Cinque anni dopo lo scontato giallo argentiano LA TARANTOLA DAL VENTRE NERO, Paolo Cavara ritorna con un film che, pur mantenendo come base le tecniche di ripresa argentiane ormai codificate, si distingue per l'originalità dell'intreccio e per l'insolita e azzeccata componente dissacratorio-umoristica, ben resa dalla figura del commissario Lomenzo (un giovane e irriverente Michele Placido). Nel film il giallo si fonde col thriller, lo splatter (alcuni omicidi, come quello con la chiave inglese o quello che vede un macellaio appeso a un gancio di bue, sono degni del filone di Fulci e Argento) con il poliziesco...Leggi tutto vero e proprio riuscendo a miscelare il tutto in un'atmosfera morbosa e inquietante di cui Vanzina si ricorderà nel suo SOTTO IL VESTITO NIENTE (i flashback della festa di ricconi che si conclude tragicamente, l'ambiente dell'alta moda). Curiosa la presenza di due attori d'oltreoceano come Eli Wallach (perfetto nel ruolo del detective Riccio) e Tom Skerritt (poco più di una comparsa, alla centrale), parte di un cast ben amalgamato capace di dare credibilità a un soggetto e una sceneggiatura complessi quanto comunque ben spiegati e condotti. Nel panorama troppo piatto di un genere (lo spaghetti-thriller) che quasi sempre ricalca gli stilemi argentiani senza un briciolo di inventiva, E TANTA PAURA spicca per coerenza e originalità. Qualche coincidenza di troppo (come l'incontro tra Placido e Corinne Cléry), un paio di imprecisioni, ma nel complesso un film che ha saputo rielaborare le tematiche argentiane tipiche (la favola per bambini come elemento chiave) anticipando alcune soluzioni di INFERNO.
Irregolare, non privo di fascino. La trama gialla non funziona (e infrange una delle regole classiche). Funziona molto di ciò che sta attorno: lo humour, alcune facce, un po' di morboso, Milano (con Navigli e case di ringhiera), la rivelazione semi-conclusiva davanti ai Panettoni Motta (che ricorda alcuni dei finali di Ellery Queen). Bravo Placido (il suo aiutante è Oldoini!), che urla coi sottoposti, con una mano fa il poliziotto antifascista, ma con l'altra contribuisce all'incasso con la pubblicità occulta del tabacco...
MEMORABILE: Placido che spiega il meccanismo lessicale a partire da Pierino Porcospino; I trottatori di San Siro, al di là delle vetrate dello studio fotografico.
Tentativo di Cavara di percorrere la strada del thriller conducendolo verso nuove prospettive. In parte riuscito, con un finale girato da Dio (colui che si confessa a Placido visto attraverso la deformante prospettiva degli specchi), ed in parte disgraziatamente ridicolo (l'omicidio in diretta TV). Di sicuro un buon esemplare di thriller, anche se il regista ha fatto di meglio nel suo (più coerente e rispettoso) La tarantola dal ventre nero. Lascia quasi sorpresi la profetica visione -in sceneggiatura- sul potere dei media.
Fiabesco.
MEMORABILE: Il film attirò l'attenzione dello sfortunato Fabio Salerno che, sulle pagine di Amarcord, si lanciava in una sentita recensione.
Se La tarantola era un giallo derivativo e piuttosto debole, questo è invece un film curioso, poliedrico e complesso che, complice un eclettico e vivace cast internazionale, unisce giallo e commedia, poliziesco e satira grottesca, umori antiborghesi e tentazioni porno, con un finale che omaggia il Welles de La signora di Shangai. Belle musiche di Daniele Patucchi.
Prima di arrivare alla lunga, notevolissima parte finale, il film di Cavara sembrava avere poco a che fare col thriller e molto col giallo poliziesco lontano dai canoni argentiani classici (manca del tutto la suspense). Ciononostante, la verve di un Placido commissario napoletano sopra le righe aveva permesso di farci apprezzare comunque le qualità di una sceneggiatura (scritta anche dal Bernardino Zapponi di Profondo rosso) ricca di dialoghi interessanti e valorizzata da un cast in ottima forma. Poi l'ultima mezz'ora, tortuosa ma affascinante.
MEMORABILE: Le tante spiritosaggini di un Placido vivace e davvero in parte.
