Il 1986 per Lamberto Bava rappresenta uno dei momenti più bassi di una carriera che invece qualche alto l’ha offerto; assieme al seguito non esattamente riuscito di DEMONI realizza questo MORIRAI A MEZZANOTTE, imbarazzante tentativo di riportare in auge il thriller argentiano con citazioni a più non posso che, almeno in un paio di casi, si rivelano in realtà plagi spudorati. Come può pretendere infatti Bava Junior di riprendere pari pari il particolare rivelatore de L’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO...Leggi tutto e sperare che nessuno ricordi? Ma è solo la punta dell'iceberg di un thriller purtroppo fallimentare, a cominciare dalla recitazione: non si capisce bene se sia in gran parte colpa del doppiaggio, ma Valeria D'Obici (forse più nota come la moglie virtuale di Massimo Boldi in tanti Vanzina-movies) è qui terribile e Leonardo Treviglio le si accompagna. Si salva con mestiere solo il buon Paolo Malco, che nel ruolo dell'ispettore è accettabile, mentre Lara Wendel, una delle più note scream-queen degli anni Ottanta, è graziosa (ancorché qui sovrappeso) e discreta, ma la sua Carol Terzi (un classico cognome argentiano) è un personaggio infelice quanto gli altri. Abbonda la comicità involontaria e l'impressione di un un budget minimale si fa strada in ogni angolo. Al risparmio anche la colonna sonora di Claudio Simonetti: pochi pezzi e uno solo che ricorda il vecchio stile dei suoi Goblin. Sorprendentemente parchi persino gli effetti splatter (un buon omicidio sotto la doccia e poco più), regia e sceneggiatura (scritta con Dardano Sacchetti, soggettista) da dimenticare. Colpevole individuabile a metà film.
Film minore di Bava, non privo di un fascino particolare e morboso che trasuda dall'impostazione prettamente nostalgica data dal tentativo di incrociare Hitchcock e il giallo "argentiano". Il tutto funziona solo parzialmente a causa di un cast d'attori poco efficace, tra i quali spicca Valeria D'Obici, in grado d'imprimere la giusta "maschera" malinconica al suo personaggio. Alcune violenti scene (il punteruolo nell'imitazione del delitto "sotto alla doccia") e la buona musica lo rendono interessante. Da segnalare la bellissima Barbara Scoppa.
MEMORABILE: L'omicida nel negozio di lingerie: mette a nudo, con coltello, il morbido seno della vittima...
Una recitazione sconcertante, in una vicenda sconcertante, lascia lo spettatore sconcertato. Pellicola poco riuscita ma, al di là della non grandissima ispirazione, resta il dubbio di cosa sarebbe uscito se si fosse avuto a disposizione un cast di elevato livello. Lamberto Bava aveva fatto assai di meglio con Macabro.
Thriller di routine, di ambientazione picena. Bava jr. è a corto di idee e cerca di sfiorare i 90 minuti citando L’uccello, I corpi e Blood simple e infila un’incongruenza dopo l’altra per giungere ad un excipit inverosimile. Prevalgono una recitazione e un doppiaggio pessimi e una svogliatezza d’insieme, che rendono questo film sicuramente dispensabile. Belle musiche di Simonetti.
Non ci siamo proprio. Il film, fino al momento della scoperta del killer, merita un'onesta sufficienza ma... alla scoperta del killer non si può non riconoscere come sia impossibile che lo stesso killer possa aver commesso almeno 1 degli omicidi. Inoltre nell'ultimo omicidio si comporta in un modo che nessuna persona sana di mente potrebbe fare. La colpa non sta nella sceneggiatura ma nella regia di Lamberto Bava il quale, se avesse gestito meglio il primo e l'ultimo omicido, non avrebbe fatto crollare un film che comunque poteva essere sufficiente.
Tre anni dopo il mediocre La casa con la scala al buio Baja jr prova nuovamente a cimentarsi nel giallo, sempre di matrice argentiana, ottenendo risultati ancora più magri della pellicola precedente. La storia, infatti, oltre a scopiazzare qua e là da più parti, non tiene minimamente desta l’attenzione dello spettatore e così, mancando il più piccolo brandello di tensione, la noia regna sovrana.
