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Daidae: Molto simile al precedente, ma molto più duro e violento in diverse scene, è alla fine un film di azione niente male. Diverse buone scene, cast non eccezionale ma neppure così tremendo (perlomeno i personaggi principali). Trama leggermente assurda, cosa che eredita dal capitolo precedente, ricco di frasi a effetto. Vedibile, soprattutto se avete apprezzato il numero uno.
Black hole: Ho rivalutato la director's cut del 1992, forse più vicina all'idea dickiana, con sottintesi che nella versione del 1982 si vanno un po' a perdere, specie alla fine, diluiti nella quieta sequenza mutuata da Shining. Nell'originale la voce fuoricampo non spinge lo spettatore a uno sforzo di comprensione aggiuntivo tale da inserirlo appieno nell’atmosfera del film. Anche il sospetto che il protagonista non sia quello che appare qui è meno marcato rispetto alla director's cut. Differenti chiavi di lettura per un solo capolavoro.
Nando: Da un'idea forse originale, per l'epoca, si dipana una narrazione insulsa fatta di stanche battute e situazioni già viste. Il trio di protagonisti è abbastanza sottotono, con Greggio che non ha tempi cinematografici, Calà al suo solito e Laganà ancora acerbo. Menzione per Nicheli che almeno strappa il sorriso.
Yamagong: Con un soggetto del genere, era chiaro che il rischio di incorrere in qualche qualunquismo e approssimazione di troppo fosse più che concreto. Purtroppo, in fase di sceneggiatura, la tendenza aumenta fino a disinnescare del tutto la denuncia politico-sociale di fondo. Rimane comunque una commedia corale realizzata con un certo mestiere, che si avvale di un buon cast e di ritmi tanto serrati quanto efficaci. Da citare un Placido mai così strabordante e il comparto di figure secondarie (Mattioli, Papaleo, Ocone). Per una serata di relax.
MEMORABILE: Tutte le sparate/verità dell'onorevole Spagnolo.
Almicione: La raffigurazione del sistema capitalistico sfrenato e della competizione che diventa lotta per la sopravvivenza ha il suo senso, soprattutto oggi; ma oltre a questo non c'è niente. La trama esagera allontanandosi sempre più dall'inverosimile e cerca di salvarsi con qualche colpo di scena. Certamente non era necessaria tutta quell'azione né quell'ipertecnologia. Oldman regala una delle sue migliori interpretazioni, anche se lo spettatore sarà probabilmente rimasto incantato alla vista della bellissima Heard. Regia e protagonista non convincono.
Pigro: Avrà creduto di essere lirico o epico, e invece gli interminabili scorci dei paesaggi (bellissimi) o le lunghe sequenze diluiscono il nerbo della storia (lei tradisce lui con un militare: ma quest’ultimo è inglese e siamo in un villaggio di irredentisti irlandesi) rendendo estenuanti le oltre 3 ore di visione. La narrazione troppo basata su attesa e sospensione non si addice al melodrammatico Lean, che - non pago - ci aggiunge una musica inopinata di fanfare e accenti pseudo-felliniani. Un’ora di meno (minimo), e il film sarebbe decollato.
Luluke: L'idea di rappresentare il mobbing sessuale all'inverso, da donna a uomo, ha avuto breve vita al cinema. Forse perché i due primi esperimenti, quasi contemporanei, scontavano difetti di credibilità della storia. Ma se Rivelazioni almeno presenta una traccia thriller che giustifica l'idea di Douglas di sottrarsi alle avance della Moore, in questo film di Rubini il lato umoristico che nasce dalla situazione raccontata, con lui deciso a respingere una Buy bella come era nei suoi primi film, si perde in una seconda parte banalmente romantica. Con imperdonabile finale mieloso.
MEMORABILE: L'editore alla Buy che rifiuta il posto da amministratore delegato decisa a dedicarsi solo ai libri: "S'è messa a leggere? Imperdonabile".
