Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Pol: Film modesto di per sé ma con un Sordi in grande spolvero, che nei panni di un furbo truffatore sembra non doversi neanche sforzare per risultare credibile e, soprattutto, divertente. Ovviamente è lui a mandare avanti la pellicola, ma anche i personaggi di contorno risultano godibili. Certo la parte romantica con la Koscina può risultare zavorrante, ma tutto sommato non è prevaricante rispetto ai siparietti delle truffe sordiane (vero motore del film).
Puppigallo: Col suo surreale marchio di fabbrica Nichetti confeziona una pellicola simpatica, che si lascia sicuramente vedere nonostante voli a una costante media altezza facendo qua e là sorridere. Lui è bravo nei vari ruoli e il padre (Scarpa) non è da meno. Non ci sono particolari velleità ma solo l'intento di mischiare le carte, realizzando tutto e il contrario di tutto, fino all'inevitabile reunion finale. Uno di quei film che, seppur piuttosto singolari, fanno parte di un preciso periodo temporale, uscendo dal quale mostrano inevitabilmente i segni dell'età.
MEMORABILE: "Quanto costa il Re a dondolo?"; La madre orgogliosa: "Guarda cosa è diventato". E il padre: "È diventato un deficiente"; La capacità di impigliarsi.
Cotola: Brutto film di Risi a causa dei troppi luoghi comuni di cui è infarcito e di un andamento narrativo del tutto prevedibile. Gli sceneggiatori non si sono sforzati molto nello scrivere una storiellina esilissima che presenta pochi guizzi e soprattutto poche unghiate che vanno a segno. Anche la miscela di dramma e commedia stavolta non è particolarmente riuscita. Gassman è bravo ma non basta, Madia era promettente ma l'eccessiva esaltazione a seguito della pellicola gli ha fatto più male che bene, tanto da farlo sparire in poco tempo.
Markus: De Carlo mette in scena un suo romanzo ambientato a Los Angeles, spostando la vicenda a New York. Suo alter-ego un giovane Rubini. Il regista ha l'accortezza di mostraci la città in maniera non cartolinesca, ma la messa in scena - per com'è posta allo spettatore - è piuttosto ridanciana e i buoni intenti dell'autore finiscono nel tritacarne delle esigenze produttive del cinema di maniera (il ragazzo squattrinato con la chitarra e il sogno americano, sai che novità). Finanziato da Claudia Mori e presentato imprudentemente a Venezia.
Buiomega71: La Gialappa's funziona bene in tv, molto meno al cinema. Accozzaglia di comici provenienti da Mai dire gol, saturazioni comiche surreali perlopiù non riuscite (Fabio De Luigi e il meteorite, per esempio). Non male lo sciroccato personaggio di Hendel e sexy (ma non fa ridere) la Gerini. Nel parapiglia pulpesco (dove ci si diverte poco) si salvano i tre disastrosi yakuza di Aldo, Giovanni e Giacomo che meriterebbero un film a parte tra cattiverie e ferocia (il dito mozzato fatto a pezzi e dato al cane, il harakiri con la katana): salvano il film dall'inutilità.
MEMORABILE: Tutte le gag di Sakato, Pokoto e Mamoto; Le imbarazzanti citazioni cinefile; L'intervento del TG 5 con Mentana.
Markus: Amore e fornelli per questo sentimentale pensato soprattutto per lei. La vicenda si districa tra diatribe culinarie, chef (e aspiranti tali) con annessi, connessi e gelosie che sul lavoro non mancano mai. La connotazione della pellicola di Christie Will Wolf (non nuova a film di questo genere) è chiaramente volta al lieto fine e allo sbocciare dell'amore su tutto. Il film scorre veloce: un vantaggio non di poco conto, se consideriamo che il soggetto è eufemisticamente abusato. In ogni caso scadente.