Si potrebbe definire una summa del morente genere giallo italiano: infatti incomincia come un giallo alla Dario Argento (col solito maniaco che fa fuori belle donne e il solito sospetto troppo etichettabile come omicida) e si conclude con un assedio stile I corpi presentano tracce di violenza carnale. Purtroppo gli omicidi non possono essere troppo sanguinosi (a parte uno nel finale) e la trama latita. Può piacere solo perché è la summa del genere, per il resto non arriva alle due palle e mezzo.
C'è di peggio. In un paese che ha prodotto Sodoma's Ghost, Hansel e Gretel e La croce delle sette pietre (per non parlare del Il Bosco 1), questo risulta essere un film decente. Un tributo di Lamberto Bava a Dario Argento (L'uccello dalle piume di cristallo) e Alfred Hitchcock (Psycho). Curiosa l'ambientazione di Ascoli Piceno (affascinante e silente), accattivanti le musiche di Claudio Simonetti (che ripropone "Out of Time" già in Demoni) sull'onda del successo del Rondò Veneziano.
Non è proprio il massimo, ma nel genere si è visto anche di peggio. Ci sono omaggi a diversi classici come L'uccello dalle piume di cristallo. Il cast vede in scena diverse belle e giovani attrici degli anni Ottanta tra le quali Lara Wendel, Eliana Miglio e Loredana Romito, mentre la prova migliore la offre Valeria D'obici. Nel cast maschile da salvare solo il sempre valido Paolo Malco, mentre l'interpretazione di Leonardo Treviglio non convince troppo. In alcuni momenti crea un po' di tensione, in altri è più debole.
Non disprezzabile questo thriller alla Argento di Bava Jr. I riferimenti ai classici del giallo/thriller, sia italiano che internazionale, sono spesso evidenti, ma se si sorvola sulla poca originalità del soggetto si rimane soddisfatti da un film che mantiene le promesse iniziali. Non eccessivamente splatter, ma non per questo noioso, il film riesce a mantenere alta l'attenzione grazie a una sceneggiatura sufficientemente elaborata e a un ritmo registico di buon livello. Nota di demerito per l'osceno doppiaggio in stile Paganini Horror. **½
Filmetto molto modesto che si diverte a fare scopiazzature (di scene, di idee) da altri thriller di ben altra pasta. Le ragazze in una villa nel mirino del killer? I corpi! L'aggressione in cui non si sa distinguere vittima e carnefice? L'uccello! Il delitto sotto la doccia? Psycho! Malconfezionato (le musiche stile poliziesco-farsa alla Carabinieri non gli si addicono neanche) e recitato malissimo (escluso il buon Malco), non gode neanche di buoni spargimenti di sangue. Scenografie scarnissime, SFX deludenti. Una visione potrebbe starci. *!
MEMORABILE: Il tentato omicidio della D'Obici: se Passi di danza plagiava I CANONI dei gialli all'italiana, questo film plagia LE IDEE, è ciò ne è la conferma.
Non il peggior prodotto italiano di quegli anni, ma di sicuro un film tutt'altro che riuscito per un regista che col tempo si è sempre più buttato via. Le citazioni, sempre se di citazioni si tratta e non di scopiazzature, non si contano, così come dimenticabili sono gli effetti speciali e la recitazione, piatta e svogliata. Con prodotti simili, ci si spiega come mai il giallo all'italiana sia stato in seguito messo da parte nel giro di pochi anni.
MEMORABILE: La ragazza che tenta di tenere a bada l'assassino col frullino... un perfetto esempio di comicità involontaria.
Ok, non è sicuramente il miglior film di Bava jr. Eppure cerca, seppur nella modestia dell'impianto generale, di omaggiare il genere giallo/thriller con un omicidio in doccia alla Psycho (ma con un rompighiaccio!) e con rimandi a L'uccello dalle piume di cristallo (il movente dell'assassino) e a Torso (l'assedio alle vittime). La recitazione è spesso sotto i livelli di guardia (il litigio iniziale da cui scaturisce il primo delitto è insostenibile). Originale l'ambientazione ascolana e ottime musiche di Simonetti. Insomma, guardabile.
MEMORABILE: Quanti riuscirebbero ad andarsene in giro tranquillamente dopo essersi beccati una pugnalata nel petto con un rompighiaccio? Nicola ci riesce...
Senza infamia e senza lode. Diciamoci la verità: Bava jr. non gira affatto male, e la sua capacità di sfruttare le location si vede anche qui (vedi la scena delle cabine sulla spiaggia). Ma la sceneggiatura e gli attori restano quello che sono, riuscendo a tenere desta l'attenzione più con il divertimento (non importa se volontario o meno) che non la paura. Il colpo di scena finale è il più disonesto (anche perché impossibile) mai visto in un giallo italiano. Mediocre, ma con un suo perché.