Più curioso che riuscito, è un thriller che mischia al suo interno giallo, horror e commedia. Funziona abbastanza bene per quasi tutta la prima ora, ma poi, con lo scioglimento dell'enigma, si finisce quasi nel demenziale. Rimangono alcune scene azzeccate (bella quella al macello) e alcune intuizioni valide (l'orgia con cartoon porno di Gibba, lo zoo), un bel cast (su cui spicca il giovane Placido) e un Tom Skerrit completamente sprecato. Comunque è un film più che vedibile, lascia solo l'amaro in bocca quella sensazione finale che qualcosa sia andato sprecato.
Piacevolissima sorpresa, un giallo con toni umoristico-grotteschi che si contrappongono ad omicidi piuttosto efferati. Michele Placido è perfetto con la sua recitazione nel dare quel tocco apparentemente scanzonato agli eventi. Intreccio a tratti psichedelico, accompagnato da un tema principale della colonna sonora assolutamente perfetto. Da vedere e rivedere.
Thriller italiano molto interessante poiché si discosta, finalmente, dalle solite atmosfere argentiane per dare spazio a spunti satirici che, per quanto non colpiscano sempre nel segno, non sminuiscono il bel meccanismo giallo costruito dagli sceneggiatori, che permettono alla pellicola di tenere botta fino alla fine. Molto bella la fotografia. Non tutto funziona alla perfezione, ma è sicuramente un film di valore sopra la media di genere.
Un buon giallo, magari senza troppa suspence e a tratti un po' tortuoso (finchè non si scopre l'inghippo, è difficile trovare il bandolo della matassa), ma efficace e con un bel gruppetto di attori (Placido e Wallach su tutti) e di caratteristi (il milanesot e la madre malata). La narrazione è piuttosto fluida e i dialoghi sono quasi sempre interessanti. Qua e là è un po' morboso, ma in questo contesto ci può stare. Ci sono poi simpatiche trovate (Pierino porcospino, l'album coi necrologi, il club). Interessante e meritevole di visione.
MEMORABILE: Dialogo madre malata e figlio: "Come la sta la mia mameta?". "Come vuoi che stia, stronzo". "C'è il mio amico Picozzi in TV, mameta". "Quel pirla?".
Buon giallo in cui il sempre bravo Michele Placido fa le prove generali da commissario Cattani. Grazie ad una buona regia, un ottimo gruppo di attori ed una sceneggiatura ben scritta, che regala battute condite d'ironia a tratti brillante, questo film può essere considerato un piccolo gioiellino del genere. Peccato per un finale un po' troppo diluito, che si è voluto ingarbugliare un po' troppo e che finisce per essere poco probabile.
Singolarissimo giallo all'italiana che abbandona ben presto gli stereotipi argentiani per sconfinare in territori come quello della commedia o del poliziesco, il tutto avvolto in una curiosa atmosfera piuttosto suggestiva. Alcune soluzioni stupiscono abbastanza, altre lasciano perplessi (il finale nel suo voler discostarsi dal thriller classico rischia di deludere); comunque buono e ben diretto il cast. Molto interessante.
Qui il filone del giallo Anni Settanta si fonde con il genere della commedia: personaggi ben caratterizzati, originali, macchiettistici ai limiti del grottesco. Un simpatico Michel e un Placido magrissimo e con un baffino insolito. Ben sviluppata la trama. Un film piacevole.
Indagine su una serie di omicidi eccellenti, condotta da un commissario antitetico al modello coevo dei poliziotteschi e risolta con un colpo di teatro originalissimo. Citando i cliché argentiani, opportunamente virati in commedia grottesca, il film costruisce un meccanismo giallo sofisticato, che viene smontato nel finale da un mefistofelico Eli Wallach. Placido fa il poliziotto moderno e moderatamente progressista. Bella direzione del cast e una nota di pessimismo che rende il film decisamente più vero.
MEMORABILE: La "stanza dei bottoni" di Eli Wallach, metafora del vero potere che sta al di là della legge.
Strano giallo, originale ma non convincente. A dispetto del titolo quel che manca è innanzitutto la paura. In compenso vi è un po’ di sesso, grazie a Corinne Clery fresca dal set di Histoire d’O. Il soggetto e la complessa sceneggiatura hanno una loro logica e particolare è l’atmosfera grottesca. Buoni gli interpreti mentre la regia appare discontinua. Alla sorprendente bellezza della scena nella quale Placido e Wallach camminano riflessi negli specchi nel corridoio del centro investigativo rispondono, in negativo, due controluce da dilettanti.