Galbo: Ordinaria giornata lavorativa per tre poliziotti francesi alle prese con una crisi di coscienza legata a un caso del proprio lavoro. Un film che punta sulla caratterizzazione dei personaggi che alternano i problemi lavorativi alle problematiche vicende personali; questo doppio piano di lettura tende però a "diluire" e rendere meno incisiva la vicenda principale che è quella maggiormente interessante. Buone ambientazione e prova degli attori, tra i quali spicca la bella e brava Virgine Efira.
Jdelarge: Film esemplare, diretto da Scott, sulla guerra tra America e terrorismo medio-orientale. La sceneggiatura è intricata ma ben sviluppata, DiCaprio una certezza assoluta e Crowe adatto al personaggio che interpreta. Il concetto che emerge in maniera ottimale all'interno del film è che in una guerra di questo calibro non ci sono verità né bugie, ma fatti e avvenimenti da cercare di portare dalla propria parte. Ferris preferisce l'Oriente e lo si può capire fin dall'inizio (altro elemento di originalità all'interno del film).
Redeyes: Decisamente singhiozzante e insicuro, questo film che passa da buoni spunti a momenti quasi da riempitivo. Il cast sarebbe da sfruttare e invece si lascia che sia Battiston l'unico a poter strappare un buon momento. Favino-Volo non al meglio, Pandolfi-Tirabassi-Sassanelli quasi inutili, non per colpa loro. La storia resta sospesa tra il paradossale, la commedia impegnata e non so nemmeno io cosa. Il finale, per quanto un bel tramonto, conferma questa mediocrità e un eccessivo buonismo persino evitabile.
Homesick: Il continuum che dal romanzo “Cuore di tenebra” di Conrad giunge ad Apocalypse now passa anche per questo western di Douglas, interessante per l’ampio influsso esercitato sul nascente western di casa nostra almeno per due aspetti: il suo colorito quartetto di protagonisti - in testa l’insubordinato sudista Boone e i deliri di onnipotenza di o’Brien - e il suo epilogo spettacolare, poi ricalcato da Peri nel bizzarro Tre pistole contro Cesare. Girato quasi esclusivamente in esterni, con massimo risalto degli aridi paesaggi fotografati in Cinemascope.
Mclyntock: Piacevolissima commedia western, retta magistralmente dalla coppia Ford-Fonda, impeccabili nel mantenere il giusto brio per tutta la durata del film, che pecca di inerzia registica e di qualche banalità di sceneggiatura. Ci si diverte, grazie a loro, che accelerano il ritmo quando serve. Godibile!
Luchi78: La coppia comica Villaggio-Banfi ha sicuramente ben altre potenzialità rispetto a quelle viste in questo film di Mogherini. Infatti la pellicola prende un po' di colorito solo durante qualche duetto comico della coppia protagonista, che tra l'altro si cimenta in scenette demenziali di poco gusto. Sicuramente meglio il delirante finale.
Capannelle: Vedendolo nel 2021 balza subito all'occhio la diversa collocazione del combattente afghano, ieri eroe oggi pericoloso terrorista. E' un film girato con ritmo e cattiveriia apprezzabili e caratterizzazioni prevedibili ma tutto sommato efficaci. Peccato che gli attori scontino tratti somatici poco russi e poco orientali come anche che le loro interrelazioni prendano la strada della farsa, in particolare l'amicizia smodata tra l'afgano e il russo dissidente o il gruppetto di donne che compare dappertutto.
Puppigallo: Parte piuttosto bene, con l'occupazione dell'appartamento e le conseguenti problematiche per chi, da un giorno all'altro, si ritrova senza un tetto. La soluzione dei forzati-sfrattati è da pura commedia; e il contributo del nonno, che dice pane al pane e devasta tutti con le sue russate definite "soprannaturali" consente allo spettatore di seguire sorridendo. Poi però, da metà pellicola, il tutto vira verso la denuncia, col piccolo dramma (il figlio minore) e quello più serio (l'amichetto della sorella). Il risultato è una pellicola bifronte, che perde colpi da entrambi i lati.
MEMORABILE: Il nonno, riferito ai condòmini: "Tra un po' ci tireran pure le noccioline"; "Uè cioccolata torna al paese tuo a costruire piramidi"; Cane ringhiante.
