Alberto Sordi regista, è risaputo, non vale certo quanto il Sordi attore: scarso senso del ritmo, una stanca ripetitività sono difetti che solo in poche occasioni il regista è riuscito a coprire. Qui comunque i problemi risiedono soprattutto nella sceneggiatura (scritta da Sordi con Age e Scarpelli), intrisa di un qualunquismo ben poco stimolante e che divide il film in due parti ben precise, sempre con protagonista Pietro (Sordi): da una la giornata lavorativa, in cui l'autista del taxi “Zara 87” fa i suoi incontri con relativi inconvenienti, dall'altra la vita familiare passata assieme alla moglie “buzzicona”, il figlio pacioccone e il vecchio nonno,...Leggi tutto tutti presi dall’allora seguitissimo serial DALLAS. E proprio di Dallas sono i primi clienti del tassinaro Pietro, coi quali verrà quasi alle mani dopo avergli rimproverato di aver imposto all’Italia il loro serial locale. Si continua con Alessandra Mussolini (all'epoca solo attrice e non politica) alle prese con un padre troppo severo (Roberto Della Casa). Salgono poi un’insolita coppia di sposi (lui ventenne lei ottantenne), una classica donna manager (Liù Bosisio), un drogato che finirà malmenato e offeso dal tassinaro, il senatore Giulio Andreotti (lui in persona), la non più giovanissima Silvana Pampanini (che Pietro scambia per la Koscina), un portiere che accompagna il figlio di una prostituta dalla madre per farlo allattare, un gruppo di sceicchi presuntuosi dediti al lancio del purè tramite forchetta, un voyeur che spera di vedere la moglie mentre seduce Pietro e per finire Fellini (in un simpatico scambio di ruolo con Sordi, attore in molti film del regista). Fondali falsi per inquadrature sempre esterne al taxi.
Un film intriso di morale sordiana che raggiunge l'apoteosi nella scena con Andreotti, la sintesi perfetta del Sordi-pensiero. Al di là del fastidio che questo può suscitare (ma di cui difficilmente non si può tenere conto) resta il fatto che alcuni sketch meno riusciti si potevano tranquillamente evitare, considerando che non è certo la durata a difettare in questa pellicola (più di 2 ore). Un maggiore senso critico in moviola ed una sceneggiatura meno "borghese" avrebbero giovato al film.
MEMORABILE: La scena con i due turisti texani, la più riuscita del film.
Il film è sopratutto una dichiarazione d'amore del protagonista (e regista) Sordi per la sua città: è infatti intriso di romanità e romani nativi o d'adozione sono tutti i suoi protagonisti principali, a partire da quelli che compongono la famiglia del protagonista. Il film è volutamente macchiettistico, privo di una sceneggiatura organica: è piuttosto un insieme di gag alcune parecchio riuscite, altre alquanto autoreferenziali. Nel complesso divertente, ma non certamente un capolavoro.
Grande successo all'epoca per Sordi, ha almeno due scene da ricordare: l'incontro tra il tassinaro e Andreotti e quella dove sbeffeggia Dallas. Il resto è una commediola vedibile ma nulla di più e che dopo la visione si dimentica in gran fretta. La regia è monocorde, i personaggi macchiette e il cast viaggia a corrente alternata. Così così.
Classico. Davvero imponente il cast di attori famosi e di personalità che salgono sul taxi di Sordi; non manca proprio nessuno, dalla Pampanini (splendida) a Andreotti, dalla Tolo all'amica Anna Longhi; e poi Ugo Bologna (!) e un cast infinito. Il film va visto anche solo per questo cast, meraviglioso.
La vita professionale e non di un simpatico “tassinaro” (così sono definiti in gergo romanesco i tassisti della Capitale): nel suo taxi transitano personaggi della politica, dello spettacolo, turisti eccentrici e semplici individui dalla spiccata personalità. L’idea in sé non è malvagia ma, tolta qualche buona battuta nel più tipico Sordi-style, la regia risulta stucchevole e poco accorta ai tempi narrativi, con un tratteggio dei personaggi spesso inconsistente e fastidiosamente servile nei confronti dei volti noti presenti.
