Uno dei film cardine non solo per i fratelli Vanzina ma anche per gli Anni Ottanta, da troppi considerati solo gli anni del benessere e della mancanza di spessore in ogni campo, della superficialità e del rampantismo giovanile. Tuttavia, se davvero così li si vuole ricordare, un film come YUPPIES non può che esserne il manifesto. Vivacizzato dei quattro attori simbolo del disimpegno comico (Calà, De Sica figlio, Greggio e Boldi), YUPPIES è diretto da Carlo Vanzina (come sempre su soggetto suo e del fratello Enrico) con gran senso del ritmo e dei tempi comici. Le gag e le situazioni appaiono stupide, vuote, mentre invece, proprio perché specchio di un’epoca...Leggi tutto sono azzeccatissime. E la coppia Boldi-De Sica, dopo il parziale esperimento ne I POMPIERI si lancia definitivamente come coppia comica di successo; non per niente i due nel film sono i soli che interagiscono all'interno dello stesso episodio. Perché Ezio Greggio (con Corinne Cléry e Sharon Gusberti) da una parte e Jerry Calà (con Federica Moro e il grande Guido Nicheli) dall'altra si ritagliano episodi tutto sommato autonomi, legati solo concettualmente e forzatamente a quelli dei “colleghi”. Tutti insieme i quattro li vediamo solo nel pranzo finale al Camineto di Cortina d'Ampezzo. La formula dei Vanzina è comunque già perfettamente congegnata: una vagonata di canzoni dance del momento (i Propaganda, Valerie Dore, gli Opus di “Live is life”, i Modern Talking...), situazioni a sfondo femminile con scappatelle fedifraghe, linguaggio giovane, tormentoni a go-go (Ezio Greggio sugli scudi) e un montaggio serrato. Chi apprezza la formula non potrà che divertirsi. Da riscoprire.
Il film manifesto della Milano da Bere degli anni ’80. I Vanzina, come al solito, hanno colto i tic di quegli anni (macchine di lusso, telefonini a bordo, pubblicità, donne, il mito della Borsa e di Gianni Agnelli) e li hanno riutilizzati in un film che non è lo specchio di un anno ma bensì di un decennio. I quattro protagonisti sono legati assieme con lo sputo, in pratica solo Boldi e De Sica interagiscono mentre Greggio e Calà è come se fossero in due episodi distinti. Splendide le musiche cult di quegli anni (Omd, Propaganda, Sandy Marton). Chi è fanatico degli 80’s non può perderlo.
Rivisto dopo molti anni non l'ho trovato così divertente come lo ricordavo. Il difetto principale sta nella prevedibilità di certe storie, di certi personaggi, di certe battute e anche in una regia decisamente statica. Per fortuna alcuni attori sono in splendida forma. Su tutti Greggio, Boldi, De Sica e il grandissimo Guido Nicheli. Calà invece è sotto tono e la Moro,
la Gusberti e la Clery sono semplicemente insopportabili. Discreto ma niente di più.
MEMORABILE: Il finale a Cortina con Boldi che, visto l'elicottero dell'Avvocato, urla: "Gianni... Ciao Cipollino"
Che dire? Da grande appassionato degli Anni Ottanta ho voluto vederlo a tutti i costi... e sono rimasto piuttosto soddisfatto. Accompagnato sempre da musiche perfette e con i caratteristi tutti in buona forma! Ci sono anche la Sharon e Aziz direttamente da I ragazzi della terza C! Il migliore di tutti però, a mio parere, resta il mitico Guido Nicheli (sempre lo stesso, ma sempre uno spasso). Anche Boldi è piuttosto in forma, mentre quello un po' più giù è Calà, ma solo per la prevedibilità di alcune scene nei suoi episodi (l'equivoco dei secchi, per esempio).
MEMORABILE: Greggio: "Signora, se fossero tutte come lei come minimo non ci sarebbero più i gay. A proposito di rima, andiamo ché facciamo prima?"
Me lo ricordavo poco divertente e noioso; ho rivisto il passaggio televisivo qualche giorno fa e rimango della mia opinione: stancanti i quattro attori principali, salvo solo Jerry Calà ma per pura simpatia. Le situazioni che si vengono a creare son sempre le stesse, viste e riviste, trite e ritrite.
