Da Carlo Lizzani, specializzato in instant-movie di livello che quasi sempre pescano dalla cronaca nera (suo il formidabile BANDITI A MILANO), la storia criminale di Luciano Lutring, rapinatore che predilige la “spaccata”, ovvero il furto di gioielli con fracassamento della vetrina. Non che sia un fenomeno (inizialmente non sa nemmeno sparare), ma la stampa in cerca di scoop conia per lui il termine di “solista del mitra” trasformandolo in una sorta di caso nazionale. La polizia, guidata dal sempre magnifico Gian Maria Volonté, si mette sulle sue tracce coltivando i contatti con la fresca moglie del bandito (Lisa Gastoni), che collabora...Leggi tutto segretamente perché “la galera è meglio del cimitero”. L'azione si sposta da Milano a Zurigo fino a Parigi in un'odissea esasperata in cui Lutring (cui dà il voto il poco espressivo Robert Hoffman) pare costantemente sull'orlo del collasso nervoso, fino all'epilogo straniante e in cui la parola “fine” compare indubbiamente a sorpresa. La Gastoni, che da principio sembra un po' impacciata e fuori ruolo, entra lentamente nella parte fino a diventare presenza cardine, più di un protagonista che viene disegnato come una sorta di zimbello o capro espiatorio e più di un Volonté che purtroppo è in scena solo marginalmente. Non sempre coinvolgente, nonostante l'ottimo mestiere di Lizzani (mentre la colonna sonora di Morricone è troppo rumorosa), ma complessivamente godibile. La durata eccessiva (si raggiungono quasi le due ore) nuoce al risultato.
Una fesseria di rara bruttezza, sinceramente da Lizzani mi sarei aspettato di meglio. Nonostante il titolo (tra l'altro Lutring non ha mai ucciso nessuno..) questo film con la vita dell'ex "solista del mitra" c'entra davvero poco; aggiungete la scarsa azione e l'interpretazione mediocre di Hoffmann... brutto, brutto, brutto!
Il caso Lutring, nel 1966 ancora aperto, si presta ad un instant-movie di stampo quasi documentaristico, seguendo la tesi che la malavita - almeno i "pesci piccoli" - sia alimentata dal consumismo e dal sensazionalismo mediatico. Durante la scena della rapina e dell'inseguimento si colgono anticipazioni del nascituro poliziesco italiano, ma nel complesso questa regia di Lizzani manca di nerbo e unitarietà, come peraltro dimostrano le prove degli attori: Hoffmann non sa infondere carisma a "il solista del mitra", Volontè è marginale e la Gastoni sopra le righe, con i suoi continui piagnistei.
MEMORABILE: Il discorso di Lutring ai giornalisti; la fuga di Lutring che si arresta nel finale aperto.
L’intenzione del Maestro Lizzani e del suo sceneggiatore Pirro di smitizzare la figura di un criminale piccolo-borghese, contestualizzandolo all’interno d'un progetto al contempo cinematografico (il taglio semidocumentaristico), sociologico (lo spaesamento metropolitano; il potere mistificatorio dei media) e psicologico (lo straniamento/spossessamento di sé di Lutring), avrebbero necessitato di maggior coerenza e tempo rispetto all’urgenza dell’instant movie. Stonano certe reiterazioni melodrammatiche nella splendida Lisa, come il profilo basso di Volontè.
MEMORABILE: L’intervista televisiva di Lisa Gastoni/Yvonne; La stanza vuota cantata dalla Gastoni.
L'andamento è frenetico: in 100 minuti non ci si ferma mai... Fa sorridere il dover constatare come in altri tempi rapinassero preziosi in pieno giorno con semplici scorribande, tecniche artigianali e senza neanche tanto effetto sorpresa. Quanto a Lutring, più che "solista del mitra" direi amante del raffinato, ma poco galante (e come poteva esserlo, vista l'educazione e l'ambiente di sviluppo, sia fisico che intellettuale?) e soprattutto molto sprovveduto, visto che tutti l'han potuto usare come pedina per raggi d'azione molto più ampi e di comodo...
