il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO
foto di scena inedite
ENTRA
360848 commenti | 68545 titoli | 27005 Location | 14232 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Il pesce innamorato (1999)
  • Multilocation: Area di servizio Agip - Pisana Interna
  • Luogo reale: Raccordo Anulare, Roma, Roma
VEDI
  • Film: Napoli - New York (2024)
  • Luogo del film: La prigione dove viene detenuta Agnese (Pierro)
  • Luogo reale: Varco principale del "Porto Vecchio", Corso Camillo Benso Conte di Cavour, Trieste, Trieste
VEDI
  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Antonio Guerra

    Antonio Guerra

  • Paola Mori

    Paola Mori

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Reeves
Un musical leggendario e che non ne vuole sapere di invecchiare. La rivisitazione in chiave ironica (e molto cinefila) di tutti i miti del cinema gotico si unisce a uno straordinario tappeto musicale che unisce il meglio del pop dell'epoca ed è alla base di un grande successo e di un film di culto. Tutti gli interpreti sono al loro posto, in particolare Susan Sarandon (bella e ironica) al suo meglio.
Commento di: Dusso
Il primo episodio con protagonista Ennio Girolami risulta il più noioso ed è il peggiore del lotto, quello con Bramieri invece è divertente, specie quando gira per Milano con l'amante nel baule! Il terzo con Chiari parte bene ma poi delude un po', Vianello non incide come al solito ed è dimenticabile. Si finisce con un mostro sacro come Aldo Fabrizi e il suo episodio è sicuramente il migliore, grazie specialmente alla sua interpretazione.
Commento di: Paulaster
Coppia al primo appuntamento viene guidata dalle coscienze reciproche. La prima parte è impacciata al limite della mattonata micidiale: manca il ritmo e gli inserti di figlia ed ex sono infelici. La situazione si sblocca nell'amplesso (l'unico momento di nota). Il comparto maschile poteva essere svecchiato e quello femminile, tranne la Fanelli, non dà variazioni. Nel finale c'è solo qualche rimpiattino, ma è una ripetizione. Cast monocorde; occorreva qualche disturbatore/trice fuori dal coro del cinema per famiglie.
Commento di: Von Leppe
Sceneggiato a tema reincarnazione come è consueto nel genere, ma la trama va a pescare anche dagli etruschi, ambientando il tutto nella bella cornice di Volterra. Oltre alle atmosfere tenebrose si alternano pure scene d'azione, con un Nino Castelnuovo protagonista che scorrazza per le strade della Toscana con la sua Alfetta. Buoni attori, tra cui Gaipa, Serato e Dominici (quest'ultimo un po' sprecato) in brevi parti. La storia si mantiene interessante per le cinque puntate tra negromanti, dipinti misteriosi, necropoli e fantasmi.
Commento di: Dave hill
Cult di Alvaro Vitali superstar che, libero da obblighi di spalleggiamenti banfiani, scaglia il suo alter ego ripetente, impertinente e precoce sessualmente contro l'ipocrisia e la rigidità della scuola e della società perbenista e, idealmente, contro certa critica. Si ride sempre e si parteggia per Pierino, che rivaleggia col prof di ginnastica per conquistare il cu...ore della Miti(ca) supplente. Promosso. Tradotto e amato in mezzo mondo e l'altro pure.
Commento di: Noodles
Ambientata durante il famigerato Dust Bowl, è una storia che pur lasciandosi seguire non dice molto di nuovo e soprattutto è abbastanza scontata. Sorprese bandite, comprese nel finale. Il film però è innegabilmente girato bene, forse anche troppo. Cura i dettagli e ha una bella fotografia, ma di emozioni se ne vedono poche. Questo anche perché la coppia protagonista, pur recitando bene, non è in grado di darne. Peccato: il film è fatto bene, ma pecca nel contenuto. Belle comunque alcune scene e un certo senso del destino, per quanto scontato. Potabile, non di più.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Due occhi osservano, da dentro un'auto, una casa bruciare. A chi appartengono? Bisogna aspettare ventidue anni per saperlo, dal momento che quello era solo il prologo. E ventidue anni dopo siamo in casa con la Lucy di E.R. (Martin) e il Dylan di BEAUTIFUL (Neal). Qui si chiamano Nina e Stuart St. Clair e sono una coppia apparentemente più o meno felice, con due figli. Lui è medico e se la spassa un po' con le infermiere carine, lei lo sa ma crede nel...Leggi tutto suo ravvedimento. Soprattutto ha altro a cui pensare, in quel momento, perché dopo quindici anni di lontananza si rifà vivo suo fratello Drew (MacDonald), il quale fin da piccolo aveva manifestato chiara instabilità psicologica. Ora sembra cambiato, ma intanto, per risalire a dove abita sua sorella, ha appena preso per il collo l'addetta al noleggio delle auto, che è stata costretta a trovargli la pratica di Nina - venuta da Chicago a New York per salutare la nonna malata - e fornirgli l'esatto indirizzo di casa di lei.

