La commedia sexy in Italia
18 Dicembre 2007

Nascita della commedia spensierata
La commedia sexy rappresenta un tipo di cinematografia ascrivibile all’unicità del Belpaese: liceali, dottoresse, supplenti, insegnanti e poliziotte sono solo alcune delle categorie che, a partire dai primi anni ‘70, percorrono un lustro abbondante (con propaggini sino alla metà degli anni ‘80) di cinema nostrano.
Diversi i registi che aprocciano la tematica, e diverso -solitamente- il risultato conseguito.
Ma quando nasce, questo tipo di commedia?
Dare per certo che un titolo sia stato artefice o causa prima dell’intero filone è cosa difficile, anche se, agli albori di Giovannona Coscialunga e Quel Gran Pezzo della Ubalda (titoli che possiamo definire -senza retorica- apripista) stava la commedia boccaccesca, quella in costume, con teatro d’azione luoghi e tempi medievali.
Il passaggio attraverso il genere “decamerotico“, per certi versi antecessore della commedia sexy, dimostra come -all’epoca- il cinema italiano sapesse riciclarsi, percorrere vie nuove, diramandosi da un filone per dare corso ad un’altra lunga e prolifica serie di pellicole.
Un po’ quello che era successo con il western, la cui eredità viene raccolta dal giallo e dal poliziesco.

Sorgono pletore di titoli simil boccacceschi (ispirati alle tre vie: Boccaccio, Chaucer, le novelle arabe) che nell’arco di un biennio (1972-1973) esauriscono le loro cartucce.
Il rilassamento della censura, per quanto blando, dà intanto l’opportunità di inserire, nei film, alcuni nudi più spinti e, grazie a questa possibilità, Mariano Laurenti affronta in maniera eversiva il decamerotico tratteggiando (con Quel Gran Pezzo della Ubalda e La Bella Antonia, prima Monica poi Dimonia) alcune caratteristiche della commedia che, da lì a pochi anni, avrebbe invaso i nostri cinema: l’immancabile scena della doccia (qui fatta nei corsi di fiume) ad esempio e il tòpos dell’uomo che spia con malizia le nudità delle interpreti.
Ma è probabilmente un autore del calibro di Sergio Martino (che già si era distinto in ottimi gialli -non a caso- ibridati con la corrente erotica) che apre la strada alla vera commedia sexy: nel 1973, Giovannona Coscialunga, Disonorata con Onore, invade gli schermi cinematografici. A dispetto di un titolo volgare e della presenza della Fenech (nel ruolo della Giovanna del titolo) il film di Martino appare come una chiara denuncia verso le istituzioni politiche; non per nulla Cocò verrà “disonorata con (un) onore(vole)”.
Di lì a qualche anno s’intromette Michele Massimo Tarantini, figura fondamentale per il genere, firmando il primo film di una trilogia (La Poliziotta fa Carriera, 1975) diluita nel tempo, tra una commedia sexy e l’altra.
Ormai il ghiaccio è rotto e nell’arco di 5-6 anni le sale cinematografiche si riempiono di esemplari (più o meno riusciti) spesso originali nel titolo quanto ancorati ad un tipo di pochade ormai ripetitiva e priva d’originalità.
2) I Registi più Significativi



Nel 1976 Laurenti gira Classe Mista, pellicola spensierata e frizzante che -come il titolo suggerisce- riesce a cogliere le sfumature, gli stati d’animo, le atmosfere tipiche dell’adolescenza dell’italiano medio e della sua esperienza nelle aule di scuola. Nel film compare Alfredo Pea, attore destinato a restare impresso nella mente del pubblico (e della critica, piuttosto severa) per il ruolo interessante ricoperto ne L’Insegnante, diretto lo stesso anno da Nando Cicero.
L’icona femminile è invece la più matura (ma non meno sensuale) Dagmar Lassander, teutonica interprete di commedie più considerate pur se girate nel medesimo periodo (ne Il Comune Senso del Pudore , 1976, diretto da Sordi, le spetta il ruolo di aspirante attrice alla quale viene richiesta una prestazione di carattere "sodomitico").


