Più che un film IL CORVO è un'esperienza, un viaggio che conduce il nostro sguardo tra immagini stupende e funamboliche acrobazie di una maschera azzeccatissima. Abbiamo dovuto aspettare tre anni prima che la produzione riuscisse, con l'aiuto del computer, a ricostruire le immagini del finale interrotto a causa della inopinata morte del protagonista Brandon Lee, ma ne valeva la pena: sarebbe stato un delitto privarci di uno spettacolo simile. Ci si dimentichi pure della storia, che partendo da un fumetto non ha grandi pretese ed è di scarso interesse, e ci si concentri invece sulla macchina da presa, vera protagonista del film: la seguiamo muoversi ora vorticosamente ora...Leggi tutto morbidamente tra scenografie futuristiche che non possono non ricordare BLADE RUNNER. E lo fa con una classe e una maestria unici: Proyas è stato accusato di aver girato solo un lunghissimo videoclip, ma se anche lo fosse sarebbe un videoclip magnifico. Se ci si tuffa senza preconcetti in questo trip meraviglioso in cui la m.d.p. arriva ad identificarsi col corvo svolazzando tra i lugubri palazzi della città, se ci si lascia ammaliare dalla forza evocativa sprigionata da questo triste supereroe, coinvolgere nelle tremende sparatorie in cui Brandon Lee ha veramente perso la vita, si potrà apprezzare la grandiosità di un mirabolante affresco moderno che coglie in pieno lo spirito fumettistico. Lee recita qui come fosse toccato da grazia divina, e nessun altro attore riuscirà mai a interpretare altrettanto bene quella maschera. Brandon Lee “è” il Corvo; con i suoi scherzi, le sue vendette, le sue trovate... Poco importa se c'è qualche schizzo di sangue di troppo, come nel finale, perché di fronte a una simile opera d'arte non possiamo che godere estasiati di quello che è semplicemente un grande, spettacolare esempio cinema!
Visto a 16 anni non ancora compiuti nel buio di una sala, mi fece un effetto straordinario... Oggi in dvd è oggettivamente un'altra cosa. Però le qualità del film rimangono quelle, una storia molto dark raccontata più per immagini che altro... Non per essere cinici, ma è difficile pensare che questo film avrebbe avuto il successo che ha avuto (e che tutto sommato ha meritato) senza la tragica uccisione del protagonista sul set. Fondamentali le musiche metal che accompagnano tutta la storia.
Lavorazione sofferta, in tutti i sensi, ma principalmente per la lunghezza dell'editing, data dalla necessità di adeguare alcune sequenze con il povero Brandon Lee, morto sul set in circostanze pressoché analoghe a quelle del padre (Bruce Lee). Ma il tempo rende onore ad una pellicola che invecchierà benissimo, pregna di atmosfere dark sviluppate su una sceneggiatura più drammatica (in senso stretto) che horror. Ottime le scenografie e tematiche adatte al climax del film: piovose, notturne e "periferiche". Grande anche la colonna sonora.
Pellicola che deve il suo stato di cult, almeno parzialmete, alla tragica circostanza che portò alla morte del suo interprete principale sul set. A mio giudizio il film è enormemente sopravvalutato in quanto per essere un capolavoro dovrebbe avere un soggetto ed una sceneggiatura degne di questo nome, invece la trama è ridotta al minimo. Non bastano le atmosfere dark e una regia spigliata (ma degna dei migliori video clip) a rendere il prodotto degno di entrare nell'Olimpo della cinematografia. Potabile ma nulla più.
D'accordo, "Il corvo" non è diventato un cult solo per la tragica morte sul set del suo protagonista, ma è altrettanto vero che si tratta di uno dei film più sopravvalutati degli ultimi vent'anni. Un film che non invecchia per nulla bene, ma che sicuramente è diventato un'icona giovanile per tutta una serie di eventi (colonna sonora maiuscola, personaggio "dannato", struggente storia d'amore che sembra cucita addosso agli adolescenti dei primi anni '90). Dignitoso, ma non eccezionale anche se alcune scene sono davvero evocative.
Pellicola cult per molti giovanissimi. Purtroppo il successo di questo film va ricercato nella tragica scomparsa sul set dell'attore Brandon Lee, talentuoso quanto sfortunato. Ancora oggi non si riesce a dare una spiegazione di ciò che è successo. Il film comunque è sicuramente fatto bene e risulta gradevolissimo da vedere soprattutto grazie alle atmosfere dark molto belle e coinvolgenti. Molto violento, ma la storia è intrisa di romanticismo. Una storia d'amore spezzata sul nascere.
È abbastanza raro che cinema e fumetto si fondano così bene, creando un notevole spettacolo per gli occhi, ma anche qua e là per la mente. Brandon Lee è perfetto nella parte del ritornante carico di odio e vendetta, ma calmo nell'agire, nel riflettere e nel dire frasi che difficilmente si scorderanno, specialmente prima di eliminare i criminali che gli avevano fatto la festa "Vittime, non lo siamo un po' tutti?". Narrazione quasi impeccabile e scenografie cupe studiate alla perfezione. Difficile trovare grossi difetti (la ragazzina). Grande esempio di cinema fumettesco.