Inserito a pieno titolo nell'estetica cinematografica italiana degli Anni Ottanta (ed in particolare rappresentante del filone "lombardo", benché diretto dal romano Carlo Vanzina), il film presenta la solita struttura narrativa seriale (avrà anche un sequel) all'insegna della comicità leggera (con frequenti cadute nel trivio) che lascia il tempo che trova, benché appaia a momenti godibile. Efficace una parte del cast (Boldi e De Sica), trascurabile la prova degli altri attori.
Dovessi dare un giudizio al film in sé, sarebbe decisamente negativo: quattro vicende che non riescono a fare una storia e peccano troppo spesso in prevedibilità. Dal punto di vista recitativo Ezio Greggio è una mitraglietta, le ragazze sono piatte, Calà stenta, mentre Boldi, De Sica e Nicheli sono in forma.
Visto invece come documento di un periodo e una zona ben precisi, acquista un senso per il modo in cui i Vanzina sono riusciti a catturarne cliché e sapore. Plauso anche a un ritmo che non molla mai.
Insopportabile boiata nostrana. Il peggio degli anni '80, non come descrizione dei mali e dei vizi degli anni '80, ma letteralmente, come il peggio culturale della società di quegli anni trasposta nella produzione cinematografica. Gag vuote basate su stereotipi e ignobili nonsense con pessimi tempi comici. Forse si è fatto di peggio in "Occhio alla perestrojka", ma la gara è dura. Greggio è indigeribile e rispetto a lui gli altri tre paiono Buster Keaton, Peter Sellers e Charlie Chaplin. E ho detto tutto! Ignobile, davvero.
Commedia generalmente distrutta della critica ma in realtà non cattivissima. Volgare e superficiale come il mondo che descrive (la Milano da bere degli Anni Ottanta) ma dotato di un buon ritmo e di una confezione tutt'altro che cattiva, con regia e fotografia di discreto livello. Bravi i quattro protagonisti e colonna sonora zeppa di hit dell'epoca, integrate con alcune musichette (di Detto Mariano) in puro stile Anni Ottanta (una delle quali copia alla grande il tema principale di Beverly hills cop). Emblematico.
Spesso si legge di questo, come di tanti altri film del periodo, che non può che essere stupido in quanto rispecchia gli Anni Ottanta. Ma gli almeno trentenni ricordano che proprio in quegli anni si rideva con "Drive in" e col "Teomondo Scrofalo" di Greggio, quindi... Senza troppi sofismi, va detto che i quattro comici principali fanno perfettamente la loro parte con gli stereotipi che lo spartito richiede. Calà e De Sica brillanti, ma anche Boldi fa ridere con le sue macchiette. Insomma, per conoscere gli Anni Ottanta, va visto!
È un film che va avanti a forza di slogan pubblitario-televisivi, tormentoni, modi di dire, trasferiti di peso sul grande schermo (anche Greggio stufa con il suo copia/incolla dal "Drive in"). E ciò non può bastare a farne un film specchio degli Anni Ottanta. Solite storie di corna e di ambizioni frustrate. De Sica fa il Sordi rampante; Calà viene impiegato poco e male; Boldi insignificante. Sharon Gusberti imbarazzante e doppiata (come la Moro). Bella la Cléry. Meglio Yuppies 2, allora.
MEMORABILE: Nicheli chiede a Calà la casa in prestito per andarci con l'amante: "Stasera forse mi molla la Saint Honoré!".
Negli anni '80, tra Drive-In e affini, poteva anche essere divertente; visto oggi, crea un certo disagio, pur rimanendo una discreta fotografia del periodo. Si può ridere dei clichè su cui si fa satira, delle solite storie di fedifraghi sfigati o delle musiche dance ottantiane, ma la vicenda e le gag in sè sono ben poca cosa. Tra l'altro, a parte Boldi e De Sica, i quattro protagonisti interagiscono ben poco tra loro e presi singolarmente non strappano più di qualche timido sorriso. Il cast di contorno fa il suo solito mestiere. Vanzina-movie quindi.
