Beautiful - Serie TV (1987)

Oltre ogni umana immaginazione, la trama di Beautiful si dipana indisturbata da oltre un ventennio tra morti e resurrezioni, matrimoni e divorzi sempre più arditi, in quella che è semplicemente la soap per definizione. Inutile cercare qualsiasi minima congruenza; bisogna semplicemente immergersi in un mondo clamorosamente e dichiaratamente finto e godersi lo spettacolo. Da questo punto di vista un capolavoro...

Tutto sommato discreta soap opera televisiva, ormai immortale ed interminabile, idolo e vera e propria ricorrenza morbosa delle signore di età avanzata. A fronte di incongruenze, ingneuità e stereotipi vari, qualche musica e/o momento suggestivo c'è comunque, come sigla iniziale e finale. La messa in scena è ok e, per venti minuti ricorrenti ogni giorno, si può pure stargli dietro. Grandi guests star, qua e là nel corso della ventennale attività dell'operato dei fratelli Bell, come Lorenzo Lamas, Charlton Heston, George Hamilton.

Che piaccia o no, il vero fenomeno di costume da vent'anni a questa parte. Preciso nella sua quotidiana razione di sciocchezze assortite a cui ci si abitua dopo nemmeno due episodi in un tran tran di matrimoni (anche ripetuti), separazioni, tradimenti scorrettezze cattiverie e tutto il peggio si possa immaginare. Ma Ridge è un mito, così come le sue due eterne fiamme al suo fianco. Guardatelo, vi affezionerete...

Io che odio le soap opera perché non finiscono mai, ero riuscito ad appassionarmi a Beautiful per ben due anni! Le storie, arrivati quasi alla 5000° puntata, non possono che risultare inverosimili, ma che piaccia o no Beautiful è l'unica soap che, dopo ventitre anni, riesce ad ottenere mediamente 4 milioni e mezzo di telespettatori ogni giorno. Unica nel suo genere.

Monumento alla praticità: puoi accedervi da qualsiasi punto, lasciarlo e riprenderlo dopo 276 puntate, non importa, al netto di qualche decesso (peraltro mai definitivo, a meno che non deceda l'attore) non perderai mai il filo. Monumento all'Incesto (e all'universo concentrazionario): con tutta la gente che c'è a Beverly Hills e con tutti i soldi che hanno, i Forrester trombano solo tra di loro, e sfido qualsiasi civilista (o studioso di genealogie) a individuare correttamente i gradi di parentela.

L'unica differenza tra la Costituzione italiana e Beautiful? Semplice: la prima è in vigore dal 1948 mentre la storica soap soltanto da qualche decennio più tardi. Per il resto anch'essa è immutabile, intoccabile e quasi cristallizzata nei suoi personaggi, molti rimasti orfani dei loro doppiatori italici originali, nel frattempo passati al creatore, giusto per far capire quanta acqua sia passata sotto i ponti. È la conferma che gli italiani sono un popolo di inguaribili abitudinari e che più sterco viene propinato al pubblico più l'audience si impenna.

No, mi dispiace: ripercorrerà pure alla perfezione le strutture più consolidate della narrazione popolare, riuscirà pure a raggiungere inarrivabili vette del kitsch trasformandolo in sublime coacervo di nefandezze etico-sociali trasformate in burla... ma pur sempre inaccettabile vaccata rimane! E non solo per le assurdità del soggetto, ma proprio per lo spettatore che esige: qualcuno che deve "staccare la spina" al cervello. E poi, anche solo tecnicamente: piattezza e orrore (nel senso della recitazione).

Ci vuole coraggio, ma proprio tanto e tanta grana da far girare attorno a quella che per antonomasia è "la soap opera", altrimenti non se ne spiega il successo. Ormai autori e sceneggiatori hanno perso il lume della ragione, non si preoccupano minimamente dell'entità che stanno portando avanti! Pericolosamente diseducativa ma anche meravigliosamente assurda. Ottimo sciacquacervello per staccarsi dalla routine, alienandosi in quel cosmo alternativo dove tutto e il contrario di tutto è possibile.

Paradigmatico, assoluto, indistruttibile. Si autoalimenta da solo, va letteralmente avanti per inerzia, prosegue imperterrito per la sua strada fatta di sequele improbabili di amori, litigi, divorzi, matrimoni, morti, resurrezioni, figli che crescono e così via. Eppure, nel suo giacobinismo trash, Beautiful può fregiarsi senza dubbio del merito di essere divenuto negli anni un simbolo, il simulacro del rosa, la soap opera con la S maiuscola, ricca di personaggi ormai entrati nella leggenda. Lisergico.

Delirante e trash, ma ha precorso i tempi tra ambizioni sfrenate, tradimenti, incesti e famiglie allargate. Nel marasma di attori che si sono di volta in volta avvicendati sul set, la più simpatica (anche se non la migliore) rimane la bella Lang nella parte del "prezzemolo" senza scrupoli Brooke Logan (in Forrester, Jones, Marone, ecc...), seguita da Kaye (che per fortuna ha sostituito lo statico "mascellone" Moss). Alcune storie sono intriganti ma tirate troppo per le lunghe per colpa di dialoghi fiume, mentre il doppiaggio italiano lascia molto a desiderare.