Markus: Secondo capitolo della saga "piedoniana". Il film è diverso rispetto al precedente, da cui tutto sommato prende le distanze (anche geografiche, visto che dal sole di Napoli ci trasferiamo nell'umida Hong Kong). Per via delle ambientazioni e di alcune scene "action" appare quasi un film con James Bond. Si ride abbastanza e all'epoca era un film formidabile per i bambini, nonchè per gli adulti che volevano passare un paio d'ore spensierate. Una bella pellicola, dotata anche di una stupenda colonna sonora.
Cotola: Seconda avventura extralarge per la curiosa scimmietta George ed il suo amico dal cappello giallo, Ted. Stavolta i due viaggeranno in diversi paesi per consentire ad un cucciolo di elefante di ricongiungersi con la sua famiglia. Rispetto alla serie c'è un andamento meno sketchistico e più narrativo e non potrebbe essere altrimenti. La storia è semplice, ma il ritmo è buono e così anche gli adulti non rischiano di annoiarsi o almeno non troppo. In originale tra le voci, piccole particine per Tim Curry e per il grande Jerry Lewis.
Il Gobbo: Pseudo-western andaluso (ma a tratti sembra d’essere in Sardegna!), con trita vicenda di latifondisti prepotenti, e misterioso “eroe con passato” che diviene riluttante redentore. Si chiuderebbe un occhio sulla trama se il film non li facesse a tratti chiudere entrambi, data la fiacchezza del ritmo. Il vecchio Camus era un mestierante senza lampi, e al film mancano i tocchi di follia all’italiana. Ultra-trash la Buccella. Ridistribuito come sotto-Trinità con finale cambiato.
Dusso: Commedia giovanile con alcune belle scene (quella del pallone, il momento finale con "Life is Life", il discorso di Topher Grace prima di entrare nella palla). La Faris rossa è molto meglio del solito, la Trachtenberg si vede pochissimo. Non sembra neanche (se si escludono musiche e acconciature) di essere nel 1988. La Palmer assomiglia davvero molto a Kristen Stewart. Nel complesso il film non è male.
Disorder: Per quanto riguarda la regia, siamo ai minimi storici: zero ritmo (solo un susseguirsi di statiche vignette), zero cura per la fotografia, zero cura per le musiche ecc... Eppure il film galleggia grazie ai 'solisti' d'eccezione, a partire da Greggio e Leo Gullotta, ma anche Solfrizzi, Fassari e la Leone. Certo, ognuno recita a modo suo e quasi per conto suo, quasi che il regista li abbia messi li con il canovaccio e poi semplicemente ripresi. Solo sufficiente.
Faggi: Implausibile (e chi se ne frega, in questo caso) ma spettacolare. Vero laboratorio di esperimenti fotografici e trucchi di vario tipo per Bava, che ci regala autentiche visioni in celluloide. Dialoghi come sentenze scolpite nel marmo funzionali alla trama. Gli si perdonanano le ingenuità e anche l'enfasi e il clangore (tarati, forse, sul gusto dell'epoca).
Jandileida: Interessante tentativo di affrancarsi dalla commedia all'italiana più commerciale, generalmente basata su sentimenti proposti un tanto al chilo. L'espediente della truffa è sempre molto malleabile e, se ben usato, divertente: i due registi imbastiscono su queste base una struttura a incastro ben orchestrata nonostante mostri alcune crepe logiche abbastanza evidenti, soprattutto verso la fine. Il resto ce lo mettono Leo e Giallini: il primo riprende il ruolo solito di buono ma non troppo e il secondo dà sfogo alla sua fantastica gigioneria.
Jurgen77: Modesto film bellico di produzione italiana di fine anni sessanta, fa parte di una "trilogia" diretta da Montero. Budget ridicolo, divise pure, ricostruite senza nessuna attinenza storica. Trama scontata nei canoni del genere e discreto il livello d'azione. Buoni gli esterni girati in Cirenaica. Attori di genere del periodo.
