Dopo aver combattuto gli zombi in LA NOTTE DEL MORTI DEMENTI, Simon Pegg (sempre diretto da Edgar Wright) affronta una nuova invasione di ultracorpi passando dal parodiare l'horror al giocare con un classico della fantascienza, sempre tenendo ben presente le coordinate della british comedy. Anche perché qui ci vuole un bel pezzo prima di deviare a sorpresa nel fanta; prima si assiste a una semplice reunion di vecchi amici di scuola che, guidati da Pegg, decidono di completare uno storico giro di pub (il cosiddetto Miglio d'oro) che avevano interrotto molti anni prima: dodici tappe per chiudere con l'ultima birra...Leggi tutto al "The World's End". Stavolta però, nella toilette di un pub, si accorgeranno di essere circondati da robot con fattezze umane, che vanno in mille pezzi spargendo inchiostro blu invece che sangue. Se però la prima parte, per quanto già imperfetta e priva di veri highlights, è tutto sommato divertente nella sua convenzionalità, la seconda si divora il film trasformandolo in un'interminabile, ripetitivo scontro tra il gruppo di amici e gli automi. Si ricalca lo schema dei MORTI DEMENTI insomma, ma senza più avere le idee buone per vivacizzare lo scontro. Per cui si tira avanti per troppo tempo dimostrando quel che già si supponeva capendo la spudoratezza nel ricalco della formula: una fotocopia svogliata corretta ma senz' anima.
L'inviasione degli "ultrarobot" dovrà fare i conti con un gruppetto di amici capeggiati dal Re dei dementi (vuole fare a tutti i costi il giro dei pub, che non aveva completato molti anni prima). Nel complesso, questa allegra fantacavolata non è male, grazie ai protagonisti, che riescono quasi sempre a riempire i vuoti di una sceneggiatura che ha ben poche cartucce da sparare (il tutto è solo un pretesto per permettere loro di dare il meglio-peggio). Qua e la si sorride e, se non altro, la pellicola scorre abbastanza fluidamente. Nota di merito per l'assurda cocciutaggine del protagonista.
MEMORABILE: Il rombo delle Bermuda, perchè per il vecchio sono due triangoli isosceli; La bibbia l'ha scritta Gesù; "La nostra è una civiltà fondata sui cazzoni".
Capitolo finale della “Cornetto Trilogy”. La coppia Wright-Pegg destruttura il classico film alla Invasione degli ultracorpi rielaborandolo secondo il proprio collaudato humor britannico e aggiungendovi i temi a loro cari (l'amicizia, i pub, la provincia inglese, la sindrome di Peter Pan). Il risultato ottenuto è su alti livelli, il personaggio interpretato da Penn è grandioso e il cast è ottimo. Il ritmo è alto e la regia di Wright inventiva ed eccellente nel dosare i giusti tempi comici. Chiusura perfetta e complementare della "trilogia".
MEMORABILE: L'esilarante dialogo con l'entità aliena; Penn alla sorella di Freeman: "Ci resterà il gabinetto degli invalidi".
Cinque amici d'infanzia si ritrovano molti anni dopo per portare a termine il giro dei 12 pub della loro città natale, ma la notte di sbronze è complicata da eventi imprevisti... Dopo aver fronteggiato zombi e paesani pro-loco, la Premiata Ditta Wright-Pegg-Frost affronta una invasione aliena stile baccelloni replicanti, con risultati assai gradevoli anche se non altrettanto memorabili a causa di un ritmo singhiozzante. Divertimento comunque assicurato: che il luppolo sia con voi!
Capitolo finale della "Trilogia del cornetto", riunisce nuovamente il vulcanico trio Pegg, Frost, Wright. Il risultato è un altro scanzonato film con una premessa non troppo originale, ma che di ciò fa la sua forza con un inaspettato punto di svolta che rende il minestrone molto più succulento. L'umorismo inglese tipico del regista non manca, sebbene le battute siano forse più deboli rispetto agli altri due capitoli. Molto simpatici e bravi gli attori. Fantastico come sempre il montaggio.
Sollazzante ma non troppo, specie quando la svolta fantascientifica s’infittisce appesantendo un po’ il tutto fra ridondanze narrative e derivatività di fondo. Nel complesso meglio la prima parte, scanzonata e goliardica, con Pegg mattatore assoluto a far da traino per un ritorno alle origini dove contava solo il rimanere se stessi nell’allegra genuinità spartana della provincia. Non conquista mai davvero nemmeno il lato puramente registico (estetica stravista, montaggio fiacco) e l’humour british non è affilato come in passato.