Giùan: Comincia come Il tesoro della Sierra madre hustoniano e termina come Sfida nell’alta Sierra di Peckinpah, dipanandosi nel mezzo come un dramma d’azione psicologico connotato da venature omosessuali ed edipiche. Originale western di Capitani, che può contare sulla estrema caratterizzazione (tangibile la presenza di Di Leo nello script) dei quattro personaggi principali: due vecchie pellacce (Heflin/Roland) arrampicate sia pur con le unghie a un codice etico e due “ragazzi interrotti” (Hilton e Kinski) legati da un rapporto morbosamente vampiristico.
MEMORABILE: L’inizio in miniera; Le crisi malariche di Roland.
Rickblaine: Anche con un ricco cast non si può riuscire a rifare un grande film. Anche se dietro la macchina da ripresa c'è uno come Tim Burton, che comunque ha adattato la storia al suo mondo. Wahlberg non ha voglia e i più bravi sono dietro le maschere da scimmia. Comunque salvabile se non accostato al vecchio; d'altronde il regista più volte ha sottolineato di aver preso solo spunto dall'originale.
Digital: Una giovane donna deve fuggire dalle grinfie di due assassini pronti a tutto pur di eliminare la scomoda testimone di un omicidio. Buon thriller quasi interamente girato in un ospedale. Bisogna ammettere che la location insolita è sfruttata sapientemente, il che favorisce un clima ansiogeno e claustrofobico. La regia di Eskandari è di quelle senza troppi fronzoli: arriva al punto senza tanti giri di parole potendo contare sulla performance di una convincente Nicky Whelan e di un duo di villain niente male (Willis è più defilato).
Galbo: Considerato un film minore dell'opera del grande John Ford, I dannati e gli eroi è un apprezzabile tentativo del regista di smarcarsi dai temi narrativi consueti per affrontare delle tematiche diverse come quella del razzismo nell'esercito americano. La storia del sergente Rutledge viene raccontata dal regista in un'opera che mescola abilmente il genere giudiziario a quello militare, non disdegnando i toni del thriller (un colpo di scena chiarisce la vicenda). Qualche calo di ritmo rappresenta il limite di un film comunque godibile.
Nando: Commedia incentrata sulla rivalità tra due fratelli in lotta per il comando familiare. Narrazione lenta e ripetitiva con trovate poco brillanti che conducono a un finale che tende al moraleggiante. Benvenuti, che personalmente apprezzo poco, mostra il solito atteggiamento mentre Montesano appare poco sfruttato.
Reeves: Piccolo western che racconta il dramma di un ufficiale nordista obbligato a diventare bandito perché uno speculatore lo accusa di omicidio. Appaiono anche i fratelli James e ritorna Claire Trevor dopo essere stata su una importante diligenza e la storia tiene abbastanza bene soprattutto perché i cattivi (tra i quali spicca come sempre Barton MacLane) sono davvero odiosi. C'è anche un bell'assalto al treno.
Cangaceiro: Un classico della nostra commedia ottantiana reso indimenticabile dalla staffetta/convivenza dei quattro big. Il copione di Castellano e Pipolo è, come tante altre volte, un esile pretesto per far improvvisare i protagonisti. Montesano e Verdone danno qualcosa in più rispetto ad Abatantuono, peraltro meno presente degli altri e a Celentano, penalizzato dal segmento più scemo e da una Giorgi al solito insufficiente. Tante le scene cult divertenti che fanno dimenticare i passaggi a vuoto fatti di gag improponibili e tirate per i capelli. Da vedere!
MEMORABILE: Montesano alla figlia: "Ehm, si mi sono confuso... ho avuto una botta di amnistia!"; la scena al bar con uno scatenato Raf Di Sipio.
