Ricavata da uno dei 26 racconti de "La bellezza e l'inferno" di Saviano, la storia di due amici per la pelle cresciuti in terra di Camorra, dall'adolescenza fraterna sino al bivio dell'età adulta. Semi-biografia del pugile di Marcianise diretta da Gagliardi con eccessiva disinvoltura garroniana: non c'è progressione drammatica né una chiara sensazione del trascorrere del tempo. Clemente Russo non viene mai messo nelle condizioni ottimali per rendere solido ed omogeneo il carattere del suo personaggio, restando un figurante passivo in balia di eventi e decisioni altrui. Gomorroico.
MEMORABILE: Il ragazzo sotto interrogatorio, costretto ad ingurgitare via imbuto una tanica di acqua di mare...
La storia di due amici che decidono di prendere due strade diverse: uno quella della malavita, l'altro quella della boxe, con il sogno ricorrente di partecipare alle olimpiadi. Sulla scia di Gomorra Gagliardi decide di raccontare il riscatto sociale di un ragazzo cresciuto nella terra della camorra. Bravo Clemente Russo e ottimo Giorgio Colangeli. Buon film, abbastanza scorrevole ma con il limite della lingua: per chi non conosce il napoletano può risultare abbastanza difficile capire una parte dei dialoghi.
Riduttivo dire che è tratto da un racconto di Saviano. Il racconto "Tatanka scatenato" non c'entra quasi niente visto che narra della storia vera di Russo e di un altro pugile di Marcianise. Il film invece ha una sceneggiatura che viaggia a cavallo tra biografia e romanzo dove la parte romanzata ha il grosso sopravvento. Ma il film è buono, Russo che non è un attore convince non poco e Recano dà la sua migliore interpretazione di sempre. Volutamente è tutto sospeso nel tempo senza riferimenti cronologici. Pessimi l'audio e la presa diretta.
Superata l'iniziale fatica nella traduzione, mi addentro in questo simil Gomorra. Le premesse appaiono buone, ma si sgretolano ben presto. Un susseguirsi di situazioni che sanno tanto di deja-vù. L'amico delinquente, il guappo che si redime ma non molla le amicizie, la punizione e la dedizione. Il dramma si compie nella seconda parte, con trasferte tedesche ed un mal utilizzato Russo. Sono rimasto decisamente deluso. La parte più bella è la frase finale di Saviano.
Il baratro della delinquenza con carcere annesso e la rinascita grazie a sfiancanti allenamenti e a combattimenti clandestini. Una storia romanzata con punte biografiche. Russo è una piacevole scoperta con quella sua maschera sbruffona e impenetrabile, la narrazione tende alla fiction ma a parer mio manca di picchi emotivi facendosi trasportare da una lenta rarefazione generale.
La storia di per se è interessante ma c'è qualcosa che non va: il film fatica a coinvolgere completamente lo spettatore, che assiste a un susseguirsi di eventi che, in alcuni casi, sembrano quasi scollegati tra loro a causa di una non chiara gestione del tempo. In ogni caso merita almeno una visione.
Una storia di sofferenza e redenzione in un territorio difficile e pesantemente "inquinato" dalla malavita. Giuseppe Gagliardi dirige una storia a metà tra biografia (reale) e fiction, tratta da Saviano. Rispettando e rendendo molto credibile il contesto ambientale, l'autore cede purtroppo in più punti allo stereotipo rendendo finto il racconto e non riuscendo nemmeno a sfruttare il materiale umano (attori) a disposizione. Vedibile ma nel complesso un'occasione sprecata.
Schietto ma superficiale: la cruda realtà è raccontata senza fronzoli ed eccessi romanzeschi ma manca l'introspezione del protagonista che rimane solo un involucro di muscoli con un unico sogno, quello di andare alle Olimpiadi. Tatanka rimane solo una vetrina (buia) che mostra a chi non è di quelle parti come sia difficile dire no all'illegalità quando ci si è immersi dentro, anche senza esserne colpevole. Occasione mancata.
Storia di terra campana, terra amata/odiata da Saviano, afflitta da un morbo autodistruttivo che pare estendersi sempre più. Il film si concentra più sull’aspetto umano e sportivo, alcuni passaggi temporali, scontati nell’evoluzione, sono direttamente saltati conferendo alla narrazione un ritmo a tratti accelerato, rallentato nelle scene pugilistiche. Considerato l’autore, il crudo realismo include il dialetto (opportunamente appaiono i sottotitoli).