MEMORABILE: Gli improperi sul latte; La disputa fra Yvonne e Lutring senior.
Lizzani gira un film sulla vita del bandito famoso negli anni sessanta. Nel cast Hoffman non è molto credibile nella parte del bandito, Volonté poco sfruttato e la Gastoni non funziona. Le musiche del bravo Morricone sono sufficienti e le ambientazioni sono europee con Milano e Parigi centrali nella storia. Nel film abbiamo le prime scene di inseguimento dei polizieschi che verranno. Peccato perché un cast più azzeccato poteva dare un risultato migliore. Uscito nelle sale durante il processo al bandito vero!
MEMORABILE: "Attento Lutring che il mitra è un vizio, come la cocaina".
Instant movie con taglio quasi documentaristico che narra le vicende del criminale Luciano Lusting. Nonostante il tema non ha nulla a che spartire con il genere poliziesco prossimo venturo; ha un registro tutto suo, con un ritmo serrato e senza pause, grazie anche alla colonna sonora di Morricone. Non è sempre perfetto (specie nelle interpretazioni) e se fosse durato qualcosa in meno ne avrebbe giovato sicuramente perché è tirato troppo per le lunghe.
Luciano Lutring fu un pericolo pubblico, o un comune rapinatore le cui gesta vennero enfatizzate dalla stampa e strumentalizzate da poliziotti cinici? Lizzani e lo sceneggiatore Ugo Pirro optano per la seconda ipotesi e sfornano un film concettualmente simile al successivo Banditi a Milano, ma dai toni più dimessi, in cui lo stile secco e documentaristico ben si sposa con l'analisi del tessuto sociale. Discreto Hoffmann, intensa la Gastoni, Volontè commissario non giganteggia come in altre occasioni ma si fa comunque valere.
Un Lizzani inesorabilmente stanco e anonimo. Il Lutring del film non emerge in nessuna caratteristica viva o memorabile; e nemmeno nelle bassezze o nelle mediocrità. È un ritratto irrisolto, tirato via e privo di lineamenti (come l'interpretazione di Hoffmann) che fallisce persino nell'inquadramento storico e sociale, limite ideologico, ma anche punto di forza del regista. La Gastoni si limita a pigolare. Volonté si aggira nei dintorni senza incidere.
Biondino di buona famiglia, specializzato in rapine in gioiellerie, diventa famoso per l'attenzione mediatica nei suoi confronti, ma è più sprovveduto e fragile di quel che appare... Instant movie sul "solista del mitra" Luciano Lutring, anticipa di un paio d'anni il ben più riuscito Banditi a Milano nel tentativo di raccontare un periodo di storia italiana attraverso la cronaca criminale. I punti deboli sono una sceneggiatura sfilacciata ed il cast: se Hoffmann è inconsistente e Volontè molto defilato, Gastoni si aggiudica la palma della "donna del bandito" più lagnosa mai vista sullo schermo.
Prima di Banditi a Milano Lizzani fa le prove generali mettendo su pellicola un pezzo della vita pericolosa di Luciano Lutring, il solista del mitra che imperversò tra i '60 e i '70 commettendo centinaia di rapine. Detto che le sottotrame non sono granché (fantasiosa quella su Lutring come esca per arrestare altri criminali, patetica quella sulla relazione del bandito con la moglie), il problema sta in un protagonista modestissimo e in un taglio che non sa decidere tra docudrama e noir. Invecchiato male, è per curiosi del periodo o del genere.
Un paio di anni prima del suo capolavoro Banditi a Milano Lizzani porta sullo schermo, sempre alla maniera di un "instant-movie" la storia di Luciano Lutring, il "solista del mitra". Come nel successivo film il ritmo è sempre febbrile: anche allo spettatore sembra di partecipare alle rapine compiute dal protagonista; ma manca ancora qualcosa e il film non lascia un grande segno, se non nel finale aperto. Poco espressivo Hoffmann, ottima Lisa Gastoni, Volontè scarsamente incisivo.