B. Legnani: Filmetto avventuroso, ambientato nell'India britannica, con tendenza filocoloniale e valutazioni politicamente scorrettissime sui nativi. Se non fosse per le decine di ammazzamenti, lo si giudicherebbe come film solo adatto a ingenui palati del cinemino dell'oratorio. Lenzi gira bene, ma la storiella (un romanzo di Lenzi) è quella che è, i tentativi umoristici sono quelli che sono, gli snodi sono quelli che sono. Cast non esattamente stellare, col bevitore Ugo Sasso che ricorda Keenan Wynn. Interminabili scene di lotte e di scontri armati, per arrivare al metraggio minimo. Brutto.
MEMORABILE: Ragionando oggi, resta indimenticabile Sambrell che recita il ruolo di un bengalese.
Nicola81: Western crepuscolare e introspettivo, incentrato sulla contrapposizione tra due grandi interpreti nei panni di due antieroi: Fonda è un cattivo ma con i suoi tormenti d'animo, Stewart un buono costretto a fronteggiare una situazione superiore alla sue forze. Attorno a loro, il mito della frontiera è tramontato e si cerca di sopravvivere standosene lontano dai guai, ma poi arriva il momento in cui bisogna per forza ribellarsi. Il ritmo è abbastanza lento e la tensione monta gradualmente, fino all'inevitabile resa dei conti conclusiva.
Homesick: Sempre immune a qualsiasi legge spazio-temporale, Maciste càpita nella Cina del XIII secolo oppressa dalla tirannide mongola. Un peplum di prammatica, che Freda dirige imprimendovi un ritmo abbastanza veloce (ma nella seconda parte si rallenta parecchio) e illuminandolo dei caldi colori di Pallottini. Tutta plastico-muscolare la prova di Scott: sradica un albero, lotta contro una (pelle di) tigre, chiama il popolo alla rivolta suonando una pesantissima campana e addirittura muore per risorgere più forte di prima e scatenare un terremoto… Malvagia pentita la Chanel.
MEMORABILE: «Io sono Maciste. Sono nato dalla roccia!»
Tomastich: Sornione ma furbo, uno spy-movie di basso profilo con Richard Gere che riesce comunque a guadagnarsi la mia attenzione grazie a un intreccio semplice ma sostanzioso e a diversi colpi di scena interessanti. Nota di demerito ai flashback riguardanti il 1988: mancanza assoluta di rigore filologico per abiti, luci, look vari.
Gabrius79: Continua il filone nord vs sud e stavolta tocca alla coppia Boldi-Izzo il compito di far divertire il pubblico, ma il risultato è piuttosto altalenante, con gag spesso forzate e senza enfasi che si alternano a pochissimi momenti riusciti. Boldi si sforza come può ma convince sempre meno e Izzo si arrangia alla meno peggio. Forse le migliori performance si hanno da un canagliesco Paolo Conticini e con le classiche battute di Enzo Salvi. Sufficienti la Tabita e la Villa.
Rambo90: Action di un certo impatto emotivo, con una prima parte in crescendo che sfocia in una seconda carica di tensione, con sparatorie ben girate e un ritmo niente affatto male. Cage qui è dignitoso, sembra credere nel ruolo più che in altre prove recenti, mentre il resto del cast è poco noto ma le facce son quelle giuste. Regia corretta, montaggio serrato, un film senza pretese ma che intrattiene in modo decente. Da vedere.
Didda23: L'idea di partenza è molto buona, peccato poi per lo svolgimento prevedibile e poco coinvolgente. Ho apprezzato decisamente la prima mezz'ora, poi lentamente l'interesse è andato scemando. Ho trovato interessante l'utilizzo dell'"effetto droste" all'interno della pellicola. Il film nel complesso risulta comunque godibile, soprattutto per la buona prova di Cooper. De Niro è tutto sommato inutile, perché la sua presenza non aumenta il valore del film. Si può vedere.