Terrificante prodotto sordiano: una serie di scenette parateatrali girate nell'abitacolo del taxi guidato da Albertone e poco altro. Veramente approssimativo nei dialoghi (molti all'insegna del "buona la prima", praticamente improvvisati e male, si vedano quelli con Fellini o Andreotti), nella morale (la famiglia àncora di salvezza), in tutto. A voler salvare qualcosa, possiamo anche trovare divertenti le scaramucce di Sordi con la moglie e il figlio, ma nulla toglie alla pellicola l'aria di un progetto televisivo e raffazzonato.
Il vecchio leone imbocca la parabola discendente della carriera, con un film poco divertente e fastidiosamente moralista fino all'estremo. Cast folto di caratteristi che incidono pochino, qualche comparsata illustre un po' fine a se stessa (perfino Andreotti e Fellini), in una pellicola lunga e diretta con la solita sciatteria tipica del Sordi regista. Un atto d'amore per Roma che avrebbe meritato miglior fattura.
Spiace dirlo, ma questo piccolo classico del repertorio sordiano ne mostra con esemplare chiarezza tutti i limiti. Certo, si ride (con la Pampanini, con Dallas), ma più spesso la comicità è involontaria (dai colleghi tassinari allo spot ad Andreotti). Poi, nonostante la presenza di alcune celebrità del momento oggi dimenticate (come gli sposini di Omegna), non è valido neanche come documento d'epoca: Sordi millanta una Roma (e un cinema, come dimostra il finale) che già allora non esisteva più.
MEMORABILE: Potrei alludere ai tuoi morti, con opzionale inserimento de tuo nonno in carriola e de tua sorella dedita all'uso improprio della bocca!
Davvero brutto. Ritmo lento, vicende tirate per le lunghe (due, poi, pure telefonatissime: la rapina iniziale e la gaffe con la Pampanini), poco spirito umoristico, qualche fastidio qua e là (tremenda la parte con lo sceicco). Aggiungo che a Roma ho preso decine e decine di taxi: mai una volta che l'autopubblica fosse guidata da qualcuno che assomigliava almeno un poco a Marilù Tolo.
MEMORABILE: La moglie che chiede ripetutamente al protagonista: "Ma 'sta Fernanda, com'è?".
Staria di un taxista romano che vive la quotidianità nell'Italia degli anni '80. Alberto Sordi crea un'altra delle sue maschere da italiano medio per un film che parla di taxisti romani che portano a spasso clienti di tutti i tipi. Ci sono anche parecchi spaccati di vita familiare grantiti da Anna Longhi (la moglie buzzicona) e dall'ex-Ricciotto de Il marchese del grillo, che interpreta il figlio studente universitario di Sordi. Una sfilata di clienti, noti e non noti, fa da cornice ad una pellicola interpretata anche dalla bella taxista Marilù Tolo.
MEMORABILE: I cameo di Silvana Pampanini, Liu Bosisio, Giulio Andreotti e Federico Fellini, clienti del taxista Pietro.
L'idea di raccontare le avventure di un tassinaro tutto il giorno a spasso per la caotica Roma poteva di per sé essere un originale spunto di partenza. Ma in mano al Sordi-regista non poteva che diventare un interminabile (oltre due ore di film!) polpettone nel quale il Sordi-attore (sempre sopra le righe!) non fa altro che dispensare ridicole e stracotte "perle" di saggezza. E gli interpreti sono nel pallone più completo (la Mussolini ha fatto bene a gettarsi in politica)! Veramente desolante. Da ricordare solo Andreotti e Fellini.
MEMORABILE: La scena con Fellini, l'unica riuscita dell'intero film.
L'ultimo buon Sordi, avviato verso il canto del cigno, confeziona per se stesso una commedia romana doc, che sembra quasi uno spot per la città. Un omaggio alla sua Roma, una Roma borgatara e genuina, che forse non esisteva nemmeno più nel 1983; bellissimi i camei dei vari Vip, soprattutto quello con Andreotti, che sembra quasi intervistato in stile Talk show dallo stesso Albertone. C'è anche spazio per la grande Liù Bosisio formato donna in carriera nevrotica che insulta Sordi e una giovane Mussolini, aspirante suicida. Per chi ama Albertone.