Drew, partito così per Chicago, lì si è stabilito in un appartamento di fronte alla villa della sorella, dove ha cominciato a spiarla. Prima di farsi vedere da lei ha però agganciato Stuart in un bar riferendogli di essere il fratello di sua moglie. "Mia moglie non ha fratelli", gli aveva replicato lui. Ma deve ricredersi e Drew sembra un tipo brillante, educato, capace di farsi benvolere. Spiega che Nina non ha mai parlato di lui per via del suo passato turbolento (14 mesi di carcere per averla difesa uccidendo il tizio che la stava molestando). Stuart decide di aiutare Drew e lo invita a casa, dove questi rivede Nina e conosce i due nipotini, della cui esistenza nulla sapeva. Nina è l'unica a non essere affatto tranquilla; e infatti, come prima cosa, ingaggia un detective privato (Pla) per far luce sul passato di Drew. Apparentemente tutto sembra in regola, ma quello potrebbe pure aver cambiato nome, nel frattempo...

Il film è impostato sul rapporto tra Nina, di specchiata onestà, e il suo misterioso fratello, che non capiamo quanto si sia davvero ravveduto: campa scommettendo sui cavalli e le partite di ogni sport, dice, si comporta bene, sfrutta il proprio fascino per sedurre chi gli capita a tiro (dalla domestica dei St. Clair alla collega di lavoro di Nina), e questo a sorpresa conduce a qualche scena di nudo, che comprenderà pure un "freddo" amplesso televisivo del medico con la sua assistente. Si tenta insomma di rompere il rigido schema dei film per la televisione e si lavora molto di regia: quella del canadese Philippe Gagnon è particolarmente vivace e i ritmi sono buoni.

La tensione che ogni thriller dovrebbe garantire latita per gran parte del tempo, ma almeno la recitazione è discreta e - pur lavorando sul suo stereotipatissimo Drew, Adam MacDonald si prende facilmente la scena anche quando inevitabilmente mette in luce il suo... lato oscuro. C'è buona varietà nella scelta dei diversi personaggi e la sceneggiatura li assiste decentemente. La storia è però troppo imperniata su un movente poco credibile, che si rivelerà l'unico vero mistero da svelare (a parte la ricostruzione dell'incendio iniziale, del quale ormai non interessava niente a nessuno). Per fortuna il film procede piuttosto sicuro e spedito verso il finale (sbrigativo) in attesa della immancabile, inutile scena pre-titoli di coda...

Chiudi
Perché aggiungere altro, nel titolo, se effettivamente l'unica parola che può venire in mente guardando il film, oltre a quella, è forse solo "sangue"? Prendi un treno, ce li metti tutti dentro e cominci a far turbinare la mattanza. KILL sta tutto qui e non servirebbe in fondo spiegare altro. Non i motivi per cui Amrit (Lakshya) decide di prendere lo stesso treno sul quale è salita la sua amata Tulika (Maniktala), non quelli per cui il cattivissimo Fani (Juyal) sta lì insieme a una nutritissima banda di criminali che comprendono pure un ampio numero...Leggi tutto di suoi familiari...

D'accordo, diciamo che è sufficiente aggiungere che il primo vuole convincere la sua donna a non sposare l'uomo alla quale è promessa (secondo costume paterno) e che il secondo è sul treno con la sua banda per una bella rapina a mano armata (nel senso di pugnali e lame di ogni tipo, giacché le pistole sono prevedibilmente bandite o tutto finirebbe troppo presto). Così, dopo un'offerta di matrimonio (con tanto di anello) consumata non troppo romanticamente nella toilette mentre fuori si sente sferragliare, si arriva ben presto al rendez-vous tra i due antagonisti e le loro diverse fazioni folte di padri, fratelli, sorelle, cugini, amici...

Scelti (non è certo la prima volta) gli angusti scompartimenti come teatro dell'azione, si comincia un po' a basso regime, anche se già cominciano a volare calci e pugni tra i corridoi e le poltroncine (cuccette sovrapposte senza alcun separatore che le isoli dal corridoio comune). I contendenti rimbalzano da una parte all'altra gridando e già non troppo si capisce di quello che sta accadendo, anche perché perfino i volti di Amrit e Fani rischiano di confondersi tra loro. Non parliamo di chi tenta di mandare a memoria qualche nome...