Cavara si supera, continuando a tenere 1 piede e mezzo nel giallo argentiano mentre con l'altro mezzo riesce a fare quello che a pochi b-registi è riuscito: riuscire a contaminare l'italian thriller con atmosfere morbose o fantastiche. L'aveva fatto solo Tonino Valerii in Mio caro assassino (in quel caso parlo degli ammiccamenti alla pedofilia), qui siamo in tutt'altra zona di perversione; il film funziona alla grande.
Frizzante thriller contraddistinto da uno stile decisamente non argentiano dato in primis dall'atipica rappresentazione dei delitti e dalla forte componente comico-erotica sempre piacevole e mai trash. Ottimo il cast (dove abbiamo un Wallach strepitoso, un Placido leggendario e una bellissima Clery) e perfette le musiche. Piuttosto ridotto il sangue, ma non importa (cito l'omicidio della prostituta), ben congegnato l'intreccio poliziesco e azzeccato il finalone cinico; l'unica cosa che stona è il titolo, inappropriato e ingannevole. Voto: ***!.
MEMORABILE: "Uhm... e come avrei fatto?"; (Wallach)"Ma a chi spari, fije puttà" (Placido nel finale); le comparse di Skerritt (lo rivedremo in Alien).
Tralasciando il patetico titolo (cosa comune a tanti film di genere di quegli anni), il film è un'interessante variazione del filone argentiano, con attori di spicco (addirittura Eli Wallach) e una certa propensione per le scene di sesso, sebbene mai eccessive. Qui la storia gioca un ruolo importante, a differenza di altri prodotti di genere e, sebbene non si spinga poi troppo in là nel gore, offre sequenze scabrose e forti. C'è qualche forzatura qua e là, ma nulla di assurdo.
Atipico ma non originale giallo, con venature soft-erotiche-umoristiche, che tende col suo stile a distinguersi nel sottobosco delle pellicole pseudo argentiane che spuntavano come funghi in quel periodo. Accanto al corpo di alcuni cadaveri viene ritrovato un libro di filastrocche; il commissario, aiutato da una fotomodella bisessuale, scopre una storia fatta di animali feroci e traffici di diamanti. Baci saffici o molto spinti che quasi stonano nel tessuto narrativo della pellicola. Curiosa.
Veramente riuscito e molto particolare, questo atipico giallo nostrano. Ma le venature da commedia sono profonde, grazie al commissario che straccia i giornali conservatori e propugna l'amore nel prato ed i nuovi giochini sotto le coperte. La partecipazione è di primissima scelta, con Steiner sempre crudelissimo e la classica orgia cattiva dei benestanti annoiati (e non solo). Sicuramente da apprezzare le location milanesi e i siparietti in questura, sempre affollata di prostitute coloratissime e simpatiche. Prodotto 100% italico e stracultissimo!
MEMORABILE: Nella casa della "canterina": "Andate che mi devo spogliare" - "E se non ce ne andiamo?" - "Mi spoglio...". Lo fa, ed i poliziotti scappano!
Altra perla nascosta nella succosa ostrica del nostro cinema di genere anni '70. Giallo in cornice da gran deboscia: la favola di Pierino Porcospino è il fil rouge dell'assassino di lussuriosi amanti "della fauna" e dei diamanti. Il giovane Placido, ruspante e sagace, il Commissario più "alternativo" possiate immaginare. Eli Wallach formidabile nel dar credibilità al suo personaggio e alla "virata" fanta-socio-politica del finale. Corinne con un collo che non ve lo sto a dire. Rischio non calcolato ma riuscito per Cavara e Zapponi. Skerritt non pervenne.
MEMORABILE: Il festino in casa Hoffman coi porno cartoon; il bacio Clery/Lomenzo; l'inseguimento nella casa di ringhiera; il duetto Placido-Wallach in pasticceria.
Originale sì, ma anche sconclusionato. Sbanda a più riprese nel grottesco e nel facile umorismo, ma può contare su alcuni momenti stilisticamente apprezzabili (la camminata tra gli specchi) e su un finale che sembra quasi voler smontare le regole del genere. Buon cast, con una splendida Corinne Clery, un insolito Wallach e, soprattutto, un Placido in gran forma e irresistibile quando trova ogni pretesto per strappare Il secolo d'Italia del suo capo (uno Skerritt che si limita al minimo sindacale). Certo, di suspense ne abbiamo ben poca...