MEMORABILE: L'assassino taglia i fili del telefono: "Adesso che facciamo?" -"Chiudiamoci dentro!" Ma come vi viene in mente?!
Tra docce hitchcockiane, manichini baviani, fraintese colluttazioni argentiane, studentesse recluse in isolati edifici martiniani, manca una qualunque sintassi narrativa, c'è soltanto una regia abbastanza dinamica e alcuni scenari suggestivi: la sala del museo della scienza, il teatro vuoto dell'omicidio dell'infermiera, l'albergone decò, le cabine colorate sulla spiaggia avvolta dalla nebbia. Lo spiegone finale è un insulto alla logica, la presunta tempistica del primo omicidio è un insulto al buon senso. Recitazione e doppiaggio strazianti.
MEMORABILE: Gli ultimi dieci minuti filmati nell'albergo nella semioscurità, cosa che ritarda la scoperta del cadavere di una vittima, sfigurata dal frullino...
Incredibile puzzle di citazioni dei grandi maestri del giallo per questo film di Lamberto Bava, che sicuramente ha fatto di meglio ma che incuriosisce proprio per la caccia agli autorevoli riferimenti. Le situazioni inverosimili si susseguono e gli attori non sono granchè ma il finale invernale nell'hotel estivo non è proprio malvagio.
Tra alti e bassi a me è piaciuto. L'atmosfera sta tra quella televisiva e quella da grande thriller; location ottime, come la villa nel finale. Bava jr dimostra di saper girare ottime sequenze ma anche di preoccuparsi poco di altre situazioni come la recitazione degli attori. Girato in una bella città antica, per poi passare in una location balneare isolata come può essere il mare in inverno, in più con la nebbia: atmosfera che ho gradito molto. Certo alcune soluzioni sono poco riuscite. Musiche non male.
Giallo di rara assurdità e disonestà. Partenza debole ulteriormente affossata da pessimi attori e fotografia televisiva, e quando l'entrata in scena del buon Malco e il procedere quasi intrigante della storia lasciano filtrare qualche spiraglio di interesse, ecco una terribile citazione argentiana che spoilera il colpevole già a metà film, uccidendo qualsiasi ragione per continuare la visione. Poco male, tanto le idee sono finite e si tirerà all'assurdo finale mixando Torso e De Palma. Regia e musiche non male, ma con tali pecche servono a poco.
MEMORABILE: I titoli sui bei scenari ascolani, suggestivamente medievaleggianti (anche se la roboante OST simonettiana tra il sinth e il sinfonico c'entra poco).
Il film non sarebbe per niente male con un doppiaggio professionale e una sceneggiatura meno sciatta in alcuni punti. Ma la scuola argentiana, a cui Bava jr. appartiene, lo nobilita per quel tocco ansiogeno di alcune scene delittuose, nonché la trama arzigogolata ed enigmatica. Anticipa di molti anni Non ho sonno (c'è un serial-killer che sembra riemergere dal passato) e cita volutamente L'uccello dalle piume di cristallo del maestro Argento.
Il film è stato pensato e girato per la tv (in extremis distribuito al cinema nel giugno ‘86), il che vuol dire - per i canoni di allora - complessivamente meno oneri; ciò non toglie che, nonostante ci siano le premesse della bruttura, la pellicola abbia almeno il merito - o il vano intento - di rinverdire il thriller argentiano negli anni Ottanta. Buona l’ambientazione invernale un po' dismessa da "gialletto di provincia", ma paga lo scotto di una recitazione talvolta dilettantesca. Sul versante delle citazioni si può volendo sorvolare.
Giallo targato anni '80 che risente degli echi argentiani. Potrebbe anche sembrare il classico film di seconda serata e sarebbe anche gradevole se non fosse recitato particolarmente male, senza contare la sceneggiatura e i colpi di scena piuttosto prevedibili (quando una ragazza si trova sola, è segno che di lì a poco verrà uccisa). Niente di nuovo sotto il sole, quindi. Da vedere solo per curiosità.