Kanon: Ogni tanto Hollywood decide di raccontare le gesta di qualche criminale rigorosamente esistito, cadendo così nei soliti esercizi di maniera e nelle solite divagazioni sullo scontro Bene vs. Male. Che dire, niente di nuovo e nulla che non si sia già visto altrove, ma il compito è ben svolto e nonostante il ritmo pacato, non si arriva mai alla noia grazie anche all'ottimo cast. Scorsese, Demme, Mann, Friedkin, De Palma, Coppola, Leone... un altro nome eccellente da aggiungere alla lista.
Redeyes: Non ritengo sia una delle opere peggiori dei due attori, questa, sopratutto in virtù del fatto che ogni anno negli States ci propinano polpettoni come questo, con anche minor cura e grande successo. La mia valutazione va oltre il botteghino soffermandomi sul fatto che sì è grossolana la risata, ma è totalmente priva di inutile nudo e i caratteristi di contorno alle due primedonne funzionano molto bene. Nel complesso vedo sempre volentieri questo film e due stolte risate me le faccio sempre.
Enzus79: Seconda trasposizione dell'omonimo fumetto dopo quello con Sylvester Stallone. Il giustiziere di Mega City One questa volta è imprigionato nel quartiere comandato da Ma-Ma. Pellicola che non annoia: scorrevole, adrenalinica e dai ritmi alti, con scene al limite dello splatter. Karl Urban, seppur col casco per tutto il film, non raggiunge i livelli di Sly. Buona la regia.
Faggi: Western non di quelli straordinari firmati da John Ford ma di precisa fattura, che si fa apprezzare per la bella vicende sceneggiata bene e per le interpretazioni dei due protagonisti (i loro duetti, ironici e dialettici, sono la cosa migliore del film); interessanti e ben condotte le psicologie dei vari personaggi e tutta la messa in scena. Lo si segue volentieri e fila liscio senza intoppi alternando commedia e toni drammatici. Tutto sommato un modello per prodotti futuri di altri artefici.
Anthonyvm: Il primo capitolo non durava neanche un'ora e serviva solo a introdurre la storia. Con questo secondo episodio il plot si complica ulteriormente: saltano fuori nuovi personaggi, altri rapimenti, presunti omicidi di neonati e persino una parentesi onirica con dialoghi nonsense à la Lynch. A prescindere dalla fattura economica e dal cast non sempre preparato, qui il vero fardello è la verbosità: le indagini sono così complesse e i personaggi citati tanto numerosi che è difficile trovare un momento di silenzio, anche perché molti passaggi vengono spiegati più di una volta. Estenuante.
MEMORABILE: La ridicola strega; Il risveglio della serva col bebè morto in braccio; La protagonista alle prese con la sua sosia malvagia in casa; La resurrezione.
Galbo: Storia familiare ambientata in un piccolo paese salentino. La vicenda ruota intorno a una vecchia casa che simboleggia, insieme alla figura di un’anziana governante, l’attaccamento alle proprie radici e alle tradizioni. Sebbene la caratterizzazione dei personaggi sia un po’ schematica e lo sviluppo della storia prevedibile, è gradevole l’atmosfera dolce amara che caratterizza la pellicola, segnata da un ritmo lento e compassato che non disturba. Buona la prova degli attori, la Sardo in particolare.
Daniela: Una ragazza abilissima guidatrice che si occupa di trasporti clandestini si trova alle prese con un "carico" speciale: un bambino braccato da un poliziotto sadico che gli ha appena ucciso il padre... Action sudcoreano i cui meriti non vanno cercati nella trama, che ricorda quella di tanti altri film, ma nella direzione delle scene notturne d'inseguimenti d'auto, molto ben realizzate senza ricorso ad effetti digitali, e in una bella sequenza di combattimento al buio con uno struggente epilogo subacqueo. Peccato per gli ultimi due minuti, che risultano posticci oltre che inverosimili.