Un must della mia adolescenza, che la tv proponeva spesso sull'onda della moda gialla italiana. Ma non è solo giallo questo Cavara, è anche humour, satira sociale (i bunga bunga sono sempre esistiti...) e qualche effettaccio che sconcerta anzicheno. Placido coi baffetti è già cult di per sè e la Clery non sfigura nella sua veste lasciva. Tra i tanti personaggi fa specie la presenza di Robutti (che i più conoscono per i filmetti con Vitali) in un ruolo serio. Intreccio non facilmente intuibile per una visione altamente consigliata.
MEMORABILE: "Il lecca lecca, lo chiamavano così perché amava leccare piedi, gambe..."
Film incredibile... Le battute strampalate di Placido si mescolano alle tecnologie futuristiche di un Wallach sempre al top. Trama, epilogo e titolo sono sconnessi come in un kitsch più puro; al contrario il film non è né kitsch né tantomeno trash. Non si tratta di intercettazioni, ma di una banca dati stratosferica e di qualche telefono... Con gli strumenti più semplici si commettono i reati più complessi. Non per niente alla soluzione nessuno ci sarebbe arrivato. Un'isola all'interno del thriller nostrano, come La corta notte delle bambole di vetro.
MEMORABILE: Il meridionale Placido dà dei borbonici ai suoi conterranei; Il canto abusivo in luogo pubblico e la battuta su Napoli della Clery.
Giallo ambientato in una Milano al solito torbida, corrotta e, stavolta, anche morbosa, ben cavalcato da un giovane ma disinvolto Placido, di una spanna sopra gli altri, comunque ben contornato (una Clery che zoccoleggiando si fa apprezzare e il buon Wallach). Ritmato, mai noioso. Scarsa la colonna sonora, evidente il sottofondo sociale inserito dal regista, a cominciare dal poliziotto di turno, delineato come esatto contrario del pistolero tosto e dal grilletto facile di moda a metà anni ’70.
Non il miglior Cavara. Comunque buone la messa in scena e la direzione degli attori. La storia è sviluppata discretamente anche se non mantiene spesso la sua linearità (forse anche merito della buona dose di farsa inserita nel film). In certi punti la pellicola abbandona la sua serietà per piccoli sprazi di umorismo un po' nonsense. Promossa la prova di Michele Placido. Ruolo di rilievo per il bravo Eli Wallach (qui doppiato da Sergio Graziani) e John Steiner. Discreto ma ci voleva qualcosa di più.
Thriller anomalo diretto dal buon Cavara e scritto da Bernardino Zapponi, che aveva firmato lo script di Profondo rosso. Anche qui c'è un omicidio legato al mondo dell'infanzia, le figurine di Pierino Porcospino lasciate accanto alle vittime, con una dose di farsa ed erotismo notevole. Anche il cast è interessante, con Placido commissario sui generis, colto e liberal, la disinibita Clery e il grande Eli Wallach.
MEMORABILE: Il festino a Villa Hoffman con cartoon hard di Gibba e la morte della ragazza.
Giallo interessante, che in parte si discosta dai toni argentiani con frequenti incursioni ironiche, quasi sempre riuscite. Quello che riesce meno è l'intreccio, in alcuni punti un po' noioso e dalla soluzione non troppo logica, ma ugualmente coinvolgente. Placido fa un buon lavoro sul suo personaggio e il resto del cast (tra cui Wallach) è azzeccato. Buona la colonna sonora.
Giallo tutto sommato non malvagio, che avrebbe anche avuto i numeri per distaccarsi in modo sensibile da quelli soliti, horror (?), emuli di Dario Argento. È un film che si lascia apprezzare per l'intreccio e la trovata tutta personale del libro illustrato con le "figurine" lasciate dall'assassino. Ben congegnato quindi, ma cade piuttosto grossolanamente sul finale: pare raffazzonato per concludere in fretta una vicenda che, pur non eccelsa, aveva comunque una sua ragione di essere.
Dopo aver diretto La tarantola dal ventre nero Cavara torna al genere thriller con questa buona pellicola, migliore rispetto alla precedente esperienza, grazie a un soggetto curato e a una buona interpretazione del protagonista, Michele Placido (nei panni del commissario napoletano ligio al dovere e alla legge emigrato in una nebbiosa Milano). Nel cast, oltre al bravo Steiner, la bella Clery che però, a parte i nudi, è poca cosa. Comunque godibile.