Il confine tra tributo e plagio è molto sottile e Bava questa volta sembra averlo oltrepassato senza pensarci troppo, assestando un colpo pesante al suo stesso film. Un passo falso in piena regola nella filmografia altalenante del regista che, per l’occasione, confeziona un thriller bruttino e in definitiva noioso. Non si può nemmeno rimanere impassibili di fronte al doppiaggio urticante e ai dialoghi di bassa lega. Lentamente si finisce col perdere interesse finendo con arrancare per arrivare ai titoli di coda.
MEMORABILE: "Dio che faccia! Sembra te la sia spassata tutta la notte con una squadra di football!"
Un tripudio anni 80, a cominciare dalla sigla iniziale per proseguire con mise alla Flashdance e capigliature laccate. Il coltellaccio si materializza in prevedibili omicidi raffazzonati. La tensione è inesistente e le attrici aggiungono il carico da novanta con una credibilità direttamente proporzionale alla noia. Va bene scopiazzare Argento - non sono prevenuta al riguardo - ma almeno lo si faccia con criterio. Altrimenti il risultato è una brutta copia dimenticabile ai titoli di coda.
Devastante (la noia prevale) e devastato (la logica è parola arcana) pseudo-thriller (tensione pari a zero) di Bava jr. che si segue per inerzia e per capire a fondo quanto sia diversa l'alchimia argentiana dei suoi film migliori dalla bassa e derivativa chimica dei suoi epigoni peggiori (qui con l'aggravante ottantiana). Niente funziona, anche il mestiere nel girare è inerte routine e i bei luoghi delle ambientazioni sono sprecati. Alcuni passaggi sono particolarmente fastidiosi, il doppiaggio è irritante e il finale grida vendetta.
Lamberto Bava crede di essere Dario Argento e ne omaggia (imita spudoratamente) stile registico e narrativo, con tanto di inquadrature lente in soggettiva, sangue color rosso vivo e guanti neri dell'assassino. La recitazione o il doppiaggio (o entrambi) sono ridicoli, oltre al fatto che i dialoghi fanno principalmente pena causando troppo spesso grande ilarità. Assurdi i comportamenti dei personaggi-vittima, che fanno esattamente sempre tutto l'opposto di quello che sensatamente dovrebbero fare.
Inutile dilungarsi sul film: interpretazioni pessime, dialoghi di sbalorditiva puerilità e doppiaggio micidiale lo condannano all'infimo giudizio (nonostante Simonetti e il meccanismo psicologico del "voglio-vedere-come-va-a-finire"). Terribili le scene iniziali col poliziotto cornuto, esilarante il duello coltellaccio-frullatore (con filo troppo corto: dove sono le prolunghe quando servono?), da pollice verso la Wendel col pelo corto. Occhio: c'è un omicidio sotto la doccia.
Malriuscito tentativo di omaggiare (o scopiazzare, diciamolo) i grandi gialli all'italiana della decade precedente. Il fallimento della pur nobile impresa è dovuto principalmente alla natura paratelevisiva del prodotto, condotto da Bava Jr. con mano svogliata e popolato da attori poco convincenti (anche se Malco e la Wendel risaltano). Il plot è elementare, così come i colpi di scena, il sangue limitato, la tensione pressoché assente. La soluzione dell'enigma è, poi, quanto di più sciocco si possa immaginare. Finale sbrigativo e quasi comico.
MEMORABILE: Malco consiglia a sua figlia di "scappare" con le sue amiche e di non dire nemmeno a lui dove andranno... Motivazione: meno gente lo sa, meglio è. Ok.
Dopo una furiosa litigata con la moglie adultera, un poliziotto finisce nei guai quando questa viene rinvcenuta cadavere dentro la doccia... L'nizio lascia allibiti per il basso livello della recitazione aggravato da doppiaggi tremendi, e se il resto appare migliore è solo perché far di peggio era impossibile, in questo brutto giallo simil-argentiniano la cui sciatteria nella messa in scena non può essere giustificata dagli scarsi mezzi di una produzione tv. Bava jr. dirige male e anche un'attrice di valore come D'Obici si adegua al piattume generale.
MEMORABILE: Sulla spiaggia con il nebbione, l'aspirante vittima si lamenta: "Ma non c'è nessuno qui?".
Siamo negli inspiegabili territori del guilty pleasure, in un maelstrom di scene madri che vede chiamati in causa Argento, Martino, Hitchcock e addirittura Kubrick. Thriller scontato ma atmosferico, dall’insipido movente post-traumatico e con una forte, colorita illustrazione omicidiaria. Interessante l’impiego delle location, un po’ meno quello degli attori.
