Inflessibile commissaria del PCUS viene inviata a Parigi a cercare tre funzionari che si son dati alla pazza gioia. La donna incontra un dongiovanni e perde la testa... Strepitoso film di Lubitsch, ovvero come fare un film su commissione e a tesi (anzi, diciamo pure di propaganda) senza perdere un'oncia di gusto artistico, stile e credibilità. Tempi comici perfetti, dialoghi scintillanti, attori inappuntabili e una magica, celeberrima ("Garbo laughs!", strillava la locandina) risata della Divina.
Divertente commedia di Lubitsch, inevitabilmente invecchiata, ma indubitabilmente dotata di garbo e di Garbo: non è poco. Il personaggio della Divina è ripreso (parodiato) da Giovanni Guareschi ne Il compagno don Camillo (sia nel libro, sia nel film di Comencini): Graziella Granata, nel ruolo di Sonia, guida turistica-funzionario PCUS, perde la testa per Gianni Garko, comunista italiano dongiovanni...
Nonostante ad oggi la storia mostri i segni del tempo (lo sbeffeggiare sottilmente il comunismo russo allora imperante, adesso non è più così d'attualità...), questa raffinata e adorabile commedia rimane godibilissima. Ambientazione seducente, battute indovinatissime, una Greta Garbo grandiosa (soprattutto nella prima parte, quando ancora deve cominciare a sciogliersi: impettita ed imperscrutabile) e, principalmente, il famoso "Lubitsch touch": ogni singolo fotogramma è imbevuto della sofisticata classe del grandissimo regista. Delizioso.
Primo ed unico episodio brillante della carriera di Greta Garbo, il film venne realizzato con chiari intenti propagandistici da una produzione americana di stampo chiaramente antisovietico, ma il regista riuscì a realizzare un'opera assolutamente godibile, puntando non tanto sulla componente ideologica, ma curando particolarmente la caratterizzazione psicologica dei personaggi e producendo da questo punto di vista un'opera molto raffinata, diretta e recitata benissimo.
Rigida funzionaria sovietica sbarcata a Parigi scoprirà il lato leggero della vita. La politica va in secondo piano: emerge così la storia di un corteggiamento vagamente shakespeariano (una nuova bisbetica da domare). Lubitsch è una garanzia di classe e sapienza registica: è dunque con lui che può avvenire il miracolo del passaggio di Greta Garbo alla commedia. Passaggio riuscito, non tanto per la versatilità (poca) dell'attrice (comunque carismatica), quanto per la splendida macchina costruitale attorno, che rende godibile il film anche oggi.
Lubitsch aggira la trappola del film a tesi con eleganza e ci regala un'altra delle sue opere toccate dalla grazia, vette insuperate di raffinatezza cinematografica. Greta Garbo non è proprio tagliata per la commedia ma la sua scarsa versalità ben si addice al ruolo; al resto provvedono un'ambientazione romantica, un partner affabile, comprimari simpatici, dialoghi frizzanti ed ironici. Scegliere il capitalismo diventa facile quando si presenta sotto forme tanto seducenti, oppure amabilmente assurde, come un cappellino a forma di cappa di stufa.
MEMORABILE: Il conte Leon propone al proprio domestico di condividere tutti i loro averi e quello rifiuta perché non vuole cedere parte dei suoi sudati risparmi.
Lascia il segno questo lavoro di Lubitsch, grazie alla notevole prova della Garbo nel ruolo della gelida funzionaria di partito e a una sapiente regia che sa dosare il ritmo dell'ironia senza mai sbagliare. Gli altri attori fungono da azzeccate spalle per la prova della protagonista e compongono un efficace quadretto dove i contrasti vengono esaltati e ammorbiditi allo stesso tempo.
MEMORABILE: "Cosa succede a mezzanotte?" "Metà degli abitanti di Parigi parla d'amore all'altra metà..."