Lo stile di Edgar Wright si confà perfettamente con il mio personale gusto cinematografico e questo "La fine del mondo" è riuscito a mandarmi nuovamente in brodo di giuggiole, grazie a una regia dinamica che mette in scena gustosissime lotte in stile wrestling e a una sceneggiatura brillante colma di dialoghi divertenti. Pegg è un mostro di bravura e recita con naturalezza, ma anche l'ottimo Frost non scherza. Peccato per il finale, che non mi ha convinto fino in fondo. Edgar, ora attendiamo con ansia il tuo lavoro marveliano...
I botteghini sorridono timidamente e premi e festival non si fanno vivi, ma il cinema di puro intrattenimento di Wright è il più pirotecnico e attuale che si possa trovare in circolazione. Qui chiude la famigerata trilogia del Cornetto con un film sull'amicizia tra uomini maturi ai tempi dell'(imprevista) apocalisse aliena, una strizzatina d'occhio a Spielberg e una a Douglas Adams per un geniale sci-fi etilico con un cast in palla e la solita fracassona cifra di Wright condita da una sottile vena nostalgica per gli anni '90.
Ormai Wright, Pegg e Frost costituiscono una garanzia e anche questa parodia di horror e science fiction è notevole e fa sbellicare dalle risate. Da lodare i dialoghi, ficcanti e che spaziano su diversi soggetti, l'abilità del montaggio e il sonoro, in grado di imprimere forza alle immagini. Volendo essere pignoli qualche effetto visivo nel finale è discutibile, ma non è questo il film dedicato ai fanatici degli effetti speciali.
MEMORABILE: Gli arti rotanti; Tutti i dialoghi tra Pegg e Frost ma in particolare quelli nell'ultima birreria.
Un po' "buddy movie", molto commedia demenziale fantascientifica, La fine del mondo è un film difficilmente inquadrabile. La storia dei cinque amici che festeggiano un inusuale anniversario di bevute al pub punta su una sceneggiatura ricca di dialoghi e situazioni paradossali. Un limite è la durata eccessiva, compensata da un riuscito finale. Attori molto affiatati e buon doppiaggio italiano.
Ecco ancora Pegg e Wright assieme, ancora dementi, ancora divertenti. Questa volta è una sorta di viaggio con Jack al luppolo la scusa e gli ultraRobot l'elemento a sorpresa. Pegg nelle vesti del cialtrone, ottuso ed eterno adolescente funziona bene e Frost e co. sono eccellenti sparring partners. Unica nota leggermente dolente è l'effetto novità che va pian piano scemando finendo per rendere un po' faticosa la visione degli ultimi minuti. Rispetto ai lavori precedente siamo un gradino sotto, ma il duo/trio funziona eccome!
Essi vivono in Una notte da leoni. A 10 anni di distanza dal procelloso zombailamme di L'alba dei morti dementi, i due compari di bevute Pegg e Frost si ritrovano a tener testa a un'altra invasione nociva, questa volta contro malfidi occupanti di sangue blu animati da ecumenici ukase interspaziali. Wright rinfocola come un piromane segni e temi del film del 2004 (spirito cameratesco, spersonalizzazione, sindrome di Peter Pan) riproponendone il montaggio strattonante e i dialoghi divertiti e schiumanti di nonsense. Verso la fine si perde nell'ordinarietà retorica e annacquata ma lo spasso è garantito.
MEMORABILE: La comitiva di protagonisti che si scervella per selezionare un nome alternativo da dare ai robot alieni ("Robot che non sono robot", "Falsibot", "Nobot").
Giudizio positivo: anche se con il canovaccio utilizzato hanno pulito già altre pellicole, i Big Jim smontabili dal sangue blu e il duo Pegg/Frost non tradiscono le attese e riempiono quelle pinte di pura goduria che speranzoso ti aspettavi. Non è però come dice il titolo ed è inferiore ai Morti dementi: la lunghezza si fa sentire, specie nel mezzo e il finale è un po’ così (così...). Di sicuro mette una gran sete di luppolo e spinge a graditi revival alcolici con gli amici di un tempo.
Nuovo lavoro per il trio Wright/Pegg/Frost che torna dopo aver fatto gli ammazzazombi e i super sbirri. Il furore iconoclasta della regia e degli esplosivi protagonisti è al servizio di un'assurda storia fatta di birre, pub, nostalgia e invasioni trash da parte di robot dal sangue blu. Gag a raffica e citazioni a ruota libera, dai baccelloni di Don Siegel al "dannatissimo villaggio" di Wolf Rilla. Un lavoro egregio che perde qualche colpo per colpa di un minutaggio esagerato e di qualche giro a vuoto. Comunque divertentissimo.
MEMORABILE: Il primo scontro nei bagni e quello contro le gemelle.
Divertente e demenziale al punto giusto anche se sottotono e inferiore ai due precedenti capitoli della celebre trilogia del cornetto. Il cast eterogeneo e di talento supporta splendidamente una sceneggiatura brillante ma con qualche lungaggine di troppo. Finale scoppiettante ma forse esageratamente fracassone. Ci si diverte, abbastanza.