Mediocre (c'è poco da fare) film di Carlo Vanzina, che s'impantana in una storia debole con alcune volgarità evitabili (i due che orinano dal cornicione sul portiere). De Sica è fastidioso, Boldi fa un po' troppo lo scemo, Greggio mitraglia più di quanto non facesse a Drive-In (e sbaglia); si salva solo Jerry Calà, ma non di molto. Evitabile; stranamente è meglio il seguito.
Grande successo dei Vanzina che raccontano gli anni ottanta e l'arrivismo delle nuove generazioni dell'epoca. I quattro protagonisti interagiscono poco tra loro (tranne ovviamente Boldi e De Sica) ma ognuno sa mettere a punto gag divertenti e personaggi dalla spiccata simpatia. Calà risulta il più realistico, Greggio il più comico, mentre Boldi prevale su De Sica (la storia del loro "episodio" ruota attorno al primo). Buono.
Primo di due film dedicato a questa categoria, con tanto di nutrito cast di nuovi comici rampanti (si fa per dire) degli Anni Ottanta. Se Christian de Sica, Jerry Calà e Massimo Boldi con queste pellicole ci vivono, Ezio Greggio, con la sua comicità "Drive in", al cinema, anche allora, risultava troppo televisivo e scontato. Come da tradizione vanziniana, anche questo film è ricco di musiche da discoteca. Stupisce trovare Sharon Gusberti della terza C, bella ragazza ma incapace anche a dire "Ahi", nel ruolo della figlia di Corinne Cléry. Bocciato.
È sicuramente un film manifesto di certi Anni Ottanta, ma il giudizio non può che essere negativo. Si ride (a tratti) e certe battute fanno ormai parte di un certo immaginario collettivo di quegli anni e di quel mondo, ma l'opera non è che una commediola leggera e di "bassa lega" italiota. Siamo un gradino appena sopra il "Drive In".
I Vanzina sono i fotografi della società italiana. Dopo l'analisi vacanziera (al mare e sui monti), i fratelli romani mettono in scena un ambizioso lavoro di sociologia anni '80: portare sul grande schermo i contemporanei comportamenti del rampantismo milanese (e non solo). La gente pensa che siano luoghi comuni, ma non lo sono. Reputo il film di un certo livello...
Milano Anni Ottanta: ma eravamo veramente messi così male? Cerrrto! Con la scusa di fare satira di un fenomeno di costume allora in piena esplosione (il rampantismo), i Vanzina fanno un'operazione di cinico sfruttamento di luoghi comuni. Il film risulta di conseguenza perfettamente in linea (o corrivo) con l'oggetto della sua presunta satira. Tra l'altro, per colpa di troppi attori scarsi, non fa nemmeno tanto ridere. Preferibile di gran lunga il seguito. Greggio imbattibile come non-attore.
Quattro sketch televisivi allungati, qualche scarto di "Drive in", qualche successo musicale del momento. Condire tutto in salsa-Vanzina e il film è servito: dal punto di vista artistico siamo di fronte alla più desolante mediocrità, dal punto di vista documentaristico si capiscce tantissimo del declino che il nostro paese ha vissuto negli ultimi decenni. I quattro protagonisti infatti, cafoni arricchiti che si danno un tono, sono drammaticamente simili alla nostra classe dirigente. Desolante.
MEMORABILE: Alla fine i quattro "rampanti" litigano su chi deve pagare il pranzo: grande esempio di signorilità...
Dopo una prima metà alquanto piatta e melensa, il film riesce a svilupparsi discretamente dalla scena di Boldi e De Sica (già superiore artisticamente al caro Massimo), la quale riesce a strappare qualche risata. Calà e Greggio non mi hanno convinto, mentre il compianto Dogui (Nicheli) è come sempre fantastico. Bella la Clery.
In pieni Anni Ottanta eccone il manifesto, o meglio l'esempio di un certo modo di fare cinema. La crema del momento al servizio di una trama piuttosto banalotta. Sui singoli va detto che se Calà e De Sica, per quanto i personaggi sian piuttosto piatti, convincono, Boldi annoia il giusto, ma Greggio è insostenibile: la sua recitazione ha la sostanza di uno sketch del "Drive-in" e lo stesso dicasi per Vastano, per fortuna relegato a fugace apparizione. Bella la Cléry. L'unico motivo per vederlo può esser la nostalgia di quegli anni.