Nella filmografia americana a cavallo della Seconda Guerra Mondiale ci sono soggetti molto simili a questo. Sembra che le palestre di pugilato debbano raccogliere - e se possibile redimere - ragazzi che hanno imboccato brutte strade. Qui mi sembra descritto molto bene l'ambiente malavitoso della camorra e anche certo ambiente della polizia. Russo, pugile vero, se la cava anche come attore, ma vanno ai due allenatori (Giorgio Colangeli e Rade Serbedzija) le interpretazioni migliori. Altalenante, in bilico tra il dramma e la spettacolarità.
Giorgio Colangeli HA RECITATO ANCHE IN...
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Cammarelle ha un talento cristallino e una forza bruta.Mi ricordo entrambe le gare e devo dire che Clemente Russo ha patito la pressione,anche se l'ha mascherata molto bene.
Nonostante Russo abbia avuto delle distrazioni (la presenza pure in un reality) a differenza di altri olimpionici (vedi Tagliariol,Montano) non si è perso e ha già ottenuto il pass per Londra 2012.
Didda23 ebbe a dire: ...Nonostante Russo abbia avuto delle distrazioni (la presenza pure in un reality) a differenza di altri olimpionici (vedi Tagliariol,Montano) non si è perso e ha già ottenuto il pass per Londra 2012.
Piero68 ebbe a scrivere:
Riduttivo dire che è tratto da un racconto di Saviano. Il racconto "Tatanka scatenato" non c'entra quasi niente visto che narra della storia vera di Russo e di un altro pugile di Marcianise...
Scusa Piero, a cosa ti riferisci con quei "riduttivo" e "non c'entra niente"?
A me sembra che Saviano abbia sempre raccontato storie vere di vita vissuta prese calde calde dalla terra in cui è nato e cresciuto. Le tragedie, le miserie e le gerarchie criminali di cui ha scritto non sono il frutto di fantasie pulp ma corrispondono a dinamiche radicate nel territorio campano (e non) da tempi pre-borbonici. Quindi la vicenda del pugile di Marcianise (almeno quella su pagina) è assolutamente in linea col resto della produzione savianese.
Se hai tempo vorrei che mi spiegassi un po' questa tua apparente -da quel che ho capito- "presa di parte".
Gestarsh99 ebbe a dire: Piero68 ebbe a scrivere:
Riduttivo dire che è tratto da un racconto di Saviano. Il racconto "Tatanka scatenato" non c'entra quasi niente visto che narra della storia vera di Russo e di un altro pugile di Marcianise...
Scusa Piero, a cosa ti riferisci con quei "riduttivo" e "non c'entra niente"?
A me sembra che Saviano abbia sempre raccontato storie vere di vita vissuta prese calde calde dalla terra in cui è nato e cresciuto. Le tragedie, le miserie e le gerarchie criminali di cui ha scritto non sono il frutto di fantasie pulp ma corrispondono a dinamiche radicate nel territorio campano (e non) da tempi pre-borbonici. Quindi la vicenda del pugile di Marcianise (almeno quella su pagina) è assolutamente in linea col resto della produzione savianese.
Se hai tempo vorrei che mi spiegassi un po' questa tua apparente -da quel che ho capito- "presa di parte".
La mia non è assolutamente una presa di parte. Anzi.... Se ho scritto quello che ho scritto è perchè, come già detto, ho letto (cosa che forse non hai fatto tu) il libro di Saviano La bellezza e l'inferno dove c'è il racconto Tatanka scatenato.
Ribadisco quanto detto con il post: il racconto di Saviano Tatanka scatenato parla unicamente della vita di Clemente Russo (quella vera) e di un altro pugile di Marcianise. Vita che non ha niente a che fare con la sceneggiatura del film che invece prende solo spunto dalla storia ma è romanzata almeno all'80%. Russo non è mai stato in galera ad esempio. Non è mai stato costretto a scappare in Germania. Non ha mai combattuto quel torneo (di cui non ricordo il nome) nè tantomeno tornei clandestini. Russo è da anni che fa parte della polizia visto che è stato inserito nel gruppo sportivo e potrei continuare. Credo che sia tu, sia tanti altri, abbiano finito con il sovrapporre la figura di Clemente Russo con quella di Michele. Con questo non voglio dire che non esista la camorra o gli incontri truccati ecc. ecc.
Concludendo: quello che scrive Saviano sul libro è tutto vero. Non è altrettanto vero quello che si vede nel film.
E lasciatemelo dire. Questa non è una critica a Saviano, ma anche il film Gomorra non ha quasi nulla a che fare con il libro. Mentre nel libro Saviano racconta tutte cose vere nel film, le parti ispirate al libro, sono molto poche. Anche lì c'è un buon 70% di storia romanzata.