Laurenti firma ancora qualche interessante esempio di commedia sexy, interpretata dal consolidato interprete Lino Banfi, tipo L’Insegnante va in Collegio (1978) La Liceale nella Classe dei Ripetenti (1978), La Liceale Seduce i Professori (1979), L’Infermiera di Notte (1979), L’Infermiera nella Corsia dei Militari (1979), La Ripetente fa l’Occhietto al Preside (1980) e L’Onorevole con l’Amante sotto il Letto (1981). Pellicole dignitose, nei primi casi interpretate dalla giovane e carismatica Gloria Guida, celebre per avere -in seguito- sempre rinnegato le sue caratterizzazioni in questo tipo di pellicole.
A partire dagli anni ‘80 (e sino ad anni recenti, il 1999) il regista continua a sfornare titoli spesso poco accattivanti a causa del tracollo dato da attori poco in parte: ne sono un buon esempio l’insieme di pellicole interpretate da Cannavale e Bombolo che risentono, malgrado la buona volontà di messa in scena, della latitanza di un interprete principale.
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Paradossalmente il suo è -invece- quel tipo di commedia che può aspirare (con il trascorrere degli anni) ad essere ricordato proprio perché atipico, estraneo alla consuetudine di ruoli nel genere e, a volte, persino critico verso certi sistemi che si vorrebbero privi di difetti.

Nel 1975 Cicero firma il riuscito L’Insegnante, pellicola di culto destinata a lanciare una nuova professione per l’interprete femminile (figura interpretata dalla Fenech che verrà ripresa da Laurenti e da Tarantini) quindi firma la celebre “trilogia militare” composta da La Dottoressa del Distretto Militare (1976), La Soldatessa alla Visita Militare (1977), La Soldatessa alle Grandi Manovre (1978).

Le vicissitudini censorie cui va incontro W la Foca (1982) hanno del risibile, se non avessero cagionato danni morali al regista, costretto a presenziare a varie chiamate in tribunale, mentre dirige -fiaccamente- l’ultimo film della sua carriera (Paulo Roberto Cotechino, Centravanti di Sfondamento , 1983) prima di abbandonare, disgustato, le scene. Paradosso temporale o giustizia nei confronti di un regista incompreso ed osteggiato dalla critica? Fatto sta che W la Foca, rimasto per anni nel limbo dei dimenticati, viene riproposto nel 2004 al festival di Venezia ed apprezzato nientemeno che da Quentin Tarantino. Peccato solo che Cicero ci abbia lasciato il 30 luglio del 1995 senza poter assaporare un minimo di riconoscimento alla sua discutibile, ma interessante, carriera.
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Il primo della serie, siglato in veste di regista, segue la celebrità de La Poliziotta (Steno, 1974), sostituendo a Mariangela Melato, prima attrice coinvolta nel ciclo, la più aggraziata Edwige Fenech. La sceneggiatura di Francesco Milizia e Marino Onorati permette al film di raggiungere un risultato convincente, anche se La Poliziotta fa Carriera (1975) risente della mancanza di un vero attore in grado di sorreggere le avventure di Gianna Amicucci (la Fenech, appunto).


Il regista consacra poi Lilli Carati nel ruolo di La Professoressa di Scienze Naturali (1976), titolo divertente e scorrevole come nella media delle regie firmate da Tarantini, ma che -pur riunendo un nutrito gruppo di caratteristi- manca di attori più noti puntando unicamente sulla presenza di Alvaro Vitali.
Dopo un intermezzo poliziesco (Poliziotti Violenti, 1976) ed un “lacrima movie” (Stringimi Forte Papà, 1977) la Fenech appare nel ruolo -piuttosto spinto e volgare- di tassista in una pellicola che rifugge ogni minimo senso narrativo per puntare la sua attenzione sulle formose grazie dell’attrice, tanto che Taxi Girl (1977) non riesce a strappare un sorriso nemmeno sotto tortura.