Parigi diventa qui il simbolo dell'occidente capitalistico da contrapporre al comunismo sostanzialmente privo di fantasia dei piani quinquiennali. E se inizialmente per la bella compagna Nina tutte quelle luci sono solo uno spreco di energia, è dopo aver gustato lo champagne che impara a ridere e a ripensare a se stessa in altro modo. Messaggio un po' semplicistico (la Guerra Fredda era di là da venire) pur se proposto da Lubitsch con la consueta leggerezza e ironia. Impagabili le figure dei tre funzionari, bambini nel paese dei balocchi.
L'inappuntabile commissaria Ninotchka, spedita a Parigi per recuperare altri tre funzionari, finisce con l'innamorarsi di un nobile seduttore e del capitalismo che egli rappresenta. Girato prima che un film del genere fosse impensabile, è una commedia di propaganda semplicistica, realizzata però con ironia, eleganza e indubbio talento artistico. La Garbo è perfetta nei panni della rigida protagonista e gli eventi sono deliziosamente assurdi. È una beata illusione, un gradevole colpo basso.
MEMORABILE: Ninotchka che smonta i discorsi d'amore del conte Leon parlando di chimica. Da sposare!
Bellissima commedia che gioca pericolosamente sulle politiche vigenti in quegli anni nel mondo (anche alcuni riferimenti al nazismo). Il "Lubitisch touch" riesce a evitare le cadute di stile e il propagandismo capitalistico puro e semplice attraverso intuizioni geniali, tra cui quella di affidare la parte del funzionario sovietico a Greta Garbo, tanto insolita nel genere commedia da essere usata con lo slogan "Garbo laughs" per la sponsorizzazione del film. Capace di far ridere molto più delle commedie contemporanee. Indimenticabile.
Lubitsch non si smentisce nemmeno di fronte a "impegni" di sceneggiatura da rispettare. I suoi film, questo compreso, sono una delizia di eleganza, raffinatezza e buon gusto. Un mondo forse un po' troppo smussato quello che traspira dai suoi lavori, ma credo il mondo che tutti vorremmo (o almeno lo spero). Ignorando la evidente propaganda dello stile di vita al di qua degli Urali, c'è una verità inoppugnabile: l'attrazione per le belle cose (vestiti, gioielli, ecc.) che le donne, ma non solo loro, hanno, il che significa anche libertà di scelta.
Il film in soldoni tratta di russi che fanno affari in Francia. Colpisce molto Greta Garbo, che in questa interpretazione è fantastica. Non ci si annoia in nessuna fase. Il film sottolinea contrapposizioni e barriere tra il mondo occidentale e quello comunista dei tempi (misterioso), ma lo scopo è quello di andare oltre ai preconcetti. Anche se talvolta i cliché sono sempre lì e a volte forzati, resta pur sempre un buon film.
Scintillante satira antisovietica che trova il suo punto di forza (soprattutto a livello comico) in una Garbo dalla Russia con poco amore (tutt'altro: movenze ed espressioni sono degne di un'aguzzina nazipoloitation) in trasferta a Parigi. Purtroppo la sua risata sbandierata in locandina giunge prematura e la dirompente forza sarcastica del suo personaggio lascia presto il posto a un intreccio ironico-sentimentale indubbiamente brillante ma a tratti un po' scontato. Secondo tempo dunque non all'altezza, ma le trovate stupefacenti non mancano.
Commedia romantica che brilla come stella di prima grandezza nella filmografia di Lubitsch. La traccia anticomunista, pur se esilarante, è solo un pretesto per celebrare Eros e la sua potenza; la regia è perfetta perché "invisibile", pur se il celebre "tocco" del Maestro colpisce inesorabile. Dialoghi pungenti e una Garbo diversa, in un ruolo brillante che, secondo quanto da lei stessa dichiarato, era "stanca di fare la donna perduta, l'eroina tragica".
Lubitsch fa sciogliere un'inflessibile funzionaria sovietica in missione a Parigi per controllare l'operato di tre colleghi (pardon, compagni) pasticcioni. Inevitabile notarne l'invecchiamento, specie nell'ingessato doppiaggio italiano. Impossibile non notare la solo parziale efficacia della Divina Garbo, che ride (di gusto), nella celebre scena del bistrot, ma per il resto fatica. In ogni caso intelligenza ed eleganza strabordano da ogni fotogramma e rendono il film tuttora interessante. Se è un film di propaganda, ce ne sarebbero voluti di più.
