Midsommar - Il villaggio dei dannati - Film (2019)

Midsommar - Il villaggio dei dannati
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

I riti pagani di una indecifrabile comunità rurale si spostano dalla Scozia di WICKER MAN alla Svezia mantenendo intatto il loro fascino ancestrale e acquisendo, in mano a un regista come Ari Aster, grandiosità e stile. Gli mancano tuttavia la genuinità, l'autenticità di quelli messi in scena quasi cinquant'anni anni fa da Hardy e le innegabili comunanze tra i due film sono forse meno di quelle che la vista suggerisce. Qui la storia prende vita dalla vacanza di quattro amici che decidono di partire insieme alla ragazza (Pugh) di uno di loro (Reynar),...Leggi tutto traumatizzata dalla fresca morte dei genitori e della sorella. La fase preparativa, di assestamento, indulge in sontuose raffinatezze che talvolta rallentano un po' troppo il ritmo, in considerazione delle due ore e mezza di durata complessiva, ma una volta giunti in Svezia (con un ribaltamento della prospettiva stradale che lascia senza fiato) siamo pronti a immergerci nella realtà "alternativa" della comunità Harga. Sulle prime, al solito, sembrano tutti individui eccentrici (vestiti con tuniche bianche) ma felici e massimamente ospitali, sorridenti, in pace col mondo. D'altra parte Pelle (Blomgren), uno dei cinque visitatori, proviene da lì e conosce benissimo le usanze locali, sa cos'è la festa di mezza estate che i suoi amici sono venuti a seguire (con l'intento di documentarla per fini universitari, in un caso). Purtroppo sappiamo tutti come più o meno andrà a finire e questo depotenzia in parte il clima di opprimente mistero che aleggia sul verde prato destinato, una volta raggiunto, a fungere da set unico. Ciononostante è bravo Aster a filmare l'ambiguità e il mistero celandoli in piccoli segnali apparentemente insignificanti. Avvertiamo distintamente lo scontro in atto tra la mentalità contemporanea dei cinque (a cui si unisce un'altra giovane coppia lì in visita) e quella legata a riti e tradizioni arcaiche della comunità: a Harga la semplicità interpretata come naturale viene tradotta in follia da chi non può che rimanerne scioccato. E' una visione della vita legata ancora a una sorta di magico spiritualismo e a una ritualità che riesce francamente difficile accettare come credibilmente condivisi; in WICKER MAN erano al contrario legati a tradizioni strutturate, meglio descritte, "religiosamente comprensibili" e studiate. Aster punta più alla forma e, finché ha modo di giocare ancora con l'indefinito e la suspense tenue, colpisce nel segno, seduce con meravigliose carrellate e ariose panoramiche che sfruttano al meglio la forza naturale dei paesaggi, dimostra di saper padroneggiare i mezzi a disposizione con straordinaria efficacia e di poter canalizzare intelligentemente la colonna sonora ricercata quanto fondamentale di Bobby Krlic (in arte The Haxan Cloax). Poi, quasi d'improvviso, l'incantesimo si spezza: superate le incredibili sequenze in cima e alla base della rupe che sanciscono l'entrata in scena del sangue, il film precipita nell'orrore d'ordinanza, senza più riacquistare - se non per brevi tratti - la malia con la quale aveva saputo conquistare. Tutto si fa più esplicito, volgare (e non certo per le tante scene di nudo), banale; i dubbi vengono spazzati via, la creatività svanisce e si affoga in un vortice di sviluppi ampiamente prevedibili nemmeno più nobilitati dalle sofisticazioni visive fin lì dominanti. Resta la singolare fotografia di Pawel Pogorzelski, che solarizza sottraendo i contrasti regalando grande respiro al quadro, ma si cominciano a notare i limiti di un cast non certo impeccabile e quando i ritmi rallentano si finisce con il pretendere l'azione, che si accetta poi senza grande entusiasmo (forte il senso di déjà vu derivato non solo dal capolavoro di Hardy). Fortunatamente le due ore e mezzo scorrono senza mai davvero pesare e non è virtù da poco, ma le illusioni che per metà film ci avevano cullati accompagnandoci in una dimensione eterea evaporano per riaddensarsi solo nel pirotecnico finale, girato assai bene ma anch'esso svuotato di veri significati.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/07/19 DAL BENEMERITO DIGITAL POI DAVINOTTATO IL GIORNO 4/08/19
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Magi94 3/08/19 21:33 - 944 commenti

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Le similitudini con The wicker man sono talmente forti che fa storcere il naso non siano state dichiarate al pubblico. Se si perdona questo, ottimo horror a partire da un'ambientazione geniale (la "notte" di mezza estate in Svezia), che costruisce una tensione e inquietudine genuine soprattutto nella prima parte. L'unico difetto è proprio quello di abbandonare i personaggi a un'inerzia inspiegabile per concentrarsi solo sui rituali, che alla lunga danneggia il pathos. Sbalorditivo invece il finale, che riveste di nuovo senso l'opera.
MEMORABILE: Il salto dalla rupe, durante il quale i personaggi possono solo star fermi a osservare, proprio come noi; L'ultimo fotogramma.

