Per battere il ferro finché è caldo, Salvatore Samperi replica; a pochi mesi dall'inatteso, travolgente successo di MALIZIA, ecco uscire la sua copia carbone. Ancora la Antonelli e Alessandro Momo al centro d'una nuova pruriginosa vicenda. L'azione si sposta dalla Sicilia in Versilia, l'Antonelli passa da seconda moglie del padre a sposa del fratello (Orazio Orlando), ma la struttura del film è la medesima, con Momo a sognare ancora le grazie (non mostrate, questa volta, differenza non da poco) della bella cognata ventiseienne. Il rapporto comincia al solito in modo distaccato. Poi, col passare dei minuti, diventa...Leggi tutto sempre più morboso con lei che fatica ad arginare le avance dell'adolescente in fregola mentre il marito è via tutta la settimana per lavoro. Sullo sfondo la spiaggia di Forte dei Marmi, col simpatico bagnino. Lino Toffolo a ritagliarsi un piccolo spazio con il consueto umorismo bonario (chiude spesso le scene con una considerazione delle sue). Nella casa teatro di gran parte dei faccia a faccia tra Momo e l'Antonelli, tocca a Tino Carraro (il padre) sostituire il glorioso Turi Ferro nel ruolo di agitatore nelle scenette familiari. Nessuna variazione di rilievo, rispetto al modello originale (che resta comunque più esplicito e morboso), ma è evidente che la cornice siciliana si addiceva maggiormente alla situazione. Piccoli ruoli per Monica Guerritore (l'amichetta di spiaggia di Momo) e per Lino Banfi, che interviene in un paio di occasioni dando libero sfogo alle abituali improvvisazioni in pugliese sparate a raffica.
Quasi micidiale. Valido per una sola stagione, quella post-Malizia ("pecunia non olet"), quando gli spettatori volevano ciò che qui c'è, ma che ora è tedioso, tirato per i capelli. Si fa fare brutta figura a due assi quali Carraro e la Brignone. I due protagonisti ci mettono quasi 90' per copulare, il che, se si pensa che si sapeva dall'inizio che sarebbe successo, è un'eternità. Non si ride mai. Si regge (a stento) solo perché c'è Orazio Orlando, bravissimo. Il film nel film è Totò, lascia o raddoppia. Cameo per Bongusto.
Ritorna il gruppo costituito da Samperi (regista), Jemma (sceneggiatore), Antonelli (divina creatura) e Momo (l'adolescente inquieto) già rodato e rinvigorito dal clamoroso successo di Malizia. A tempo di record si ripropone il tema morboso, acceso dalla torbida relazione tra Laura ed il piccolo cognatino, Sandro. Come si usa dire, però, non tutte le ciambelle riscono con il buco e la volgarità dei dialoghi (molto spinti per l'epoca) raggiunge un effetto contrario a quello cui la pellicola propone di arrivare. L'erotismo è, inoltre, molto contenuto rispetto all'indimenticabile precursore...
Sembra Malizia, è uno pseudo Malizia, non raggiunge Malizia... quasi tutta la critica si assesta su queste considerazioni, per carità condivisibili. Ma c'è di più: la Antonelli sfiora il top in quanto a bellezza e sensualità, pur nella totale assenza di epifanie nude. Questo comporta un effetto logico, cioè la capacità di questa splendida attrice di rendere una pellicola ripetitiva e non più così sconvolgente una chicca per gli occhi. Il resto è contorno, Lei è il film!
La stessa squadra di Malizia scende in campo decisa a capitalizzare il successo del primo film, producendone una versione svaporata e meno tesa, più disinvolta. Nei duetti Antonelli-Momo manca quella passionalità feroce, mentre il maggior peso dei comprimari devia l'attenzione: Orlando è comunque molto bravo e il film è girato dignitosamente, sebbene con la mano sinistra, da un Samperi ancora in forma. Superflua la presenza di Banfi, ancora lontano dal grande successo e relegato a un ruolo di terzo piano.