Averlo rivisto dopo tanto tempo mi ha fatto quasi tenerezza, anche se sono di parte avendo vissuto la Milano di quegli anni. Lo trovo comunque un film molto divertente, per niente scurrile (come i film del genere che l'hanno seguito) e con personaggi che si fanno voler bene; su tutti Willy (Ezio Greggio) e il Direttor (il compianto Guido Nicheli). Molte delle battute sono entrate per diverso tempo nel linguaggio comune e hanno rappresentato per una generazione motivo di socializzazione e divertimento.
MEMORABILE: Willy: "Ma Amanda, tu non leggi Proust! L'uomo ama idealizzare ma quando il sogno diventa realtà scatta l'indifferenza!"
I Vanzina, nel ritrarre la società italiana in tutte le sue sfaccettature, nelle vacanze al mare e in montagna, d'estate e d'inverno, sono sempre stati un passo avanti. Un manifesto del rampantismo all'italiana nella "Milano da bere" degli Anni Ottanta, una feroce satira degli yuppies nostrani con le Todd's ai piedi e il ritratto di Gianni Agnelli sul comò. De Sica e Boldi più affiatati che mai, non male anche Greggio (seppur ripetitivo nei suoi sketch alla "Drive In") e Calà.
MEMORABILE: "Scusa ma tu di nome come fai, Penthouse?" (Ezio Greggio a Corinne Cléry).
I Vanzina, più che registi, li definierei "documentaristi", per la loro capacità di descrivere e fotografare al meglio un determinato periodo,. Dei protagonisti funzionano tutti tranne Calà, troppo calmo e poco scatenato, in questo film. Emerge Greggio, il migliore dei quattro, che in quegli anni portava sul grande schermo gli sketch del Drive In; oltre a De Sica e Boldi, molto in forma, ricorderei anche il Dogui, il miglior attore per poter immortalare quel periodo al meglio. Nel versante femminile spiccano la Moro e la ancor giovanile Clery; cult!
Quando i Vanzina tenevano ancora alto il buon nome del compianto padre (Steno) riuscivano ad imbastire buone commedie come questa questa. Il film, se lo si capisce, è un'amara e dissacrante satira sugli Yuppies anni 80, col mito dell'"Avvocato" Agnelli e poca voglia di fare strada a gradi. Nel cast si mette in luce l'affiatamento della coppia Boldi-De Sica, che surclassa (assieme al povero Nicheli) gli altri: Calà sottotono, Greggio troppo televisivo (ma simpatico). Bellissime la Clery, la Moro e anche la Gusberti.
Passato il sapore di mare e la prima ondata di vacanze, i Vanzina provano, più o meno causticamente, a tratteggiare la Milano di metà anni 80, superficiale e arrivista. L'esito è alterno: bene un Calà più misurato del solito, sufficienti Boldi e De Sica, male Greggio, al quale il cinema non ha mai fatto bene. La parte femminile è unicamente ornamentale. Tutto sommato, si ride abbastanza, ma la parte migliore è la nostalgica (attualmente) colonna sonora, dai Propaganda ai Modern Talking.
Nel loro periodo "milanese" i Vanzina hanno fotografato - seppur con toni enfatizzati - un clima di rampantismo professionale/estetico/economico meneghino (oggi sciaguratamente dissolto): come pochi altri ci sono riusciti e il film s'inserisce a pieno titolo nel filone, attingendo alla comicità di quel tempo e affidandosi a un cast variegato, nel pieno delle sue forze. Il risultato è una pellicola spassosa scandita da intensi tempi comici. Per gli amanti degli Anni Ottanta è un film imperdibile!
Anni 80 o 2000 il leit motiv è sempre lo stesso: cambia poco nella sostanza dei Vanzina. L'unico particolare è che Yuppies è figlio del suo periodo. Chi non c'era o non ricorda non può capire molte battute che fanno spesso riferimento a spot, luoghi comuni o trasmissioni TV di quel tempo. Cast bene assortito con un De Sica ancora agli albori del suo pieno successo. Qualche battuta riuscita e qualche gag divertente, ma nulla di più. Greggio più mattatore degli altri.