La fotografia è la cosa migliore e le citazioni argentiane danno intensità: l'aquila di Suspiria, certe inquadrature, una location de L'uccello dalle piume di cristallo, poi Laura Wendel (l'unica buona performance qui è sua) con un look che solo gli intenditori apprezzeranno, diverso da quello nel film di Argento in cui appariva e al quale questo film si rifà. La differenza sta in location antiche poco viste (con fotografia notevole) e interni moderni che creano un'atmosfera da Italia metà anni '80. Essendo "commerciale", con recitazione e sceneggiatura poco curate, perde un pallino.
MEMORABILE: Il lato B di Laura Wendel (Tinto Brass saprebbe valorizzarlo); Rondò veneziani modernizzati da Simonetti; La piazza da cartolina coi piccioni in volo.
Lamberto Bava cerca di riportare in auge il thriller alla Dario Argento con un film nel quale i riferimenti alla grande stagione del cinema giallo si sprecano e diventa divertente trovare l'origine delle varie citazioni. Valeria D'Obici è molto in parte, il film ben girato ma risente dei limiti imposti dal fatto che la sua destinazione definitiva è in televisione e quindi non può troppo osare.
Citazioni (scopiazzature?) a profusione, recitazione a tratti non proprio esaltante, affossata da un doppiaggio cacofonico (escluse un paio di voci), inverosimiglianze, movente e assassino improbabili, comportamenti spesso contro ogni logica, colluttazioni che a volte sfiorano il ridicolo. E allora perché non dispiace, questo Bava jr? Forse per le location insolite e azzeccate, per una buona tensione, per un fascino di un certo tipo di cinema vintage irreplicabile. Territorio giallo-slasher argentiano, sgangherato ma divertente.
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DiscussionePanza • 9/06/14 12:25 Contratto a progetto - 5248 interventi
Mco ebbe a dire: Forse allora la striscia mandata non corrisponde al giusto.
Se controlli con la funzione ricerca de La Stampa e Radiocorriere TV troverai il film di Bava alle 20,30 Venerdì 23 Giugno 1989 su Italia 7 (Telecity).
Panza ebbe a dire: Mco ebbe a dire: Forse allora la striscia mandata non corrisponde al giusto.
Se controlli con la funzione ricerca de La Stampa e Radiocorriere TV troverai il film di Bava alle 20,30 Venerdì 23 Giugno 1989 su Italia 7 (Telecity).
DiscussionePanza • 9/06/14 12:38 Contratto a progetto - 5248 interventi
Mco ebbe a dire: Panza ebbe a dire: Mco ebbe a dire: Forse allora la striscia mandata non corrisponde al giusto.
Se controlli con la funzione ricerca de La Stampa e Radiocorriere TV troverai il film di Bava alle 20,30 Venerdì 23 Giugno 1989 su Italia 7 (Telecity).
Panza ebbe a dire: Mco ebbe a dire: Panza ebbe a dire: Mco ebbe a dire: Forse allora la striscia mandata non corrisponde al giusto.
Se controlli con la funzione ricerca de La Stampa e Radiocorriere TV troverai il film di Bava alle 20,30 Venerdì 23 Giugno 1989 su Italia 7 (Telecity).
Ho controllato l'archivio de L'unità è effettivamente è segnalato il film di Bava. Buio può essere che la messa in onda che ti ricordi sia questa del 1989 o ricordi solo quella del Marzo del 1990?
Avendo lo stesso titolo, può essere che i quotidiani abbiano fatto confusione. Buio la grafica dei di sorrisi e canzoni è cambiata fra l'89 e il 90?
Didda23 ebbe a dire: Ho controllato l'archivio de L'unità è effettivamente è segnalato il film di Bava. Buio può essere che la messa in onda che ti ricordi sia questa del 1989 o ricordi solo quella del Marzo del 1990?
Avendo lo stesso titolo, può essere che i quotidiani abbiano fatto confusione. Buio la grafica dei di sorrisi e canzoni è cambiata fra l'89 e il 90?
Io ricordo che l'anno era il 1990 (primi mesi, non ricordo quale, però)
No, la grafica tra un flanetto del 1989 e del 1990 non cambiava (entrambe avevano le due righe di commento dopo la trama)
Poi, però, a metà anni novanta i flanetti di Italia 7 ebbero un drastico ridimensionamento, confinati in seconda pagina , microscopici e messi in verticale