MEMORABILE: Lo spietato e psicopatico Mr. Topdollar al proprietario del banco dei pegni: "Sei sicuro di non esserti inventato tutto per salvare la buccia?".
Ottima pellicola e ottima trasposizione dall'omonimo fumetto. La città è cupa come un mostro che inghiotte se stesso. Brandon Lee sembra nato per impersonare il corvo e disgraziatamente il destino gli cucirà addosso questo ruolo per l'eternità. Ottime le musiche che infondono adrenalina in ogni istante. La trama è avvincente e molto originale (ma questo è merito soprattutto del fumetto di James O'Barr). Le scene d'azione sono coinvolgenti. Un film armonioso che sa rapire.
Il corvo è un'ottima fusione fra fumetto e cinema, uno di quei rari casi in cui difficilmente si trovano imperfezioni, ma è anche figlio fortunato della disgrazia, se mi si passa la considerazione. La storia piace, i cattivi sono efficaci e si sopportano benissimo anche alcuni momenti in cui la recitazione non brilla proprio. Brandon Lee, invece, è, qui, perfetto per il ruolo, con il suo triste volto e, ahimè, l'esiziale uscita di scena. Piccolo cult che merita di esser visto!
Film diventato famoso soprattutto per motivi tragici: la misteriosa morte del protagonista Brandon Lee (figlio di Bruce) sul set durante la scena della sparatoria. Per il resto il film è più che buono, con un convincente protagonista e un buon tocco dark.
Al di là della fine del protagonista (un efficacissimo, adorabile Brandon Lee) un film che resta nei cuori di chi lo ha amato. Non un capolavoro ma un film onesto e sincero nel suo scopo di rovistare nel cuore adolescente, fatto di attrazione-repulsione per la morte, emotività a fior di pelle, bisogno di fede in valori come l'amicizia e l'amore. In questo ambito "Il Corvo" centra l'obiettivo; cinematografia media, blockbuster; ma ce ne fossero di blockbuster come questo!
Questo film manierista, che pesca a piene mani, oltre che dai fumetti, dalla mitologia dark postmoderna (i due Batman di Tim Burton, Blade Runner), dalla tradizione cristiana, dagli action di Hong Kong, dal melodramma e dall’horror, è un film di grande fascino visivo che ha due carte vincenti: la regia di Proyas e la recitazione di Brandon Lee, morto durante le riprese. Ben tre (brutti) sequel.
MEMORABILE: Non può piovere per sempre; l'infanzia finisce quando scopri che un giorno morirai; le case bruciano, le persone muoiono, ma il vero amore è per sempre.
Film "fumettoso" molto ben fatto e riuscito che si ricorda soprattutto per le splendide atmosfere dark corroborate da scenografie ottime. La storia non è certo il massimo dell'originalità ma la confezione vale da sola il prezzo del biglietto. Inoltre Proyas non è un pivello e lo dimostrerà anche in futuro. Credo però che la fama di cult sia dovuta soprattutto alla tragica fine di Lee.
Visto oggi, sembra quasi un episodio di Sin city. Alex Projas dimostra di essere un regista nuovo che si discosta anche da molti degli altri registi moderni (anche per altri film che ha diretto). Il ritorno in vita di un uomo che non ha pace nell'aldilà se non trova vendetta. Brandon Lee, sfortunato (a dir poco), lascia comunque il segno. Un ruolo che sembra adatto a lui in tutti i sensi. Un bravo anche a Winkott che è abituato ormai a questo tipo di personaggio.
Uno dei pochi film seri tratti da un libro-fumetto. Trovo che tutto sia perfetto, anche se vi sono un po' troppi flashback. Inutile parlare di Lee che è bravissimo ad interpretare un personaggio senza più vita ed amore, non trovando pietà per i suoi nemici. Da non dimenticare un Wincott bravo nel ruolo del cattivo.
Proyas dirige un film visionario, tratto dall'ottimo fumetto, che sembra quasi un lungo videoclip. La modernità delle inquadrature e del montaggio, nonchè l'ottima fotografia, esaltano i luciferini scenari urbani/futuristici e riportano la mente al Batman di Burton. Ma qui tutto è più "dark", a partire dall'eccezionale personaggio del Corvo, interpretato magistralmente da un fantastico Brandon Lee, che morirà sul serio diventando suo malgrado una leggenda. Bellissimo il tema portante dei Cure, a sigillare un classico senza tempo. Superlativo.
Buon film con il grande pregio di riuscire a creare un universo cupissimo e senza speranza, supportato da un buona regia, da una fotografia degna di nota e da alcuni dialoghi efficaci ma piuttosto limitato da una trama piuttosto semplice e fin troppo lineare. Memorabile interpretazione di Brandon Lee, il quale morì tragicamente durante le riprese. Per molti un cult.
Tratto da un fumetto underground di grande successo, Il corvo deve la sua fama di cult alla tragica fine del protagonista rimasto ucciso sul set da un fatale incidente più che ai suoi meriti artistici. Si tratta infatti di una commistione tra action e noir dalle atmosfere torbide, per nulla originale e che riprende molti modelli cinematografici precedenti. Il film è comunque godibile e ben realizzato con un buon cast e una piacevole colonna sonora.