Pigro: Presidente Usa si innamora di una giovane lobbysta ambientalista ma si ritrova contro alcuni politici. Commedia garbata e corretta, che tocca questioni calde per la politica e la società americana con sguardo da democratici liberal ma senza affondi realmente importanti. Del resto, quel che conta è la storia d'amore, la cui unica originalità consiste nel tipo di personaggi coinvolti. Si vede senza sforzi e scorre via amabile e flebile.
Viccrowley: Parrebbe l'ennesimo prodotto Asylum e non fosse per il budget leggermente superiore potrebbe esserlo tranquillamente. L'idea dello tsunami che isola dei poveracci in un supermarket allagato in compagnia dei pescioni, è così idiota da essere quasi geniale. Qua e là qualche guizzo registico e trovata fanno capolino e rendono sostenibile questo pop-corn movie. Purtroppo ci si mettono una CGI invasiva e mediocre e una scrittura dei dialoghi terrificante ad affossare il tutto. A questo punto meglio la genuinità becera di Sharknado.
Caesars: Buon film di Spielberg che racconta (romanzandola, ovviamente) la vera storia di un truffatore e della caccia inesorabile che gli dà un detective. Il regista sceglie un tono "leggero", da commedia, e centra il bersaglio di realizzare un'opera piacevole e non banale nel raccontare i rapporti tra i protagonisti. Molto buoni gli interpreti; oltre ad Hanks e Di Caprio sono da segnalare anche i comprimari (su tutti il grande Christopher Walken) che danno una mano alla buona riuscita del film. Non certo tra i capolavori del grande regista, ma da vedere.
Didda23: L'opera, di chiara matrice "liberal", ha la capacità di intrattenere con garbo e scorrevolezza per merito di una sceneggiatura frizzante che analizza le dinamiche familiari universali con un pizzico di ironia, rendendo il girato molto emozionante. Gran merito del sucesso è del cast, che vede una stupefacente coppia lesbo formata dalla Bening e dalla Moore e un donatore "fra le nuvole" interpretato magistralmente dal solido Ruffalo. Essenziale la regia della Cholodenko, che evita inutili ellissi per mettersi al pieno servizio della storia. Elegant.
Rambo90: Un gruppo di criminali col viso coperto rapina filiali dello stesso gruppo bancario. Vogliono solo i soldi o cercano altro? Attorno a questo interrogativo si snodano quasi due ore di film piuttosto noiose, con un inizio promettente che si perde a causa di un intreccio articolato in modo troppo complesso. Le scene action sono povere d'inventiva (e poche) e i dialoghi piuttosto banali. Meloni è in palla e sopperisce a molte lacune, mentre Willis e Bautista appaiono davvero poco. Regia di routine.
Ciavazzaro: Ottimo dramma anni '50, del genere che più mi piacciono. Dalla classica storia dell'amore tra due giovani osteggiato dalle rispettive famiglie, il regista Daves confeziona un ottimo prodotto. Nel cast abbiamo la specialista (andata via da questa terra troppo presto) Sandra Dee e buoni attori come Kennedy e Egan.
Saintgifts: Si comincia per soldi e si finisce col sentimento. Con quel testamento il padre fa forse la cosa migliore della sua vita: rimette assieme i due figli (completamente diversi tra loro) e quello con l'handicap, senza volerlo, finisce per insegnare un sacco di cose all'altro, come senza volere scatta foto, fantastico reportage del più bel viaggio della sua vita. La Buick, le strade secondarie e i motel ci riportano a un'America anni '50, valore aggiunto a un film nobilitato dall'interpretazione di Hoffman, ma dove non sfigura nessuno.
Motorship: Niente male questa commedia moderna che alterna cose riuscite ad altre meno. Il film regge bene per tutta la sua durata e i momenti divertenti non mancano, anche per merito dell'azzeccato cast che rende molto bene: il migliore è sicuramente Papaleo (incontenibile), ma anche la Cortellesi se la cava davvero bene; non male Bova. Nel cast da menzionare anche Caterina Guzzanti, Anna Foglietta e il gustoso cameo di Fausto Leali. Si può vedere.