Digital 26/07/19 11:10 - 1257 commenti

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Dani, dopo aver perso tragicamente i genitori, decide di unirsi al compagno e ad alcuni amici per una vacanza in Svezia. Quello che doveva essere un piacevole svago si trasformerà ben presto in un incubo. Debitore di The wicker man, il film di Aster riesce a vivere di luce propria, con una fotografia di abbacinante bellezza e una regia ispirata, con sequenze oniriche e spizzichi di allucinante violenza. La durata fiume è un “difetto” del tutto perdonabile a fronte di un'opera ipnotica, mistica; da elogiare sperticatamente. Bravissima la Pugh.

Cotola 28/07/19 01:20 - 8998 commenti

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Il film si prende i suoi (lunghi) tempi. Quasi due ore e mezzo non è cosa da poco per un "horror". Eppure tutto funziona benissimo: Aster migliora i difetti della pellicola precedente e firma un'opera bellissima che, pur avendo più di un debito di riconoscenza verso il capolavoro di Hardy, si mantiene personale, non rinunciando alle caratteristiche del suo cinema. Visivamente bellissimo, con una fotografia sontuosa e alcuni momenti che non si dimenticano ed entrano nella memoria. Ben dosata la violenza. Un horror adulto e maturo, che rinuncia a stupidi jumpscare: finalmente! Immergetevici.
MEMORABILE: I pranzi; I vari rituali; "Noi rispettiamo il codice della strada"; "E dopo i 72 anni?"; "A volte ricorriamo a qualcuno da fuori".

Noncha17 28/07/19 14:00 - 87 commenti

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Quella che doveva essere una sorta di vacanza studio in Svezia si trasformerà ben presto in un incubo a cielo aperto. L'esatto contrario di quanto si era visto - pur tenendo fiamme, riti e genitori vari - nel debutto Hereditary. La forza del regista pare stia proprio nella gestione dei tempi e degli spazi: sembra quasi che l'attesa meriti di essere vissuta, per poter "gustare" al meglio l'evolversi degli eventi. Alcuni previsti, altri prevedibili, altri meno. Certe manifestazioni potrebbero apparire ridicole ma l'imbarazzo sta più in chi guarda.
MEMORABILE: In aereo; Fuga da tutti; Il rito per la storia d'amore; L'albero sbagliato; Beccato!; La coppia "distratta"; Il banchetto surreale; Un'estrazione.

Bubobubo 1/08/19 10:23 - 1847 commenti

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La prima mezz'ora, che funge da innesco narrativo per la storia principale, è un superbo e claustrofobico saggio d'autore di dramma familiare, con punte di autentica psicosi. Poi si entra nel vivo, in una Budapest paganamente bucolica che si vuole Svezia: l'orrore filtra lentamente, nei volti, nei corpi, nei paesaggi, nel dosaggio attento e calibrato della violenza grafica (notevole). Alcuni rimandi espliciti a The wicker man (la stordente scena coreutica, il finale nichilista) non inficiano la potenza di un'opera complessivamente monumentale.
MEMORABILE: La prima mezz'ora, così penetrante che è quasi uno spreco averla usata solo come innesco narrativo; L'accabadora svedese; La fine di Josh.

Mtine 1/08/19 10:57 - 224 commenti

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L'incipit cupo e minaccioso sembra precludere a un horror (nel bene e nel male) convenzionale. Niente di più sbagliato: Midsommar è un non-horror solare che trova la sua ragion d'essere nel disagio continuo che fa vivere spettatore. Purtroppo però i difetti non sono da poco: la durata eccessiva - dovuta soprattutto a un'insistenza tale su rituali e preghiere da renderli ridicoli - e il fatto che la trama ricalchi quasi pedissequamente quella di The wicker man. Un'occasione mancata per un film comunque "bello" da vedere.
MEMORABILE: Le inquietanti pitture; I particolari splatter (su tutti "l'aquila di sangue").