È antipatico dire che l'aura mi(s)tica che avvolge il film sia dovuta alla morte di Lee ma credo sia la verità. Brandon ci aveva messo anima e corpo dando una prova a tratti perfetta come vendicatore vestito da clown gotico alla Robert Smith ma in generale c'è poca carne al fuoco. La forma prevale nettamente sul contenuto (una frusta storia di rivalsa) con una realtà cupissima e stilizzata presentata anche con una certa maestria e uno stile inconfondibile. Va bene poi che l'impronta di base è il fumetto, ma i cattivi sono troppo caricaturali.
Comprai il fumetto alla sua uscita, facevo ancora il liceo. Aspettai trepidando la versione filmica e ne conservavo un bel ricordo; senonchè l'ho rivisto ultimamente. Pur riconoscendo il talento di Proyas (del quale apprezzo di più Dark city) devo dire che proprio non mi è piaciuto. È un fumettone come li si intendeva negli anni 90, cioè con scelte estetiche vagamente anni 80 (dal vestiario al taglio registico videoclipparo, che ricordano più Dick tracy che non Sin city) e con personaggi stereotipati. Eh, l'avessero fatto con le tecniche d'oggi...
Dark come il Batman di Tim Burton, romantico come Ghost, maledetto come Arancia Meccanica, "Il corvo" è un classico del cine-fumetto. E' tristemente noto come ultimo film interpretato da Brandon Lee, ucciso a riprese quasi ultimate, ma è comunque bello e ricco di personaggi indimenticabili. Brandon era riuscito a fare un film migliore di quelli del padre, Bruce Lee, puntando sul romanticismo e sulla malinconia anziché sui colpi di kung fu. Complimenti anche ad Alex Proyas, che immerge il tutto in atmosfere dark, musica rock e pioggia battente.
Un vero cult, ma di quelli con la C maiuscola. A colpire non è tanto la trama, ma il continuo "assalto" visivo a cui si è sottoposti, reso ancor più efficace da una colonna sonora perfetta (firmata, tra gli altri, da Cure e Nine Inch Nails) e dialoghi brillanti. Il protagonista è talmente nella parte che per tutti, Brandon Lee d'ora in poi sarà semplicemente Il Corvo. Semplicemente da vedere.
MEMORABILE: Brandon Lee che disegna col fuoco l'emblema del Corvo sull'asfalto; quasi tutte le frasi pronunciate dal capo dei cattivi.
Un film furbo, oltre che bello: arma infatti una storiella fantasy-strappalacrime (abbondano le frasette che sembrano coniate per rimepire la Smemoranda) con un impanto alternativo, buio, fatto di sangue, amplificatori e chitarre elettriche. Il tutto, sottolineo, nel 1994 ovvero l'età d'oro del grunge e degli antieroi. Qui risiede l'astuzia di "The Crow": il film giusto al momento giusto. Il resto è puro mestiere (e Proyas ne ha da vendere), con citazioni più o meno colte da Edgar Allan Poe e Baudelaire. Generazionale.
Il regista de Il corvo sembra aver seguito l'esempio di Tim Burton e del Ridley Scott di Blade Runner proponendoci una valida trasposizione cinematografica di un cartoon. Fantastico (di genere e di qualità) grazie a un Brandon Lee da applausi, perfetto per la parte e del tutto privo del fardello della eredità del carismatico padre. Anche i personaggi secondari funzionano. Musiche adatte a sottolineare il carattere dark della storia e della ambientazione. Film che non annoierà mai che costituisce un grande esempio di cinema.
MEMORABILE: Tutte le scene con i corvi, sia in soggettiva che non.
E 16 anni dopo me lo sono visto anch'io sto corvo... Proyas poetizza con furbizia/bravura una banale storia di rape and revenge, dando gas sul pedale della dark novel. Alterna ghigni e battute riuscite a momenti più melensi e coglie un successo di pubblico insperato. Il film, considerando l'anno di produzione, ha degli indubbi meriti registici ma visto oggi dimostra tutta la sua età e lo spessore, non eccelso, dei personaggi. Tripalla.
La trama è essenziale e prevedibile, ma affascina anche chi non è dark o metallaro. Vuoi per la morte di Lee, vuoi per il personaggio di Eric, spietato ma anche paladino dei buoni sentimenti, vuoi perché, ammettiamolo, visivamente Il Corvo è il Batman che abbiamo sempre sognato, con le atmosfere gotiche e quelle underground contaminate alla perfezione e spinte al massimo. Peccato che Proyas si sia poi dato alla fantascienza.
MEMORABILE: “Non può piovere per sempre”; “Madre è l’altro nome di Dio nella mente e nei cuori di tutti noi”.
"È lecito non vendicarsi? Non vendicarsi avvelena l'animo almeno quanto vendicarsi, se non di più". Nel corvo la vendetta ha il volto di un indimenticabile e compianto Brandon Lee, giustiziere dal viso dipinto che alla ricerca dei suoi assassini, si aggira in uno scenario rattristito da pesanti tinte dark. Fedele compagno, un corvo, simbolo del legame del giustiziere con il mondo dei morti, mondo nel quale tornerà non appena la vendetta sarà compiuta. Dialoghi mai banali, montaggio frenetico ed essenziale, cast azzeccato. Da vedere e rivedere.
