Il filone del rapimento alieno è da sempre molto legato all'espediente dell'inchiesta o del falso documentario e, per superare la sospensione dell'incredulità degli spettatori, ricorre sempre al riferimento a fatti di cronaca o a "storie reali".
Oltre a questo, il film sembra rivolgersi a chi ha già una certa conoscenza di settore, altrimenti non si spiegherebbe la leggerezza con cui si tirano in ballo i Sumeri: questo è il punto di non ritorno, poco dopo il primo terzo della storia, oltre il quale si perde ogni credibilità. Qual'è il nesso logico che porta ai Sumeri? La lingua dei sumeri in realtà è stata insegnata dagli alieni? Gli alieni hanno imparato il sumero e continuano a rivolgersi alle loro vittime in questa lingua? Nessuno si disturba a spiegarlo, si dà subito per scontato che la cosa sia così,
ergo è necessario un esperto di lingua e cultura sumeriche, che per bontà sua è anche ben disposto ad aiutare due psicologi nella loro ricerca estemporanea.
Poi, una volta che ci si è ripresi dalle angosciose testimonianze degli ipnotizzati, compresa quella della dottoressa, viene da chiedersi: perché degli alieni in grado di viaggiare nell'universo per manifestarsi pienamente hanno bisogno di aprire la porta di una stanza?
Questo "quarto tipo" non ha nessuna trama da intrecciare, doveva soltanto sviluppare un semplicissimo soggetto, testimonianza dopo testimonianza, eppure manca completamente di inventiva e di logica. Peccato perché delle buone intuizioni di partenza c'erano.