Schramm: Rinuncia a Satana e troverai qualcosa di infinitamente peggio: l'uomo, autopromossosi vicario e sicario di Dio. Rinuncia a Satana, e canterai cosa fanno sul balcone dittatura e religione. Rinuncia agli inferi, ché li hai già a disposizione mascherati da terra promessa. Colonia Dignità come Divisione della Gioia, secondo quel macabro spirito di patata in cui eccelle puntuale la storia novecentesca: non meno puntuale è il film nel ricamare il peggio cileno con pizzo sanGallenberg intinto nel jonestowniano arsenico: punto-Mullan e croce-Bechis e la maglia di storica lana vetrata è indossata.
Deepred89: Si teme l'ennesimo giustiziere della notte e invece la classica parabola vendicativa si esaurisce nei primi minuti. A quel punto il film prende quota facendosi dinamico e imprevedibile: una lotta senza esclusione di colpi tra un buono e un diversamente buono continuamente rilanciata da improvvisi momenti di azione violenta e rocamboleschi colpi di scena. Gli ultimi minuti mandano la verosimiglianza a farsi benedire e non saziano la sete di apocalisse aizzata da certi dialoghi alla Seven sparsi lunghi il persorso. Ma l'adrenalina resta elevata.
Rigoletto: Non si resta indifferenti davanti a un firmamento di stelle legate a una storia di Agatha Christie. Già nello scorrere il cast si ha l'acquolina in bocca e il luculliano pasto che ci offre Guillermin sazia abbondantemente. Ustinov/Poirot è un connubio vincente perché la sua arte gigionesca, manifestata lungo tutta la carriera, trova qui naturale sfogo. Tutto il film è calibrato, dosato in maniera perfetta. Chi ama il giallo non può perderlo, chi non lo ama ne uscirà comunque arricchito.
Il Gobbo: Atroce mattonata di Lattuada, alle prese con un testo di Berto come lui in fase calantissima, e con la vena surreal-poetica di Pozzetto male intesa e mal sfruttata. Ne viene fuori un insopportabile miscuglio di vaniloqui ecologisti alla Celentano predicatore, e di commediola di provincia volgarotta ma senza graffiare. Pozzetto sprecato come qualche lieta apparizione del cast, la Di Lazzaro era tanta roba ma non funziona. Poco o nulla da salvare.
Daniela: I professionisti sono uomini assoldati per liberare una donna rapita da una banda di ribelli messicani. L'impresa è ardua ma non impossibile, tuttavia durante la vicenda i quattro dovranno affrontare non solo tanti pericoli ma anche scelte di ordine morale, dato che la cose non sono come appaiono. Bel western, con una storia avvincente di amicizia virile ambientata all'epoca della rivoluzione messicana. Nello splendido cast figurano autentici assi come Lancaster, Marvin, Ryan, Strode ma il migliore di tutti è Jack Palance.
MEMORABILE: Lancaster dà l'ultimo addio alla guerrigliera messicana
Cangaceiro: Un Tony Scott abbastanza diverso dal solito. Non si parte a velocità folle e l'azione (che pure c'è, eccome) non è l'unica ragion d'essere del film. Introspezione, tenerezza e profonda caratterizzazione dei personaggi spadroneggiano per larga parte della pellicola. Grande merito a Washington, impeccabile attore a tutto tondo sempre più a suo agio nel vorticoso e multiforme cinema del regista. Confezione di lusso come d'abitudine, così come la durata sfiancante e inopportuna. Scontata, stravista ma efficace la megavendetta. Eccentrica comparsata per Giannini.
MEMORABILE: La tortura alle dita, in sottofondo si sente cantare il caro Luciano Pavarotti.
Piero68: La prova provata che si può fare un film decente e diverso seppur prendendo spunto da una serie di fumetti. Snyder ci riprova dopo 300 e da una buona prova. In primo piano non il super eroe ma l'uomo che c'è dietro la maschera. Oltre quindi i soliti banali clichè Marvel il film scorre gradevole nmonostante le sue quasi tre ore. Effetti e sonoro ad ottimi livelli e sceneggiatura che regge bene. Divertente poi la schiera dei personaggi famosi citati: da Bowie a Jagger passando per Warhol. Mi ripeto: c'è di più oltre i soliti banali filmetti Marvel.