MEMORABILE: Ninotchka ricorda alla Granduchessa i patimenti del popolo russo sotto lo Zar: un dialogo che dimostra il genio e l'equilibrio di Brackett e Lubitsch.
Capolavoro. Geniale soprattutto nell'aver cucito una parte su misura per la Garbo, che poteva (anzi, doveva) ostentare rigidità algida e assoluta serietà (salvo scoppiare a ridere). Certo, persino la locandina del film ribadiva "La Garbo ride" - anche se la scena più bella è forse quando cucina con i tre amici (e lo slogan avrebbe potuto essere "La Garbo indossa un grembiule assieme agli amici" - nell'atto di cucinare non "ride" ma sorride molto, come se fosse veramente felice assieme a loro). Film che ancora oggi svetta a livelli molto più alti dei film recenti.
MEMORABILE: La scena dell'uovo, pochi secondi prima che si senta la canzone "Ça c'est Paris" (Padilla, 1926).
Così come Lubitsch ha scoperto in America un nuovo mondo nel quale poteva realizzare le commedie che gli piacevano, così l'austera funzionaria sovietica riscopre a Parigi il fascino della bella vita e al diavolo il comunismo e l'egualitarismo. Commedia scatenata portata da Ernst Lubitsch a livelli di assoluta perfezione, con la Garbo che di fatto ironizza sui personaggi interpretati fino a quel momento. Perfetto.
Pellicola che, pur essendo decisamente datata, mantiene ancora una sua piacevole frizzantezza nei dialoghi, nei botta e risposta. Anche i personaggi sono tratteggiati in modo da risultare inevitabilmente simpatici, come i tre che accompagnano la protagonista. E nonostante alla fine tutto ruoti attorno a lui che deve conquistare lei, austera, fredda e devota solo alla madrepatria (non ci metterà poi così tanto a raggiungere lo scopo), si finisce comunque col seguirlo con un certo interesse fino all'epilogo, dove il concetto di arrendersi alle circostanze avverse non verrà considerato.
MEMORABILE: "È un'idea sì...". "Ma non dobbiamo avere idee"; In trattoria; "Sui cosacchi, è stato un errore fargli usare la frusta, avevano ottimi fucili".
Commedia romantica costruita sfruttando il dualismo tra la Russia del comunismo e l’Occidente più dissoluto, la cui scelta non poteva ricadere che su Parigi. Le decadi sulle spalle si fanno sentire, per quanto si deve riconoscere una notevole qualità che riguarda la regia e la direzione degli attori. Alterna momenti di comicità a ventate di amore passionale, entrambi i fattori legati ai modi espressivi dell’epoca e alleggeriti da un contesto a cui non sembra importare troppo di sottolineare la componente politica anticomunista. Buona la prova di tutta la compagine degli attori.
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CuriositàDaniela • 21/01/17 15:20 Gran Burattinaio - 5944 interventi
La frase di lancio del film recitava: "La Garbo ride": per la prima volta in carriera la diva, solitamente impiegata in ruoli di eroica tragica, ride apertamente. Si tratta della famosa scena al ristorante in cui il conte Leon, dopo aver raccontato una barzelletta senza ottenere la reazione sperata, cade dalla sedia col sedere per terra, suscitando un'irrefrenabile risata nella fino ad allora serissima "compagna" Ninotcha.
Nel 1957 ne è stato girato un remake in musical intitolato La bella di Mosca, con Melvyn Douglas sempre nel ruolo di Leon e Cyd Charisse in quello che era stato ricoperto da Greta Garbo.
Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita daDNA Srl. Lingue: Italiano, Inglese Rapporto schermo: QUESTO DVD CONTIENE IL FILM “NINOTCHKA”, SIA IN UNA NUOVA EDIZIONE ANAMORFICA 1.78:1 (APPOSITAMENTE ADATTATA PER TELEVISORI 16:9), CHE NELLA VERSIONE CLASSICA IN 1.33:1 (PILLARBOX) Extra: Trailer Il film è stato rieditato con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.