Commediaccia storica, che puntando decisamente al doppio senso fin dal titolo (che ha fatto epoca) imbastisce poi una storia assolutamente pretestuosa utile solo a dare una vaga organizzazione a una serie di scenette d'impronta barzellettistica a sfondo prevalentemente erotico. Il soggetto prevede l'arrivo a Roma della veneta Lory Del Santo, assunta come infermiera dal dottor Patacchiola (Bombolo), il quale la ospita a casa facendole fare la cameriera. Sposato con moglie ninfomane (Dagmar Lassander), padre di una figlia svampita (Michela Miti) e di un figlio ritardato (Fabio Grossi) con nonno porcellone a carico (Riccardo Billi), Patacchiola passa la sua giornata tra casa e studio medico, dove...Leggi tutto visita le pazienti facendole regolarmente spogliare. Cicero non lesina in nudi (anche se mai integrali): la stessa Del Santo si spoglia in continuazione facendoci apprezzare la sua splendida figura sinuosa, mostrando abbondantemente tette e culo. Ritmo vivace, spiritosaggini da caserma, un cattivo gusto che lambisce il surreale e una trafila impressionante di caratteristi: tra i più noti Enzo Andronico (fa l'esibizionista), Martufello (usato addirittura per una doppia parte "mascherata"), Ennio Antoneli (controllore sul treno che approfitta delle grazie di Moana Pozzi priva di biglietto), Sergio Di Pinto (al bar), Giovanni Attanasio (il portiere), Franco Bracardi (il barbone in treno). Tutti insieme per infilare doppi sensi erotici (spesso con inediti riferimenti alla sodomia) e siparietti che di frequente s'inseriscono a forza tradendo l'origine barzellettistica dell'operazione. La foca c'è davvero e la Del Santo se la porta in giro in carrozzina (celeberrima la gag del cieco che le incontra al parco: "Hai visto che foca?", e il suo cane: "che Dio la benedoca!").
Un cult della commedia erotica italiana, anche se in fin dei conti come film non è un granché. La storia non è altro che una serie di scenette piuttosto volgari ma spesso abbastanza divertenti; gli attori funzionano abbastanza e le musiche sono discrete. Peccato che la totale assenza di una trama che possa considerarsi tale si faccia spesso sentire. Da vedere solo per la sua fama.
Capolavoro di Nando Cicero, che sotto le mentite spoglie del barzelletta-movie celebra il funerale di un'epoca irripetibile del nostro cinema, di cui ormai si profilava la fine, con un macigno di volgarità, dadaismo (l'idea stessa del film, lo sketch di Cavallo, la scena dei piatti da lavare) e sovversione dei clichè (Bombolo dottore e sposato con la Lassander!). Battute epiche, come la risposta della Pozzi alla Del Santo circa le possibilità di raggiungere Reggio Calabria senza biglietto. Radicale e definitivo.
Lory del Santo nel paese delle barzellette. Apoteosi, nonché epitaffio del barzelletta movie (e non solo). Colpisce più che altro per la sua ottima resa filmica (i soldi per farlo c'erano, essendoci Juso alla produzione), per lo straordinario cast che ruota al suo interno e soprattutto per la deriva surreale e iconoclasta delle gag. Finalmente un ruolo da protagonista per Bombolo, qui davvero impagabile. Debitore a suo modo del dittico pierinesco di Vitali/Girolami. Chissà, con la regìa, di Cicero che avrebbe combinato Alvaro Vitali...
Il film di Nando Cicero, realizzato nel 1982 (quindi alla fine della stagione delle commedie sexy), è andato incontro a censura e sequestro. E' stato presentato nel 2004 al Festival di Venezia (e Tarantino ne ha tessuto le lodi!) dopo ben 22 anni di oblìo assoluto. Il film si avvale della presenza di personaggi eterogenei (anche Moana Pozzi), con un Bracardi che scherza su Maurizio Costanzo (prima di diventare il suo "galoppino"). La Del Santo è un bel vedere e Bombolo -come sempre- uno spasso; ma la foca non ci incastra proprio niente!
