Bellissimo film a mezza strada tra la commedia sentimentale e il neorealismo (che di fatto anticipò) girato in pieno 1943 in una Roma non ancora sconquassata dalla guerra. Con un terzetto di protagonisti di livello, ed una sceneggiatura alla quale collaborò anche un giovanissimo Federico Fellini, è venuta fuori un'autentica chicca, che purtroppo tuttoggi non conosce la popolarità che meriterebbe. Inutile dire che i duetti in romanesco tra Fabrizi e la Magnani sono irresistibili, ma forse il suo meglio Fabrizi lo dà quando recita col piccolo Cristiano Cristiani.
Uno spaccato della Roma popolare con i principali interpreti di questo genere. Il mercato fa da sfondo. Il pescivendolo Aldo Fabrizi s'innamora di una cliente, ragazza madre, ma chi prova lo stesso sentimento per lui è Anna Magnani. Un periodo, quello bellico, cinematograficamente propizio per Fabrizi (L'ultima carrozzella; Avanti c'è posto), che proprio alla fine della guerra sarà uno dei protagonisti di Roma città aperta. Scontato dire che Anna Magnani è superba come sempre nella parte da fruttarola con l'argento vivo addosso. Peppino de Filippo grande!
MEMORABILE: Grande tenerezza per Fabrizi che compra casa per madre e figlio ma, tornato il padre del piccolo, finge di fare il burbero per allontanare il bambino.
Pescivendolo del mercato, vicino di banco di una fruttivendola, si invaghisce di una signora altolocata. Amara commedia su un'impossibile scalata sociale, in chiave bozzettistico-melodrammatica. Ma a strappare il film dalla macchietta (in cui finirebbe per la patetica storia) ci pensano Aldo Fabrizi e Anna Magnani che infondono una carica e un'umanità "vere", pendant perfetto della "verità" del brulicante mercato di Campo de' Fiori. Ne viene fuori un buon film, votato alla ricerca di un rapporto diretto con la più genuina realtà popolare.
A due anni dal termine del conflitto, Fabrizi e la Magnani duettano sapidamente tra le bancarelle del mercato di Giordano Bruno, ricostruito in studio. Film grazioso con attori in stato di grazia che si comportano come veri venditori o barberi (De Filippo). Un artigianato attoriale impagabile. Fabrizi è irresistibile nelle sue molte facce, da pescivendolo superbo a "papà" affettuoso a innamorato.
MEMORABILE: Fabrizi e il bambino; I duetti con Pecorino; La "spettinatura" della Magnani
Film chiave nostrano: è un sentimentale che anticipa le tematiche del neorealismo e lancia già qualche linea guida per la futura commedia all'italiana (l'uso del dialetto, in questo caso romanesco). Assolutamente convincente e spontanea l'interpretazione di Fabrizi e della Magnani, che trasudano di genuina romanità. Il film è stato girato nel pieno della II guerra mondiale, eppure non vi si fa cenno alcuno, fatto che rende un po' inquietante la visione, certamente non meno affascinate per com'è stata compiuta l'operazione.
Ci sono particolari nei film che rimangono impressi: in questo caso sono i guanti; guanti di pelle che simboleggiano la differenza tra l'essere semplici popolani o altolocati borghesi, se non nobili. Qui si vede come sia semplice diventare (in superficie) un raffinato borghese: basta avere i soldi. Il confronto tra i due mondi è vinto con largo vantaggio dai popolani (pescivendoli, fruttaroli o barbieri che siano), mentre i cosiddetti altolocati se la cavano con un semplice grazie, senza nessun riguardo per i sentimenti altrui. Cast eccezionale.
Un pescivendolo si invaghisce di una signora elegante, suscitando la gelosia dell'impetuosa fruttivendola sua vicina di banco al mercato di Campo de' Fiori... Commedia romanesca che risulta carente sul piano della sceneggiatura, nonostante la collaborazione di Fellini, per le troppe scivolate nel patetico sentimentale ed il "messaggio" un poco retrivo: meglio non varcare i confini della propria classe sociale. Film importante oltre i suoi meriti: girato in piena guerra (ma non si avverte), viene considerato infatti anticipatore rispetto alla successiva stagione neorealista.