Commedia fracassona e strabordante che unisce cinque famosi protagonisti all'insegna dell'idiozia intergalattica. La strampalata idea di King di ripercorrere il "miglio dorato" non completato durante l'adolescenza, si complica via via e rende ardua e scoppiettante l'impresa. Pur nei suoi limiti (durata un po' eccessiva e discontinuità tra prima e seconda parte), siamo di fronte a qualcosa di più del semplice intrattenimento, tra battute fulminanti ed effetti speciali a sorpresa e grazie anche alla iperbolica performance di Pegg e compagni.
MEMORABILE: La scazzottata nel bagno pubblico e l'effetto sorpresa.
Una rimpatriata fra ex-compagni di scuola si trasformerà in una lotta senza tregua contro creature replicanti che stanno sostituendo gli umani. Wright recupera Pegg e Frost (ma invertendo i caratteri abituali dei due) e torna ai suoi temi più cari (l'amicizia e la crescita personale) per mettere le sue allegorie fantascientifiche (e i suoi consueti combattimenti visionari da videogame) al servizio di una non scontata critica alla globalizzazione dei prodotti, alla standardizzazione delle menti, all'annullamento delle differenze locali.
MEMORABILE: Lo scenario post-apocalittico della "scomparsa della connettività".
Solo ed esclusivamente per gli amanti del genere. L'idea di partenza di mescolare comicità ultra demenziale a fantascienza e un pizzico di horror non era niente male, ma L'alba dei morti dementi resta parecchio superiore. Pegg si muove come un invasato sparando battute spesso incomprensibili e i suoi amici non fanno granché meglio. L'unico a salvarsi è Frost, che sembra il classico ciccione destinato a finire in pasto agli alieni al primo colpo e invece rivela insospettate doti di leader. Non manca il pistolotto sociale suoi "Vuoti" emarginati.
MEMORABILE: Ma non ci aveva già pensato Jena Plissken a "spegnere" il mondo?
Il patetico amarcord di 5 uomini maturi tra i pub del villaggio natìo si trasforma in un incubo, costellato di ultracorpi simil-zombi pronti a invadere il mondo. Ovvero, il disordine cialtrone contro l’armonia universale: chi vincerà? Inizia come commedia, scivola nell’horror, finisce nella fantascienza, ma sempre con intelligenza, ironia e buon ritmo: film curioso, a tratti calzante e gustoso, a tratti (l’ultimo quarto d’ora) pretenzioso. Con buoni effetti speciali e qualche sorpresa (la scoperta del primo alieno).
Divertente commedia che parte dall'ennesima, tristissima reunion di amici dopo tanti, troppi, anni e finisce per sfociare nella fantascienza con incursioni nello splatter. Il punto forte sono senz'altro le interpretazioni del quintetto di protagonisti, tutti in parte. Non dispiacciono nemmeno certe battute, abbastanza argute. Qualche momento meno riuscito non inficia la qualità di questo buon film che ha come messaggio di fondo una spassionata ode alle imperfezioni degli essere umani.
Conferma del tasso alcoolico nel cinema di Edgar Wright come del suo scorrere sapido come birra ghiacciata e, per la verità, verrebbe da dire anche lieve come una sbronza da sabato sera, del cui divertimento e paturnie fumogene poco ci si rammenta al risveglio, pur lasciandoci in qualche modo ebbri di dolce malinconia. Buddy movie canonizzato dal luppolo, parodizzato in una ciuccatissima sci-fi, scritto al solito lucidamente e con una sobria scelta di cast in cui trinchettano maestosamente Pegg, Frost, Marsan, Freeman e Considine. Smaltata la Pike. Bevi o astemio emp(t)io robot.
Inzio al fulmicotone con un Pegg in grande spolvero. Buona l'idea iniziale della rimpatriata tra vecchi amici di adolescenza, canne e bevute. Però poi quando arriva la svolta nella fantademenza il tutto sembra appesantirsi, la storia diventa ripetitiva e le battute francamente latitano. Senza contare l'imbarazzante pistolotto finale di Pegg sui valori umani e la chiusa post-apocalittica stile Codice Genesi. Nel complesso un gran cast al servizio di una sceneggiatura (ma anche di una regia) che funziona a corrente alternata.
Opera divisa in due parti del tutto opposte fra loro, con la scazzottata di Pegg nel bagno del quinto pub a fare da spartiacque (un segmento che lascia obiettivamente di sasso per come si conclude). Prima di detto momento succede poco e dopo fin troppo, con situazioni già viste in cui gli zombi sono sostituiti da cloni alieni. Un umorismo meno marcato ed efficace rispetto ai due film precedenti e una parte finale che lascia quantomeno perplessi fanno sì che questo capitolo sia senza dubbio il peggiore della trilogia, pur non essendo un film complessivamente malvagio.