Pigro: Ampia famiglia patriarcale in una baraccopoli romana si barcamena tra sogni di benessere e avidità. Un'incredibile corte dei miracoli che sembra uscita da un dramma di Valle-Inclàn: viaggio grottesco nell'antropologia moderna, lombrosianamente divertito nella descrizione di nuovi mostri e pasolinianamente partecipe di questo mondo a parte. Ma più che un documento di vita vera è un grande affresco allusivo della cattiveria che attanaglia individui di qualsiasi estrazione sociale: i brutti, sporchi e cattivi siamo noi tutti. Manfredi eccezionale.
Daniela: Solita coppia di poliziotti apparentemente mal assortiti ma in realtà formidabili in quanto si completano a vicenda: Willis (sottotono) dovrebbe essere quello più maturo (si fa per dire), Morgan (fastidioso) il suo collega parolacciaro, spiritato, incontenibile. Il succo del film sta tutto nella prima sequenza, ultracitazionista e letteralmente gridata: una confusa teoria di luoghi comuni del poliziesco d'azione brillante e superficialmente scorretto, come se da Arma letale in poi non ne fosse passata d'acqua sotto i ponti. Noioso.
Markus: Un delitto nell'ambito dei prestigiatori fa fuggire la bella assistente di un mago in Messico, dove berrà uno elisir dai poteri soprannaturali... Film con qualche ambizione di troppo, ma che ha il buon gusto della bella fotografia e di qualche seducente ripresa. Sul fronte della vicenda, estrapolata da un romanzo, non c'è molto da rallegrarsi: amalgamare commedia pseudo brillante e spionaggio non è sempre operazione facile. Infatti, su questo fronte, Clare Peploe (moglie di Bernardo Bertolucci) non eccelle. Bridget Fonda si gode il momento.
Sibenik: Quando Greggio e Calà funzionavano ancora, con un canovaccio di bassa lega si poteva comunque cavalcare agevolmente la tigre di un film basato sull'apertura ad Est dell'Europa e sfruttare l'idea delle belle fanciulle che per un paio di collant e due tobleroni erano pronte a concedere la propria pregiata merce all'italico di turno. Per il resto, solita commedia degli equivoci ben costruita attorno a marpioni come i suddetti.
MEMORABILE: L'inferno quotidiano di Calà, dopo essersi trastullato in terra bulgara, strappa gran risate..
Galbo: Il nemico alle porte è uno dei pochi film sulla resistenza russa (di Stalingrado) all'assedio nazista. Il regista Annaud dirige efficacemente scene di battaglia girate senza risparmio di mezzi e adoperando un cast molto valido (con Jude Law e Ed Harris nelle parti principali). Il limite del film è l'eccessiva freddezza della narrazione derivante da una sceneggiatura stereotipata e senza i chiaroscuri necessari ad una vicenda del genere (il film schematizza troppo la distinzione tra buoni e cattivi). E' comunque visivamente efficace.
Anthonyvm: Giallo giudiziario non molto interessante, ma che si lascia seguire con scioltezza grazie pure a un cast ben assemblato. Il plot è linearissimo e i colpi di scena tranquillamente intuibili, tuttavia lo script (in parte opera di Raymond De Felitta, figlio di Frank) controbilancia la semplicità strutturale con qualche dialogo godibile. Peccato che i pochi accenni morbosetti (il rapporto fra la Griffith e Craig Sheffer, i gusti particolari della ragazza uccisa) rimangano in superficie, contribuendo al senso di anonimia che si avverte di scena in scena. Dimenticabile, ma c’è di peggio.
MEMORABILE: L'inizio con la ragazza nuda uccisa in piscina; Le foto con cefalopodi di Sheffer; Risveglio con cadavere; La rivincita del dobermann preso a calci.
Taxius: Terribile parodia di 300 che ha il suo migliore pregio nella breve durata. Demenziale non significa divertente e il film della coppia Friedberg e Seltzer ne è un esempio. Il film, senza trama è un'accozzaglia di gag terribili al punto che il film più che divertire annoia. Qualche cosa di divertente qua e là c'è, ma è troppo poco. Evitabilissimo anche per gli amanti del genere.