Al di là della tragica morte di Lee e dello status di cult, Il Corvo è un esempio di come il manierismo possa raggiungere alti livelli. Su una trama esile e semplice si costruisce una studiata commistione di immagini tetre, plutoniane rive della notte, musica metal e frasi ricercate, il tutto in un atmosfera da romantico gotico. Studiatissimo ed estetizzante, certo, ma non stucchevole. Proyas ha un talento da visionario dark e sa come sfruttarlo. Un altro fumetto raggiungerà forse un simile livello sullo schermo? Mai più!
Un film che non ha evidenti grandi pretese ma che in realtà supera di gran lunga altre grandi produzioni, in ogni aspetto. Una trama unica e fantasiosa, un'atmosfera incredibilmente coinvolgente, personaggi (primo fra tutti ovviamente, Brandon Lee) ben caratterizzati e battute perfette in ogni momento. La storia di un rocker morto che ritorna in vita grazie ad un corvo/spirito per far giustizia e dare insegnamenti ai vivi, tanta violenza e allo stesso tempo tanto sentimento.
MEMORABILE: Le uccisioni dei delinquenti, le batutte tra il poliziotto e il corvo, il Corvo che suona la chitarra all'alba su un tetto.
Ho sempre detestato questa pellicola che deve la sua fama di cult alla tragica morte dell'attore principale (che se la memoria non mi inganna viene "resuscitato" col pc nelle ultime scene). Film che a suo tempo era una sorta di mito per ragazzini e sopratutto ragazzine. Per il sottoscritto invece è un filmetto da niente.
Eccellente film travestito da fumetto, con una fotografia impeccabile, scura e spesso al limite del bianco e nero, montaggio frenetico e movimenti sinuosi della macchina da presa. Brandon Lee è la perfetta incarnazione del Corvo e trasforma il suo viso in una vera e propria maschera. Certo ogni tanto si avverte l'incompiutezza dovuta alla tragedia accaduta sul set, ma è un'inezia in confronto ad un film dal ritmo vorticoso e appassionante, dalla carica visiva assolutamente travolgente. Da vedere.
MEMORABILE: "Il diavolo si sconvolse vedendo quanto era osceno il bene".
Condivido il massimo dei voti per quel che riguarda l'aspetto visivo, quell'atmosfera dark da cui tanti altri film hanno preso spunto, oltre ai voli pindarici della mdp tra i meandri di questa nuova Gotham City. Meno valida la trama, quasi una revisione in chiave dark-revenge del melodrammone Ghost, precedente di 4 anni alla pellicola di Proyas. Resta sicuramente un caposaldo del genere, ma un po' troppo mitizzato dalla tragedia subita da Brandon Lee.
Al di là della lucida visione di Proyas, che comunque non in tutte le scene funziona, il problema principale de il Corvo è il distacco emotivo. Tutto sembra voler essere più "alla moda" che altro, con entrate in scena drammatiche e teatrali, al ritmo di un videoclip anni novanta. Non ci viene spiegato nulla sul corvo o l'aldilà, i personaggi vengono poi solo abbozzati e si dimenticano presto. La trama si riduce, quindi, a una misera serie di omicidi con una bella soundtrack di contorno. Si poteva far peggio, d'accordo, ma direi anche meglio.
MEMORABILE: Eric si trasforma nel corvo con Burn in sottofondo; L'entrata in chiesa.
Si banalizza in una struttura da classico revenge movie il dolorosissimo e complesso capolavoro cartaceo di O'Barr, l'immortalità del protagonista azzera quasi del tutto la suspance. Tonfo? Tutt'altro. Proyas fa grossomodo quello che fece Mulchay con Highlander: un lavoro sopraffino tra musica e immagini costruendo la metropoli più oscura e violenta dai tempi di Blade runner con un mix di romanticismo e dannazione decisamente riuscito. Aggiungere un personaggio oggettivamente affascinante, l'aura da film maledetto, belle sequenze ed è subito cult.
MEMORABILE: La trasformazione in "clown"; La visita a casa del tossico.
La vendetta guida questa pellicola generazionale legata indissolubilmente alla tragica fine del suo interprete protagonista. Atmosfere plumbee ed inquiete realizzate con un azzeccato stile da videoclip. Lee impersona intensamente la parte del vendicatore ed è attorniato da comprimari con la faccia giusta. Colonna sonora magneticamente dark.
Alla sua prima vera regia Proyas fa bingo, dimostrandosi un grandissimo regista visionario e capace come pochi in giro. Tratto da un fumetto e con una sceneggiatura di poche pretese il film riesce solo ed esclusivamente per le atmosfere dark e le inquadrature che la regia sa costruire. Regia che al tempo stesso dà una dignità ed una profondità recitativa al povero Brandon Lee, come non ne aveva avute in passato. Di pregevole fattura anche sonoro e montaggio, con un cast di ottimo livello come Wincott o il buon Hudson, indimenticabile ghostbuster.
Il romanticismo, che non scade nel sentimentale, scalda il cuore senza portare mai alle lacrime. L'opera evidenzia già le caratteristiche principali del cinema del regista: anche lo spettatore più distratto, infatti, non può che rimanere basito di fronte a uno studio visivo così ricercato e ricco di inquadrature che lasciano senza fiato. La pellicola, nonostante fosse imprigionata da una storia che lasciava poco spazio alla scrittura creativa, possiede al proprio interno una serie di dialoghi ficcanti ed in linea con l'ambientazione maledetta.