In parte come in Bonnie & Clyde, il giovane e attraente Lutring si muove in tutta Europa per realizzare le sue famose rapine alle gioiellerie, servendosi solo di un'ascia. Il ritmo frenetico ci travolge nella visione di questo buon poliziesco-biografico in cui spiccano i primi piani di Hoffmann e Lisa Gastoni, entrambi a dare prova delle loro capacità interpretative. La mano sapiente di Lizzani contribuisce a elevare il tutto a un livello superiore di "genere".
Sono tante le cose che non tornano: prima di tutto il titolo del film, visto che Lutring e la sua banda non hanno mai accoppato nessuno durante le loro imprese. Il film ha un ritmo altalenante che non lo fa decollare mai e Volonté appare veramente sprecato nelle sue apparizioni che non aggiungono molto alla pellicola; peccato perché c'erano tutti i presupposti per un gran gran film.
Buona prova di Lizzani che prende spunto dalla cronaca nera e tenta una delle prime incursioni nel territorio ancora vergine del poliziesco all'italiana, che regalerà al cinema nostrano non poche soddisfazioni. Le storie narrate si discostano della realtà, con il regista per una volta più attento allo spettacolo che al documento e il cast fa la sua parte con una brava Gastoni e Camaso che, incredibile ma vero, mette in ombra anche il più blasonato fratello maggiore. Forse la lunghezza eccessiva e qualche ingenuità penalizzano un po' il film, che resta comunque ampiamente guardabile.
Titolo civetta del tutto sballato. Lutring lo spacca-vetrine vuol solo dimenticare i natali da lattaio senza uccidere nessuno. Se Gian Maria Volontè appare sprecato - anche se è il primo ruolo importante dopo i western - e Hoffmann agitato ma scarsamente espressivo (deplorevole il doppiaggio in dizione) a rilucere è Lisa Gastoni, sposina popolare patentata dalla nenia milanese che le dà credibilità (Nastro d'argento e Globo d'oro). Ha la fama di primo poliziottesco, ma Lizzani e Pirro vorrebbero limitarsi a biografare il gangster per caso, la polizia è accessoria. Gli riesce a metà.
MEMORABILE: L'incontro nel night club con i 10 whisky; Yvonne nel povero negozio di alimentari del papà di Luciano.
Prima del radicamento della mafia, la Milano dei primi '60 è una congerie di plumbei paesotti a volitiva guisa di metropoli dove imperversa il banditismo. Suo eclettico rappresentante è Luciano Lutring, figlio di un modesto casolino con la passione del lusso e nessuna attitudine al lavoro... Tra i più celebri instant movie di Lizzani, è un lavoro piuttosto diseguale, certo impreziosito dalle accurate ricostruzioni ambientali e dalla buona soundtrack morriconiana, ma al contempo penalizzato da una durata sfiancante (sfilacciata la seconda parte) e da discontinue prove attoriali.
Carlo Lizzani ci mette la sua mano registica, ma il film è una mezza delusione, specie se si pensa che si tratta dell'opera che qualcuno sostiene aver dato il via al genere poliziottesco. L'azione è lenta e ripetitiva, brutta la sceneggiatura; sembra che il film non finisca mai trasformandosi presto in strazio. Assurda la durata di due ore. Il tutto è parecchio noioso e trattandosi di un poliziesco è un grave errore. Il cast non collabora. Gian Maria Volontè è poco utilizzato, Lisa Gastoni brava ma le sue urla e i suoi pianti continui la trasformano presto in macchietta. Mediocre.
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MusicheZender • 30/04/10 07:24 Capo scrivano - 48843 interventi
HomevideoXtron • 29/01/17 16:22 Servizio caffè - 2229 interventi
L'edizione ARROW è composta da un dvd ed un bluray contenente in entrambi i formati (con la traccia italiana) sia la versione lunga italiana che la versione inglese corta. I sottotitoli si tolgono senza problemi.
DVD ARROW Versione corta inglese
Durata 1h37m38s NTSC
Versione lunga italiana
Durata 2h03m43s NTSC
Extra: Trailer
BLURAY ARROW Versione corta inglese
Durata 1h37m28s
Versione lunga italiana
Durata 2h03m51s (immagine a 17:27)
Extra: Trailer