Ronax: Torrido melodramma tropicale che vede la bella Zeudi, la preda in questione, concupita dal giovane e fascinoso Franco Gasparri e dal maturo e un po' viscido Montagnani, in un insolito ruolo drammatico pre-commediaccia. Indovinate chi sceglierà. Trama trita e ritrita, parzialmente riscattata dalla dignitosa regia di Paolella e dall'interessante ambientazione, quasi documentaristica, in una Colombia povera e degradata, fra favelas e piantagioni schiaviste. La Araya concede solo qualche fuggevole nudo, sopra le righe la veterana Micheline Presle.
MEMORABILE: L'improbabile e quasi comica fuga di Montagnani dal carcere, le splendide auto americane d'epoca su cui si muovono i protagonisti.
Dusso: Commedia giovanile con alcune belle scene (quella del pallone, il momento finale con "Life is Life", il discorso di Topher Grace prima di entrare nella palla). La Faris rossa è molto meglio del solito, la Trachtenberg si vede pochissimo. Non sembra neanche (se si escludono musiche e acconciature) di essere nel 1988. La Palmer assomiglia davvero molto a Kristen Stewart. Nel complesso il film non è male.
Daidae: Divertente commedia, dove il simpatico Carlo Giuffrè si trasforma da povero venditore in ricco dottore specializzato in un campo particolare. Cast ricchissimo, film non eccezionale (Corbucci ha fatto di meglio) ma che diverte e si lascia guardare. Scorrevole.
Caveman: Max ha una relazione castrante con Evelyn, non riesce a lasciarla, ma un giorno un terribile incidente uccide la ragazza. Peccato che un maleficio le permetta di tornare nella vita del giovane che invece è ora felice con Olivia. Parrebbe una commediola da quattro soldi, ma dietro la mdp Dante è un fenomeno e come da sua tradizione piazza rimandi al cinema horror e una pioggia di citazioni elevando il risultato finale. La comparsata di Dick Miller (attore feticcio del regista) non può che scaldare il cuore. Brillante, simpatico, fresco e ben recitato.
MEMORABILE: Le tantissime citazioni di vecchi film che passano in tv, poster e riviste (Fangoria su tutte).
Mclyntock: Piacevolissima commedia western, retta magistralmente dalla coppia Ford-Fonda, impeccabili nel mantenere il giusto brio per tutta la durata del film, che pecca di inerzia registica e di qualche banalità di sceneggiatura. Ci si diverte, grazie a loro, che accelerano il ritmo quando serve. Godibile!
Hackett: Sorta di Sliding doors all'italiana con un Nichetti che si sbizzarrisce dando vita a numerosi personaggi, diversi tra loro ma partiti da una comune infanzia. Chi sarà condizionato troppo dai genitori, chi dalla sorte, chi dall'amore. Alla fine si troveranno tutti a giocare il loro ruolo nella commedia (a volte tragica) della vita. Intelligente, a tratti ingenuo e sognante.
Galbo: Una donna vive un'esistenza apparentemente tranquilla in una cittadina di provincia, fino all'incontro con un giovane marocchino. Il secondo film di Giorgia Cecere è un dramma intimista in cui si verifica la presa di consapevolezza progressiva della protagonista, che perde le barriere instaurate con il prossimo in seguito ad una relazione autentica con un soggetto con cui non ha niente in comune. Profondo in passaggi apparentemente banali, è interpretato dalla Ragonese con grande intensità. Un buon film.
Cotola: All'inizio sembra la solita storia di vendetta. Poi in realtà si verificano diverse complicazioni e gli sviluppi narrativi intrigano sempre di più, nonostante il ritmo non sia serrato, fino a giungere ad una seconda parte sempre più intensa che giunge ad una chiusa beffarda, notevole, tragica e profondamente rigorosa, "morale" e umana. Uno Chabrol di grande impatto, poco conosciuto e, a mio avviso, assolutamente da recuperare.