MEMORABILE: L'eroina che fuoriesce dal braccio, pieno zeppo di buchi, della madre della ragazzina.
Se c'è un film per il quale il termine "cult" non è usato una volta tanto a sproposito è "Il corvo". Proyas immerge il suo Pierrot zombi in uno scenario dark-romantico da urlo, lavorando in modo straordinario sull'immagine, i colori, le scenografie e le musiche (epocale la colonna sonora), evocando un universo capace di concretizzare su schermo il visionario fumetto di O'Barr. L'addio al mondo del compianto Brandon Lee non sarebbe potuto avvenire in modo più straziante e suggestivo: un addio avvolto in un memorabile misticismo trascendente.
MEMORABILE: Una traccia sul terreno s'incendia progressivamente mostrando dall'alto la stilizzazione infuocata di un corvo.
La prima impressione che ho avuto alla fine del film è stata di aver assistito a un ottimo gotico urbano, nel quale Brandon Lee, a cui non mancava certo il carisma, si impone con una grandiosità invidiabile. Fu l'ultima sua interpretazione e sia lui che questo film entrarono nel mito; il mito di sconfiggere mali e ingiustizie persino dopo la morte. Una sorta di giustiziere delle notte con poteri speciali, slegato da qualsiasi convenzione, libero di infliggere la punizione adeguata al crimine. Cult da vedere. ****
MEMORABILE: La figura dell'arrogante ricettatore; Le molte battute "filosofiche".
L'amore, la vendetta, i superpoteri, la maschera, l'amicizia, sono tutte cose che, se usate a dovere, nel cinema, decretano un sicuro successo. Se poi aggiungiamo l'attore giusto, atmosfere e scenografie, accompagnate da suoni che si mamlgamano perfettamente. Mettiamo ancora una m.d.p. che si muove in sintonia con l'azione, dialoghi non propriamente profondi o intellettualmente elevati ma che lasciano il segno... Proprio non manca nulla per mettere l'opera in alto, assieme ai cult (che non significa capolavoro) ma grande esempio di cinema.
Ok duelli, trucchi ed effetti speciali, ma un mondo gotico-dark valevole per una città dei giorni nostri fa molto ridere... neanche nella più bella e surreale delle fiabe! Quindi il suo limite è di essere troppo fumettistico ma contiene, oltre a Lee, diversi personaggi validi, fra i quali il tipo più strampalato della gang che rimane vivo dopo due incidenti, il poliziotto e l'antagonista di Lee, un boss dotato di calma olimpica in perfetta sinergia con la crudeltà più radicata.
MEMORABILE: "Ogni uomo cerca il diavolo che è in lui e non si dà pace finché non lo trova".
Una pellicola che apprezzavo molto ma che, a una seconda visione e confrontata con il grandissimo fumetto cui si ispira (di gran lunga superiore e la cui storia a volte il film modifica scadendo nel ridicolo), ho avuto modo di riconsiderare. Tolte le bellissime musiche, le adrenaliniche scene di combattimento e la recitazione, rimane un onesto film d'azione/fantasy che, non fosse stato per la tragica morte di Lee, probabilmente non avrebbe avuto la schiera di fan(atici) appassionati che detiene tutt'oggi.
Una banale storia di vendetta in una distopica ambientazione goth-dark, condita ma non arricchita dai soliti stereotipi che accompagnano film di questo genere (la caratterizzazione dei nemici, della bambina, del poliziotto, ecc.). La regia è pessima, imprecisa e fastidiosa (ricorda a tratti Assassini nati) – negli stacchi a esempio –, mentre alcune riprese sembrano ridicole e realizzate con poco zelo. Tuttavia la storia non stanca affatto e presto Proyas confermerà che in questo genere si muove bene. Cast mediocre, effetti speciali idem.
MEMORABILE: Draven che disegna il suo logo con la benzina e poi gli dà fuoco (bell'effetto!); Negativamente: la corda attaccata al corpo dei cattivi defenestrati.
Un film magico, diventato un cult immortale anche a causa della tragica morte di Brandon Lee sul set. Il punto forte è sicuramente l'ambientazione molto dark e fumettistica, che ricorda molto il Batman di Tim Burton (anche se in questo caso Proyas fa un lavoro molto superiore). Il povero Brandon Lee rende molto bene nella parte del vendicatore, così come il resto del cast. Questa non è la solita storia di vendetta, è qualcosa di più profondo...
Un anno dopo la morte, cantante risorge dalla tomba per vendicarsi di chi ha trucidato lui e la sua amata compagna... Impossibile giudicare il film prescindendo dall'aura di fato funesto che ha stroncato la vita del povero Brandon, consegnandolo al mito. Non si tratta di un capolavoro, ma i "pro" (un protagonista fascinoso che si muove in ambientazioni cupissime, fra riprese a volo d'uccello, scoppi di violenza e musica rock a manetta) superano i "contro" (cattivi stereotipati, personaggi positivi banali, dialoghi poco incisivi). Comunque, importante e molto imitato.