Peppino (Fabrizi) è il tipico uomo dell'Italia centro-meridionale che disprezza le sue origini e il suo ambiente e millanta relazioni e agi di ben altra classe sociale. Dall'altra parte abbiamo Elide, la popolana che, schietta, non si vergogna dei suoi modi e del suo mondo. E' il contrario di Peppino: scontrosa e acida all'apparenza, mostra in più occasioni (sempre di nascosto) che è una "donna de core". La vicenda mette in ridicolo – senza stupidità – e distrugge il mito dell'uomo dominatore (proprio del fascismo) a cui piedi ogni donna cade.
Pellicola girata in piena Seconda Guerra Mondiale che anticipa i temi, gli ambienti e il linguaggio del neorealismo. Di suo è distintamente realista pur se i disagi del conflitto in corso sono solo velatamente accennati. Colpisce per la naturalezza e la potenza delle interpretazioni (meno per il personaggio della ragazza sedotta e abbandonata quando ha a che fare con suo figlio) e per la sapienza nel trattare temi popolari senza infiocchettature.
Diversi fattori rendono particolare il film avvicinandolo al realismo cinematografico: l’essere stato girato in pieno conflitto bellico, non dandone minimamente la sensazione; i dialoghi in dialetto e la scelta di girarlo in esterno avendo come protagonisti personaggi del popolo. Tra gli attori, tutti bravi, spiccano la Boratto, la cui espressività è magistrale e la Magnani, capace di regalare attimi di rara intensità. Il dramma sentimentale viene stemperato dall’ironia e la naturale vena comica del cast, senza mai trascendere il genere.
Sullo sfondo di una guerra che si percepisce appena Bonnard sviluppa una storia in bilico fra Neorealismo e commedia sentimentale, fra storie d'amore e peripezie "alimentari". La formula funziona fino ad un certo punto e deve i suoi momenti più felici ai grandi attori coinvolti, che riescono a trasformare personaggi piuttosto stereotipati in caratteri universali. Il ritmo snello e le splendide inquadrature di una Roma non turistica costituiscono un plusvalore che giustifica la visione, non foss'altro che per ammirare tre mostri sacri del nostro cinema nel loro periodo migliore.
MEMORABILE: Il corteggiamento fra Fabrizi e la Magnani; Peppino e Fabrizi nei dialoghi dal barbiere.
Mescolanza di generi presenti (e persino futuri), in un film da un soggetto di Girolami. Vicenda amorosa qua lineare, là dolciastra. Importante l'attenzione ai caratteri popolani, che saranno poi sviluppati dal Neorealismo. Tre mostri sacri a interpretare i ruoli cruciali, ma primo nome del cast, causato dall'ordine alfabetico, per la regale Caterina Boratto (volto splendente a sessant'anni: figuriàmoci qui, a 28). Le parti migliori sono al mercato e nella prima fase del corteggiamento. La censura (1943) fece passare sia un cenno alla borsa nera, sia ai problemi d'orario per il gas!
MEMORABILE: Le bugìe/vanterie di Fabrizi all'amico De Filippo; Alcuni sorprendenti e spaesanti scavalcamenti di campo.
Pescivendolo corteggia una nobildonna che cela una maternità. Commedia popolare dall'ottima partenza romanesca e dialoghi a botta e risposta. Dopo l'incontro fatidico s’inscena una poco scontata analisi delle differenze sociali. C'è la critica borghese col gioco d'azzardo e la conseguente punizione. L'entrata in scena del bambino forza alquanto le situazioni, fino a un classico ripensamento compensatore. La guerra ha obbligato a girare interamente a Cinecittà e si perdonano l'uso dei fondali e le riprese scarse sui mezzi di trasporto. Fabrizi notevole, la Magnani un filo eccessiva.
MEMORABILE: La consegna del pesce a casa; Il bagnetto al piccolo; "Dominatori".
Un pescivendolo con banco nel noto mercato romano s'invaghisce di un'aristocratica signora con prole non considerando le attenzioni che le rivolge una popolana con il banco vicino al suo. Girata durante la guerra, la pellicola anticipa i temi della stagione neorealista italiana, che ebbe una notevole fortuna; talvolta si scade nel patetico frammisto a buonismo, ma la visione merita. Fabrizi troppo misurato, veracissima la Magnani.
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La madre di Aldo Fabrizi aveva davvero in gestione un banco di frutta al mercato di Campo de' Fiori, mentre il padre faceva il conducente di carrozzelle (ruolo che Fabrizi interpreterà in più film tra cui il più famoso è "L'ultima carrozzella", tra l'altro ancora con Anna Magnani).
La famiglia abitava in un vicolo vicino a Campo de' Fiori, al numero civico 10 di Vicolo delle Grotte a Roma, naturalmente.