Capannelle: Un prodotto molto patinato ma anche molto artificiale. Ci sono dei picchi di attenzione ma come narrazione e suspence delude e in certe scene rasenta il grottesco. Una conferma che De Palma ha ormai tirato i remi in barca e abbandonato la grinta del passato. E non gli importa che gli attori abbiano capacità limitate, tanto il regista pensa unicamente a sè stesso, ai suoi virtuosismi e al citazionismo che fa tanto glamour. Due pallini.
Taxius: Commedia inglese all'acqua di rose che vede come protagonisti un gruppo di pensionati decisi a ritirarsi in India per ritrovare se stessi e la voglia di vivere. Dal punto di vista recitativo siamo ad alti livelli: il cast completamente british è infatti composto da grandissimi attori. Ottima anche la fotografia, ricca di colori caldi tipici dell'India. A deludere è la trama, con tutti i vari intrecci amorosi che vengono a crearsi tra gli ospiti del Marigold Hotel. Dispiace anche che l'India e la sua cultura restino in secondo piano. Mediocre.
Magi94: C'è quasi da rimanere allibiti per quanto è sgraziato e goffo il film, che non potendo neanche esser recuperato come trash (è comico di per sé, dovrebbe farci ridere di proposito) finisce per risultare peggiore di un Troll 2 o La croce delle sette pietre. Per una durata non indifferente Ezio Greggio riesce a non azzeccare una singola battuta, una singola situazione che possa suscitare una risata, con un umorismo elementare di dubbissimo gusto ("Viagratar"?). Il riso esplode solo nel finale, anche se ahimé non voluto.
MEMORABILE: Il finale che vorrebbe elogiare il cinema: ma come, dopo un film simile? Rimane almeno come notevolissimo spezzone trash...
Supercruel: Più che sufficiente questa commedia. La vicenda vive di parecchi clichè visti e stravisti in tanto cinema americano di questo genere, ma si regge su una solida interpretazione di uno Steve Carell in palla, discreti dialoghi e un paio di situazioni comiche degne di nota (la scena nel bagno e il ballo a quattro nel locale). Piuttosto ordinario e scontato ma tutto sommato gradevole.
Capannelle: Il materiale c'era, alcune sequenze di combattimento prese singolarmente sono gustose come si può lodare il lavoro su scenografie e musiche e un certo gusto su dettagli grotteschi. Ma se i dialoghi vanno a ruota libera, il confine kitsch violento non viene gestito e la nostra eroina straparla (in questo peggiorata dal doppiaggio), allora non ci si preoccupa nemmeno di un eventuale sequel. Del resto, già dai primi venti minuti si capiva che la finezza di scrittura non era di casa.
Daniela: Previo annuncio sul web, uno squilibrato libera su un'aereo di linea un virus mortale; mentre sull'apparecchio le persone iniziano a morire, a terra si cerca affannosamente una soluzione... Action sud-coreano che rinverdisce il filone catastrofico volante di grande successo negli anni 70 introducendo una minaccia più temibile della solita bomba per i possibili effetti a catena che non riguardano solo i passeggeri e l'equipaggio dell'aereo. Pur pagando pedaggio ai topos del genere col rischio di ricordare una celebre parodia, il film risulta avvincente e tecnicamente ben realizzato.
Mutaforme: Noiosa commedia da guardare in coppia quando non si riesce a prendere sonno. L'inizio del film è molto forzato, ma tutto sommato passabile. I problemi sorgono quando i protagonisti giungono sull'isola... qui comincia lo spettacolo soporifero, con tanto di improbabili maestri della terapia di coppia. Di bello ci sono i colori del mare, un posto splendido ma sfruttato in malo modo. Finale stucchevole.
Ciavazzaro: Aberrante. Un film senza capo ne coda. Attori che offrono interpretazioni poco convinte quando non sono tremende, la Bellucci inutile può mostrare solo il suo fisico. Davvero una "perla" da annoverare tra i film più brutti di sempre. Brutto brutto brutto.