Troppo plumbeo (e sospetto di "maledettismo" studiato a tavolino), troppo "finto" oscuro per convincere pienamente (la città nel buio costantemente battuta dalla pioggia), quasi un mix tra il darkettonismo burtoniano e le ipertrofie action alla John Woo. Non si può negare a Proyas una regia "scottiana" e di grande effetto (le sparatorie, i combattimenti, le caricature eccessive e grottesche dei cattivi) che a tratti odorano di grande cinema, ma lo script è più banale di quanto possa sembrare e la patina da "cult movie" a tutti i costi ne indebolisce il potenziale.
MEMORABILE: Myca, spietata e sanguinaria collezionista di occhi; "Macchine giapponesi di merda"; "Dammi la lingua"; La ghenga di "strafattoni" di Top Dollar.
L'immagine del protagonista (ben doppiato da Luca Ward) con vestito nero, "maschera" bianca e sete di vendetta non la si scorda più. Grande film, con una perfetta scenografia da fumetto, girato in una periferia buia e tempestosa; scorre liscio come l'olio grazie a dialoghi da cineteca (i discorsi di Lee nei confronti dei nemici sono tutti da gustare) e un cast davvero ottimo. Brandon Lee è semplicemente magnifico e, scherzo del destino, abbandona il mondo dei vivi proprio sul set del film.
MEMORABILE: Il protagonista ricorda i fatti accaduti un anno prima.
Fumettone dark dalle atmosfere burtoniane con una trama tanto esile quanto efficace. La pellicola deve gran parte del suo successo alla morte del protagonista Lee, ucciso accidentalmente sul set da Michael Massee, ma è innegabile che possegga un suo fascino, soprattutto per gli adolescenti dell'epoca in cui uscì. I buoni e i cattivi sono tagliati con l'accetta e traspare un certo moralismo, ma lo si può perdonare. A sottolinearne ulteriormente l'aurea goth, le musiche dei Cure e dei NIN.
Uno dei pochi casi in cui un fumetto si presta discretamente al grande schermo; la sua forza maggiore risiede nella componente visiva, studiata ad arte e in grado di conferirgli quel tocco magistrale che altri pari non hanno. Nulla di clamoroso la storia, ma almeno molto dello spirito originale dei personaggi si è conservato intatto senza che il passaggio su celluloide lo appiattisse. La morte di Lee, poi, ha provveduto a mitizzarlo oltremodo, ma non poteva essere altrimenti.
Tratto da un fumetto noir di successo, è un film che ha avuto molta fortuna, forse più di quanto gli stessi autori si aspettassero. La misteriosa e tragica morte sul set del bravo Brandon Lee ha contribuito ovviamente a farne un cult, soprattutto tra i giovani. In realtà è un film adrenalinico e oscuro, che commistiona diversi spunti non originali ma che coinvolge e appassiona grazie a un ritmo serratissimo. L'aria greve e la pioggia scrosciante lungo tutto il film accentuano il senso claustrofobico e i desideri di vendetta del protagonista.
MEMORABILE: "Non può piovere per sempre"; "Vittime non lo siamo tutti"?
Affascinante anche per un bimbo di otto anni come mia figlia. L'ambientazione punk underground della pellicola, la perfetta interpretazione di Lee, le scenografie, il ritmo, fanno di questo film un'esperienza accattivante e impareggiabile che trasporta lo spettatore in un mondo soprannaturale, splatter ma fiabesco; direi un giusto mix tra Burton e Tarantino.Da non perdere!
Film "fumettoso" al massimo e ricco di citazioni e rimandi letterali e musicali, che si concentra sulla figura di un giovane, interpretato bene da Brandon Lee, il quale ritorna in vita per vendicare la morte sua e della donna amata. Proyas gira discretamente, mantenendo la cupezza e l'oscurità dell'opera intatte, ma utilizza un montaggio troppo marcato all'inizio e dei ralenti evitabili. Le prove degli attori sono ottime, così come le musiche e i costumi, davvero caratteristici. Insomma formalmente è buono, ma pecca nella completezza totale.
Indubbiamente un buon film quello di Proyas, che è riuscito in tempi non sospetti a portare al cinema un fumetto di nicchia rendendo bene le atmosfere dark che ne costituivano l'essenza. Indubbio però che l'esagerata fama di questa pur buona pellicola sia dovuta alla tragica fine del suo protagonista, tragedia che ha iscritto nel mito l'intero progetto cinematografico. Rimane comunque un film realizzato bene, con una colonna sonora notevole e personaggi fumettosi ma ben interpretati. Classico moderno diventato il simbolo di una generazione.
Film assurto a cult più per il mito di Brandon Lee che per meriti propri. Di giustizieri notturni il cinema è pieno e molto più efficaci di questo. Sarebbe anche un prodotto discreto se la crudezza di base della storia fosse stata lasciata intatta, ma purtroppo è invece edulcorata dalle continue frasi filosofiche da mercatino, da un ossessivo ripetersi della citazione più famosa ("Non può piovere per sempre") e dai dialoghi, spesso inadatti alle situazioni. Buona l'azione. E meno male.
In una città oscura e piovosa un chitarrista, ucciso con la sua fidanzata, torna per vendicarsi guidato da un corvo nero. Tratto da un fumetto noir di culto, ebbe un successo enorme e inaspettato nonostante non sia un film originalissimo, soprattutto perché alimentato dalla misteriosa morte del talentuoso Brandon Lee. E' senza dubbio il film sulla vendetta più coinvolgente degli ultimi trent'anni e anche oggi mantiene intatto tutto il fascino claustrofobico di quando uscì nelle sale.
