico, soprattutto quando duetta con lo iettatore Scaccia e quando si scatena in equivoci verbali con la Agren (il cui personaggio è purtroppo stereotipato). L’esperimento di Dorelli mago di borgata riesce solo a metà e si salva grazie ad alcune trovate felici e alle prove di alcuni caratteristi (la Borboni e, in parte, Brega e Montagnani).
MEMORABILE: Tutte le scene con Banfi e Scaccia; "Fatti gli adduttori tuoi!"; L’esibizione di Dorelli alla tv burina; La sboccatissima marchesa Borboni.
Commedia all'italiana divisa in due episodi. Il primo vede un Banfi superlativo partecipare a una trama divertente che ben espone l'italiano medio di fronte a superstizioni, amanti e affini. Il secondo, con Dorelli, risulta meno divertente, ragion per cui il voto globale della pellicola si dimezza. Sergio Martino, artigiano di genere, dirige comunque con buon ritmo. Da segnalare i comprimari frequenti in queste pellicole (Brega, Gegia, Vukotic, ecc.).
Il tema della superstizione, declinato sul grande schermo in varie sfaccettature, è al centro di due episodi agli antipodi sotto certi aspetti - Banfi domina la propria metà mettendo in ombra il resto, mentre Dorelli non brilla ma è aiutato dal contorno - uniti però da un ritmo diseguale, che fa risaltare alcune gag su uno sfondo decisamente mediocre. La verve di Banfi e il buon cast di contorno (soprattutto Brega e la Vukotic) fanno guadagnare al film la sufficienza.
Soggetti tirati un po' per le lunghe (soltanto due episodi, al posto dei canonici tre) che hanno come filo conduttore la superstizione. La maschera di Banfi è assai più adeguata della comicità brillante del mago Dorelli; tra l'altro il primo è sostenuto anche da spalle più valide (l'innominabile iettatore dallo sguardo allucinato di Mario Scaccia), mentre nel secondo vengono sprecati il cameo di Mago Silvan, un Montagnani in sordina e un Mario Brega inspiegabilmente doppiato. Spiace doverlo dire ma il voto è basso.
Dire grossolano è fargli un complimento. La cornice di bocca buona mal si attaglia alla signorile bonomia di Dorelli; Banfi, invece, nel fescennino ci sguazza alla grande. Poiché la sceneggiatura, di fatto, non esiste allora possiamo derubricare il film come performance banfiana: le sue ire trattenute, gli sbalordimenti, i disastri slapstick, gli insulti (sempre nuovi) al possibile genero formano l'angusto circolo dell'apprezzamento.
Film diviso in due episodi: il primo Lino Banfi, il secondo con Johnny Dorelli. Come spesso accade per questo genere di film gli episodi sono qualitativamente molto diversi tra loro: se il primo fa morir dal ridere grazie a un Banfi in stato di grazia, il secondo arranca a causa di un protagonista (Dorelli appunto) che in quanto a comicità risulta essere un po' rigido e non proprio a suo agio nella parte. A salvare parzialmente il secondo episodio è la presenza di un simpaticissimo Mario Brega.
Due episodi che poco hanno a che fare l'uno con l'altro se non per la qualità, più che sufficiente. Nel primo Banfi e la sua famiglia sono perseguitati dalla sfortuna e la causa pare che sia il nuovo vicino di casa. Nel secondo lo scalcagnato mago interpretato da Dorelli si vede affibbiare dei veri poteri magici da una nobile anziana. Il primo episodio è quello più divertente e assomiglia molto al classico esempio di commedia sexy. Il secondo invece diverte soprattutto quando ci sono i siparietti da "baracchino" tra Dorelli e Brega.
Una delle migliori commedie anni Ottanta, che si gusta appieno se si sta attenti non solo ai bravi protagonisti e comprimari (ottima l'idea del confronto tra il carnale Banfi e il raffinato Dorelli), ma anche agli attori che fanno apparizioni fugaci. Laddove manca una solida trama arrivano in soccorso personaggi esilaranti quali, a esempio, il "bonzo" Carluccio, la cameriera nera che parla in dialetto napoletano, la marchesa sporcacciona, l'irascibile cognato di Gaspare.