Commistione tra commedia sexy e barzelletta movie che celebra la morte di entrambi i generi (siamo nel 1982!). Lory Del Santo sensuale e svampita copia Carmen Russo. Grandissimo il cast di contorno ma Bombolo, protagonista maschile della storia in un ruolo a lui inusuale, è grandissimo come sempre. Molti i “riferimenti” al sesso anale e alla masturbazione femminile (con tanto di dita), cosa piuttosto rara per questo genere di film. Apoteosi di doppi sensi. Gag trivial-sessuali spassosissime.
MEMORABILE: “Eh no, i piatti li lavo io ma non dateje la vasselina a questo che se no ce se 'nchiappetta a tutti e due”.
Piacere a vederlo sinceramente ne ho avuto, ma solo ed esclusivamente per le espressioni spassosissime di Bombolo e per una sterminata dose di bravi caratteristi conosciuti tra famosi e minori (c'è addirittura Martufello). Come film sinceramente scade pietosamente: un barzellettistico erotico, con un alto grado di squallore che non percepivo dall'ultima volta che vidi Arrapaho. Molte gag fanno cascare le braccia, ma certe particolarità meritano, come il tipo al cinema, devastato dai tic (sembra voler copiare Alfonso Tomas). Povera foca...
MEMORABILE: La comparsata di Jimmy il fenomeno; il commento del cieco al cane.
Infimo e trashissimo film barzelletta tutto giocato su allusioni e doppi sensi sempre a sfondo sessuale, con forte predilezione per le sodomie. C’è qualche gag divertente (specie quella del cinema, con “Pasquale!” e i i tic di Vagliante, e quella con Adami cornuto), una presenza felicemente straripante di Bombolo e un ricco cast di caratteristi che garantiscono alcuni attimi divertenti in mezzo allo squallore totale. Resta comunque una testimonianza storica per una commedia all’italiana che non c’è più.
Incredibile film, fatto di barzellette infilate una dietro l'altra, con qualche pesante volgarità, ma che ha dalla sua, almeno, un tono surreale (Mereghetti), il coraggio del suono in presa diretta e, in mezzo a situazioni non troppo funzionanti, alcune trovate irresistibili (la bici da donna, l'eco...). La Del Santo non sa granché recitare, ma ha volto e corpo perfetti per il ruolo, mentre Bombolo qui è grandissimo. Apparizioni dei francociccieschi Enzo Andronico e Alfredo Adami. Fra i non accreditati, ruoli vistosissimi per Lina Franchi e per tre Luciano: Foti, Zanussi e Bonanni!
Le banalità, il pecoreccio, il non sense per un film che riesce a reggere questo ed altro, forte di un potere assolutamente occulto che nessuno negli anni ha scalfito: misteri della "foca". Cicero rimette ai posteri il giudizio del suo operato, tanto è vero che, già durante la programmazione, la distribuzione secondo me avrebbe dovuto ringraziare l'ufficio stampa: si creò un caso costruito sul nulla.
Non proprio un capolavoro, anzo persino un po' sopravvalutato. Protagonista l'acerba Lory Del Santo e un bel cast di caratteristi e di bellezze del nostro cinema (la Lassander), però la storia non funziona benissimo, tra un doppiosenso e l'altro. Sopravvalutato.
L'idea della foca come animale da compagnia è geniale: se ho continuato a guardare il film è stato per via di quel "gancio"! E' la materializzazione di un doppio senso, è l'incarnazione dell'assurdo. Le dive del muto giravano con un leopardo al guinzaglio, la Del Santo gira con una foca in carrozzina! Film quasi completamento disarticolato, sfrenatamente greve, non fa quasi mai ridere, piuttosto lascia increduli, storditi, tutto sommato ammirati se non altro per il suo sfrontato estremismo.
MEMORABILE: Che dire... la Lassander col negro, le disavventure della Del Santo dopo che ha rubato la pelliccia... la foca "curata" da Bombolo!