MEMORABILE: Boldi e De Sica parafrasano il famoso spot Aiazzone quando si portano le due "amiche": "Vedere per credere! E al saaaabato!"
Caposaldo della Milano da bere fatta di edonismo ed avventure extraconiugali, il film ha avuto il merito di aver aperto un filone. I Vanzina appaiono ispirati, le varie vicende credibili e strappano qualche sorriso. Sottotono De Sica, più ispirati Greggio e Calà, mentre Boldi ripete la solita tiritera. Sempre piacevoli i siparietti di Nicheli.
Oggi viene rivalutato come critica all'edonismo reaganiano, ma in realtà Vanzina dipinge con simpatia i protagonisti, suscitando più l'identificazione che la condanna del pubblico. Rilettura politica a parte, non si ride praticamente mai, salvo che per la scappatella di Boldi e il colpo di scena di Greggio a cena a casa della fidanzata. Più interessante la soundtrack, con Talk Talk, Freddie Mercury e Opus. Gusberti, Nicheli e George si sarebbero ritrovati ne I Ragazzi della 3°C.
MEMORABILE: L'amplesso canoro di Boldi; Le mirabili fattezze di Federica Moro; Le musiche.
Se negli intenti voleva essere un instant-movie sul fenomeno degli yuppies, la pratica lo smentisce del tutto, rivelando un assemblaggio di sketch sui luoghi comuni del rampantismo (dal culto di Agnelli alla vacanza a Cortina), citazioni televisive e pubblicitarie d'epoca e le solite storie di sfiga e corna. Gli attori - in particolare Greggio, che ripete i suoi tormentoni del "Drive in" - riciclano i loro usuali personaggi, ma con effetto comico bassissimo. Bello il florilegio da discoteca qui proposto, ma chi guarda con nostalgia agli Anni Ottanta è meglio si rilassi con I ragazzi della 3^C.
MEMORABILE: Le "doglie" di Calà mentre "partorisce" gli slogan pubblicitari; le canzoni di Sandy Marton, Valerie Dore, Modern Talking.
La commedia offre uno spaccato nitido del rampantismo milanese. Tre situazioni per quattro attori: Greggio ricalca i temi de "Drive In", Calà aiutato da Nicheli, Boldi (il migliore) e De Sica coppia affiatata. Ritmo notevole e accento sulla sociologia mondana per esprimere il modus vivendi dell'edonismo nostrano. Note negative, forse indipendenti dal film in sè, le musiche atroci del periodo e l'influenza su parte di quella generazione che non si è ancora liberata dal scimmiottare stereotipi finto-borghesi.
Uno di quei film che acquisiscono valore col tempo. Chiaramente molto perde (l’interpretazione di Greggio, vista decenni dopo Drive in, è spesso insopportabile), ma ritrae un momento, si badi bene, non di come era la Milano da bere, ma di come si pensava che fosse una parte della Milano da bere. Si ferma, pertanto, in superficie, da un punto di vista del costume (come le cronache hanno poi spiegato fin troppo bene), ma certi tipi di affanni, di manie, di esteriorità meritavano di essere immortalate. Degli uomini il migliore è Boldi. Fra le donne la Cléry ha il doppio di anni rispetto alla Gusberti e alla Moro, ma come fascino vale il doppio e come recitazione il triplo. Salvato da Morandini (**).
Fatte le debite proporzioni, si può considerare quasi il Fantozzi degli anni 80. Nel mirino di Vanzina non ci sono però i piccolo-borghesi ma la classe emergente del decennio, ovvero i nuovi rampanti della "Milano da bere". I protagonisti accumulano continue frustrazioni (sia lavorative che sentimentali) sino al finale in cui, proprio come nel capolavoro di Villaggio e Salce, arrivano a sfiorare il loro semi-dio (l'avvocato Agnelli!). Non tutto funziona, ma i protagonisti sono davvero in palla e non ci si annoia. Belle le musiche. Da vedere!
