Buon film di Pontecorvo, con il sempre ottimo Gian Maria Volontè. Il film narra le gesta di 4 terroristi baschi alle prese con l'"operazione Ogro", ovvero il piano di uccisione del neo primo ministro franchista Luis Carrero Blanco. Tutto svolge su 3 piani temporali, il collage delle sequenze traballa un po' ma senza confondere troppo; attori freddini, dialoghi buoni. In definitiva: non un capolavoro del cinema, ma nemmeno tempo buttato alle ortiche. 100' utili per saperne di più sulla storia basca. Educativo e tensiogeno.
MEMORABILE: il volo che compie l'auto in seguito all'esplosione.
Speravo meglio, sinceramente. La storia dell'organizzazione di questo attentato dell'Eta ha qualche semplificazione schematica, specialmente nei dialoghi, ed i passaggi temporali sono poco fluidi. Funzionano bene gli attori (Volonté, Marconi) e la sequenza dello scavo del tunnel fino all'esplosione, risolta però con un modellino tragicomico per ovvi motivi di budget. Ed anche l'inizio da reportage televisivo mi è parso inutile.
Indubbiamente Gillo Pontecorvo ha fatto di meglio, se non strameglio. Tematiche così importanti credo che debbano essere affrontate senza lentezze eccessive, cosa che purtroppo nel film abbondano. Volontè è sotto i suoi standard e le musiche di Morricone son poco coinvolgenti. Comunque è un film da vedere.
Tratto dal reale attentato all'erede politico di Francisco Franco, il film è cronachistico e cerca di evidenziare il pensiero politico degli attentatori ma si perde in qualche eccessiva lentezza. Volontè ed i suoi complici ben disegnano la situazione che culmina con un discreto finale.
Film giurassico nel quale per metà i personaggi discutono di marxismo e di rivoluzione proletaria, manco fossimo in una festa dell'Unità e, per l'altra metà, organizzano l'attentato a Carrero Blanco, numero due della Spagna franchista. Questa parte si salva perché Pontecorvo riesce a ricreare un clima di attesa e di incertezza attraverso la descrizione precisa e meticolosa delle varie fasi dell’organizzazione dell’omicidio anche se il ritmo, per forza di cose, risulta piuttosto lento. Il film, nella cupezza dell’insieme, conserva una sotterraneo vigore.
Un gruppo di terroristi baschi prepara il sequestro del delfino di Franco, ma un cambio di programma trasforma l'operazione in un clamoroso attentato. Oggi, l'unico motivo d'interesse del film è la prospettiva (sbilenca) da cui l'intellighentsia di sinistra guardava all'ETA come movimento di resistenza antifascista. Peraltro, il film (va riconosciuto) si pone il problema della liceità del terrorismo in un contesto democratico (come quello della transiciòn spagnola). Per il resto, chiacchiere da sezione PCI anni '70 e modesti momenti thrilling. Sorpassato.
MEMORABILE: La scena del letto di morte di Txabi sembra una deposizione di El Greco.
È un film che, più che far riflettere sulle motivazioni del terrorismo basco, lascia piuttosto perplessi: non approfondisce, non coinvolge se non negli aspetti più tipicamente "noir" del film, i dialoghi sembrano scritti in una riunione pallosa di marxisti nostalgici. Grandi gli interventi di Morricone e Volonté e le sequenze relative all'attentato dalla sua preparazione alla fuga dopo l'esplosione... con qualche strizzatina d'occhio a Melville, almeno così la penso.
Con un occhio alla realtà politica italiana, Gillo Pontecorvo dirige un film che racconta una vicenda spagnola, quella dell'attentato ad un collaboratore del dittatore Franco. Interessante per la vicenda raccontata, il film emoziona pochissimo perché eccessivamente verboso e poco dinamico. Bravi gli attori. Datato.
Non un semplice film sulla preparazione di un rapimento (poi attentato) di stampo terroristico, ma più in generale sull’Eta e sulle sue ragioni. Il film cerca di scandagliarle, mettendo a confronto pro e contro (facendo prevalere di gran lunga le prime) dell’azione violenta. Però se è meritevole sotto questo punto di vista, va anche detto che a tratti cade nel troppo facile (e un po’ ci può anche stare)
e la verbosità prende il sopravvento. Poco riusciti anche i momenti thrilling di azione (poca è la tensione). Posticcio il finale “conciliante"
Ultima opera cinematografica di Gillo Pontecorvo che, traendo spunto dall'attentato a Luis Carrero Blanco, riesce a creare, involontariamente o no, un parallelismo con il quasi contemporaneo (vedi l'anno di uscita) sequestro Moro. Il ritmo è da film noir, ma la regia punta più sullo stato d'animo dei protagonisti. Volonté come sempre superlativo.
Girato dieci anni dopo Queimada, il quinto e ultimo film di Pontecorvo non è soltanto la ricostruzione dell'attentato con cui l'Eta uccise il capo del governo franchista Carrero Blanco, ma anche una riflessione più ampia sul terrorismo, giustificabile come strumento di lotta contro la tirannia ma che diventa crimine se perpetrato in un sistema democratico. Cinema politico/ideologico inevitabilmente molto dialogato, ma con una discreta sterzata thriller nel finale. Volontè è sempre prezioso, semplici ma efficaci le musiche di Morricone.
Irrisolto sia sul piano storico-ideologico che di quello dell'azione vera e propria. Lo scontro fra la politica dell'attendismo e quella radicale, votata alla lotta più dura, viene mitigato sin quasi all'happy ending; il ritmo, invece, è sonnacchioso anche se gode d'una certa eccitazione narrativa a ridosso dell'episodio dell'attentato. Le psicologie dei personaggi sono delineate con superficialità: la presenza di Poncelo e Volonté sopperisce, tuttavia, a tale pecca.
Molto valido film di Pontecorvo, di stampo puramente politico e uscito in tempi più che sospetti. La storia dell'attentato che portò alla morte del primo ministro franchista Carrero Blanco è uno spunto per una riflessione ideologica (ma nel senso buono del termine) sull'uso della lotta armata e sull'influenza dell'azione sociale sulla gente. Certo risulterà molto noiosa a chi non si interessa di politica alta (non in senso snob ma nel senso di "principi"), ma il risultato, seppure lento, è interessante anche come testimonianza. Ottimo Volontè.
MEMORABILE: La scena dell'attentato con l'auto che vola oltre il palazzo.
Una vicenda politica realmente accaduta trova in Volonté il veicolo perfetto per interpretarla con convinzione e profondità morale. Pontecorvo narra in maniera asciutta e didascalica la vicenda dell’attentato a Carrero Blanco, tralasciando completamente l’aspetto spettacolare della vicenda e perdendo qualcosa in impatto, anche se oggettivamente non è questo il contesto giusto per scene d’azione artificiose e ingombranti. La colonna sonora di Morricone avrebbe potuto essere importante, ma dà l’idea di non aver avuto il tempo per realizzarsi.
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ho letto delle dichiarazioni semiserie di Pontecorvo ( quelli dell'Eta gli hanno tolto il saluto) sulla riuscita di questo suo film, che possiedo ma devo ancora vedere.
DiscussioneZender • 26/07/08 10:12 Capo scrivano - 47770 interventi
Molto interessante. Attendiamo di leggere qualche parere in questo caso, visto che l'avete a disposizione. Io ne conoscevo solo il titolo...