Daniela: Un bambino orfano di padre e trascurato dalla madre scopre i valori dell'amicizia attraverso il rapporto con un maturo vicino di casa, dal passato misterioso e in fuga per motivi che solo il piccolo riuscirà a comprendere... Dal filone non horrifico di King, un racconto di formazione elegantemente impaginato e ben interpretato da tutto il cast, Hopkins in testa, all'insegna del rimpianto per il tempo perduto. Ma il piccolo miracolo di Stand by me non si ripete: il film si fa seguire con interesse ma non conquista, né convince fino in fondo.
MAOraNza: Ultima tappa della run di Daniel Craig. In due ore e quaranta di film ci sono tutti gli stilemi dell'action movie: il villain, inseguimenti, combattimenti, sparatorie, esplosioni (in effetti manca un po' la componente femme fatale). Il film manca un po' di mordente e mostra tutta la "stanchezza" accumulatasi col tempo. Non il migliore della serie, ma chiude con dignità un ciclo iniziato tra mille dubbi e scetticismi, che alla fine è riuscito a conquistarsi un posto nel cuore dei fan di lunga data accaparrandosi una fetta sostanziale di nuovo pubblico. Ci mancherai, Daniel.
MEMORABILE: I titoli di testa di Daniel Kleinman con colonna sonora di Billie Eilish sono, come di consueto, clamorosi.
Redeyes: Ecco ancora Pegg e Wright assieme, ancora dementi, ancora divertenti. Questa volta è una sorta di viaggio con Jack al luppolo la scusa e gli ultraRobot l'elemento a sorpresa. Pegg nelle vesti del cialtrone, ottuso ed eterno adolescente funziona bene e Frost e co. sono eccellenti sparring partners. Unica nota leggermente dolente è l'effetto novità che va pian piano scemando finendo per rendere un po' faticosa la visione degli ultimi minuti. Rispetto ai lavori precedente siamo un gradino sotto, ma il duo/trio funziona eccome!
Myvincent: Troppo esile e poco ridanciana questa Miss Marple televisiva che si trova invischiata nei soliti omicidi, matasse intricate da risolvere. Il pubblico edotto farà le sue giuste congetture sin dall'inizio, il resto è una ingegnosa costruzione "a posteriori". Tre pallini solo per la presenza stellare della mitica Bette Davis, sul cui fisico son evidenti i segni della malattia e qui nel ruolo inusitato di personaggio buonissimo...
Giùan: Commessa stagionale presso i Grandi Magazzini Goode's, la studentessa Lisley avrà molto da imparare da colleghe e lavoro. Ambientato nella Sidney fine anni '50, un film che il veterano Beresford conduce col consueto stile pulito e un ritmo gradevole per quanto non certo trascendentale, che gli consente di affrontare, senza assilli impetuosi, temi comunque centrali quali l'immigrazione (quella europea verso l'Australia) e l'emancipazione femminile. Bene le protagoniste, dalla empatica giovane Rice alla McGirr dal viso puntuto, dalla "gracekellyana" Taylor alla matronale Ormond. Tenue.
MEMORABILE: La McGirr in vestaglia; La Ormond alle prese col nome Lisley.
Hackett: Come purtroppo numerose volte accade al cinema nostrano degli ultimi decenni, quando l'occasione è troppo ghiotta il tutto finisce in un clamoroso spreco. Ed è questa la parola adatta per il film di Veronesi, un'enorme occasione mancata. Come avere l'occasione di lavorare con attori (e personalità) di grande spessore come Bowie e Keitel e relegarla a immagini di cartapesta, nel teatrino infantile di una sceneggiatura da vorrei ma non posso, provinciale e puerile. E dire che, una volta, il West era nostro.