Decisamente inferiore rispetto al suo antecedente Malizia: non c'è più quella malizia che appunto caratterizzava il primo. Poco spinto, poco erotismo, pochi nudi, poche risate... troppe parolacce. Bravi su tutti Orlando e Carraro. Sempre ottimo Momo che morirà nello stesso anno pochi mesi dopo aver recitato in Profumo di donna. L'Antonelli è comunque sempre l'Antonelli.
Tentativo di Samperi di allargare il suo successo attorno al genere erotico-morboso sollevato dal polverone di Malizia. L'accoppiata Momo-Antonelli non produce però gli stessi effetti scintillanti del predecessore, prima di tutto perché la Antonelli viene molto più "castigata" e poi perché tutto il film assume più volte venature comico-demenziali più simili alla commedia spensierata che ad un genere più "proibito". Dopo la visione di Malizia va giù liscio come un bicchiere d'acqua, anche troppo.
Fingo di non aver visto Malizia e dico che Samperi ci racconta una vicenda pruriginosa che vira spesso nella commedia (sintomatica la presenza di Toffolo e Banfi, così come dello stesso Orlando). La Antonelli ai massimi livelli del vedo ma soprattutto non vedo. Carraro sembra divertirsi con un personaggio fuori dai suoi schemi. Più che guardabile.
Interessante storia d'amore portata in scena in maniera puntuale dal grande Salvatore Samperi. Cast davvero ben gestito a partire dalla coppia Momo/Antonelli, reduci dal successo di Malizia, al centro della torbida vicenda sviluppata in crescendo con continui cambi nella psiche dei due. C'è anche una poca propensione al nudo. Il grande problema è che le parti estranee al filone centrale sono abbastanza indigeribili: le scorribande con gli amici, gli interventi di Banfi, l'amica di spiaggia, ecc. Ininfluente l'ambientazione anni '50.
Dialoghi irriverenti sul comico-goliardico e la Antonelli all'apice della sua sensualità in una commedia dal sapore agro-adolescenziale in salsa goliardica. Samperi si ripete trattando un argomento già affrontato in altre sue produzioni, in particolare Malizia (del quale sembra un clone). La scelta dello sfortunato Momo si rivela perfetta ed è un peccato non aver potuto assistere alla carriera che avrebbe avuto in Italia. Qualche parolaccia di troppo, come nei film del Christian nazionale. Piccantino e suadente.
Salvatore Samperi tenta nuovamente di utilizzare l'accoppiata Laura Antonelli/Alessandro Momo in una sorta di scopiazzamento del celeberrimo Malizia con esiti fiochi. Linguaggio a volte colorito, qualche risata qua e là, il tutto condito dalle grazie della fulgida Antonelli. Simpatica la coppia Tino Carraro/Lilla Brignone, che aggiunge verve pur essendo piuttosto sprecata rispetto alla consumata bravura dei due. Momo e Orazio Orlando se la cavano. Occhio a una giovanissima Monica Guerritore.
Il già sopravvalutato antecedente, trasferito qui attori e bagagli, si sfarina in una serie di barzellette poco digeribili (Banfi, il boicottaggio del forzuto, gli equivoci sulla sessualità dell'adolescente) e di cortissimo respiro. Si avvicina più a certo cinema scollacciato e popolarissimo (senza scollature, però) che alle torbide e più complesse prurigini di alcune commedie coeve. Dal grigiore si salva solo Orlando, oltre alla Antonelli, bellissima, un autentico sex symbol.
Samperi ha la faccia tosta di replicare quasi completamente il suo modello di successo con un film basato praticamente sulle stesse coordinate e nel quale la variante principale è quella di aggiungere più scenette da commedia balneare, coinvolgendo maggiormente il cast di contorno in alcune gag tra il pruriginoso e il comico; anche il rapporto tra Momo e la Antonelli risulta meno morboso e spinto, evitando i nudi e vanificando di fatto il senso dell'operazione. Curiose le apparizioni di Toffolo, della Guerritore, di Buongusto e soprattutto di Banfi; si può vedere, ma non convince.
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