L'intera sceneggiatura sembra costruita su una serie di barzellette (nemmeno tanto originali) ma qualche risata la si fa grazie ad un folto cast di caratteristi capitanato da Bombolo (in gran forma). La sua fama è sicuramente spropositata perché si tratta comunque di un filmetto comico non riuscitissimo, ma i vari sketch presi singolarmente possono risultare gradevoli. La Del Santo è bella quanto incapace di recitare.
MEMORABILE: La foca che ruba la parte di sotto del costume a Lory Del Santo.
Trattandosi di un collage di barzellette e trivialità assortite il valore è diseguale. Nel complesso comunque non c'è male. Il dazio da pagare è sorbirsi la Del Santo che cerca di recitare in presa diretta: quando c'è solo lei in scena il film precipita. Poi, a livello estetico, la Miti è molto più "foca" dell'impacciata protagonista. Lo sterminato stuolo di caratteristi non può non tirar fuori qualcosa di buono anche solo improvvisando così come viene. Parecchie le scene che rimangono impresse scatenando la risata, ricorrendo a volte a volgarità spinte.
MEMORABILE: Bombolo che visita una ragazza sordomuta; i tic di Vagliante al cinema.
Laurenti gira La sai l'ultima sui matti, Cicero risponde basandosi sullo stesso prototipo, quello dell' "antologia" di barzellette all'epoca forse ancora poco inflazionate. Ma oggi? Dalle due dita che fischiano al "oh Dio, vengo!", ogni gag è ormai risaputa, pertanto inefficace. Laurenti, almeno, era riuscito ad avere la Rizzoli nel cast, mentre a Cicero tocca la Del Santo. Persino Bombolo sembra svogliato, il che la dice lunga. Il titolo è una furbata, così come il mettere in evidenza il nome di Michela Miti, in piena Pierino-era. Evitabile.
Non certo un capolavoro, ma con un titolo così mi aspettavo di peggio! Ovviamente si tratta della solita commediaccia sexy-trash; però, anche se siamo al crepuscolo del genere, qui si ride ancora. La girandola di caratteristi, capeggiata da Bombolo, funziona e strappa il sorriso anche in gag volgari e tritissime. Nota di merito anche a Lory Del Santo, che con la sua aria perennemente straniata dona un tocco surreale alla produzione (e poi è sempre un bel vedere!). In qualche modo, promosso.
MEMORABILE: Il buzzurro col panino, sul treno; la partita a tennis Bombolo-Del Santo.
Difficile parlare di un film il cui stesso titolo è diventato l'epigrafe iperbolica di un'epoca del cinema italiano. La verità è forse che pochi han davvero guardato l'Opera (che di questo si tratta) di Nando Cicero, il quale semina il film di bordate surrealiste e dadaiste senza soluzione di continuità tenendo come modello evidente Il fantasma della libertà (sessuale?) Bunueliano. Canovaccio barzelletistico? Forse, ma ogni quadro del film è al contempo compiuto eppure carico di esplosiva forza anarchica. Dirompente Bombolo, funzionale Lory.
MEMORABILE: L'incipit in treno con Bracardi barbone e Moana che si concede a Ennio Antonelli. Le gag di Bombolo nello studio medico: da schiantarsi.
Come per l'Ubalda, più un titolo che un film. Incredibilmente per me, ebbe l'onore di una dotta dissertazione (da parte del critico Sergio Grmek Germani) e di un passaggio alla Mostra di Venezia in retrospettiva. Del resto, anche la protagonista è spessissimo ripresa retrospettivamente, non avendo molto altro da offrire quanto a recitazione. Il film è in sostanza un catalogo di barzellette cucite insieme a malapena, con tocchi di bizzarro humour surreale non si sa quanto voluto. Clamoroso al Cibali, strappa due stelle al Mereghetti. A me, no.