Uno degli ultimi gialli all'italiana, che ne dimostra però già un radicale avanzamento (sostanzialmente nello sbalorditivo finale si trasforma in tutto e per tutto in un thriller politico). La soluzione non convince molto anche se è piuttosto interessante notare come diversi omicidi sembrino richiamare alla mente cult del passato: quello nel tram (Il tram di Argento) o quello nella nebbia (I corpi presentano tracce di violenza carnale di Martino). Doveroso citare il finale del mitico numero 109 di Tex "Massacro!" come ispirazione per una certa scena.
Un film, registicamente parlando, ben realizzato e curato in molti dettagli. Tutto il cast d'attori funziona alla grande e la fotografia di Franco Di Giacomo è di rara bellezza. Il "giocattolo" si sfalda, però, nel momento in cui Cavara, cercando di discostarsi dal classico thriller all'Argento, cerca di conferire originalità al suo film. Il tentativo è da apprezzare, però la soluzione è piuttosto risibile e la critica mossa nei confronti della società un po' campata per aria. Tutto sommato, però, il film si fa guardare volentieri.
Non è tanto il giallo in se stesso a interessare (vedi il deludente finale), ma i tanti personaggi, i loro accostamenti e le piccole storie collaterali. Il giovane commissario (Placido) è una figura abbastanza azzeccata, poliziotto originale nel panorama nostrano, che ben si contrappone al maturo ed elegante Eli Wallach. Erotismo a diversi livelli, dosato, come dosato è un po' tutto, con qualche eccesso qua e là che non stona. Nonostante tutto non riesce a coinvolgere, passa senza lasciare tracce profonde.
Giallo atipico che sbanda piacevolmente a destra e a sinistra; per fortuna si compatta nel finale grazie alla robusta entrata in scena di Wallach e Steiner. Placido, invece, è come il film: simpatico seppur inconcludente; ne deriva che il succo migliore della fatica di Cavara è distillato nelle allusioni: allo sfascio morale della borghesia (o dell'Italia media), all'intrusione dell'intelligence nelle vite comuni, all'assorbimento, da parte delle corporation, di fondamentali tasselli dello stato di diritto.
Si percepisce un'eccessiva smania di essere originale a tutti costi, mescolando - senza troppo criterio - giallo all'italiana, commedia nera, poliziesco e grottesco. Il risultato è oltremodo deludente (nonostante qualche momento vincente come la proiezione del cartoon alla festa), con la trama gialla che passa letteralmente in secondo piano e un finale di rara inefficacia. Cavara regista è meglio nella direzione attoriale (Placido è meraviglioso) che nella composizione delle scene, sempre prive di pathos. Sciocco e fourviante il titolo dell'opera.
MEMORABILE: La super tecnologia di Wallach; Gli amori di Placido; Pierino Porcospino.
Non comprendo la benevola accoglienza di questo sgangherato thriller. La suspence è praticamente assente e lo spunto interessante di "Pierino porcospino" alla fine non c'entra nulla. Skerritt è sprecato. Degli omicidi impressiona solo quello della prostituta bruciata viva richiamato nell'uccisione del capofamiglia sulle Colline occhiute di Craven. Certo Placido è un commissario anticonvenzionale e c'è anche una leggera vena socio-politica, ma non basta. Forse la collaborazione del futuro regista Oldoini alla sceneggiatura spiega tutto.
MEMORABILE: L'omicidio della prostituta bruciata viva; Placido che si tromba la Cléry; Il fantasioso per quanto improbabile omicidio in diretta TV.
Cavara traghetta il giallo argentiano (alquanto flebile in realtà, se si esclude l'inquietante Pierino Porcospino) a certo cinema lattuadiano, anticipando stilemi vanziniani (il set delle motocicliste) nonché manniani (la tigre di Manhunter), non disdegnando feroci e brutali delitti (la prostituta data alle fiamme) di rara efferatezza. Quasi un unicum nel thriller italico, tra festini orgiastici, perversioni assortite della Milano da bere (viene in mente la borghesia debosciata di Chi l'ha vista morire?) e una morbosità che entra sottopelle. Piccola punta di diamante.
MEMORABILE: "Mameta"!; L'amante di colore di Placido che lo liquida con un "vaffanculo, stronzo"; La geniale (e inaspettata) risoluzione sull'assassino.
Più giallo che thriller, più incentrato sulle indagini poliziesche che sugli efferati omicidi (commessi frettolosamente). Irresistibilmente italiano anni 70, con una finestra socchiusa sugli 80 in cui troneggiano un Placido tra l'impacciato e lo sfacciato, accanto a una Cléry in chiave - ça va sans dire - ingenuamente erotica. Piccoli gioielli che andrebbero rispolverati più spesso. "E tanta paura", in realtà, non ce n'è, ma tanta nostalgia parecchia.