Sordi in piena decadenza senile. Questo non è un film ma un talk show alla Maurizio Costanzo organizzato dentro un taxi sul quale salgono tanti protagonisti della vita sociale e politica degli anni ’80. Il clima generale di bonomia e di complicità con i personaggi accentua il tasso zuccherino del film, nemmeno riscattato da una regia di una piattezza e staticità unica. Sordi ha ormai il fiato corto: l'attore acuto e caustico di una volta è diventato un noioso predicatore in sedicesimo. Sordi regista fa male al Sordi attore. Solo per fan sfegatati.
Un must per tutti gli appassionati del grande Sordi: la storia è divisa in tanti sketch che hanno luogo nel suo taxi (o in famiglia), in tutti Albertone riesce a strappare più d'una risata. Il problema sta nella durata, eccessiva per una trama così esile, così che qualche episodio meno riuscito finisce per appesantire il tutto. Nel complesso però un film godibile, anche se quasi solo per la parlantina e le battute del protagonista (che i difetti in regia non riesce proprio a eliminarli). Simpaticissimi Fellini e la Pampanini.
Sordi nel finire della sua carriera ha realizzato non proprio dei capolavori e la pellicola non si discosta da questo giudizio. Sicuramente interessante l'atto d'amore verso la sua splendida città e alcuni momenti comici con qualcuno dei suoi "clienti", tuttavia l'eccessiva lunghezza e una sceneggiatura monocorde penalizzano il tutto.
Attraverso la variopinta fauna umana che sale a bordo del suo taxi, Sordi ripropone la sua “Storia di un italiano” in una schidionata di scenette che vorrebbero mettere a nudo – più con affetto che con intenti satirici – vizi e virtù di un abitante del nostro paese. In realtà vizi e virtù emersi attengono piuttosto al Sordi regista e al Sordi attore: il primo stracco, monocorde e incline all’eccessivo metraggio; il secondo sempre molto carico e scioltissimo nell’interazione con i partners, siano essi la fida Anna Longhi o i vip Pampanini, Fellini e persino l’on. Andreotti.
MEMORABILE: Il finale metacinematografico della scena con Fellini, in cui il Sordi tassinaro scorge il Sordi attore.
Film un po' monocorde ma che esprime l'amore di Alberto Sordi per la sua Roma, il tutto attraverso la vita di un tassinaro. Carrellata di personaggi noti (Andreotti, Fellini, Pampanini) che ravvivano un po' il film; per il resto un qualunquismo banalotto che lascia delusi.
Notevole pellicola fatta non per sognare ma per indulgere su vecchi ricordi. Splendido spaccato della quotidianità italiana in una serie di quadretti caratteristici (la cui valenza è ancora attuale). Sordi non deve neanche interpretare un ruolo; semplicemente fa se stesso, traboccando di tutta la romanità di cui è orgogliosamente impregnato e la sua prova è davvero superiore. Piccoli e grandi sketch con persone normali e personaggi famosi; ottimo quello con Andreotti nel quale Sordi ci "rimette", come sempre quando si tratta di politica. ***!
MEMORABILE: Il purè in testa allo sceicco; Sordi ad Andreotti "State sempre a litigà". "Si chiama dialettica politica!". "Eh lo so, litigate in dialetto!".
Agghiacciante pellicola sordiana a metà strada tra spottone turistico di una Roma fuori tempo massimo già nel 1983 e glorificazione di polverosi e rancidi valori morali (la famiglia che non deve sapere nulla, che tristezza), ben sottolineati dalla presenza di Belzebù. Non bastasse questo la regia è, al solito, piatta e senza ritmo, appesantita da una sceneggiatura ripetitiva fino alla nausea. Certo, Sordi qualche graffio lo piazza (Dallas) ma la trasformazione da grande maschera italiana a senescente elettore medio DC era irreversibilmente iniziata.