Deepred89: Buon gotico italiano. Penalizzato da una lentezza tipica del genere, si riscatta totalmente grazie alla sapiente regia (che dirige alcune ottime sequenze) e alla straordinaria fotografia. La storia non è certo originalee ma regge decisamente bene. Tra i gotici italiani del periodo è sicuramente uno dei più validi.
Daniela: Irlanda 1916. In un villaggio sulla costa, la figlia del locandiere, sposata ad un maestro, lo tradisce con un ufficiale inglese, attirandosi il disprezzo dei compaesani. Melodramma sentimentale di lunghezza eccessiva, con un trio di protagonisti non molto convincente: Mitchum fuori ruolo nella parte dell'uomo mite e comprensivo, Miles corretta ma un po' imbambolata, Jones anonimo. Risultano indimenticabili invece alcune figure di contorno (il prete Howard, il matto Mills) e soprattutto gli splendidi paesaggi, fotografati magistralmente.
MEMORABILE: Il recupero delle casse di armi sulla spiaggia, mentre infuria la tempesta: sequenza di grande forza, che merita da sola la visione.
B. Legnani: Mediocre. Visto in sala nel 1968 (chissà cosa ci capìi all'epoca) e rivisto ora. Farsa con momenti bassi, come l'episodio colla Steni (durante il quale c'è un brano, credo, da Il bello, il brutto, il cretino) e qualche guizzo nei momenti parodistici meglio riusciti, come Franchi che esita davanti al campanello e il suo incontro con la Franco (già moglie di Tiberio Mitri). Qualche battuta datata (il SIFAR, la pappa col pomodoro, "Indietro non si torna"...). Ignazio Leone è doppiato da De Angelis! Grande ruolo per il CSC Scratuglia (e non siamo in un western!). Evitabile.
MEMORABILE: Il trucco che, inizialmente, rende brutta la fel(l)inissima Giorgelli.
Digital: Ci sono illustri precedenti di droga-movie e questo è solo l’ultimo della lista. Tratto da una storia vera opportunamente romanzata il film, dopo una partenza tutto sommato decorosa, tende ad arenarsi celermente, tra andirivieni temporali che scombussolano la fluidità del racconto e un tedio che scaturisce da un ritmo compassato. Carell si conferma attore di talento e Chalamet se la cava discretamente come tossicodipendente, ma le quasi due ore pesano come poche e, una volta arrivati ai titoli di coda, si benedice di non dover proseguire oltre.
Rufus68: Irrisolto e alquanto bislacco. Il rovesciamento di ruoli fra sani e matti all'interno del manicomio risale a Poe: Pabst aggiorna la versione con riferimenti letterari moderni (Viarisio appare in un quadro come Big Brother orwelliano), ma fallisce sia nella denuncia che nei toni (commedia brillante? commedia nera?). È indubbio, tuttavia, che un'accattivante arietta pazzerella aleggi durante il film, anche per merito di Nascimbene che musica beffardamente la filastrocca "Oh, che bel castello". Fabrizi in versione minore.
Ciavazzaro: Noiosetto. Film che ruota completamente attorno alle vicende erotiche del protagonista che rende molto felici le clienti della Pensione Amore. Tra dialoghi imbarazzanti, belle donne e continue scene "d'amore" il film risulta parecchio noioso e il tentativo di inserire la "storia d'amore", anche se per poco, non funziona granché.
MEMORABILE: Il piedino con la segretaria spiante, la cameriera che spia Borromeo e la partner.
Il Gobbo: Sorpresa: Frank di C'era una volta il West non è il primo Henry Fonda cattivo! Qui capeggia un gruppo di tagliagole (c'è anche Jack Elam, che pure ritroveremo nel capolavoro di Leone) che terrorizza un minuscolo villaggio. James Stewart, sceriffo pro forma, per un po' abbozza ma... Western psicologico, chiaroscurale, influenzato dallo spaghetti (specie nella parte finale), con un sapiente crescendo della tensione. Il personaggio di Fonda è sfaccettato, Leone ne recupererà in parte anche il look. Da vedere.