Commediaccia senza capo né coda, ottenuta incollando una dietro l'altra numerose scenette zeppe di doppi sensi. Premesso questo, il film è talmente strampalato e il ritmo tanto incalzante che lo si vede quasi volentieri. Del resto la foca ha sempre il suo fascino.
MEMORABILE: La folgorante battuta di Moana Pozzi; Dagmar Lassander sposata a Bombolo; La partita a tennis fra Bombolo e Lory Del Santo: sospesa!
Sequela di scenette semi-collegate fra loro da un debolissimo filo conduttore. L'intera operazione è un mero pretesto per mettere in scena un susseguirsi di barzellette più o meno divertenti (tra l'altro neanche fra le più ricercate: la maggio rparte le conoscevo tutte grazie a Gino Bramieri o a Benito Urgu). Bombolo stavolta non prende schiaffi, ma li dà, ma rimane sempre rinchiuso nel suo tipico personaggio. Ricchissimo di camei dei maggiori caratteristi dell'epoca. Lory Del Santo in forma, ma solo per quanto riguarda il fisico.
Sul finire della commedia sexy all'italiana si tenta da più parti il barzelletta-movie, ultima e definitiva deriva del genere; tra i pochi ma indimenticati esempi questo rimane uno dei più noti, se non altro per il titolo. Una serie di gag senza un filo conduttore, freddure e battutacce sconce da cesso della stazione, scorregge, culi e tette, ripetuti riferimenti alla sodomia, una vera foca (!) e via delirando. Bombolo protagonista, ma si ride poco o nulla; plauso per i tanti caratteristi, ma il film è tremendo, seppur tecnicamente corretto.
MEMORABILE: L'incipit sul treno; La partita di tennis.
Mitico barzelletta-movie rimasto per secoli invisibile, all'epoca sequestrato e maltrattato. In realtà il film di Nando Cicero non ha una vera e propria trama, semplicemente si passa da una barzelletta all'altra. Cicero era il maestro di questo genere di commedie, inventava personaggi strani e divertenti e qui sa dirigere bene la Del Santo. Troviamo poi un Bombolo abbastanza diverso del solito che interpreta un medico marito della Lassander (cosa abbastanza surreale). Ricco di ottimi e bravi caratteristi. Un mio cult personale!
MEMORABILE: Franco Bracardi incontra Lory Del Santo con la foca nella carrozzina: "Ma chi è questo... il figlio di Costanzo?"; Italo Vegliante al cinema.
Decisamente meglio del previsto pallino singolo. È un film dalla volgarità senza pudore, aggravata dalla confezione decisamente 80s, un pelo patinata e per questo il risultato fa più impressione rispetto al "tipicamente grezzo" dei 70s. E devo dire che un Bombolo così scatenato ed efficace non mi era mai capitato di vederlo. Il film è pure dotato di un certo ritmo, non annoia (quasi) mai, anche se per guardarlo occore essere assolutamente preparati a situazioni indiscutibilmente per adulti. E per finire la cosa più importante: a volte si ride per davvero!
Salvo la fugace uscita nei cinema (prima del sequestro nel 1982), il film è sostanzialmente stato visto dal 2004 in seguito allo sdoganamento e all’uscita del dvd, quindi gran parte della fama acquisita da "W la foca" è data dall’impossibile reperibilità - per due decenni - di un titolo così succoso e promettente. Cicero con grande maestria segue il filone allora in voga dei barzelletta-movie per cucire scenette volgari ma spesso di grande efficacia ridanciana grazie a un Bombolo in stato di grazia. Il lato pruriginoso dell'opera è assicurato dalla Del Santo.
Per metà film volgarità (gratuita) e doppi sensi riescono a dare senso a una trama e al titolo stesso, mentre nella seconda metà il film peggiora sempre di più diventando semplicemente una sequenza di inguardabili scenette, peggiorate dalla pessima interpretazione dei personaggi e della stessa Lory Del Santo. Un film che deve ringraziare la censura per avergli dato un minimo di notorietà, che da solo non avrebbe avuto assolutamente.