Coadiuvato in sceneggiatura da Bernardino Zapponi (reduce dal successo di Profondo rosso) e da Enrico Oldoini, che si ritaglia anche una piccola parte nel film, Paolo Cavara rivisita il giallo a modo suo: cioè tenendo sempre a mente il modello argentiano, ma inserendo al suo interno elementi di critica sociale, facendolo somigliare a un poliziesco più che a un vero e proprio thriller. Come al solito, la Milano Anni Settanta, avvolta dalla nebbia, è sempre splendida.
La naturalezza con cui Paolo Cavara mescola spionaggio, thriller, erotismo e horror è ammirevole, se si pensa poi che il cinema italiano di genere dell’epoca era stretto a stilemi narrativi ben precisi. "E tanta paura" è un film che ama deragliare su se stesso, libero e consapevole, che regala ai suoi spettatori teatrini indimenticabili: i festini della borghesia milanese, gli efferati omicidi e il vis a vis tra i due giovani, bravi e belli protagonisti. Avanguardistico.
L'aggettivo migliore per definirlo è "particolare". Il corpo è quello di un giallo di derivazione argentiana a bassa tensione e popolato di una piccola umanità grottesca (nei corpi, nelle voci, nei modi), ma alcuni degli omicidi che si susseguono nella prima parte del racconto spiccano per ferocia: nell'ultima mezz'ora, poi, il tiro si aggiusta su una caccia al colpevole che vorrebbe riservare sorprese pirotecniche, a costo però di sacrificare la logica complessiva della narrazione. Più che discreto. Bellissima la Cléry, ammaliante l'O.S.T.
MEMORABILE: Le uscite colleriche di un Michele Placido fumantino al limite del caricaturale.
Scadente (fin dal titolo) giallo vagamente argentiano, appesantito da continue quanto pedanti incursioni umoristiche che ne minano il ritmo fin dall'inizio e pregiudicano il coinvolgimento dello spettatore. La vicenda decolla solo negli ultimi venti minuti (dal dialogo Steiner/Wallach in poi), ma è troppo poco per guadagnare la sufficienza. Nemmeno il doppiaggio è esente da critiche (faticoso ascoltare Wallach doppiato da Graziani). Di Cavara molto meglio La tarantola.
MEMORABILE: Il primo omicidio, con la chiave inglese.
Di quella famigerata paura indicata nel titolo non c’è alcuna traccia e poca è la tensione che si percepisce sulla pelle. Al netto dell’efferatezza degli omicidi, spesso sbrigativi e non insistiti, resta a farla da padrone un intreccio narrativo relativamente complesso che appassiona fino a un certo punto, risentendo di un commissario in stile liberty e apparentemente distratto dalle indagini. Si nota, infatti, un’anarchia di fondo che porta a deviare in più direzioni, mischiando le carte fino alla soluzione che dipana il mistero.
Buon thriller diretto da Paolo Cavara che può contare su di una notevole interpretazione di Michele Placido nei panni di un ispettore. Non è semplice venire a capo della serie di delitti che si susseguono nel film e questo è solo che un bene, perché la tensione (che trova il suo apice nel finale) rimane sempre alta. La pellicola è inoltre costellata di efferatezze non da poco e l'idea di collegare gli omicidi al racconto di Pierino Porcospino è geniale. Una piccola perla che gli amanti del cinema di genere non possono lasciarsi sfuggire.
Giallo all'italiana (???) con ben poche frecce al suo arco. La trama è abbastanza sgangherata, gli omicidi sono realizzati senza nessuna suspense, le prove attoriali non sono certo entusiasmanti, la commistione dei vari generi non è riuscita... Anche la patina politica (Placido che elimina sempre il quotidiano di destra letto dal suo capo) non lascia il minimo segno. A ben vedere la sola cosa che si riesce davvero ad apprezzare è la bellezza di Corinne Cléry, che Cavara ci mostra con una certa generosità; decisamente poco per far raggiungere almeno la sufficienza alla pellicola.
Dopo il para-argentiano La tarantola dal ventre nero ecco invece un oggetto assai meno convenzionale: l'apparato tecnocratico dei servizi segreti deviati, che sull'onda della strategia della tensione era già stato sfruttato con successo nel poliziottesco, approda al giallo paranoico. Ma Cavara mischia le carte in tavola, affidando l'indagine a un Placido scanzonato e anti-eroe e cercando insistentemente il registro del grottesco, anche sul versante erotico (con siparietti da peggior commedia sexy, spesso gratuiti). Il risultato è sconcertante, ma sicuramente unico.