Quello che ben presto si capisce è come a fare la differenza sia l'estrema violenza degli scontri, caratterizzati da pugnalate in ogni dove e sangue che scorre a fiumi, con vittime anche giovanissime e nessun rispetto per chi dovrebbe far parte della cerchia di protagonisti. Si muore a grappoli e chi c'è c'è, mentre, in sottofondo, una colonna sonora rumorosissima contribuisce a dare ritmo e regalare al film parte di quell'originalità alla quale non può consapevolmente puntare. Se infatti l'unica differenza è data dall'aumento della ferocia con cui si combatte, dobbiamo sorbirci sventramenti e sbudellamenti di ogni genere senza che siano accompagnati da dialoghi minimamente interessanti. Non che si potessero immaginare grandi scambi, né qualche tocco ironico che infatti è del tutto assente (a meno che non si voglia considerare tale qualche accoppamento grottesco in cui si testa l'inventiva degli autori)...

Ad attutire in parte l'impatto devastante di alcune scene di lotta girate in pochi metri quadrati c'è però una fotografia piuttosto buia che a lungo andare stanca e che, unita al prevedibile montaggio serratissimo, rende talvolta poco comprensibile quanto accade. Botte da orbi, insomma, moltiplicate dall'enorme quantità di persone stipate tra i vagoni e spesso impossibilitate a muoversi o quasi lungo gli stretti corridoi del treno. Una specie di THE RAID indiano, senza però la stessa raffinatezza stilistica e inventiva e invece votato a una visione puerile della lotta, mortificata da dialoghi insignificanti. Qualche scontro è comunque piacevolmente selvaggio, la tecnica c'è, il sangue non manca, la regia coglie bene la frenesia dell'azione e siamo dalle parti di quel cinema orientale al quale, per contenuti ed elementarità dello script, idealmente ci si avvicina.

Chiudi
A soli otto anni di distanza dalla prima volta in cui venne trasposto sullo schermo in una serie, il romanzo di Harlan Coben “Just One Look” torna a riempire altre sei puntate spostando l'azione dalla Francia alla Polonia. L'avventura, qui, è quella di Greta Rembiewska (Debska), moglie di Jacek (Lukaszewicz) con due figli, la quale un giorno trova, tra le foto portate a sviluppare, quella di un gruppo di amici; tra questi le pare di riconoscere il marito, benché molto più giovane. La foto deve...Leggi tutto necessariamente risalire a prima del loro incontro, pensa, anche perché legata a un tragico incendio in cui perirono molti giovani durante il concerto di tale Jimmy (Stramowski). Lei era presente, allora; anzi, le hanno detto che fece di tutto per salvare chi poteva (tra questi anche il figlio di un potente poco di buono, che negli anni ha sempre dimostrato di esserle grato) e che venne strappata alle fiamme per miracolo, ma di quei giorni non ricorda nulla.

La memoria se n'è andata e con essa probabilmente qualche dettaglio molto importante, legato a una lenta riapertura del caso in seguito alla scomparsa di Jacek, rapito da un sicario che ama contattare donne nelle app di incontri per andare a casa loro, legarle e installarsi lì per compiere le sue missioni. Lo fa anche questa volta, ma la vicina della vittima, che amava osservare dalla sua finestra la dirimpettaia mentre si spogliava portandosi a letto un buon numero di uomini, si accorge che alla donna è successo qualcosa. Solo un caso che la voyeur sia anche un'ottima amica di Greta?

Gli intrecci della trama sono al solito studiatissimi e complicati, spiegati non sempre senza lasciare, in questo caso, qualche buco. Non troppi però, e mai tra le risposte necessarie a completare una soluzione complessa e affascinante. Rispetto alla prima versione la storia – naturalmente molto simile nei suoi sviluppi  - presenta qualche cambiamento, soprattutto nella scelta di privilegiare alcuni personaggi a sfavore di altri (vedi il padre del ragazzo morto nell'incendio nonostante il tentativo di salvataggio di Greta, qui decisamente sullo sfondo), rendendo più snello il racconto: tutti i flashback dell'incendio e l'incendio stesso sono ad esempio ridotti a pochi minuti seminati qua e là con scarsa convinzione; l'interesse è su altro.

La semplicizzazione di molti snodi aiuta la comprensione globale (al contrario dell'uso dei nomi polacchi, davvero difficili da memorizzare, in alcuni casi) e nel suo insieme la serie si segue più facilmente; è meno charmant nei personaggi, meno convinta nella recitazione (comunque valida) e le manca il colpo di scena notevole dato dalla scoperta del filmato di Greta con i ragazzi della band (sostituito da un molto più anonimo flashback). Si conferma però la qualità del soggetto - capace in sei puntate di raccontare una vicenda interessante - e quella di una sceneggiatura che, alle prese con un groviglio gigantesco di sottotrame, riesce a distenderle con abilità e discreto senso dello spettacolo. Insomma, al momento il nome di Harlan Coben rimane una garanzia; non solo per la creatività nello strutturare le storie ma anche per la professionalità con cui esse vengono rese su piccolo schermo.

Chiudi

Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

SFOGLIA PER GENERE