Curiosa favola in bilico tra Fellini, Buñuel e l'horror. La regia possiede una finezza e un'eleganza decisamente sopra la media, ma esagera con le metafore costruendo un mix di sogno e realtà piuttosto difficile da seguire. Bella la colonna sonora. Visivamente ammaliante, ma si finisce spesso per annoiarsi.
Simbiosi tra arte e sensualità, fotografia seducente, scenografie da poesia bucolica, ma storia incosistente. Notevole infatti è il divario tra le immagini, come forma, ed il sottostante, la sostanza. Anche l'indirizzo di genere appare incerto, in quanto sovviene un indiscusso erotismo, molto soft ma disinvolto (anche troppo), per la giovane età della protagonista. Una sorta di Romina adolescente, collocata in contesto stile Vizi privati, pubbliche virtù, anche se decisamente (e fortunatamente) più scarno di elementi scabrosi. L'horror è forse limitato dai tagli.
Un film visivamente molto ricco, con una fotografia ricercata, che unisce toni fiabeschi e folcloristici a suggestioni gotiche, il tutto per narrare una settimana nella vita della tredicenne Valerie nel momento cruciale del passaggio dall'adolescenza all'età adulta. Sempre in bilico tra sogno e realtà la sceneggiatura risulta a tratti difficile da seguire ma non sminuisce la grande forza suggestiva del film. Il titolo italiano come al solito non c'entra niente con l'originale.
Bunuellinano, ma allo stesso tempo dissimile da ogni altra opera abbia tentato di evocare il mondo onirico, il film di Jires - sommerso in un ralenti infinito, infestato da cospiranti simbologie - è quanto di più prossimo all'idea di flusso immaginifico si sia mai visto al cinema. È, insieme, un'apologia del sogno, un'allegoria politica e una sublimazione dei marosi pulsionali alle soglie dell'età adulta. L'esercizio stilistico è reiterato, spossante, febbrile. Le evidenze psicoanalitiche - un'incestuosa danza delle identità - dissolvono nello stupore irriducibile delle immagini. Ipnotizzante.
MEMORABILE: Il volto del "vampiro"; l'ora pro nobis.
Dal romanzo di Vitezlav Nezval. Lo scrittore evidentemente crede di interpretare un momento cruciale nella vita di una bambina che diventa donna e il film prova a mettere in immagini le parole di un racconto che lo stesso autore giudica ridicolo e futile. Ridicolo e futile il film non è, ma richiede da parte dello spettatore un completo abbandono alle immagini senza cercare di troppo interpretare; forse le meraviglie di Valeria sono solo un lungo sogno e come tale il film va visto e gustato.
Dal gran reame dell’adolescenza, clima in odor di Borowczyk tenuto a battesimo da Carroll dove anche gli echi del Faust e di Murnau e le tentazioni gotiche sono esplosioni di cipria vanigliata. Truffaldino il titolo da pedo-softcore: qui l’intimità trova sfogo nel liliale e nell’edenico, nel feerico e nell’agreste, nell’apollineo e nel chimerico, con un suggello compositivo pittorico che è ode al rigore formale e dedica al Bello. E’ cinema orfico, celestiale, psichicamente (e grandiosamente) sensuale, trascendente la svendita all’ingrosso dei corpi, avulso ai parassiti dell’eros sottobanco.
Ennesima perla proveniente dalla Cecoslovacchia anni Sessanta-Settanta, il cui marchio di fabbrica è la visionarietà. Lo spettatore si immerge infatti assieme alla protagonista in un'atmosfera onirica ed ambigua che dura dall'inizio alla fine e che può contare su ininterrotte, o quasi, soluzioni visive di estrema bellezza e curate fin nei minimi dettagli. Poco importa la storia che deve molto al monde delle fiabe (Alice in primis): meglio lasciarsi avvolgere dal flusso di simboli e di immagini che appagano come non mai gli occhi e dalle sensazioni che esse generano. Notevolissimo!
Non lasciatevi ingannare dal titolo, non è un film erotico (anche se a onor del vero una spruzzata di eros c'è). È un caleidoscopio di colori e immagini in un'atmosfera splendida sempre a metà tra onirico e reale. È una fiaba nera, complicata da capire ma in cui sin dall'inizio ci si immerge con piacere, lasciandosi trasportare non si sa dove. E pazienza se non si capirà tutto, perché il film qualcosa dentro la lascia. Grande perla del cinema cecoslovacco, con una splendida fotografia.
Rebus onirico fiabesco, con ricami gotici; deleterio lambiccarsi il cervello nel tentativo di risolverlo e di decrittare i simboli disseminati in ogni anfratto: siamo in un reame incantato dove è naturale abbandonarsi al flusso delle immagini, alle visioni capaci di autentica magia retinica - e dove la densità erotica è finissima e gli accenti oscuri hanno la consistenza di zucchero a velo nero. Lode al regista, lode agli interpreti (la protagonista si imprimerà per sempre nella memoria). Visto va subito rivisto. Squisito, indimenticabile.
Un lungo videoclip sulla Schallerová che va in giro scalza o sta sdraiata da qualche parte a far niente. Ogni tanto mostra il seno, ogni tanto viene più o meno (non si capisce mai) morsa al collo da qualcuno. Non basta trasporre un film da un romanzo sulla base di una nuova “geniale” corrente di cinema (Nová vlna) perché sia per forza buono. La sceneggiatura è talmente inestricabile da rendere il film tanto incomprensibile quanto inclassificabile. Al di là della discreta fattura non c'è proprio nulla.
Piccolo gioiello surrealista proveniente dalla Nova Vlna che, nonostante una trama intricata e bizzarra, riesce a trasmettere con le immagini sensazioni di rara potenza. Un viaggio nel cambiamento del corpo e della mente di una adolescente, portato avanti grazie a un ampio uso di simbologie e metafore e accompagnato da uno scontro tra fede religiosa e pulsioni sessuali. Messo in scena con straordinaria abilità, alterna ambientazioni bucoliche a scenografie gotiche, che ben si adattano ad una storia a metà tra horror e fiabesco. Deprecabile la scelta del titolo italiano.
MEMORABILE: Tutte le scene con il vampiro dalla maschera animalesca.
Intrigante, lirico e pastorale. Valerie naviga nelle acque oniriche del cinema lisergico più che in quelle sovversive della nova vlna. Tutto è pervaso da un senso di liberatorio candore, sul quale aleggiano fantastiche allegorie in una virtuosa danza macabra - e certi riferimenti pittorici sul finale non sono casuali. Il passaggio all'eta adulta quindi, con i suoi amori e i suoi demoni, fusi in riti simbolici che abbracciano il romanticismo e le sue più raffinate manifestazioni di luci e di ombre. Una fiaba da godersi in stato di semi-coscienza. Purtroppo misconosciuta.
MEMORABILE: Il furto degli orecchini; I primi piani di Valerie; Il rogo.
Piccolo grande classico del cinema fantastico cecoslovacco, quello di Jireš è un horror fiabesco enigmatico quanto ammaliante, felicemente emancipato da uno stile di narrazione lineare e apertamente fedele all'irrazionale e frammentaria logica del mondo onirico. Il passaggio dall'infanzia alla pubertà di Valerie, fra i primi turbamenti sessuali e i timori che da essi derivano, si fa febbrile campo di battaglia di vampiri e mostri, ninfe e saltimbanchi, incubi incestuosi e sberleffi sacrileghi, in uno straniante addio all'innocenza. Finale panico quasi commovente nella sua leggiadria.
MEMORABILE: La virginea bellezza della Schallerová; La predica alle vergini; Il prete missionario con collana cannibalica molesta Valerie; Il vampiro-forse-padre.
Valerie è una tredicenne che sogna i suoi genitori, il fratello, un orribile mostro e tante altre situazioni che, come spesso succede, si trasformano in altre, senza un filo logico e ignorando la legge del tempo. Punto di forza del film è sicuramente l’aspetto scenografico/fotografico, in cui tutto è una gioia per gli occhi e per i sensi. La vita sembra perdere la sua mortalità cedendo i suoi segreti a chi saprà succhiare la sua linfa interiore. Grandi suggestioni e terrori, come solo nel mondo onirico può accadere.
Visionario, poetico, indescrivibile. Una favola gotica costellata di riferimenti simbolici e metaforici, un flusso psichedelico ininterrotto in cui le bellissime immagini e le ricorrenze nella colonna sonora costruiscono una struttura complessa e sfaccettata. I pochi personaggi del film rivestono ruoli multipli e ambigui, mentre i dialoghi rarefatti contribuiscono al clima di mistero e di meraviglia. Non è un film da decifrare, è un film a cui abbandonanrsi, lasciando in cambio vividi ricordi. Capolavoro assoluto.