Cicero pro domo sua, alle prese con un vergognoso barzellettiere di incommensurabile squallore, incapace di annoverare un secondo che riesca a predisporre al sorriso manco pagati un tanto a frame e di interrompere per pochi attimi un burino umorismo discount di pessima sottomarca tutto battutacce antidiluviane, che tradiscono una sovrana sfiducia nell’intelligenza e nella preparazione del pubblico, medio o meno che sia. Siamo senz’altro a una delle massime punte ipogeiche della storia della commedia nazional-popolare manco buona per il più bove dei popolini. Se si ghigna è per la facio rictus.
Celebrato film ultra trash che con una trama piuttosto insipida lascia spazio a qualche grassa risata per merito di un buon Bombolo. Ci sono le curve di Lory Del Santo a completamento di tutto; per il resto c'è ben poco da dire perchè la sceneggiatura fa decisamente acqua da tutte le parti.
Il buon Nando Cicero elabora tutta una serie di barzellette più o meno riuscite e le incolla alla bell'e meglio a una sceneggiatura inesistente. A rendere gradevole il film ci pensano le protagoniste femminili (Del Santo e Miti in eccellente forma) e Bombolo, vero valore aggiunto con le sue smorfie e i suoi schiaffoni. Con gli anni è diventato un vero e proprio scult e confesso che ne comprendo anche il motivo: la nostalgia per un cinema pecoreccio ma divertente che non esiste più.
Un insieme di barzellette sporche anche molto spinte. Durante la visione le risate non mancano, soprattutto grazie all'immortale Bombolo e alla bellissima Lory Del Santo. Certo non siamo davanti al "grande cinema" ma a una simpatica commedia sexy, molto più divertente e meno volgare degli ultimi cinepanettoni targati Boldi/De Sica. Inquadrato nel suo genere merita la sufficienza.
Strampalato collage di barzellette scollacciate e volgarità varie. Nonostante ciò il film può essere considerato la punta massima del trash italiano e per tale motivo sfiora il capolavoro. Tutti gli ingredienti sono infatti utilizzati al massimo livello, dalle scene di nudo (Del Santo, Miti, Lassander e non solo) all'espressività di Bombolo (impareggiabile), al ruolo delle comparse, ai dialoghi spesso totalmente non-sense. Cicero confeziona un film da italiani medio-mediocri e si dimostra un vero genio. Musiche in parte riciclate. Da vedere!
MEMORABILE: Dialogo tra donne: "Al centro profughi ho conosciuto un ragazzo con 28cm!" "Era Alì?" "Sì, come lo sai?" "Beh, lì di 28 ce n'è uno, tutti gli altri ne han 31!"
Ormai siamo inibiti, dopo un decennio stracult, a parlare di questi film in libertà. Comunque: barzellettamovie sgangherato quasi un Che? alla burina. Ma Cicero inserisce momenti impagabili tra le crasi del montaggio. Lory incredibile ma davvero adorabile. Bombolo ad alto livello. Miti decorativa. Un film delle pratiche basse con una sua soavità che giustamente non è sfuggita ai più attenti. Andronico maniaco regala un breve flash del tutto folle.
MEMORABILE: Victor Cavallo stigmatizza il regista che fa la solita battuta che segue il "W la foca"; Lory con la foca in passeggino.
Sottoposto a sequestro nel 1982 e scomparso dalla circolazione fino al 2004, è un divertente barzelletta-movie con un Bombolo in stato di grazia e sexy-attrici del periodo al loro meglio (la Del Santo, la Miti e la Dagmar Lassander). Ricco di doppi sensi e gag a sfondo sessuale, è ormai un cult assoluto per i fan della cosiddetta commedia scoreggiona italica.
MEMORABILE: La presenza cult di Moana Pozzi sul treno; Bracardi che vedendo la foca esclama "Ma chi è questo? Er figlio de Costanzo?"; Il cameo del regista Cicero.