Gabigol 4/08/19 02:26 - 569 commenti

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I moti autodistruttivi della mente - lutto, psicosi, solitudine - a braccetto con una cultura distante per etica e approccio alla vita: in questo sunto Aster dipinge il dramma relazionale attraverso paesaggi bucolici svedesi e riti pagani provenienti da ignoti lidi. La solarità degli spazi aperti è preludio delle seducenti promesse insite nel culto della terra; l'amore, "direzionato" dal perpetuare della comunità, un semplice riflesso naturale; la morte un ritorno nel cerchio della vita. Film inattaccabile per contenuto e forma.
MEMORABILE: La chiamata nel prologo; La pisciata sugli antenati; Gli eletti in cima; La pozione d'amore; Il figlio dell'incesto come oracolo; Regina di Maggio.

Ryo 6/08/19 16:00 - 2169 commenti

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Un film che è un viaggio allucinogeno e psichedelico. La regia è pazzesca e adorabile: non c'è un movimento della macchina da presa o inquadratura che non sia interessante, il villaggio svedese è curato molto maniacalmente nella sua vivacità, sempre in movimento con decine di comparse mai anonime ma sempre in movimento. L'atmosfera di falso benessere unito all'orrore delle verità nascoste e accompagnato da una colonna sonora azzeccatissima funziona a meraviglia.

Enzus79 10/08/19 12:21 - 2864 commenti

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Notevole horror firmato Ari Aster. Seppur la durata (due ore e venti!) sia "mostruosa" non se ne sente il peso e questo è un grandissimo pregio. Storia coinvolgente con scene al limite del raccapricciante e del grottesco. La seconda parte fa scemare il livello di apprezzamento: si entra un po' nel banale, con un finale scontato, almeno per chi in passato ha visto film simili. Grande la regia.
MEMORABILE: Il suicidio dei due anziani.

Rufus68 12/09/19 22:30 - 3819 commenti

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Torrenziale e prevedibile pagan-horror, plateale debitore di The wicker man. A differenza della pellicola madre, suggestiva e ideologicamente coerente, si assiste, purtroppo, solo a una confusa collezione di incomprensibili scenette rituali recitate da una banda di buontemponi new age (svedesi, ma sembrano transalpini fuori di melone). A tratti risibile (il protagonista tontolone vestito da orso), altre ingenuo, solo di rado inquietante (grazie alle musiche), sempre soporifero.

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Herrkinski 27/09/19 15:42 - 8052 commenti

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Aster prosegue il personale discorso iniziato con Hereditary, qui rievocato nel cupissimo incipit (un grande esempio di cinema), per poi spostare l'azione in una Svezia soleggiata e bucolica solo in apparenza; se ricorda Wicker man (su tutti, ma anche il recente Apostolo) e i vari film sulle sette negli assunti di base e in alcuni snodi narrativi, lo stile è del tutto personale; da quello visivo (fotografia splendida) a quello narrativo, Aster ammalia e turba in un lungo e allucinogeno rito pagano poeticamente crudele e liberatorio. Stordente.
MEMORABILE: Il lancio dalla rupe; L'incipit.

Il ferrini 5/10/19 23:36 - 2337 commenti

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Aster conferma il proprio talento visivo con sequenze di indubbio fascino e giocando abilmente con prospettive e profondità di campo. Quello che invece non regge è una sceneggiatura talmente banale da mortificare qualsiasi tensione; fin dall'arrivo nel villaggio si può prevedere ogni singolo sviluppo (pozioni, sacrifici, accoppiamenti rituali), tutto già visto ne Il prescelto ma anche in Grano rosso sangue o qualsiasi altro film sulle sette. Peccato, perché la confezione è assolutamente meritevole.

Daniela 9/11/19 23:32 - 12606 commenti

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Un breve prologo impregnato di tragedia familiare e poi via, si parte verso i verdi prati del Nord della Svezia, accolti da una comunità di simil figli dei fiori (runici) parenti stretti degli isolani di The wicker man. Oltre due ore di danze di fanciulle bianco-vestite e suicidi plateali, pranzi all'aperto e omicidi fuori campo, fino al gran finale di sesso e morte per un film ben girato, con un sonoro suggestivo ed una splendida fotografia, il cui unico limite è una certa prevedibilità, a differenza di quanto avveniva in quello d'esordio del regista.

Fedeerra 17/11/19 05:55 - 770 commenti

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Difficile parlare di questo film: ha una regia adulta e atipica, i personaggi non si comportano come i classici stranieri in pericolo. È tutto ovattato ma allo stesso tempo disperato, straziante. Tante le scene di riti pagani (forse troppe) e poca la violenza visiva (ma quella che si vede lascia il segno). È una pellicola che non ti aspetti, per questo si rimane col dubbio se sia solo un buon film o un vero e proprio capolavoro. Fotografia e colonna sonora straordinarie. Sicuramente merita una seconda (e terza) visione.

