Rassegna estiva
EsoticaErotica
Un'estate al tropico dei sensi Grandissimo regista Paolella, che sà realizzare cinema popolare come dio comanda, tecnicamente elevato e con un mood che stà tra le "matarazzate" e la pura exploitation (le donne che lavorano alla piantagione assumono i tratti sudaticci di un WIP).
Già subito, a inizio film, proprio sui titoli di testa , Paolella infiamma la visione con la Araya che fugge, inseguita da tre balordi in jeep, sulla spiaggia, destinata ad un brutale e selvaggio stupro di gruppo. Grandissima sequenza dove salta fuori di che pasta era fatto il buon Domenico. Un intro che nemmeno Ruggero Deodato porta il film in una dimensione exploitativa notevole e che riprenderà, in un contesto differente, anche Enzo Castellari per
1990 i guerrieri del Bronx.Poi , Paolella mischia sapientemente l'esotic/movie con il noir, il melodramma con l'avventura e spizzichi di "survivor movie" e ne esce un film ibrido, a tratti emozionante, impreziosito dalla suggestiva fotografia di Armando Nannuzzi e dallo score incalzante di Bixio/Frizzi, destreggiandosi in fughe carcerarie, rapine, caldo umido e appiccicoso, fino ad un finale allucinato , simil western, nella fuga disperata tra le impervie paludi.
Montagnani giganteggia, la Presle è una sfattissima e alcolizzata Baby Jane che si crogiola nella solitudine e nei ricordi sempre con la bottiglia, o il bicchiere, in mano, la Araya indigena dalla purezza candida, in un mix esplosivo da fumettone con look internazionale.
Paolella dona riprese mozzafiato all'americana (la sequenza d'amore in macchina tra Gasparri e la Araya, con la MDP che si avvicina alla macchina), mostra un gruppo di ragazze giulive, che lavorano alla piantagione, mentre fanno il bagno nudissime anticipando un momento simile di
Cannibal Holocaust e sterza nel sadismo con la laida e untuosa figura del "fazendero" Martinez, un ciccione schifoso dalle fatezze alla Fatty Arbuckle, e che, come Arbuckle ama infilare oggetti dentro le sue dipendenti, squarciandole il ventre (la ragazza esamine a terra con il sangue che le cola tra le cosce), che finirà quasi linciato dalle operaie inferocite come succederà ad un personaggio nel poliziottesco paolelliano di tre anni dopo.
La Araya si denuda (poco) donando un nudo integrale nella sequenza più esoticoerotica del film, quando corre sotto le palme, per poi, amoreggiare, tra le fresche frasche, con Gasparri.
Un pò ridicola la fuga dal carcere di Montagnani, ma sono note stonate accettabili in un film che trasuda passione e pulsioni sanguigne.
Notevole il cast e solo l'intro "sex and violence" lo manda direttamente in zona cult.
Al Bertrand Tavernier di
Colpo di spugna, forse, non sarà passato inosservato.
Valore aggiunto, poi, il ritratto di una Colombia ben poco turistica e per niente cartolinesca (a parte, forse, la Araya sotto l'ombra delle palme).