MEMORABILE: Il cameraman strabico della tv locale nel secondo episodio.
Due episodi. Il primo è un piccolo classico della comicità made in Italy: Banfi è in gran forma nel ruolo del commerciante perseguitato dalla sfortuna, ben coadiuvato anche dal resto del cast (divertenti la Vukotic teledipendente e la Lassander sotto effetto afrodisiaco, convincente Scaccia nel ruolo del vicino iettatore). Il secondo vede un Dorelli un po' sottotono; peccato perché il cast di contorno è di grande qualità (Montagnani, Brega e la Borboni su tutti). Complessivamente le risate arrivano, così come una piena sufficienza.
Fenomenale l'episodio corale con Banfi, circondato da un cast di provata bravura su cui spicca una Vukotic teledipendente. La storia è semplice, ma il ritmo indiavolato si sposa alla perfezione con i tempi comici perfetti di Banfi, producendo un pezzo ben girato e fenomenale. L'episodio di Dorelli è invece abbastanza piatto e perde nettamente il confronto con quello precedente. Il mezzo film di Banfi vale il prezzo del biglietto, senza dubbio. I tre pallini sono solo per lui...
Il voto deriva da una perfetta media tra una prima parte tutto sommato sufficiente e una seconda pessima. L'episodio di Banfi è il più divertente, ma una volta fatte due risate per le battute del protagonista e per il personaggio di Carluccio il tutto in realtà scema presto. Nel secondo episodio abbiamo un Johnny Dorelli che ci prova a salvare la baracca con la sua simpatia ma non ci riesce, perché il contorno è di rara inutilità. A poco servono il cameo del Mago Silvan e la presenza di Mario Brega, scempiata da un incomprensibile doppiaggio. Sarà un cult, ma è mediocre.
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DiscussioneZender • 1/11/15 13:24 Capo scrivano - 46948 interventi
Effettivamente non c'è paragone tra i due episodi. Banfi nel suo è veramente scatenato e credo anch'io sia tra i punti più alti della sua filmografia.
DiscussioneGraf • 2/11/15 02:43 Call center Davinotti - 910 interventi
Concordo. Il primo episodio del film, con un Lino Banfi al suo meglio, è nettamente superiore.
Quando Banfi nel suo negozio rimprovera la commessa che balla si può sentire la colonna sonora del film Uno sceriffo extraterrestre...poco extra e molto terrestre con Bud Spencer!
DiscussioneZender • 15/07/16 11:39 Capo scrivano - 46948 interventi
Mah non capisco, mi sembrano titoli normalissimi... Sarebbe lo stesso font? Quelli di fantozzi contro tutti mi sembran diversi da quelli di Occhio malocchio per dire, non c'entran niente...
io sono invece concorde. magari non sono proprio identici, ma il trademark grafico è quello, tant'è vero che la prima volta che lo vidi notai anch'io subito la cosa. più che al font credo mauro si riferisca a quegli scoppi geometrici di colori primari.
DiscussioneZender • 15/07/16 14:46 Capo scrivano - 46948 interventi
Ah mi sono accorto di aver visto quelli del primo Fantozzi, non del terzo, ecco perché non capivo (i titoli del terzo non li trovo). Bisognerebbe però scrivere anche chiaramente cosa li accomuna, se non si mettono le immagini, perché detta così altrimenti non ha molto senso...
DiscussioneAlex75 • 7/03/17 16:45 Call center Davinotti - 696 interventi
Secondo me, nel non esaltante filone della commedia a episodi dei primi anni '80, questo è uno dei film più disomogenei (e non solo perché Banfi e Dorelli non hanno praticamente nulla in comune). Il pugliese vince a mani basse, eppure non ho trovato disprezzabile il secondo episodio.
Forse non tutti sanno cheElisa Bove, vero nome Kadigia Bove, che nel film interpreta la colf in casa di Lino Banfi, è stata la prima moglie di Achille Occhetto, ultimo segretario del PCI.