MEMORABILE: "Non può piovere per sempre" (Brandon Lee).
Basato sul fumetto di James O'Barr, il film racconta la storia di un uomo che torna dall'aldilà per vendicare la propria morte e quella della fidanzata, avvenuta un anno prima e durante la vigilia di Halloween. Opera dark che è diventata sin da subito un cult a causa della morte del protagonista durante le riprese e che ha segnato l'immaginario di diverse generazioni. Il film, nonostante le immense difficoltà che la produzione ha incontrato per poterlo terminare, è un piccolo gioiello nel quale azione e vendetta vanno a braccetto. Frasi cult a non finire e colonna sonora mozzafiato.
MEMORABILE: Hai preso la tua decisione...ora vediamo se riesci a imporla.
Versione dark fantasy de Il giustiziere della notte: visionario, cupo, crudo, parte da un'idea meravigliosamente inquietante: un giovane torna dall'Aldilà per vendicarsi grazie a un corvo (simbolo della morte per eccellenza). Dopo un'appassionante inizio, tuttavia, il film cala di tono e la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto per quel che riguarda trucco e parrucco, è palesemente fittizia (escludendo il protagonista), anche se il finale è toccante. Gran talento Brandon Lee, peccato averlo perso così presto.
MEMORABILE: L'aggressione brutale ai due fidanzati.
Giustiziere fantasma torna nella realtà a vendicare la sua morte e della futura sposa. Revenge movie stile Ghost con atmosfere cupissime in una trama senza sorprese. Prima parte che sembra un clip musicale con colonna sonora notevole di rock alternativo (tanto da distogliere l'attenzione dalla storia) e poi pedissequa nella missione di "pulizia" dei cattivi. Lee ha il fisico prestante ma poca espressività, oltre a dialoghi dalle epiche massime. Regia con buone soluzioni spettacolari. Cult nel bene e nel male, soprattutto per la morte sul set di Brandon Lee.
MEMORABILE: L'eroina che fuoriesce dai buchi; Lo sparo al corvo; L’indiscutibile: “Non può piovere per sempre”.
Musicalmente "dannati", dal grunge alla Cobain alle virate electro-rock dei Depeche Mode, i primi anni '90 si portavano dietro una scena dark importante, come i Killing Joke o i The Cure di Robert Smith, la cui maschera sembra ispirare molto quella di Brandon Lee. E son proprio quest'ultimi, con il brano "Burn", tra i migliori della loro carriera, a sponsorizzare il film di Proyas, regista musicofilo e centellinato di Io, robot, Dark City e poco più. Lo zombi più affascinante di sempre è protagonista assoluto, con buio e pioggia, della black fairy tail perfetta, tra cinema e realtà.
MEMORABILE: "Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima, perché rimettesse le cose a posto."
Un fumettone con una storia nemmeno troppo originale: le premesse non sono delle migliori, eppure "Il corvo" possiede un suo fascino. Le sublimi sceneggiature, l'atmosfera dark, l'interpretazione sofferta di Brandon Lee (e forse anche la sua tragica fine sul set): sono questi gli elementi che fanno di questo film un lavoro sicuramente interessante. Da vedere!
Trucidato insieme alla sua amata da una gang criminale, uomo ritorna dal mondo dei morti per vendicare la sua morte e regalare pace all'anima tormentata. Capolavoro e manifesto dark, uscito postumo alla maledetta sparizione sul set (come il padre) del protagonista Brandon Lee. Un film che rasenta la perfezione, con atmosfere oscure, sporche e disperate eppure al tempo stesso magnifiche. Interpretazioni magistrali, oltre che per Lee, anche per David Patrick Kelly e Michael Wincott. Colonna sonora leggendaria.
MEMORABILE: La T-Bird coi neon gialli; La resurrezione; Le vendette coi membri della gang; La sparatoria; La colonna sonora.
Tenendo a mente l'impronta "gothamiana" di Tim Burton, qui rimaneggiata in chiave incisivamente più dark, l'abile Proyas confeziona un epocale revenge-movie graficamente esaltante, musicalmente irresistibile (grandi nomi, fra Cure, Nine Inch Nails, Rage Against the Machine...), dal ritmo perfetto. I personaggi di contorno soffrono talvolta di tratteggi narrativo-psicologici semplicistici, ma in un certo senso anche questo sembra onorare l'origine fumettistica dell'opera. Triste da dire, ma la tragica fine del qui superbo Brandon Lee alimenta la generale suggestività del film stesso.
MEMORABILE: Gli oscuri scorci urbani; La sorpresa dei balordi alle ferite auto-rimarginanti di Lee; Massacro nel covo dei villain; Il corvo punitore à la Opera.
Un giovane musicista, dopo essere stato ucciso con la sua fidanzata da una banda di sbandati, resuscitando cerca vendetta. Film d'impatto tetro, cupissimo e violento ma circondato da un'atmosfera oltre che angosciante molto malinconica. D'impatto l'ambientazione urbana dai colori intensissimi, senza sottovalutare gli effetti speciali che hanno favorito la conclusione della storia dopo la prematura morte dell'attore protagonista.