Capannelle 21/11/19 00:26 - 4394 commenti

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Niente da fare: le stesse vsciocchezze concettuali che avevano caratterizzato Hereditary ci accompagnano anche qui, appesantendo una proiezione dove ad alcune sequenze che rimangono impresse ne seguono altre dal sapore grottesco prevedibile e tronfio. A una parte preparatoria discontinua segue una interessante fase di ambiguità ma che viene poi inframezzata da troppe esagerazioni del regista e sottolineature senza senso. Coraggioso nel voler giocare alla luce del sole, bravo nella regia delle scene corali ma schiavo della sua voglia di accumulo.
MEMORABILE: Il roteare della telecamera; Il vestito di fiori.

Von Leppe 1/12/19 23:56 - 1256 commenti

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Ambientato in Svezia ma girato in Ungheria e purtroppo si vede (forse si voleva dare quel senso di estate pagana che richiama in qualche modo The wicker man). I protagonisti sono il solito gruppo di ragazzi americani che questa volta si recano in Svezia per essere coinvolti in strani rituali. Prevedibile la trama, anche se coinvolge per buona parte del film fino ad arrivare a un finale deludente (la casa a piramide non ha certo il fascino dell'uomo di vimini).

Saotendo 3/12/19 20:08 - 37 commenti

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Dani è una studentessa universitaria che dopo una tragedia si accoda al fidanzato che non la molla solo per le apparenze e i suoi due amici che stanno per andare a visitare una comune svedese. Midsommar è un film dalle mille interpretazioni, ottimo nell'insieme. Piacciono soprattutto gli attori (Florence Pugh e Jack Reynor in particolar modo) e una sceneggiatura che ci pone sotto l'influenza della setta, come i protagonisti. Senza via di scampo.
MEMORABILE: Christian che metaforicamente non riesce ad accendere una candela; La continua manipolazione di tutti, soprattutto Dani.

Lupus73 3/12/19 22:22 - 1485 commenti

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Vacanza giovanile in Svezia presso una piccola comunità che festeggia ancora il solstizio estivo pagano. Folk-horror stile Wicker man che non raggiunge quei livelli perché meno profondo e monodirezionale. Ambientazione bucolica, rune, architettura vernacolare, una fotografia che gli rende giustizia; ma mentre il capolavoro di Hardy approfondisce il culto e contrappone cristianesimo a paganesimo, Aster mette in contrasto gli estranei e non dà molta definizione al culto. Film che avrebbe dato di più con una sceneggiatura più articolata e profonda. Buono.

Caesars 19/02/20 09:45 - 3773 commenti

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Molto deludente questa pellicola, fortemente debitrice nei confronti di The wicker man (che però risultava di tutt'altro spessore...). Due ore e mezza di durata sono un'eternità, visto soprattutto il fatto che il ritmo è soporifero e non succede nulla che riesca a catturare l'attenzione dello spettatore. Peccato davvero, perché le aspettative c'erano e l'incipit non era neanche male, anche con qualche soluzione visiva interessante. Poi la storia si sposta in Svezia e da lì il nulla assoluto, fino a un finale telefonatissimo.

Deepred89 8/01/20 00:40 - 3701 commenti

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Aster, al secondo film, affronta il tema della possibile accettazione di culture e tradizioni differenti con un'originalità e un coraggio senza precedenti, traslando nei territori del sacro e del meraviglioso (anche estetico) ciò che il comune senso del pudore relega alla sfera del crimine e dell'insolito. Ne risulta un clima ipnotico e disteso accentuato dai bianchi e i verdi che dominano incontrastati la fotografia. Il risultato, seppur imperfetto, è al contempo perturbante, abbacinante, fascinosamente controverso e sinistramente catartico.

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Jdelarge 4/01/20 11:21 - 1000 commenti

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Il secondo lungometraggio di Ari Aster conferma quanto di buono si era visto nel precedente lavoro del regista: un grande senso dell'inquadratura, del ritmo, dilatato, ma sempre ben dosato, una grande attenzione alla componente sonora e un realismo impressionante nel mettere in mostra determinate situazioni. Quello che convince meno in questo bel film è lo sviluppo della vicenda, che, pur mantenendo alto il livello di suspense risulta, tutto sommato, statica. Molteplici le chiavi di lettura della trama. Bellissima l'ambientazione.

Greymouser 2/01/20 12:02 - 1458 commenti

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Un orrore "en plein air" in una luminosa e assolata Svezia rurale, in cui alcuni ragazzotti americani incontrano una cultura molto più "diversa" del previsto. Misteri ansiogenamente intravisti e poi svelati con insidiosa gradualità, fino a culminare in un finale di visionaria e sanguinosa perversione, quasi un inferno di Bosch sullo sfondo di una natura quietamente indifferente alla follia di menti devote alle crudeli ritualità paniche di un passato ancestrale. Tema non nuovo, ma declinato con grande qualità e sensibilità registica. Notevole!