Il secondo (terzo come apocrifo) capitolo de La Poliziotta riesce a creare contesti esilaranti, nelle buone sfaccettature del commissario Scappavia (un Banfi scatenato). La Poliziotta della Squadra della Buon Costume (1979) non a caso presenta una sceneggiatura firmata nuovamente da Milizia e Onorati, che amalgama alla perfezione l’erotismo (garantito dall’abbigliamento della Fenech e celebrato nell’esibizione canterina della stessa, con il brano “Pornography”) ed il comico.
L’Insegnante Viene a Casa (titolo strettamente legato a L’Insegnante va in Collegio, diretto l‘anno prima da Laurenti) sancisce lo scambio d’interprete: qui tocca a Montagnani doversi barcamenare tra una serie di spiacevoli incidenti, per arrivare (utopisticamente) al fatidico amplesso con la Fenech, ovvero l’insegnante Luisa De Dominicis. L’ilarità si accentra su un registro toscano, garantito dall’estrazione di Montagnani e dalle location del girato.
Il titolo che punta verso l’alto, Tre Sotto il Lenzuolo (1979) può vantare nel cast Walter Chiari e mostra come, mediante l’utilizzo d’attori compiuti (presenziano anche Aldo Maccione e Giuffrè) Tarantini sia regista di qualità.
Con La Moglie in Bianco… l’Amante al Pepe (1980) Tarantini raggiunge invece uno dei punti minori della filmografia circoscritta alla commedia sexy: non vi sono, nel film, attori di richiamo e anche il ruolo femminile viene lasciato alla celebre cantante Paola Pireddu (in arte Pamela Prati). La presenza di Susan Scott e alcune sequenze piuttosto spinte, grazie anche ad una colonna sonora rilassante, lascia il segno.
La restante serie di titoli si attesta sulla media, eccezion fatta per Una Moglie, Due Amici, Quattro Amanti (1980) che presenta nel cast un insolito Luciano Salce (mentre tra le attrici propone la più professionale Olga Karlatos) e Gay Salomé (1980), straniante dramma/musical sull’omosessualità che rifugge ogni senso di ridicolo e predilige, invece, un approccio teatrale e serio.
Rimane, inoltre, piacevolmente impresso La Dottoressa ci sta col Colonello (1981), per l’uso sapiente del buono(bello) fondoschiena della Cassini e per le gag comiche garantite da Banfi e Vitali.
Mentra La Poliziotta a New York (1981, titolo che chiude il ciclo sulle impiegate di questo genere) rappresenta uno dei film di peggior riuscita causa uno script caotico che genera noia e crisi di nervi a causa dell’utilizzo di immagini accelerate e dell’assenza d’attori comici.
Gli ultimi due titoli (di commedia sexy) diretti da Tarantini non brillano per originalità: La Dottoressa Preferisce i Marinai (1981) e Giovani, Belle… Probabilmente Ricche (1982) non aggiungono nulla al tema, al contrario si nutrono di cliché e stereotipi ormai fuori tempo massimo…
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Giovannona Coscialunga, Disonorata con Onore (1973), a dispetto di un titolo colorito, si sviluppa con eleganza su un plot decisamente esilarante, nel quale alle buone interpretazioni (di Pippo Franco, Garrone, Caprioli e Ballista) viene affiancato un significato che trascende la pura commedia. Pur blanda, la polemica nei confronti delle istituzioni (rappresentate da politici corrotti ed industriali arrivisti) fa la sua comparsa e denota, nelle intenzioni del regista, una predisposizione che va oltre la commedia pura.

Con Sabato, Domenica e Venerdì (1979) il regista firma un film a segmenti in compartecipazione con Pasquale Festa Campanile, Franco Castellano e Giuseppe Moccia. L’episodio diretto da Martino (Sabato) si mantiene su alti livelli, a conferma delle buone qualità artistiche del regista.

Zucchero Miele e Peperoncino (1980) si apparenta (per via del collante tra episodi nelle aule di tribunale) a 40 Gradi e garantisce una visione spensierata e divertente, nello stile dell’autore.



In seguito Martino continua, imperterrito, la sua attività (in vari generi), coinvolto per lo più in produzioni televisive (Doppio Misto , 1986 e Cornetti al Miele, 1999 -quest’ultimo remake affievolito di Cornetti alla Crema) sino ai giorni attuali, con il ritorno nelle sale (ci auguriamo premiato) dell’allenatore Oronzo Canà.
ARTICOLO INSERITO DAL BENEMERITO UNDYING