MEMORABILE: La visione del cartone animato pornografico durante il festino orgiastico.
Tardo giallo all'italiana che infatti si discosta notevolmente dalle tipiche atmosfere dei classici del genere per virare su spunti grotteschi e di critica sociale, con qualche spunto erotico abbastanza spinto per l'epoca. Pur con i suoi difetti è una pellicola piacevole da guardare e che tutto sommato suscita interesse sino alla fine nello spettatore, per quanto il finale venga forse tirato un po' troppo per le lunghe e qualche salto di sceneggiatura sia un po' confuso. Recitazione non ai massimi, bella invece la fotografia. Non un capolavoro sicuramente, ma una visione la merita.
Un giallo riuscito, forse non ai livelli del miglior Argento ma godibile. La vicenda del killer è piuttosto complessa e si lascia seguire con fatica, salvo poi chiarificarsi negli ultimi dieci minuti. Buono il cast, in cui spiccano un giovane Michele Placido (è il commissario che indaga) ed Eli Wallach. Ci sono anche la Cléry e un giovane Enrico Oldoini, che fanno il loro. Se non fosse per qualche forzatura di troppo staremmo parlando di un buon film. Niente male, in ogni caso.
Un giallo poliziesco che si allontana un po' dagli schemi tradizionali, riuscendo a non distogliere l'attenzione anche senza suspense; un Placido a suo agio nella parte del commissario meridionale sveglio, ironico e perspicace, in una storia che coinvolge la Milano dei salotti mondani e del vizio, nella quale anche per uccidere il telefono può diventare un'arma potentissima. Tra i comprimari, una spanna sopra gli altri Wallach e la Clery. Steiner ''cattivo'' perfetto.
MEMORABILE: Il lungo inseguimento a piedi in pieno centro, tra slalom di semafori, auto, tram, e la conseguente scazzottata in un cortile.
Seconda e ultima incursione nel giallo per Cavara dopo la moscia Tarantola: qui il regista riesce a portare una ventata di aria fresca nel giallo italico fornendone una versione atipica e personale che si fa apprezzare per un'insolita vena grottesca e satirica nei confronti della società borghese. Girato con eleganza, può contare su di un cast che, nonostante la sua eterogeneità, è ben diretto e amalgamato, con gli ottimi Wallach (memorabile burattinaio voyeurista) e Steiner. Molto valido il finale, non banale e che non lascerà delusi gli appassionati del genere.
MEMORABILE: La ricostruzione del festino; La soluzione dell'enigma.
Tremendo giallo all'italiana che viene inspiegabilmente accostato ai migliori esempi del genere. Non si riesce a salvare nulla fatta eccezione forse per l'incipit atipico: regia sciatta che sbaglia i tempi, fotografia anonima, attori che recitano male personaggi scritti altrettanto male (fatta eccezione per il grande Wallach, pur con un doppiaggio pessimo), ma soprattutto una sceneggiatura delirante con una serie di svolte e motivazioni risibili che non permettono di prendere il film sul serio. Non aiuta l'erotismo d'accatto per vendere qualche biglietto in più.
Tentativo di dare nuova linfa al giallo all'italiana riuscito in parte: se il commissario di Placido funziona in quanto giovane, scanzonato e amante riamato delle donne (ma le scene erotiche sono inutili), non altrettanto si può dire del giallo che parte con stilemi argentiani (libro per bambini ed un evento passato) e si perde in sottotrame che confondono lo spettatore sino a rendere confuso lo svelamento finale e il movente alla base della sequenza di omicidi; nota per il personaggio viscido e mammone di Parmeggiani, sufficiente il resto del cast.
MEMORABILE: Mammetta!; L'assurdo omicidio in diretta TV.
Sarà anche per via del tempo trascorso, ma di paura qui neanche l'ombra. Un thriller vagamente argentiano, col suo bravo settore erotico che si insinua tra un omicidio e l'altro per dare un po' di pepe a una narrazione sensazionalistica ma confusa che non riesce a rendere credibile il susseguirsi a rotazione di delitti uno più prevedibile e abborracciato dell'altro. Risente troppo del clima di quegli anni e della velleità di stupire a tutti i costi con faciloneria, con personaggi troppo tipicizzati anche se interpretati con una certa disinvoltura, compreso lo spicciativo commissario.