Taxius 15/01/20 18:51 - 1656 commenti

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Storia di un gruppo di studenti americani che fa visita a una pacifica setta pagana in Svezia, setta che ben presto però rivelerà la sua vera natura tra rituali sessuali e sacrifici umani. Tremendamente lungo e inquietante, il film di Ari Aster è un viaggio allucinato nella follia umana in cui pare non esserci una via di fuga. La prima parte, quella che prepara la tensione, è sicuramente la migliore, ma è notevole pure quella finale in cui esplode il vero delirio, mentre quella centrale è forse la meno interessante.

Pumpkh75 27/01/20 13:43 - 1736 commenti

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La profonda e soffice oscurità del lutto che annebbia e distrugge, il biglietto mai obliterato per un torture-porn turistico e poi l’accecante luce di geometrie, colori, copule rituali e agnellini sacrificali. Sono braccioli e schienale della nuova sedia di vimini, comoda grazie a regia e fotografia celestiali ma incerta quando ti chiedi vacillando dove orientarla. Le tre ore ne amplificano il difetto: se ammassi e ingozzi, attento poi allo sforzo bulimico. Pare una hawaiana che ti infila la ghirlanda al collo ma stringe, eccome se poi stringe.

Gestarsh99 1/02/20 16:34 - 1395 commenti

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Non più meteora occulta, l'Aster nascente risplende infine di vita propria, forte di una regia modernissima, fiero d'una mise en place kubrickiana. Il suo film è linfa e ninfa accecante; inghirlandata vestale, raggiante di clorofilla, ebbra di luce solare, àuspice d'un frastornamento danzante cui lo spettatore si ritrova di contraggenio a dover prender parte. Proprio come l'orfana Dani: porgendo il braccio ora a un rituale festoso, ora a un evento di sangue, ora a un banchetto di morte; volteggiando come un derviscio in estasi sonnambolica, quasi guidato da una forza sinusoidale irrifuggibile.
MEMORABILE: Il rito del senicidio dall'ättestupa; Il vorticoso, allucinato torneo di ballo attorno al majstång.

Kinodrop 5/02/20 19:26 - 2909 commenti

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Dopo un prologo che sembra avere vita propria rispetto a ciò che accadrà, lo scenario si sposta in una pittoresca pianura "svedese", sede di un rituale ciclico di prosperità in cui si intrecciano sacralità e violenza. Una sontuosa veste coreografica en plein air cela un cuore tenebroso, che il regista ben rende attraverso una sospensione del tempo funzionale al clima di ambiguità e di attesa (con annesso rischio di assuefazione). L'eccesso di teatralità new age (compresa la OST) alla lunga risulta un po' di maniera. Troppa luce.
MEMORABILE: Le decorazioni rituali degli interni; Il volo dalla roccia; La regina di maggio; Il rito dell'amplesso; Il falò.

Giùan 18/02/20 09:36 - 4528 commenti

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Aster mostra intanto una non comune intelligenza e umiltà cinematografica, facendo in gran parte tesoro di certe tracotanti pusillanimità narrative di Hereditary. Confermando infatti la geometrica raffinatezza del suo sguardo registico, il film lavora soprattutto su una estrema rarefazione/distensione dell'affabulazione, riuscendo a creare una dimensione emotiva sospesa tra partecipazione e straniamento (si pensi alle numerose scene in cui si resta interdetti tra riso grottesco e timor pànico). La Pugh, castigata e "interrotta", ver(ti)gine depressiva.
MEMORABILE: Il montaggio alternato della copula di Christian con la ragazza e del dolore "urlato" di Dani; Il suicidio rituale dei due vecchi.

Piero68 6/03/20 08:49 - 2955 commenti

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Passato per una sorta di horror autoriale, in realtà non solo non ha quasi nulla di autoriale ma non è nemmeno un horror nell'accezione più classica. Tante le note dolenti: una lunghezza eccessiva anche se non necessaria (140'), dialoghi a tratti imbarazzanti e soprattutto una sceneggiatura prevedibilissima che, passata per originale, è in realtà una sorta di copia di The village di Shyamalan e Il prescelto di LaBute. Un paio di scene a effetto e nulla più in questo film che definire noioso è un eufemismo.
MEMORABILE: Gli ultimi dieci minuti: l'unica parte davvero interessante di tutta la pellicola.

Thedude94 21/03/20 19:05 - 1084 commenti

I gusti di Thedude94

Uno dei migliori horror degli ultimi anni, questo Midsommar del regista americano Aster, il quale attraverso simbolismi e riti ci porta dentro una comune svedese a dir poco inquietante. L'atmosfera di tensione è nettamente in contrasto con la bellezza del paesaggio e con la luce che deriva da giornate piene di sole, dovuta alla particolarità del posto e della stagione, magistralmente fotografata. Tecnicamente impeccabile, con un comparto di attori molto bravi (in particolare la splendida Pugh, la quale trasmette bene la fragilità del personaggio).
MEMORABILE: Tutti i riti.

Puppigallo 19/05/20 14:48 - 5250 commenti

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Pellicola che percorre strade già battute ma che finché il “bubbone” non esplode mantiene quell’alone di piacevole mistero, che avvolge i luoghi troppo idilliaci (certo, se si avevano dubbi sul fatto che troppe ore di luce potessero far male ora se ne ha la conferma). Purtroppo, dal primo fatto eclatante-disturbante la struttura della credibilità inizia a scricchiolare, soprattutto per la reazione di chi non c'entra nulla con rito e Paese (la discussione post fattaccio sulla tesi). Comunque qua e là non mancano guizzi interessanti, seppur in un precario equilibrio tra ridicolo e originale.
MEMORABILE: La ripresa sottosopra, che preannuncia il cambiamento; Il ballo ossessivo, stordente; Tortino; Il sorriso, che vale più di mille parole, della regina.

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Schramm 25/11/20 15:10 - 3490 commenti

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Per aspera ad Aster. Laurea horroris causa in esternazioni luttuose, lo ritroviamo a elaborarle nell'ardita densità e immersività che non teme embolie di un wickerman-movie che inspirando lentamente bacia come un Rock o un Roeg e rintrona che neanche un litro di acquavite, per poi esplodere in faccia a mo' di JodoRussell nella più totale mancanza di rispetto prossemico: da lì epistemologia e kykeon collimano, la sovraintendenza di Apollo e Dioniso diventa un Hoffman salito male e - specie per gli sprovvisti di cuore pagano - ogni sicura mappa per il ritorno alla realtà va in fiamme.

Teopanda 8/02/21 15:20 - 102 commenti

I gusti di Teopanda

Horrorin cui cinque ragazzi americani cpartono per una vacanza in una comunità pagana svedese. Grandissima prova alla regia da parte di Aster. Bene anche la fotografia e le interpretazioni degli attori, così come la storia, seppure alquanto prevedibile, con un’idea ripresa da precedenti film. Forse un po’ lungo in alcune parti (quindi con un po’ di momenti morti) ma questo serve per trasmettere la ciclicità del tempo nella comunità. L’industria degli horror riparta da Aster, anche se il film è leggermente inferiore a Hereditary.
MEMORABILE: Le sequenze finali.

Magerehein 22/04/22 10:40 - 977 commenti

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Film che, seppur derivativo (specie nel finale, che emula Hardy senza eguagliarne la potenza), ha un modo proprio di narrare la storia; lento e lungo (ma non si sente), vanta una notevole cura stilistica d'insieme (ambiente geometrico/esoterico, costumi, fotografia e colonna sonora sono tutti encomiabili) fatta di prati assolati, coreografie ancestrali e qualche bello squarcio gore. Per contro, mettere i soliti teenager americani per protagonisti (anche se la Pugh dà buona prova di sé) porta ad inevitabili cali di qualità in qualche dialogo. Ben realizzato, merita almeno una visione.
MEMORABILE: Il prologo; Le case del villaggio (belli gli interni) e i costumi; Il primo rituale; Aquila di sangue nel pollaio; L'ultimo sorriso della Pugh.

Minitina80 1/11/21 12:46 - 2976 commenti

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Persegue una linea di principio ben precisa che affonda nel paganesimo estremo e settario in cui eros e thanatos assumono un ruolo controverso. Non si discute la qualità della riprese e della messa in scena, che raggiungono un’eleganza stilistica davvero raffinata. Esce fuori dagli standard di genere, sommerso di luce e dai colori bianchi delle tuniche, ma dimostra di poterselo permettere per la crudeltà che riesce a sprigionare. Non è immediato e meriterebbe di essere rivisto più volte, per comprendere le tante sfumature che cela dietro simboli e parole.
MEMORABILE: I “salti” dalla rupe.

Anthonyvm 8/12/21 02:22 - 5615 commenti

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L'orrore per Ari Aster parte dagli inconsolabili turbamenti dell'animo umano, dal dolore del lutto e dall'incomunicabilità con chi si ama: attorno a questi elementi-cardine, incarnati nella fragile figura di un'ottima Florence Pugh, l'autore edifica un monumentale folk-horror che, per dimensioni (la director's cut sfiora le tre ore) e attenzione formale, si impone come nuovo classico del genere, fra strisciante ambiguità, visionaria inquietudine e assalti di scioccante violenza grafica. Non sorprendente quanto Hereditary (chi ha visto The wicker man sa cosa aspettarsi), ma notevole.
MEMORABILE: Il brutale suicidio rituale dei due settantenni; Le tavolate di gruppo; La vittima decorata con fiori e coi polmoni estratti dalla schiena; Il finale.

Myvincent 5/08/22 13:07 - 3722 commenti

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Quattro ragazzi si recano in Svezia dalla lontana America per gustare un’esperienza alternativa in una comunità che pare adorare la natura e i fiori. Poi piano piano si scoprono i “cadaveri” di una setta agghiacciante, chiusa e fuori dal creato. Più di due ore (che potevano essere sfoltite qua e là) dentro ai meandri di un’Europa ecologista e progredita, dedita solo apparentemente alla pace e all’armonia. La confezione è di alta qualità, con affondi nell’horror ansiogeno e claustrofobico del tutto originali. Complessivamente però prevedibile nell'evoluzione della storia.

Rocchiola 22/08/22 10:06 - 952 commenti

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Terribile. Il cinema horror è oggi molto stereotipato, pieno di porte da non aprire e colline occhiute, ma di certo questo polpettone di due ore e mezza non ne risolleva le sorti. Ritmo soporifero, suspense praticamente assente, attori piuttosto anonimi per un horror che non si può nemmeno definire d'autore. Una pellicola che dimostra l'inconsistenza di tanto cinema odierno. E' la solita vecchia storia: non conta cosa si racconta, ma come lo si racconta, e qui da raccontare c'è ben poco.

Pinhead80 12/11/22 11:37 - 4715 commenti

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Una ragazza, dopo aver subito un trauma inenarrabile, decide di seguire il proprio fidanzato in un viaggio in Svezia alla scoperta di una comune che vive nel rispetto di alcune tradizioni antiche. Dopo che le radici del male avevano invaso il grande schermo scavando negli orrori familiari ecco che Aster trasferisce il marciume nell'assolata e poetica campagna svedese in un'atmosfera simile a quella ammirata nel film di Hardy. Il ritmo, volutamente lento ma avvolgente, trascina lo spettatore in una spirale senza fine di emozioni difficili da spiegare ma certamente inquietanti.
MEMORABILE: Gli ultimi venti minuti.

Teddy 12/02/23 18:46 - 808 commenti

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Ari Aster restituisce al folk-horror quella precisa, eppure ambigua, complicità fra realtà e leggenda. Nel suo film, che risplende dell’ariosa luce della location, si dischiudono infatti echi di un cinema passato perfettamente amalgamati però nell’estetica del presente. Non privo di logoranti eccessi simbolici, ma con una grande identità e un suo profondo, estremo nichilismo. Lodevole la Pugh.

Straffuori 14/02/23 20:28 - 338 commenti

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Amici in viaggio in Svezia si ritrovano catapultati nell'orrore di un rito pagano in un villaggio locale. Un horror che fa paura e inquieta, parecchio, nonostante non faccia mai buio. Come Aster sa fare, si parte piano per poi trovarsi invischiati senza via d'uscita nell'orrore, quello vero. Malattia mentale, acidi, rituali, trame misteriose ma soprattutto tanta sofferenza si fondono in una miscela che ha del diabolico. Da vedere.
MEMORABILE: La "Liberazione" dei vecchi dopo il volo dalla rupe; Le lacrime per il tradimento con la vergine.

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Belfagor 16/08/23 17:08 - 2689 commenti

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Non mancano i movimenti azzardati della camera e un'estetica dalle tinte molto curate, ma sono solo la copertura di un nulla autocelebrativo trascinato per oltre due ore. La tragedia familiare è sfruttata in modo pretestuoso.  I presunti contenuti intellettuali si perdono fra i tanti vezzi di uno slasher che si vergogna di sé stesso e l'annunciato trip psichedelico si rivela un'overdose di sonnifero. No Alpitour?

Pigro 13/11/23 10:06 - 9623 commenti

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Anche se già a metà fa capire tutto, è solo verso la fine che ingrana cominciando a incuriosire e suggestionare. Altrimenti, per due terzi buoni del troppo lungo film, regnano sciocchezza, noia e ridicolo: come quando il tizio che ha invitato gli amici alla festa della setta new age, che consiste in sacrifici cruenti, se ne esce con “mi dispiace di non avervi avvertito” e gli altri che... sì, boh, mah. Imbarazzante e inconsistente, si solleva dalla sciattezza con qualche bella intuizione formale sul finale, ma non basta a salvare la visione.