MEMORABILE: La Rock Bottom eseguita da Pegg al ragazzotto nel bagno, con esito sorprendente.
Logico punto di arrivo della "trilogia del Cornetto" di Wright, satira anticonformista costruita su modello siegeliano che intreccia il survivalismo de L'alba dei morti dementi alle minacciose comunità "perfette" di Hot fuzz, senza però vantare uno script all'altezza dei brillanti precedenti. Paradossalmente la prima parte, sottilmente malinconica e comicamente amara, regge meglio dell'improvviso twist fantascientifico, che apre le porte a una tranche centrale dinamica ma piuttosto hit-and-miss sul versante delle gag. Il finale, comunque, si risolleva con gran stile. Buono l'insieme.
MEMORABILE: Pegg salta le staccionate; Gli "ultracorpi" dal sangue blu e con occhi e bocche luminescenti; Il confronto conclusivo con la voce aliena; L'epilogo.
A conclusione della sua trilogia del "Cornetto", Wright sostituisce gli zombi del primo film con alieni "baccellofili" dal sangue blu. A cui però questa volta il duo Pegg-Frost oppone da subito una consapevole e vigorosa resistenza fisica, insieme a tre valide spalle (tra cui l'ottimo Considine) e una Pike perfetta nel suo recitativo sempre un po' stralunato. Fracassone, ritmato da scelte musicali indovinate, girato con budget superiore e quindi di eccellente resa spettacolare, diverte praticamente senza pause. Mezzo pallino in meno per il doppio finale catastrofistico.
La nostalgia del futuro. Il grande freddo cosmico. Gli orizzonti perduti mai così ritrovabili grazie a mondi tutt'altro che lontanissimi, anzi fin troppo ravvicinati. Wright sferra il suo colpo più cinematograficamente gobbo, irresistibilmente trasmentale nei primi 45' di impossibile rimpatriata a un passo dal surrealismo, dove comico ed esistenziale son pesche e vino da sangria narrativa, paradossalmente quel po' meno elettrificato ma trascinante il giusto nel tuttificare Ferrara e Carpenter, apocalisse e integrazione, vittoria e sconfitta fino a un ending tutt'altro che happy.
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in realta parlavo della ex moglie di Sean Penn, Robin Wright-Penn che è il vero deus ex machina dei film di Edgar Wright, è una cosa che sanno in pochi...praticamente solo io!! :)
DiscussioneZender • 2/10/13 19:09 Capo scrivano - 48842 interventi
Temo che dovrò sostituirla con Pegg, Bluto... Ma naturalmente se lei protesta e mi chiede di reintegrarla nel tuo commento lo farò ben volentieri.
Daniela nelle curiosità:
Il film costituisce il terzo capitolo della cosiddetta "Trilogia del cornetto". Infatti, come accadeva nei precedenti L'alba dei morti dementi e Hot Fuzz, ad un certo punto compare un cornetto gelato Wall's (da noi Algida) - anche se qui si tratta di una comparsata proprio "volante"...
Sarà pure una trilogia ma per me il secondo episodio della serie (Hot Fuzz), oltre a centrare poco con gli altri due capitoli, non ne è nemmeno all'altezza.
Con questa fanta-commedia mi son fatto le stesse grasse risate che mi ero fatto con L'alba dei morti dementi: ci sono dialoghi, atteggiamenti e situazioni assurde davvero irresistibili.
Le affinità col primo film di Wright sono parecchie e le due opere corrono sulla stessa frequenza d'onda empatica, interconnessi a un fil-rouge di corrispondenze molto robusto, un po' come i benignani Johhny Stecchino e Il mostro, o come i verdoniani Un sacco bello e Bianco rosso e verdone.
DiscussioneZender • 17/05/14 18:12 Capo scrivano - 48842 interventi
Mah, io ritengo quest'ultimo non all'altezza degli altri due, e nessuno all'altezza dei morti dementi, a dire il vero. E' vero che come tematiche questo sia più facilmente avvicinabile al primo, non credo possano esserci dubbi su questo, in effetti.
Il primo è superiore agli altri due. Hot fuzz e la fine del mondo sono più o meno sullo stesso livello. Rimane una trilogia indimenticabile. Ora sono curioso di vedere che combina con Ant-man in uscita il prossimo anno.
Sulla superiorità del primo capitolo la penso alla stessa maniera.
Assieme a 28 giorni dopo, Resident evil e al remake di Dawn of the dead, L'alba fu uno dei film che dopo il 2000 reinaugurò con successo il filone morto e sepolto degli zombi.
Rivedendolo mi è sembrato il più debole dei tre. Mi piace sempre l'amalgama degli attori ma come prevedibilità e ripetitività soffre nella seconda parte, si arriva stanchi alla fine..