Mi ha divertito. Come boiata ha diverse qualità: la presa diretta, per esempio e il cast che fa il suo dovere senza sbavature; la trovata della foca è eccezionale e sarebbe piaciuta ai surrealisti. Siamo nei territori del triviale e dello sguaiato ma l'insieme non è formalmente volgare e c'è sincerità di intenti. Il finale è un finale qualsiasi perché il tutto poteva proseguire "all'infinito". Dopo alterne e curiose vicende si è guadagnato lo status di cult-movie (a mio avviso con merito).
Una trama vera e propria non esiste, ma a differenza di altri suoi pari non si può negare che il film regga discretamente dall’inizio alla fine. Il ritmo è tirato e ogni scena è un pretesto per recitare una battuta boccaccesca dal facile doppio senso. Forse è stato esageratamente sopravvalutato, vuoi anche per le traversie che ha subito, ma non è giusto affossarlo di rimando perché il sorriso, comunque, occasionalmente lo strappa, grazie soprattutto a un Bombolo in palla e ai tanti caratteristi che ne hanno preso parte.
MEMORABILE: Del Santo: “Ma lei dove va?”. Pozzi: “A Reggio Calabria... se mi regge il...”
Una reunion di caratteristi del nostro cinema B che quasi mai colgono i tentativi offroad nel surreale di Cicero, che come sempre fa di necessità virtù e riesce a mettere su un'ora e mezza di pellicola più o meno guardabile con i soliti quattro soldi. Unica eccezione Bombolo, che si prende sul serio nel ruolo del medico famoso e interpreta con ingenua leggerezza il ruolo della vita. Alla fine sembra l'unico davvero in parte. Trovo ingiustificate le rivalutazioni successive, fatte forse solo per recuperare gli incassi che al film erano mancati.
MEMORABILE: Bombolo quando usa termini professionali nell'esercizio della professione medica.
A distanza di trentacinque anni riesce a risultare, a tratti, ancora moderno, folle e irriverente. In questo senso è da considerare probabilmente l'apice della commedia italiana sexy, non tanto per i nudi che sono tutto sommato casti e limitati, quanto per la pesantezza di alcune battute e l'assurdità delle gag che vedono Bombolo protagonista, Bracardi, Martufello e tanti altri caratteristi maschili quali interpreti minori. Lory Del Santo, Dagmar Lassander, Micheli Miti e persino Moana sono le procaci bellezze femminili. Divertente.
Si vola basso, lo si intuisce subito, ma qui ci si sfracella a ogni scena. Non c'è una trama e si rifugge persino dai caratteri basici della farsaccia: siamo, infatti, a un elementare e deprimente collage di battute e situazioni da caserma (già datato nelle caserme del 1982) senza una minima luce di senso. Penosi tutti gli attori. Graziosa la Del Santo, bella la Pozzi.
Tremendo sotto ogni punto di vista, a partire dall'inesistente sceneggiatura composta da malassortite (e soprattutto stantie) barzellette, passando dalla pessima recitazione per arrivare a regia e montaggio che sbagliano praticamente tutti i tempi comici sottolineando e rimarcando là dove era già sufficiente l'imbarazzo. Lory Del Santo è quasi sempre ignuda e questo, per coloro a cui piace, può costituire l'unico motivo d'interesse. Grande pena per la foca costretta a recitare in questo abominio.
Ragazza andrà da Ivrea a Roma per fare l’assistente di un medico. Sceneggiatura come una sequela di gag in stile barzellette sconce in cui non si risparmiano pacche sul sedere, peti e docce. L’attenzione è sempre al doppio senso con l’inserimento trash di una vera foca. Bombolo è il migliore (e stavolta le sberle le dà) quindi figurarsi la Del Santo, Miti e compagnia (con cameo iniziale di Moana Pozzi). Le stesse musiche sono presenti anche in Asso, dell’anno prima.
MEMORABILE: Il tavolo sollevato; La pelliccia di foca come premio; Il latte fa bene al pelo; Lo spiffero; La foca in carrozzina.