MEMORABILE: Il figlio grassoccio piazzato dentro casa: segni di inevitabile declino dell'italica genia.
Film decisamente sottotono, di una lungaggine quasi tediante. Sordi scimmiotta se stesso senza dare troppo brio alla commedia. Una malinconia un po' soffocata, se era questa la direttrice che voleva prendere la pellicola. Sordi attore può ancora passare, ma come regista a parte qualche eccezione non buca molto lo schermo.
Roma e romanità raccontata attraverso le vicende di un tassinaro un po' avanti negli anni. Molto autoreferenziale e alquanto ruffiano (con i vip soprattutto nonostante la gaffe con la Pampanini) ma con qualche scena più che riuscita (con la Bosisio, con Della Casa e con Bologna). Strepitoso il realissimo quadretto familiare ipnotizzato dalle vicende di Dallas in tv. Eccessivamente lungo ma divertente.
Tra i film più coscientemente autoriali di Sordi, testimonianza su celluloide di una ben precisa visione del mondo, dalla famiglia (involontariamente malinconico e claustrofobico il patriarcato quasi alla Lanthimos) alla società (figlio secchione e chiave inglese da dare in testa ai capelloni), fino alla comicità (italianità, rivincite stile Una vita difficile, tentazioni adulterine). Molti episodi discutibili e poco convincenti; a imprimersi della memoria soltanto quelli programmaticamente cult, da Andreotti al metafinale con Fellini.
MEMORABILE: Andreotti; Fellini; Il tenero e involontariamente dolentissimo personaggio della moglie, vittima inerme e consapevole.
Film manifesto dell'amore di Albertone per la sua Roma e per la romanità in generale. Purtroppo, molto spesso, quando Sordi è anche regista parte a briglia sciolta e nonostante alcune buone battute finisce per rifilare degli infiniti pistolotti retorici all'ignaro spettatore che si aspetterebbe forse un po' di leggerezza in più. Inguardabile il momento "spot democristiano" di Andreotti, godibile il dialogo con Fellini.
Film senza praticamente sceneggiatura messo su alla bell'e meglio, dove l'unico collante sono le varie gag di Sordi/tassinaro con i suoi trasportati. Molti i volti noti che si prestano al gioco, poca la sostanza. E' ovvio che Sordi tende a enfatizzare le solite problematiche italiane e prova anche ad alzare un monumento al manicheismo oltre che agli onesti lavoratori indefessi, tassinari o meno che siano, costretti comunque ad arrabbattarsi alla meno peggio. Resta comunque un film mediocre, ripetitivo e con poche gag che funzionano davvero.
MEMORABILE: Andreotti; Lo scambio di persona di cui è vittima la Pampanini.
Film costruito interamente sulla maschera di Sordi, ricco di camei gustosi che sembrano voler impreziosire una trama che, tutto sommato, diventa ripetitiva dopo un paio di scene. Sullo sfondo delle corse in taxi, la vita privata del tassinaro, le aspettative sul figlio, il matrimonio con la moglie, i tentativi di scappatella. L'Albertone nazionale riesce a tenere bene la scena di una pellicola che vacilla ma non finisce mai col crollare. Finale un po' improvvisato, omaggio compiaciuto di due grandi che sapevano di esserlo.
MEMORABILE: La lite tra il tassinaro e il figlio relativamente al valore della laurea, passando dalla furia omicida alla frenesia di brindare (ma poi a cosa?)
Alberto Sordi dirige un omaggio alla sua amatissima Roma interpretando un tassista alle prese con le mille avventure quotidiane a zonzo per le strade della Città Eterna. Detto questo, va precisato che il film è più che altro un insieme di sketch in cui l'attore romano si trova a vivere alla guida della sua Ritmo gialla, con anche ospiti illustri come Andreotti, Fellini e la Pampanini. Non un film memorabile, ma simpatico e ben interpretato anche dagli attori minori, tra cui la fidata Anna Longhi.