E ve lo dice un campano
Spero di essere stato chiaro
Ok, grazie della risposta.
Adesso il discorso è un po' più chiaro.
Fermo restando che qui non si è mai scritto che il film riporti la vita effettiva di Clemente Russo (che personalmente ho seguito sin da prima che esplodesse mediaticamente in quel di Pechino), anzi nel mio commento ho precisato appunto "semi-biografia".
Il punto è che con quel "riduttivo" sembrava volessi prendere le distanze dalla pagina scritta preferendole il film in questione.
Il racconto naturalmente l'ho letto, come faccio ogni qual volta affronto una visione tratta da un testo letterario, ma anche qui va detto che il film è una cosa a parte e va giudicato autonomamente (senza premere sulla sua minor o maggior fedeltà alla pagina).
Se così non facessimo dovremmo considerare Shining una mezza ciofeca, dal momento che persino al suo autore questa trasposizione poco fedele non è mai andata a genio.
P.S.: Comunque anch'io sono del sud, barese per la precisione :)
Visto che hai intavolato la discussione allora andiamo fino in fondo:-)
Secondo me sbagli quando dici "che qui non si è mai scritto che il film riporti la vita effettiva di Clemente Russo" perchè se il film viene presentato (scritto anche in locandina)come tratto dal racconto di Saviano ed il racconto di Saviano parla della vita di Clemente Russo (non campato in aria o con allusioni o con falsi nomi), per la proprietà transitiva il film dovrebbe essere la vita di Russo.
Quanto al "riduttivo" credo che sia esattamente il contrario di come lo intendi tu. Non è prendere le distanze o preferire uno o l'altro. "parlare di biografia è riduttivo" nel senso che c'è un ampio lavoro di fantasia dietro al film oltre a qualche spunto biografico.
Per ultimo, e taccio per sempre, non credo si possa fare un paragone con Shining. Shining (come tante altre sceneggiature tratte da libri) è un lavoro di fantasia sia nel libro che nel film. Semmai si può parlare di "riduzione" o "adattamento" fatti più o meno bene. Nel caso di Tatanka parliamo di una biografia (quella citata nel libro) diventata poi nel film "prodotto di fantasia" svenduto, attraverso la famosa frase "da un racconto di Saviano, come biografia. Insomma una mossa pubblicitaria (come per Gomorra) per attirare più pubblico
Piero68 ebbe a dire: Visto che hai intavolato la discussione allora andiamo fino in fondo:-)
Secondo me sbagli quando dici "che qui non si è mai scritto che il film riporti la vita effettiva di Clemente Russo" perchè se il film viene presentato (scritto anche in locandina)come tratto dal racconto di Saviano ed il racconto di Saviano parla della vita di Clemente Russo (non campato in aria o con allusioni o con falsi nomi), per la proprietà transitiva il film dovrebbe essere la vita di Russo.
Si ok, si tratta naturalmente dello stesso marketing cui ricorre quasi tutto il cinema prodotto al mondo, però crearsi delle aspettative di veridicità assoluta basandosi su ciò che riportano i poster o le interviste degli addetti ai lavori (autore "interessato" compreso) poi finisce coll'inficiare il giudizio prettamente filmico.
Poi c'è da dire che la locandina non riporta un "trasposizione (fedele)" quanto un "tratto da un racconto", che di solito s'interpreta come "ispirato". Parte biografia e parte romanzo perciò.
Piero68 ebbe a dire: Quanto al "riduttivo" credo che sia esattamente il contrario di come lo intendi tu. Non è prendere le distanze o preferire uno o l'altro. "parlare di biografia è riduttivo" nel senso che c'è un ampio lavoro di fantasia dietro al film oltre a qualche spunto biografico.
Su questo concordo in pieno, il fatto è che nel commento non hai scritto "parlare di biografia è riduttivo" (il che è giusto) ma "riduttivo dire che è tratto da un racconto di Saviano", cosa che crea un po' di confusione valutativa, quasi a far intendere che il racconto di Saviano sia un limite in negativo rispetto al contenuto del film (e come hai detto, non era questa la tua intenzione).
Personalmente posso solo dire che non ritengo riduttivo ma tranquillamente neutrale considerare il film come tratto da Saviano. Io son chiamato a valutare esclusivamente l'opera, non le sue corrispondenza extra-testuali.
Comprendo però le pretese di chi, fidandosi di locandine e dichiarazioni, aveva fatto 1+1 presumendone una riduzione oggettiva su schermo.