Fra i film più convincenti del genere che possiamo definire "trash"; una commedia priva di una vera e propria trama, è solo un susseguirsi di varie gag più o meno riuscite il cui tutto viene condito con innumerevoli sequenze di nudo dell'allora splendida Del Santo. Bombolo, a cui viene lasciato ampio sfogo, garantisce una considerevole dose di comicità nei panni di un insolito medico.
Film barzelletta, passato alla "storia" per il titolo, che si distingue dai tanti esempi coevi per una messa in scena un po' più frizzante e per un tocco di surrealismo che non guasta (la presenza di una vera foca in scena, le sequenze con Victor Cavallo). L'accumulo di gag alla lunga stanca un po', anche perché il materiale non è particolarmente originale, ma Bombolo, in un per lui inusuale ruolo di medico, è eccezionale e risolleva da solo gran parte del film. Incredibile la quantità di volti di cinema di genere presenti.
MEMORABILE: Il gioco del silenzio; La foca che mangia i fagioli di Bombolo; Il pene di Cavallo che attraversa la strada; "Con due dita no sennò fischia".
Film barzelletta davvero incredibile, oltre ogni limite del buon gusto ma proprio per questo irresistibile. Le gag sono da caserma/osteria ed è spintissimo ancor oggi (ebbe problemi di censura all'epoca). Le battute sono quasi tutte di stampo erotico e molto, molto pesanti. Bombolo straordinario, supportato da un cast di caratteristi in cui spiccano Grossi e Di Pinto. La Del Santo è affascinante ma recita qui davvero male, copiando il personaggio della svampita di Carmen Russo. Notevole il suono in presa diretta in un film così sgangherato. Un piccolo cult, a suo modo.
Ragazzotta avvenente è assunta in casa alto borghese da famiglia di eminenti sciocchi. Ed eminentemente sciocco è il film, se tale può considerarsi un'accozzaglia di gag senza il minimo sforzo di cucirle insieme e dal comparto tecnico miserevole, in cui domina un umorismo da osteria o puerile. C’è da dire che il film ha però un effetto ipnotico che conduce incredibilmente stupiti al termine della visione (fortunatamente breve). Giusto per un paio di performance dell’inossidabile Bombolo e la bellezza statuaria (non la recitazione) della del Santo.
Titolo di punta della commedia sexy italiana, appartiene al periodo del filone barzellettistico, di cui forse al netto dei suoi difetti è l'esempio migliore. Ci sono tante battute e gag a grana grossissima, ma ci sono anche parti in cui la risata scappa e dei momenti di autentico cinema surreale. Il cast è quello che è, e la presenza di Bombolo, qui in grande spolvero, finisce per coprire tutti. Sceneggiatura raffazzonata, ma per un film di questo tipo è difficile chiedere capolavori di scrittura. È una pellicola che intrattiene e fa ridere. Il suo compito lo assolve. Cult.
Barzellettaro e buñueliano, a modo suo: Nando Cicero, regista niente affatto naif nonostante il pensiero dei suoi detrattori, realizza il suo capolavoro e l'addio vero e proprio al cinema popolare italiano con questo bizzarro film di culto assoluto che vede un Bombolo in assoluto stato di grazia contornato dai migliori corpi e volti del cinema bis nostrano, già in bilico tra evoluzioni costose della sua natura (il cinepanettone) e porno tout court (presenzia Moana Pozzi). ''Volgare''? Sì, ma nella sua accezione di ''popolare'': lo spirito scatologico è infantile, ma in senso buono.
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C'è una scena dove mi pare che abbiano riciclato la colonna sonora di Asso (1981): si sente quando la Del Santo si affaccia per la prima volta dalla finestra che da su Via Bernardo Celentano (circa 30 minuti dall'inizio del film)
Il tema musicale principale di Detto Mariano era stato già utilizzato dall'autore in "La moglie in vacanza... l'amante in città" del 1980. In quest'ultimo però la musica principale era un'altra: "Prendi la palla al balzo" (A. Lovecchio, Mariano Detto) cantata dai Pandemonium.