Simpatico divertissement di Sordi che attraverso una serie di incontri racconta la vita di un tassista. Il suo personaggio è sempre il "borghese piccolo piccolo": misogino con le donne in carriera (Bosisio), lecchino coi potenti (Andreotti e Fellini) cui chiede raccomandazioni per il figlio e offre corse sul taxi, ruffiano con le belle donne (Pampanini). Il quadro che ne esce è più desolante che comico ma qualche guizzo c'è. Come tutti i film girati da Sordi ha il difetto di essere ingiustificatamente lungo, mentre come attore è indiscutibile.
Film invecchiato non benissimo, che testimonia il livello calante dell'ultima parte della carriera di Sordi. Il taxi driver de noantri ricucina alla "volemose bene" momenti che avrebbero fornito materia all'antica rabbia canagliesca di Albertone. Le celebrità coinvolte sanno di "occasioni sprecate" e tutti, meno la Pampanini, restano in un banale politically correct. Naturalmente stiamo parlando di un'icona del cinema per cui il prezzo del biglietto è comunque assicurato da deliziosi duetti con spalle di lunga data come l'affiatatissima Longhi.
Fa quasi tenerezza il modo in cui l'Albertone nazionale (ma soprattutto, in questo caso, molto romano) cerca di districarsi nella tentacolare città eterna piena di maschere più o meno nobili che a turno si avvicendano nel suo taxi giallo. Sordi, come spesso gli accade, dirige con la mano sinistra e la tecnica del trasparente dietro alla vettura non aiuta, il doppiaggio è impreciso e fastidioso, meno peggio i siparietti casalinghi nei quali si distingue la moglie Anna Longhi. Una sforbiciata qua e là avrebbe sicuramente giovato.
L’autista di taxi gialli è un altro tassello di un Roma che appartiene al passato che Sordi vuole celebrare alla sua maniera. Ovviamente non rinuncia a nulla della propria romanità e dimostra di trovarsi perfettamente a suo agio, al punto da essere logorroico. Gran parte delle situazioni ricreate nel taxi sono macchiettistiche e non sempre convincenti, mentre appaiono più sensate le comparsate di personaggi celebri. Simpatico il duetto metacinematografico con Fellini, sfiancato anch’egli dalla parlantina insistente di Sordi. Un po’ come le melodie insistenti di Piccioni.
Simpatica commedia di impostazione a "bestiario", ovvero sul vedere scorrere la varia umanità sotto i propri occhi, interagirci o affrontarla con il proprio punto di vista (nel caso di Sordi abbastanza qualunquista) e passare oltre, tenendosi per sé i migliori ricordi e continuando lottare solo per la propria famiglia. Quest'idea viene sviluppata nell'arco di due ore in un'opera che convincerà forse solo i più stretti appassionati della commedia all'italiana, mentre c'è chi troverà parecchio irritanti le presenze di Andreotti o del regista Fellini. In una parola: divisivo.
Che il Sordi regista valesse molto meno del Sordi attore è risaputo, ma questo film i difetti del suo cinema li riassume praticamente tutti: qualunquismo, ostentazione della romanità, misoginia, arroganza verso i deboli e servilismo verso i potenti (imbarazzante lo spot a favore della DC con Andreotti). Qualche raro momento simpatico e prove attoriali nel complesso buone non bastano a risollevare le sorti di una pellicola che aveva poco da dire già al momento della sua uscita, figuriamoci adesso…
Sordi eccellente protagonista, regista un po’ meno e in questo caso ci si chiede come è possibile che il film sia scritto addirittura a tre mani dal momento che non è che una sequela di gag, non tutte valide, con diversi frequentatori di taxi. Nel mezzo, una parte interessante è il quadretto familiare, con le apprensioni del padre verso il figlio laureando in Ingegneria e le gag con la moglie, Anna Longhi è un'ottima spalla dotata della genuinità rara dei caratteristi di quegli anni. La semplicità del film è in ogni caso un tratto stilistico gradevole.
