il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

Il tassinaro
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358971 commenti | 68157 titoli | 26851 Location | 14142 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Parthenope (2024)
  • Luogo del film: I giardini da dove Raimondo (Rienzo) geloso e morboso della sorella Parthenope si suicida gettandosi
  • Luogo reale: Giardini di Augusto, Via Matteotti 2, Capri, Napoli
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  • Film: Le mie ragazze di carta (2023)
  • Luogo del film: La chiesa dove si svolge il funerale di Alcide (Bressanello), il padre di Primo (Pennacchi)
  • Luogo reale: Chiesetta di San Pancrazio, Via Cesare Battisti, Orsago, Treviso
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Veronica Lucchesi

    Veronica Lucchesi

  • Galatéa Bellugi

    Galatéa Bellugi

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Erfonsing.
Larry Drake interpreta qui un minus habens ingiustamente trucidato da autoproclamatisi giustizieri. Una storia di vendetta horror come se ne vedono parecchie anche ora, ma con la particolarità di lasciar intendere che gli omicidi siano effettuati dallo spaventapasseri. Regia che indaga più sui personaggi che sul sangue (anche se i delitti sono interessanti). Da vedere per apprezzare le ambientazioni rurali, l'alone di mistero e la buona interpretazione di tutti i personaggi.
Commento di: Caesars
Documentario dedicato a uno dei "simboli" del cinema di genere italiano (poliziottesco in primis) degli anni '70. Luc Merenda si racconta e insieme a lui percorriamo un viaggio intorno a un periodo indimenticabile e irripetibile, per chi ama la settima arte. L'attore, dotato sempre di una splendida forma fisica oltre che di una sana ironia, s'incontra con molti personaggi con cui collaborò: ne esce un quadro di un mondo che cinquant'anni dopo appare quasi impossibile potesse esistere.
Commento di: Dave hill
Grosso guaio sull'isola di Elson Po, coltivatore di un vinello rosso sangue che allunga la vita. Alticcio e risibile mix di leggende cinesi e maya, mad doctor, arti marziali e nonsense zombi. Solo negli anni 80 si potevano girare film così sconclusionati eppure guardabili. Va detto che James Hong ci crede davvero, scrive, dirige e interpreta anche bene la parte del miliardario eccentrico ma le maschere che deve indossare sono da sganasciarsi.
Commento di: Pesten
Basta dire Mad Max per evocare immagini di un futuro distopico che ha fatto la storia del cinema, eppure in questo primo capitolo della saga c'è ben poco, di tutto questo. Revenge movie in piena regola, con una storia e una sceneggiatura a dir poco scolastica ma che diventa culto grazie a dettagli di livello. Di distopico c'è quasi nulla, ma il livello di violenza che attraversa il film è devastante e sorregge tutto, con Gibson glaciale e chirurgico nella sua vendetta. Imperfetto, ma maligno e a tratti soffocante nonostante gli inseguimenti nello sterminato outback australiano.
Commento di: Bibi
Stephen Chbosky è l'autore sia del romanzo che del film. Il romanzo è il classico libro per adolescenti che tratta vari temi delicati come le crisi adolescenziali dovute a traumi dell'infanzia, la pedofilia, l'omosessualità, i rapporti amorosi con i primi approcci sessuali, con una scrittura e una profondità inconsistenti. Ii film, che come argomenti ricalca totalmente quelli del romanzo, li tratta, però, con maggior delicatezza e sensibilità. Da segnalare, inoltre, la bravura dei tre ragazzi protagonisti (in particolare di Lerman) e la bella colonna sonora.
Commento di: Reeves
Di fatto è quasi un remake non dichiarato di Il magnifico cornuto, grande film di Ugo Tognazzi che qui riprende il tema del marito che al tempo stesso teme e spera di essere tradito dalla bella moglie. Ci sono scene decisamente spinte rispetto agli standard dell'epoca e interpreti veramente belli (la Fenech soprattutto, ma anche la Venier e Luc Merenda giocano molto sulla propria avvenenza): Peccato però che il tutto risulti ripetitivo e lento.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Si parla di critica teatrale, nella Londra del 1934. E il più fulgido, inflessibile, orgoglioso rappresentante della categoria è Jimmy Eskine (McKellen, doppiato da Carlo Valli), che dalle colonne del Daily Chronicle da quasi mezzo secolo bacchetta attori e addetti ai lavori senza pietà arricchendo i suoi articoli di frasi tranchant. Nina Land (Arterton), attrice altrove ammirata, sa già che la sua ultima performance verrà presa di mira da un uomo che non le ha mai perdonato nulla. Sogna un giorno di poterlo convincere, ma intanto, quando quello prende posto in...Leggi tutto platea, lo guardano tutti con timore reverenziale, in attesa di sapere se... “intingerà la penna nell'arsenico”, come si chiede una spettatrice a rappresentazione conclusa.

La critica è feroce, come sempre, e al Chronicle qualcuno inizia a essere stanco di certi giudizi sprezzanti e in fin dei conti offensivi. Nina cerca di parlargli, lui l'affronta, insieme parlano: forse potrebbero avere l'uno bisogno dell'altro. Il perché ce lo spiega una trama che interseca tra loro le vicende di diversi personaggi che un po' artatamente costituiscono l'ossatura di un soggetto tutto sommato valido, ricavato da un romanzo ("Curtain Call" di Anthony Quinn, solo omonimo del grande attore) e si vede.

Le notazioni curiose, le relazioni che si stabiliscono tra figure che lentamente si scopre quanto siano interconnesse, sembrano poter sortire ottimi risultati, ma la regia di Anand Tucker indugia troppo su un Ian McKellen che gigioneggia nel delineare il carattere oltremodo cinico del protagonista. Bravo, indubbiamente, calato bene nel personaggio eppure compassato quanto il film. Tra un disegno di maniera degli ambienti luccicanti e una fotografia patinata, il film si perde in riprese spesso didascaliche, che vorrebbero evocare grandi scenari ma non si distinguono dalla media corrente, non scadenti ma mai incisive, al punto che spesso il film rallenta eccessivamente e si sgonfia del tutto, senza mai tentare di far montare un briciolo di tensione per quanto potrebbe accadere, rifugiandosi in una messa in scena che sa da romanzo d'appendice, pur se nobilitata dalla qualità di un film che il suo budget ce l'ha.

THE CRITIC è melodrammatico in alcuni punti, piuttosto deludente nella resa della figura che si vorrebbe come partner d'eccezione: Gemma Arterton non sembra azzeccare granché la performance limitandosi al compitino, schiacciata dalla tracotanza di McKellen, che svela il tallone d'Achille del suo Jimmy Eskine quando al parco va a rimorchiare ragazzetti per soddisfare le proprie tendenze omosessuali sapendo di esporre in tal modo il fianco a possibili ricatti. Ma non è in quella direzione che il film si muove, concentrandosi invece sulle macchinazioni ordite dall'uomo per rientrare nei ranghi dopo un inatteso accantonamento dovuto ai suoi più volte segnalati, spregevoli eccessi nell'esercizio critico. Finale che scivola via senza sorprese per un film che si spegne lentamente, pur restando parzialmente godibile e curioso per il cinismo riprovevole di chi si sente comunque parte di un mondo che si comporta allo stesso modo da sempre.

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Ennesima riproposizione dei Dieci piccoli indiani di Agatha Christie in chiave di gioco di ruolo che si trasforma (ma va!) in tragica realtà, con aggiunta di ampi spunti da SIGNORI, IL DELITTO E' SERVITO (vale a dire la resa cinematografica di "Cluedo", il celebre gioco da tavolo regolarmente citato nei dialoghi e pure nei nomi, visto che c'è un signor Green).

Davvero niente di più abusato, nel giallo su piccolo e grande schermo, e pure la soluzione è già vista e...Leggi tutto stravista. Ormai la tendenza è quella di trasformare il classico della Christie in variante sempre più incline allo scherzo o al gioco di società. Ecco allora che Mystery Island (niente più che l'isola immaginata nel romanzo della Christie) diventa la sede ideale per invitare chi paga (in gran parte sono persone interessate a investire o che hanno già investito in quel business) a vivere un intreccio giallo costruito appositamente per sfidare i partecipanti a indovinare l'assassino.

La baronessa Jane Alcott (Burrows), presenza fissa in molte edizioni distintasi negli anni per non aver mai azzeccato la soluzione corretta, è finalmente riuscita a invitare sull'isola, per una vacanza all'insegna del mistero, la sua amica Emilia Priestley (Henstridge), brillante psichiatra che lavora per la polizia e che lei è certa possa superare tutti risolvendo l'enigma ideato dagli autori. Ben presto siamo sul posto, dove le due donne sono accolte da un maggiordomo con l'occhio bendato che mostra loro la splendida villa annunciando che ci sarà a breve un omicidio. Il cadavere, però, scopriremo a sorpresa essere quello di John Murtaugh (Getman), il misteriosissimo proprietario della tenuta che nessuno immaginava potesse essere lì; e non c'è niente da scherzare perché non si tratta affatto della consueta messa in scena: l'uomo è morto davvero! Inutile dire che non sarà l'unica vittima e che spetterà soprattutto a Emilia, insieme al detective (Weber) giunto lì per capire cosa sia successo, indagare sullo strano caso.

Lentamente verranno alla luce ricatti, sotterfugi e tutto ciò che ci si aspetta in film simili, nei quali la fantasia è l'ultimo dei requisiti richiesti e ci si limita a elaborare una storiella che componga un giallo facile facile in grado di garantire in coda il suo piccolo colpo di scena. E anche se i sospettati sono meno di dieci, l'influenza della Christie è da subito pesantissima e palese. Purtroppo un cast debole, soprattutto nei due protagonisti (la psichiatra e il detective), toglie presto senso all'operazione: si tira avanti tra una rivelazione e l'altra in attesa che si sciolgano tutti i nodi e si arrivi velocemente alla classica riunione di gruppo in cui ai sopravvissuti verrà svelata la verità.

Un film televisivo che non fa nulla per nascondere la propria natura e che col cinema non ha quasi nulla a che spartire. Al di là della recitazione fiacca generale, è anche la regia a non saper rendere interessante alcun passaggio: sembra la pallida replica di una delle tante (piccole) variazioni sul tema, scritta anche con discreta competenza, misura e buon garbo, ma dalla resa inconsistente e anonima, priva di figure in grado di donarle personalità (difetto peraltro riscontrabile in quasi tutti questi stinti epigoni del classico christieiano). Gli si perdona qualcosa giusto perché di film televisivo si tratta, ma come sempre quando si affronta un gioco che muta in tragedia l'artificialità del tutto emerge scopertamente...



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Qualità e difetti dei film di Dupieux sono quasi sempre gli stessi: all'attivo idee folgoranti, assolutamente geniali, gag improvvise che possono risultare esilaranti; in negativo non può invece non notarsi una pesantezza di fondo che si traduce in lunghe fasi di attesa solo di rado brillantemente affrontate e non si può pensare che la breve durata (anche questa volta non si raggiunge l'ora e venti) risolva il problema.

Qui siamo di fronte all'esasperazione (ma forse nemmeno troppo) dell'effetto metacinematografico: Dupieux sceglie come pretesto l'incontro...Leggi tutto tra un lui (con un amico) e una lei (col padre) rendendo consci loro (ma anche noi) del fatto che stanno recitando e che quindi nei dialoghi s'introducono suggerimenti su come pronunciare le battute, quali parole evitare per non incorrere nel politicamente scorretto e così via. Il film nel film, infatti, sarà nientemeno che il primo diretto da un'Intelligenza Artificiale, col regista ridotto a un avatar che comunica su sfondo bianco dallo schermo del pc. Già questo potrebbe essere un bel colpo di genio, ma il gioco che fa passare i protagonisti da una falsa realtà alla finzione vera e propria all'interno di uno stesso dialogo crea momenti effettivamente piuttosto stranianti.

David (Garrel) è il bel ragazzo che deve incontrare Florence (Seydoux) nonostante non la sopporti. Lei è innamoratissima, lui non la può vedere e per togliersela dalle scatole ha pensato di piazzarla a Willy (Quenard), amico un po' tonto che si fa chiamare Willy convinto che fosse il nome del simpatico ragazzino di IL MIO AMICO ARNOLD (mentre tutti sappiamo che quello è Arnold! Willis è il fratello). Florence, invece, arriverà all'incontro insieme a suo padre (Lindon), borioso attore orgogliosissimo di essere stato appena chiamato per recitare nel nuovo film di Paul Thomas Anderson. L'unico altro personaggio che si aggiunge ai quattro (ma non è una presenza indifferente, visto che è titolare del miglior tormentone del film) è Stéphane (Guillot), comparsa chiamata esclusivamente per servire il vino al ristorante dove siedono i quattro. Lo stress gli impedisce di versare senza spandere (la mano trema incessantemente) e la trovata è gestita nel migliore dei modi a testimonianza del grande spirito comico di Dupieux, che non sbaglia i tempi e sa azzeccare momenti a loro modo memorabili.

Quenard, già protagonista assoluto nel precedente YANNICK, è di nuovo simpaticamente fuori di testa e ha ottimi duetti soprattutto con Lindon, che mal sopporta il suo fare ingenuamente offensivo. Meno esplosiva la coppia "principale" composta da Garrel (poco più di una spalla per Quenard) e dalla Seydoux, cui invece spetterebbe il ruolo più autentico e vario, meno macchiettistico e ponderato. La riflessione sul metacinema non è certo nuova (meno che meno per Dupieux, che ci ha costruito sopra molti dei suoi film) ed è condotta senza trovate particolarmente rivoluzionarie. E' però spesso gustosa, aiutata da una recitazione impeccabile e in alcune parti spassosa. Peccato non aver saputo rendere sapidi anche certi scambi che diventano troppo interlocutori...

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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