I Vanzina approcciano il trend ottantiano dello yuppismo indecisi tra l'analisi sociologica e lo sberleffo dei "vorrei ma non posso"; la prima però si riduce alla contemplazione onanista del glamour dell'epoca (di cui gli autori si confermano comunque attenti osservatori), mentre il secondo si risolve in una comicità cabarettistica (con qualche volgarità in più che nella tv di allora non sarebbe passata). A parte Boldi-De Sica già destinati al futuro duo, i protagonisti interagiscono poco: Greggio sembra al Drive-In, bene Calà con Nicheli.
MEMORABILE: L'unica volta che Massimo Boldi mi ha fatto ridere in vita mia: "Sognavo una vita diversa, libera... come in quel film degli anni '60: Sciuscià!"
Capostipite di un tipo di film che sarebbe poi degenerato nei moderni cinepanettoni, Yuppies racconta in modo divertente la Milano da bere degli anni 80. Sicuramente rivisto oggi piace meno che all'epoca; il fatto è che da allora tutti i film del genere hanno riciclato le stesse gag, quindi ormai ne siamo assuefatti. Minicult. **!
Parata di comici nostrani in una scialba commedia targata anni ottanta diretta da Carlo Vanzina. Certo è vero che ha avuto un suo successo (tant'è che ha avuto pure un seguito), ma a parte qualche battuta e qualche gag simpatica, non è che lo spettacolo sia così coinvolgente. Bene De Sica e Boldi.
I giovani di successo di Vanzina rappresentano un'epoca che non c'è più e che, per chi l'ha vissuta, rappresenta senza ombra di dubbio un periodo che si ricorda con una certa nostalgia. Fuori da queste dinamiche però il film non è che sia granché, anche perché di momenti esilaranti ce ne sono pochi. Molte delle battute sono riprese dai tormentoni dei personaggi del Drive in (su tutti vedi Greggio e Vastano). Un film che, fuori dal contesto dell'epoca, non è invecchiato bene.
Un film passato alla storia come manifesto della "Milano da bere", sorretto da una regia salda e da un cast in forma smagliante. Boldi e Greggio sono i migliori, ma anche Calà e De Sica non se la cavano affatto male. A rendere tutto più divertente non poteva mancare il "Dogui" Nicheli, vera icona del cinema vanziniano anni 80. Ottime musiche per un film non perfetto, ma sicuramente buono.
Cult personale che fotografa, assieme al sequel girato nel medesimo anno, le avventure di quattro giovani rampanti nella Milano da bere anni '80. Molto ritmo, luoghi comuni dell'epoca (il Cavaliere, la Y10 Turbo, la settimana bianca a Cortina, gli abiti firmati, Agnelli come status symbol) e le hit paradenti del momento sono gli ingredienti che fanno di Yuppies un piccolo capolavoro. Bellissimo il finale.
Attraverso la commedia i Vanzina trattano il fenomeno dei giovani professionisti metropolitani, del rampantismo e del riflusso anni '80, quando tutti volevano lasciarsi alle spalle l'orrore degli anni di piombo. Grazie al quartetto di protagonisti (Boldi, De Sica, Calà e Greggio) le risate sono assicurate, il ritmo e le gag ottime e c'è anche una bella soundtrack con le hit del periodo.
MEMORABILE: "Cortina è sempre Cortina... questa splendida cornice non cambierà mai, manco se fanno presidente del consiglio Natta!"
Uno dei peggiori film mai girati. Non c'è niente che si salvi; dalla ridicola sceneggiatura (una serie di discutibili sketch da Drive In) alla recitazione (le donne, Moro, Gusberti e Clery, sono indisponenti), passando per le musiche (una raccolta dei peggiori tormentoni eighties). Avrebbe voluto essere un'operazione satirica sul rampantismo di quegli anni, finirà invece per farne l'elegia e - colpa ancor più grave - dare inizio a un filone cinematografico imbarazzante.
Facile liquidarlo come prodotto superficiale della comicità milanese; si tratta in realtà di un film che rappresenta un mondo immaginario, a cui però molti a suo tempo aspiravano o a cui ritenevano che sarebbe stato possibile arrivare un giorno o l'altro: le carriere rampanti, le feste, la moda, le scappatelle, le vacanze a Cortina, fino agli irraggiungibili "Cavaliere" e Gianni Agnelli. Gli anni Ottanta erano una realtà molto più complessa, ma certamente sono stati anche questo e Vanzina ce lo ha ricordato con la leggerezza di una commedia.