Alberto Sordi dietro la cinepresa ha le sue difficoltà e lo mostra anche in questo suo film, noioso e prolisso come pochi. È un affettuoso omaggio alla città di Roma e un altrettanto affettuoso omaggio (anche troppo) ad alcune personalità di spicco dell'epoca quali Federico Fellini e Giulio Andreotti. I loro cammei sono tra le poche note interessanti di un film molto ripetitivo e monotono, con situazioni che si ripetono sia nel taxi che in casa, dove appare interessante il personaggio della moglie. Se non si è fan di Alberto Sordi, la visione potrebbe rivelarsi ardua!
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No, 4 ore non dura, ma se non erro dura 3 ore e 25, comunque siamo li.
In realtà la long version l'hanno fatta anche a Bari al Bi-fest, ma purtroppo per un imprevisto (come sempre!)non ci son potuto andare. Oddio certo che 3 ore e passa di film, non so se avrei retto. Comunque per curiosità si poteva anche.
Ad esempio: persone che hanno visto la Long Version mi hanno detto che è presente un'altra scena con Carmine Faraco, e ciò spiegherebbe meglio il suo "Ricordati Tassinà" pronunciato quando si becca un colpo di Chiave inglese in testa da Alberto Sordi . Ma è vera sta cosa???? Buh...
Mah può darsi che magari la scena era più lunga rispetto a quella della "normal version" che i più conoscono compreso me ovviamente, questo sebbene non ho mai notato tagli evidenti in quella scena con Faraco. Io non l'ho mai vista purtroppo la "long version", per cui non saprei bene di cosa effettivamente si tratti nello specifico.
DiscussioneRaremirko • 27/01/19 21:59 Call center Davinotti - 3862 interventi
A mio parere discreto, cult le apparizioni di Andreotti e Fellini, qualche lungaggine qua e là.
Buona l'idea di fare un film su tale ambiente, Sordi sempre bravissimo.
La foto all'interno della cornice che ritrae Pietro (Sordi) e Teresa (Longhi) è presa da una foto di scena del film Dove vai in vacanza? (episodio "Le vacanze intelligenti" del 1978) con protagonisti gli stessi due attori. La scena è tratta da una scena tagliata nella versione cinematrografica del film, ma inserita all'interno degli extra del dvd:
HomevideoZender • 26/07/23 15:04 Capo scrivano - 47787 interventi
Tutte le differenze tra la long version televisiva (la prima volta trasmessa in 4 puntate e la seconda in 2) e la short version cinematografica (e in dvd) LE TROVATE QUI.
Speciale tra le due versioni fatto molto bene, che mette una parola fine alla lunga diatriba sulle due/tre versioni circolanti e in particolare modo fra la long tv da 4 puntate e la classica dvd. Le differenze non sono piche anzi. La differenza la fanno sopratutto gli incontri in taxi di Sordi, che nella long sono molti di più, rispetto alla versione cinema che noi tutti abbiamo visto. Sarebbe interessante, se spuntassero fuori anche gli speciali tv, che Sordi ha fatto con veri tassisti della capitale. Bei tempi quelli delle long tv.
Speciale tra le due versioni fatto molto bene, che mette una parola fine alla lunga diatriba sulle due/tre versioni circolanti e in particolare modo fra la long tv da 4 puntate e la classica dvd. Le differenze non sono piche anzi. La differenza la fanno sopratutto gli incontri in taxi di Sordi, che nella long sono molti di più, rispetto alla versione cinema che noi tutti abbiamo visto. Sarebbe interessante, se spuntassero fuori anche gli speciali tv, che Sordi ha fatto con veri tassisti della capitale. Bei tempi quelli delle long tv.
Grazie Ruber. Se vai sul link messo nelle scena 8, trovi la prima puntata con i tassisti in trasmissione intervistati da Sordi.
Durante i titoli di testa vengono mostrate le pagine (dal 25 a 31 dicembre) di un calendario che volano via. I giorni della settimana sono sballati rispetto a quelli del 1982 (nella scena finale appare la scritta "W 1983"). Le date sono infatti già quelle della fine anno del 1983, come il calendario utilizzato nel fotogramma qui in basso: