Note: Soggetto dal romanzo "The Beast Must Die" dello scrittore e poeta anglo-irlandese Cecil Day-Lewis, pubblicato nel 1938 con lo pseudonimo di Nicholas Blake usato per le storie gialle e del mistero.
All'inizio sembra la solita storia di vendetta. Poi in realtà si verificano diverse complicazioni e gli sviluppi narrativi intrigano sempre di più, nonostante il ritmo non sia serrato, fino a giungere ad una seconda parte sempre più intensa che giunge ad una chiusa beffarda, notevole, tragica e profondamente rigorosa, "morale" e umana. Uno Chabrol di grande impatto, poco conosciuto e, a mio avviso, assolutamente da recuperare.
Tra i più sfaccettati Chabrol anni '60, caratterizzato, come tutti quelli scritti con Gegauff, da uno stile ambiguamente ellittico e intrinseci rimandi metafisici. La fredda, teorica pianificazione della vendetta da parte di un padre, si scontra con la materiale necessità di sporcarsi le mani, mettendo la sordina al proprio codice morale fino a scoprirsi nudi e vigliacchi. Il gioco è talora troppo scoperto (la recitazione affettata di Duchaussoy contrapposta a quella animalesca di Yanne), ma ne risulta un film sgradevole, la cui incongrua astrazione attrae.
MEMORABILE: La scena della seduzione tra Duchaussoy e la Collier; La vaga somiglianza di Jean Yanne al Giacomo Rizzo de L'amico di Famiglia.
Tratto da un bel giallo di Nicholas Blake, un intenso film di Chabrol che, pur rimanendo fedele al testo, preferisce soffermarsi sulle implicazioni psicologiche della vendetta del protagonista piuttosto che sulla componente mistery. Valido tutto il cast, in particolare protagonista e antagonista che, con le loro interpretazioni, evidenziano ancora di più le differenze caratteriali di due uomini uniti dal destino. Una delle migliori prove del regista.
La vendetta come desiderio malvagio e seduttivo che imprigiona in modo certo e necessario la vita futura
del vendicatore. Tra cupa atmosfera da tragedia greca e una soffocante concezione deterministica che esige l’immodificabilità delle sorti umane, un film spietato e gelido dove il protagonista muore nella sua umanità lo stesso giorno nel quale viene ucciso suo figlio. Nel finale un lampo fugace di fraternità. Ben scritto, tecnicamente raffinato, psicologicamente ponderato, efficacemente recitato ma disperato e nichilista.
Jean Yanne è al centro della vicenda: lui rappresenta la bestia. Artista a tutto tondo, interpreta magistralmente la parte dell'uomo spregevole, arrogante, senza rispetto per niente e per nessuno. Se tutto succede è "merito" suo. È lui che fa affiorare i sentimenti peggiori dell'uomo e della donna, è lui che mette tutti alla prova sfidandoli a resistergli e decretando la sua fine, quasi da vincitore. Chabrol in una direzione dai toni diversi, con momenti di commozione (la governante all'inizio) e altri pedanti (le presentazioni ai familiari).
MEMORABILE: Il finale, che mette tutto in discussione.
Uno dei migliori Chabrol di sempre, citato tra i preferiti di autori contemporanei come Bong Joon-ho e Audiard, è uno straordinario racconto di disperazione, vendetta e redenzione. Immerso in un'atmosfera nebbiosa e malinconica, Chabrol dirige come sempre in maniera asciutta, con grande maestria e pochi virtuosismi, ma con una tensione emotiva che traspare dallo schermo. E nella cornice drammatica trova l'occasione di approfondire, in poche ma magistrali sequenze, la sua ossessione per il completo disfacimento della borghesia francese.
Quando il figlioletto muore investito da un pirata della strada, uno scrittore vedovo si prefigge un unico scopo: rintracciare ed uccidere il responsabile... Spunto classico per una storia incentrata su una vendetta ma svolgimento insolito: la ricerca è solo un lungo prologo ed il confronto tra i due uomini presenta risvolti inaspettati per culminare in un epilogo a sorpresa che riscatta qualche incertezza nella parte centrale. Meno conosciuto di altri titoli di Chabrol, è invece uno dei suoi film più belli e rigorosi, come dimostra l'impatto emotivo provocato dalla sequenza conclusiva.
Chabrol conferma un talento innato nel conquistare senza alzare mai la voce, impiegando toni dimessi e sotto le righe. Certamente la cosa non gli riesce per magia: abbiamo infatti un soggetto che cattura sin dall'incipit, grigie ambientazioni specchio del protagonista, gustosi dilemmi morali, colpi di scena che incalzano con silenziosa naturalezza, un cast perfetto nel ricoprire una serie di ruoli emblematici, un po' di borghesia annoiata a dare colore e a imprimere il marchio di fabbrica. Finale non sorprendente, coerente coi toni del film.
Un giallo psicologico perfetto attraverso il quale Chabrol riesce come al solito a dimostrare che la buona borghesia francese è in realtà un bel nido di vipere. I personaggi, dai principali a quelli secondati, sono dipinti con precisione e ironia, la storia è coinvolgente e siamo di fronte a un caso in cui il romanzo d'origine è decisamente inferiore al film che è un suo adattamento. Su tutti gli interpreti trionfa Jean Yanne, in quel periodo una sorta di attore feticcio, per Chabrol.
Il padre di un bambino cerca di scoprire chi ha investito il figlio uccidendolo. Il soggetto della vendetta prende spunti antropologici, sia per chi ha deciso di ammazzare sia per chi convive con un essere malvagio umanamente. La scoperta del colpevole e la freddezza nel rapporto amoroso servono per gli sviluppi della storia, ma sono volutamente asettici. La seconda parte è costruita bene nel mescolare le carte e dare un indirizzo morale. Il personaggio del cognato è calcato troppo e bastava molto meno (vedi le reazioni esagerate a tavola o coi parenti).
MEMORABILE: Il sangue a terra; La scoperta dell’auto; Il corteggiamento dandosi del lei; Il servizio alla tv.
Un omicidio algidamente programmato per vendicare la morte del figlioletto da parte di un pirata della strada porterà Charles a mettere in atto comportamenti e strategie che, passando sopra a qualsiasi remora morale, finiranno per travolgerlo. Chabrol si concentra sulle psicologie diversamente contorte dei due antagonisti, mettendo in secondo piano l'aspetto thriller del meccanismo vendicativo, con un giusto progredire che, al di là di qualche lentezza nella parte centrale, ripaga appieno le aspettative del pubblico. Notevole.
Un uomo impegna tutto se stesso per scovare e uccidere il pirata della strada che ha ucciso suo figlio e per questo ordisce un piano che farà nascere del nuovo. Al solito Chabrol utilizza un tema per raccontare altro, andando in profondità e portando a galla tutte le ambigue sfumature dell’animo umano; soprattutto nel finale, che lascia sospeso tutto il resto della storia, polverizzandola.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.