Film diventato da subito un cult, forse più per la morte di Brandon Lee durante la produzione della pellicola. Film di vendetta molto più interessante di altri, che ha reso da subito iconico il personaggio di Draven e che presenta un'ambientazione dark e gotica davvero interessante. Ma alla fine ricade inevitabilmente nel banale, in quella branca di film vendicativi ormai prevedibili, dando la sensazione di un qualcosa di visto e rivisto, che non aggiunge niente di nuovo con scene violente e gratuite (come quella iniziale). Rimane comunque un cult assolutamente da vedere.
Il graphic novel di O'Barr, affascinante a livello di disegni, è intriso di un romanticismo/maledettismo da furore adolescenziale, spesso indigesto nella sua esasperazione così come nei siparietti naif tra la coppia innamorata Eric/Shelly. Il film di Proyas riduce all'essenziale questi elementi e punta maggiormente su azione e atmosfera, condite con dosi di ironia, anche grazie al poliziotto interpretato da Hudson, che con Lee crea scambi quasi da buddy cop movie. Gli uomini hanno dentro di loro un demone, come racconta Wincott alla fine e il film rende bene questo tema.
Definire gotico questo film plumbeo è come andare all'Oktoberfest con una minerale sgasata. Trama che ricalca quella di molti altri film simili (il vendicatore solitario che deve riparare a un torto), ma più che il "cosa" conta il "come": Lee perfetto nella parte, unisce violenza, dolcezza e ferinità a un personaggio iconico (l'ingresso nel covo dei cattivi ricorda quello del Joker tra i malavitosi), ma anche il resto del cast se la cava bene. Musiche che fanno parte della pellicola assieme alla fotografia. Un film che dovrebbe vedere anche chi non ama il dark, in tutti i sensi.
MEMORABILE: L'occhio del corvo e le sue soggettive.
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DiscussioneZender • 4/03/09 09:01 Capo scrivano - 48957 interventi
124c ebbe a dire: Se Brandon Lee fosse rimasto in vita, avrebbe fatto altri film, altro che "Il corvo 2", "Il corvo 3" e "Il corvo 4"! Chissà, magari se c'era Lee sarebbe potuto tornare anche Proyas, e allora tutto sarebbe cambiato...
HomevideoZender • 16/10/09 08:23 Capo scrivano - 48957 interventi
Deo gratias, le suppliche di Finzi hanno avuto buon esito!
Il film esce il 22 ottobre 2009 sempre per la Medusa in una NUOVA EDIZIONE!
Questa volta finalmente in 1.85:1 anamorfico!
Contemporaneamente esce anche in Blueray.
HomevideoZender • 18/12/09 08:10 Capo scrivano - 48957 interventi
Che delusione! Ho preso la succitata nuova edizione ma la qualità video è nettamente sotto gli standard: rumore video in quantità, audio solo in 2.0, neri che non reggono... ma per piacere, un film del genere non si può vedere in queste condizioni! Tanto valeva tenersi la vecchia edizione. Sarei curioso di sapere com'è il Blueray: se è ricavato dalle stesse fonti capace che fa schifo pure quello!
Vade retro!
A Dario Argento, fu offerta la regia, ma rifiutò.
Fonte:I film di "Dario Argento" di Katia Amodio.
CuriositàPiero68 • 8/03/12 16:22 Contratto a progetto - 245 interventi
Anche il ruolo di Draven finì a Brandon Lee per una serie di rifiuti incrociati (quando si dice il destino). La prima offerta infatti fu fatta a River Phoenix che in quel periodo aveva già accettato di girare Intervista col vampiro. Phoenix rifiutò a favore di Christian Slater, suo grande amico. Ma alla morte di Phoenix, Slater lo sostituì nel ruolo di Daniel Malloy in Intervista col vampiro e declinò a sua volta il ruolo di Draven. Solo a quel punto la scelta cadde sullo sfortunatissimo Brandon Lee.
HomevideoZender • 3/09/12 09:22 Capo scrivano - 48957 interventi
Anche il Bluray Medusa, per quanto indubitabilmente migliori un po' le cose, resta purtroppo sotto gli standard... Peraltro la traccia audio resta in 2.0, e se c'è un film che invece meritava di esser sentito bene in 5.1... I dialoghi comunque si sentono benissimo. E' il video a deficitare, e per un film così è difetto imperdonabile.
Contrariamente alle voci leggendarie che vedono Brandon Lee mortalmente ferito da una pallottola vera nella versione definitiva del film, l'attore venne in realtà colpito dal frammento di una cartuccia a salve rimasto in canna assieme alla cartuccia (sempre a salve) esplosa per le riprese. Il frammento colpì accidentalmente l'attore a un fianco, causandogli una lesione mortale. Le riprese vennero ultimate utilizzando un suo sosia e implementando con effetti digitali. Nel film finito, non c'è alcuna scena in cui vediamo il vero Lee rientrare a casa.
HomevideoZender • 6/12/24 18:23 Capo scrivano - 48957 interventi
Il nuovo bluray (e ultraHD) del film della Plaion/Paramount non è poi molto diverso - per quanto superiore e privo di ogni spuntinatira, per quello che ho visto - rispetto al vecchio bluray Medusa. Queste le durate: