Più remake che sequel (nonostante il numero 2 e la presenza di quello che viene presentato come il nipote del killer egiziano del film targato 1963), BLOOD FEAST 2 segna il ritorno del leggendario Herschell Gordon Lewis dietro la macchina da presa a ben quarant'anni di distanza dal film riconosciuto da tutti come il primo splatter della storia. La trama è praticamente identica: il proprietario d'un negozio specializzato in catering (erede, come detto, di chi s'era già reso responsabile del primo “banchetto di sangue") riceve come prima commissione l'organizzazione del servizio per un matrimonio locale....Leggi tutto Tutto bene finché non scende nel retro del negozio e vi trova la statua della dea Ishtar (evidentemente ancora lì dai tempi del nonno), la quale lo ipnotizzerà e lo spingerà ad accoppare le damigelle d'onore per trasformarle in stuzzichini prelibati. Il passo dalla commedia (perché di questo si tratterebbe, se non fosse per il sangue) allo splatter è cosa di pochi minuti, anche perché Lewis sa bene che la gente da lui quello si aspetta. E il vecchio regista non li delude, aumentando ulteriormente la quantità di sbudellamenti in primo piano e producendo un horror che è il perfetto aggiornamento dell'opera originaria: senza mascherare nulla con luci e fotografia, BLOOD FEAST 2 offre sbulbamenti d'occhi, chili di frattaglie, cervelli strappati e altro ancora, il tutto all'insegna di effetti speciali rozzi ma a loro modo efficaci e ancor oggi in grado di colpire. Qualche tocco di non disprezzabile ironia, molti nudi gratuiti, dilettantismo a piene mani; Lewis è ancora lui!
All'epoca della realizzazione di Blood Feast 2, sono passati 30 anni dall'ultimo film diretto da Lewis (1972, The Gore Gore Girls) ma l'idea di cinema del regista non è cambiata di una virgola: spendere poco, eccedere nel (cattivo) gusto, inserire una spruzzatina di naked-girl e riproporre il tema delirante del suo "capolavoro" (termine eccessivo, lo sappiamo tutti): tanto che siamo dalle parti del remake. Rifai la solita zuppa, perché questo il pubblico chiede a gran voce: ed il regista, per finalità economica, non si smentisce... Perlomeno, tecnicamente, non è rimasto fermo agli anni '70.
Nel '63 Hershell Gordon Lewis stupì con un trash splatter di nome Blood Feast... eccone il seguito circa 40 anni dopo. Più che altro un remake aggiornato ai tempi nostri. Lo stile rozzo è sempre lo stesso, anche se il regista ha qualche mezzo in più e un pizzico di ironia da offrire per dessert in un menù fatto di macelleria e tanti nudi. Per i fan del trash è consigliabile. Cameo per il regista John Waters.
Fegati, cervelli, metri di intestino, tutti rigorosamente in insistito primo piano: Lewis non è cambiato di una virgola, se non in un paio di omicidi dove il suo approccio irriverente e grottesco sembra cedere alle lusinghe più fredde e ciniche di certo gore più recente. Per il resto, un sequel/remake senza infamia né lode, forse senza un vero e proprio senso e del quale il papà dello splatter non aveva granché bisogno. Da rimarcare lo stuolo di fanciulle più o meno nude, sicuramente non disprezzabili!
Dopo tren'anni dal suo ultimo film e superati abbondantemente i 70 Lewis torna alla regia non cambiando di una virgola il suo modo di fare cinema. Stesse inquadrature fisse, stessi non-attori catatonici, stesso stile semi goliardico con musichette atroci, stesse profusioni di sangue e budella, stessa totale assenza di ritmo narrativo. Ma se quarant'anni prima (epoca del primo Blood fast) la cosa aveva sconvolto e aperto nuove strade (il gore perlomeno...), ora desta soltanto un po' di simpatia e "tenerezza". Troppo poco comunque...
Herschell Gordon Lewis non tradisce sé stesso e ripropone un copione praticamente identico a Blood feast mascherandolo da sequel. Si è solamente aggiornato di qualche decennio sul piano tecnico ma lo stile rimane pressoché identico, con particolare predilezione per gli smembramenti e dolci pulzelle pronte a mostrare le loro curve. Poteva durare qualcosa in meno perché finisce per essere un po’ ripetitivo e monocorde non avendo, un prodotto di questo tipo, la forza necessaria per reggere a lungo. Mediocre, ma con un suo perché.
Dopo quasi quarant'anni Lewis riprende in mano il suo Blood feast in un sequel-remake parodistico, che sembra tener presente la lezione de Il ristorante all'angolo, virando la vicenda al demenziale in stile Troma. Il regista resta fedelissimo al proprio stile (abbondanza di inquadrature fisse, insistenza feticistica sui dettagli truculenti), ma gli SFX (rigorosamente artigianali) sono eccellenti e lo splatter abbonda delitto dopo delitto. L'intrattenimento è assicurato, insopportabili macchiette comiche a parte. Ottimo il cameo di John Waters.
MEMORABILE: Due barboni si uccidono a vicenda; Estrazione dei reni; Volto strappato a partire dallo scalpo; Occhi prelevati con uno scavino; Il prete pedofilo.
Herschell Gordon Lewis HA DIRETTO ANCHE...
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Gli esperti lo avranno notato: il prete sporcaccione che appare, brevemente, nel film è interpretato dall'eclettico John Waters, regista di pellicole decisamente scomode (quella forse più nota in Italia, perché meglio distribuita, è La Signora Ammazzatutti)...