A metà strada tra la commedia grossolana ma con una sua dignità, come Vacanze di Natale e il cinepanettone più becero. La prima parte è la migliore, presentandoci situazioni agghiaccianti ma talmente stupide da risultare divertenti. Poi va scemando e si fa un po' ripetitivo e noioso. Per quanto il film ruffianamente proponga di satirizzare sulla Milano da bere, risulta esso stesso esponente di quell'atroce periodo e ne è testimone il fastidioso razzismo e sessismo di fondo. Boldi è forse nel ruolo della (poco entusiasmante) carriera.
Non ci siamo proprio. Il fenomeno del cosiddetto "yuppismo", oltre a essere edulcorato, è raccontato male anche per via degli interpreti, poco credibili, soprattutto fisicamente (De Sica l'unica eccezione). La comicità è di bassissima lega e, per giunta, terribilmente invecchiata, figlia com'è degli sketch del Drive-in (in particolare il personaggio di Greggio ripropone tutti i suoi tormentoni televisivi). Meglio stendere poi un velo pietoso sulla "citazione" de L'appartamento, capolavoro assoluto di Billy Wilder, nella sottotrama con Calà alle prese con il proprio datore di lavoro.
Spaccato degli anni ‘80, della Milano da bere e del rampantismo, ben interpretato da un cast corale: il migliore è Boldi che ben presto si fa influenzare da un De Sica classico traditore. Tra i comprimari spiccano i soliti Bologna e Nicheli. Situazioni e personaggi stereotipati, ma per questo motivo anche molto verosimili per quanto concerne il periodo in cui è ambientata la pellicola, che scorre veloce e strappa più di una risata (Greggio a parte, veramente troppo ripetitivo).
Gli anni della Milano da bere, delle sciure con la pelliccia, del rampantismo fanno da sfondo alle vicende personali e amorose dei quattro protagonisti. Greggio cerca di supplire alle carenze recitative con una serie di tormentoni, Calà ha la parte migliore supportato da un sempre valido Nicheli. De Sica non aiutato da una parte felice è sottotono mentre Boldi è in forma smagliante. Qualche buona battuta si alterna a momenti non troppo riusciti, mentre la regia di Vanzina è sinonimo di ottima gestione dei tempi narrativi. Meravigliosa la Clery.
MEMORABILE: Greggio e Clery; L'insistenza di Nicheli nel perseguire il progetto; I tradimenti di De Sica.
Il ritmo sostenuto e le partecipazioni eccellenti non bastano a far decollare completamente il film, nonostante si mantenga su valori di piena sufficienza. Neppure le affascinanti location 80s sono sfruttate secondo le loro potenzialità, in quanto la scelta è quella di focalizzare al massimo i siparietti dei giovanotti sempre alla ricerca di avventure malandrine. Meglio la seconda parte, con il finale a far bagordi alimentari in una nota località sciistica che conclude il tutto in modo decisamente “glamour”. Tra i partecipanti è la mitica coppia Boldi – De Sica ad avere la meglio.
Un cult da riguardare sempre con nostalgia: nostalgia di quelle gag, di quella spensieratezza figlia degli anni 80. Sceneggiatura scarna ma con i quattro protagonisti in rampa di lancio. Splendido il parterre femminile, comprimari all'altezza (Nicheli su tutti). Il contorno è la Milano da bere con le sue macchine di lusso, i locali, le cene in piedi, la moda. Memorabile manifesto di un periodo.
MEMORABILE: "Anche se il richiamo allo spago vi echeggia nel ventre..." (Nicheli).
Appartiene a quelle commedie che non pretendono solo di far ridere, in quanto mettono sul piatto i limiti e la pochezza dei comportamenti di un classe sociale di un periodo storico preciso. Il denominatore che accomuna i protagonisti è lo stesso, ossia il vuoto morale che si nasconde dietro l’ostentazione del divertimento a tutti i costi. Magari non fa ridere a crepapelle, ma piccoli spunti di riflessione non mancano. La scena conclusiva è emblematica e dimostra la vera natura del finto borghese incapace di emanciparsi veramente.