Originale ma riuscito a metà: il mix di giallo efferato, spionaggio, erotismo e commedia sociale acida è assolutamente da premiare, ma certe ingenuità della sceneggiatura (presenti da metà film fino alla fine) non molto. Ottimo il cast (peccato per uno Skerritt completamente fuori parte e stereotipato) e la colonna sonora; se Cavara avesse avuto più coraggio nell'osare maggiormente nella seconda parte del film il risultato sarebbe stato fors'anche un capolavoro. Film molto interessante, tra i pochi buoni (nonostante tutto) in un periodo di crisi per il genere.
Commissario indaga su un serial killer che lascia figurine sui luoghi degli omicidi. Più giallo poliziesco che thriller, in cui la trama ha delle discrete variazioni e le varie sottotrame (sentimentali, sociologiche e di perversione) si intrecciano in maniera congrua. Peccato per l’ultima parte, fin troppo arzigogolata e senza una buona chiusa; anche l’omicidio in diretta tv non convince. Placido come napoletano lascia a desiderare e la Clery si ritaglia il suo spazio; il migliore comunque è Wallach.
MEMORABILE: La prostituta bruciata; Il cartone animato pornografico; L’infarto per la tigre.
Interessante e inquietante thriller nel quale, accanto a scene di delitti trucidi (indimenticabile quello con la chiave inglese, ma anche gli altri sono sanguinosi) convivono tocchi da commedia che fanno risaltare le scene violente. Buona la ricostruzione degli ambienti mondani corrotti (se ne ricorderà Vanzina in Sotto il vestito niente) e ottimo il cast, che vede Placido e Steiner in testa seguiti da Wallach e dalla Clery. Mezzo punto in più per il finale.
Giallo seventies a firma di Cavara sperimentale e furbetto, magari non molto coeso ma interessante per come il regista tenti un approccio differente a un genere che era ormai a fine corsa. Di cliché ce se sono tanti ma Cavara li vira in ottica comica, anzi grottesca e arriva a un finale (ricercato e anticonvenzionale) che magari non segue un perfetto filo logico ma rende il film meritevole di una visione. Anomalo e fuori dagli schemi, non sarà perfetto ma Cavara con stile passa dal giallo alla commedia, lambisce il confine con l'horror e accarezza il genere erotico.
MEMORABILE: La Clery; Il finale.
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B. Legnani, scusami nel tuo commento dici che "la trama gialla infrange una delle regole classiche": confesso di non aver capito quale.
Per non spoilerare, ti rispondo su fb
HomevideoZender • 29/03/21 19:30 Capo scrivano - 48848 interventi
Mirrrko, tu non ce l'hai questo? Non si sa com'è il bluray della cineploit rispetto al vecchio bluray per l'estero della Raro? E se ha i sottotitoli escludibili oltre ad avere l'italiano?
Mirrrko, tu non ce l'hai questo? Non si sa com'è il bluray della cineploit rispetto al vecchio bluray per l'estero della Raro? E se ha i sottotitoli escludibili oltre ad avere l'italiano?
No, non l'ho preso. Non sono un gran fan di questo film.
Mirrrko, tu non ce l'hai questo? Non si sa com'è il bluray della cineploit rispetto al vecchio bluray per l'estero della Raro? E se ha i sottotitoli escludibili oltre ad avere l'italiano?
Ho il blu ray della Cineplot, limited mediabook edition (notevoli i vari manifesti e soggettoni all'interno del booklet, scritto in tedesco, di cui riprende, tra le altre, pure la copertina della vhs Kineo Video)
Il master altro che non è che quello della Raro uscito in america (prima che inizi il film appare la scritta, su sfondo nero: Restaurato e nuova masterizzazione in HD a cura di Giuseppe Editoriale. Minerva Raro Video)
Sottotitoli tedeschi e inglesi opzionabili, sulla traccia audio italiana, NON escludibili purtroppo.
HomevideoZender • 31/03/21 18:53 Capo scrivano - 48848 interventi
Grazie mille Buio, perfetto!
HomevideoZender • 5/08/22 14:17 Capo scrivano - 48848 interventi
Uscito il bluray spagnolo del film con titolo "Terror infinito". Traccia italiana presente, sottotitoli escludibili, qualità ottima e nessun problema di fuorisincrono nelle scene che lo avevano (ma solo nella prima edizione Raro, poi corretta).