Valerie nel mondo delle meraviglie oniriche, ovvero il reale trasfigurato nei sogni di una tredicenne alle prese con i primi turbamenti sessuali. Ammaliante la messa in scena popolata da figure fiabesche ambiguamente minacciose oppure benevole inserite in paesaggi incantati o in interni bizzarri, meno convincente il contenuto per il simbolismo troppo insistito e una sensualità i cui risvolti morbosi (la nonna e l'amante, il prete lascivo) che non collimano con la presunta "innocenza" fanciullesca della protagonista. Un film bello da vedere ma che lascia perplessi.
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Deepred89 ebbe a dire: Davvero una perla. Ci potresti dire la durata? Almeno avremmo un elemento concreto per valutare il metraggio (73 minuti) del dvd import.
Buiomega71 ebbe a dire: Deepred89 ebbe a dire: Davvero una perla. Ci potresti dire la durata? Almeno avremmo un elemento concreto per valutare il metraggio (73 minuti) del dvd import.
Running time della vhs General Video:
1h, 13m e 28s
Com è la qualità video ? Io non l'ho mai avuta ma cercata per anni
E.m. ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Deepred89 ebbe a dire: Davvero una perla. Ci potresti dire la durata? Almeno avremmo un elemento concreto per valutare il metraggio (73 minuti) del dvd import.
Running time della vhs General Video:
1h, 13m e 28s
Com è la qualità video ? Io non l'ho mai avuta ma cercata per anni
E' widescreen o fullscreen ? Grazie :-)
Insomma, ha alcune "bruciature di sigarette" e pellicola lievemente "rigata" in alcuni passaggi (come era classico nei master adottati dalla Gvr), comunque e già una manna averlo in vhs e l'immagine e più che accettabile...Fullscreen, come di prassi, ahimè
Carissimo, da tempo non mi capitava di essere inghiottito così profondamente dalla bellezza delle immagini, fagocitato dal loro flusso onirico. Davvero una sorpresa, e non ci sarei mai arrivato se non mi avessi messo la pulce nell'orecchio.
Ci sono molte evidenze psicoanalitiche, certa reiterazione formale e compiacimento, ma il gioco delle apparrenze, la pruderie lambita da moti incestuosi, la trasmutazione delle identità, l'inesauribile ricercatezza delle inquadrature, la costellazione di simbologie, formano un tessuto ipnotico, affascinante.
Si ispira evidentemente a Bunuel e anticipa per certi versi le atmosfere di Picnic ad Hanging Rock e naturalmente In compagnia dei lupi ma è molto più estremo e radicale nel concedersi, nell'abbandonarsi con soddisfazione all'irrazionale.
Rebis ebbe a dire: Secondo film del ciclo Notti Buie :)
Carissimo, da tempo non mi capitava di essere inghiottito così profondamente dalla bellezza delle immagini, fagocitato dal loro flusso onirico. Davvero una sorpresa, e non ci sarei mai arrivato se non mi avessi messo la pulce nell'orecchio.
Ci sono molte evidenze psicoanalitiche, una certa reiterazione formale (ma fa parte dell'esercizio di stile d'altra parte, così come certo compiacimento) ma il gioco delle apparrenze,la pruderie lambita da moti incestuosi, la trasmutazione delle identità, l'inesauribile ricercatezza delle inquadrature, la costellazione di simbologie, formano un tessuto ipnotico, affascinante.
Si ispira evidentemente a Bunuel e anticipa per certi versi le atmosfere di Picnic ad Hanging Rock e naturalmente In compagnia dei lupi ma è molto più estremo e radicale nel concedersi, nell'abbandonarsi con soddisfazione all'irrazionale.
Lo vidi anni fà (molti anni fà, su una tv privata locale, di pomeriggio) e mi rimase impresso a vita (molto prima di acquistare la vhs della Gvr)
I ricordi sono offuscati, ma mi e rimasto dentro come una lama di coltello
Baviano, felliniano, arrabaliano, e quando più in là vidi e amai In Compagnia dei Lupi ( che ha più di un punto in comune, soprattutto per il passaggio adolescenziale e l'esplosione della sessualità sotto forma di orinismi e passaggi "terrifici")non poteva non tornarmi alla mente...
Sempre lusingato che le "notti buiesche" ti diano soddisfazioni :)