Rivisto oggi è senz'altro un preziosissimo documento sullo yuppismo importato in Italia, che coincise perfettamente con gli anni della Milano da bere, simbolo di un capitalismo rampante e spietato ma ancora ''vitale'' in cui i beni materiali da esaltare erano tutto e il vuoto si mischiava all'edonismo più sfrenato come se si potesse durare così per sempre. Sul versante tecnico il film è ancora un ottimo meccanismo per garantire risate, con un cast perfetto in ogni sfumatura e una comicità sanamente volgare, scorretta e dissacrante. Il tempo ha fatto perfettamente giustizia.
Ricalca abbastanza fedelmente il mondo dorato della medio-alta borghesia degli anni 80. Si narrano storie semplici (uomini dongiovanni, ragazze castigate all'apparenza e simili) in un buon mix di situazioni divertenti. Sullo sfondo la bella e tranquilla Milano di quegli anni, detta non per niente la "Milano da bere". Da rivedere, piacerà molto ai nostalgici di quegli anni; nel complesso è un film discreto.
"Yuppies" è un film targato anni '80 che riunisce quattro pezzi grossi del momento: Boldi, Greggio, De Sica e Calà. Ma ci sono anche Guido Nicheli, Ugo Bologna, Federica Moro e persino Sharon Gusberti, oltre a Corinne Clery e Sergio Vastano. Un cast di tutto rispetto, almeno circoscritto al genere proposto. Il problema è che il divertimento è poco, con situazioni trite e ritrite (il sesso, che pare essere l'unico divertimento). L'unico che fa veramente strada nel lavoro è Giacomo (Calà). La pellicola merita una visione ma si poteva fare sicuramente meglio. Boldi svetta leggermente.
MEMORABILE: Il "parto" dello spot Velatissimo.
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Ciao a tutti volevo informazione su una location: nella sequenza dove il notaio (Boldi) e la sua segretaria/amante (D'Obici) vanno a mangiare come la definisce il notaio, la trattoria rustica, in che zona di Milano o altra città e stata fatta la scena? Grazie.
Bakuryu82 ebbe a dire: Ciao a tutti volevo informazione su una location: nella sequenza dove il notaio (Boldi) e la sua segretaria/amante (D'Obici) vanno a mangiare come la definisce il notaio, la trattoria rustica, in che zona di Milano o altra città e stata fatta la scena? Grazie.
La scena è solo di interni, quindi non individuando il ristorante (ammesso che lo sia davvero) non so riconoscerlo. Dalle vetrate (ma è notte, quindi poco ci aiuta) si vedono delle pompe di benzina e una via trafficata. Non è nemmeno detto sia stata girata a Milano.
Curiosamente nessuno dei quattro attori protagonisti è nato nella "Milano da bere" teatro degli eventi narrati nel film: De Sica è romano, Boldi, della provincia di Varese, Calà è nato a Catania e Greggio è piemontese.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (lunedì 28 novembre 1988) di Yuppies - I giovani di successo:
Mi ricorda Dagospia, con alcuni passi di un'intervista a Vanzina, che sono passati 35 anni dall'uscita del film e a questo punto devo (ri)vederlo per prendere posizione, visto che non l'ho votato e ricordo poco e nulla.
Complimenti a Key man per aver trovato la baita Bisconti di Cortina. Io l'ho cercata e ricercata e ricercata su mappe, google earth senza mai venirne a capo. Ma come hai fatto a trovarla?
Al minuto 34 circa vediamo all'opera il Commodore PC 20 (I pc Commodore erano una linea di pc compatibili IBM lanciati ad un prezzo concorrenziale) e l'applicazione GW-BASIC con la quale Giacomo (Jerry Calà) scrive un programma che dovrà "consigliargli" la strategia per riconquistare Margherita (Federica Moro):
Al minuto 49 circa possiamo osservare appesa al muro la famosa foto "Nastassja Kinski and the serpent" scattata dal grande fotografo di moda Richard Avedon nel 1981. Gli originali di questa foto sono stati recentemente battuti in varie aste per cifre che in certi casi hanno superato i 70000 $.