Diamond 15/12/23 15:35 - 134 commenti

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Parte come un dramma ma si trasforma ben presto in un horror pagano. Ok, se si è già visto il film di Hardy è tutto abbastanza scontato e telefonato ma, grazie a una notevole fotografia e una regia curatissima, Aster ci accompagna in questo incubo stordendo lo spettatore grazie alla forza straordinaria delle immagini e creando una strana sensazione claustrofobica malgrado il film sia di fatto girato tutto in esterni. Il tutto tra sottotesti non banali (il percorso della Pugh) e scene dal grande impatto visivo.
MEMORABILE: Il ballo; La ripresa sottosopra; Il sorriso finale.
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  • Discussione Poppo • 30/11/19 00:35
    Galoppino - 465 interventi
    Director's cut da capogiro per un film da capogiro.
  • Discussione Schramm • 30/11/19 16:21
    Scrivano - 7693 interventi
    Poppo ebbe a dire:
    Director's cut da capogiro per un film da capogiro.

    quindi meglio dirottarsi per direttissima su quest'ultima?
  • Discussione Poppo • 30/11/19 21:31
    Galoppino - 465 interventi
    Direi di sì, anche perché ti obbliga a vedere il film (tre ore) in lingua originale :-)

    Se piace, piace subito, fin dal prologo, e poi si tira all'infinito; se pubblicassero una versione superestesa prenderei anche quella.

    Il finale è un capolavoro degno di LvT. L'abito di fiori direi che si oppone per senso a quello della sposa che vediamo nel prologo di Melancholia...
  • Homevideo Taxius • 24/01/20 14:03
    Addetto riparazione hardware - 181 interventi
    Piccola curiosità: ad oggi (24/01/2020) il bluray 4K è uscito solo per il mercato italiano, mentre all'estero è stato distribuito solo in digitale. Uno dei rarissimi casi in cui un'edizione italiana va a ruba anche all'estero.
  • Discussione Gestarsh99 • 13/02/20 13:21
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Rebis ebbe a dire:
    Aster sa il fatto suo e ne è totalmente consapevole. Rispetto a Hereditary - un buon prodotto secondo me, pur con un finale che sa più di involuzione nel genere che di rispetto per lo stesso - qui ha sfondato le barricate e ha trovato vallate su cui costruire la sua visione autoriale: la seconda parte chiede solo di essere guardata e percepita. Più che a un meandro lynchano però ho pensato a Jodorowsky, ma solo sul piano figurativo e rituale: sul piano delle scrittura e della definizione psicologica siamo su un altro livello.


    D'accordissimo per quanto riguarda l'esito abbacinante di questo secondo lungometraggio, un'opera da cui lasciarsi trasportare senza badare tanto alla trama o ai suoi risvolti (chi ha visto
    The wicker man non troverà di certo sorprese scioccanti). Dal punto di vista tecnico ed estetico ci ho trovato dentro parecchio Kubrick (un Kubrick in scala minore, chiaramente).

    Devo però aggiungere che, per quanto mi riguarda, il divario qualitativo rispetto al film precedente è piuttosto considerevole: dopo la prima deludente visione in lingua originale in quel di Belfast nel 2018, per correttezza mi son dovuto rivedere Hereditary anche recentemente ma in più punti non ho potuto che tornare a sorriderci sopra, visto il contrasto - per me - fortissimo fra la convinzione estrema dell'autore e la comicità strisciante involontariamente evocata da molte situazioni.
    Ultima modifica: 13/02/20 16:27 da Gestarsh99
  • Discussione Piero68 • 6/03/20 08:59
    Contratto a progetto - 241 interventi
    Una piccola specifica al mio commento:
    Ho menzionato Il prescelto di LaBute con Nicolas Cage consapevole che fosse il remake di The wicker man di Hardy. Il problema è che Il prescelto l'ho visto, The wicker man, no.
    Ergo non è mia abitudine citare film che non ho visto.

    Comunque, giusto per entrare nello spirito critico di questo film molto discusso. Qualcuno ha detto che gli ricorda un pò Kubrick. Ed io sono molto d'accordo, nel senso però negativo.
    Ari Arter, del quale ho apprezzato enormemente Hereditary, è un pò come Kubrick. Nel senso che tralascia spesso la narrazione a beneficio della bella inquadratura e dell'autocitazionismo. Visivamente sarà un prodotto anche perfetto ma se rimane fine a se stesso e non racconta niente, per me resta un esercizio di stile. Bello ma inutile e soprattutto ininfluente per la narrazione.
    Da sottolineare che ho notato anche qualche plot hole. Per esempio tutte le spiegazioni sul libro delle scritture (cosa sia realmente, perchè le pagine sono quasi tutte cancellate, chi lo ha rubato ecc) E francamente, in un film che dura 140 minuti e perde 10 minuti di tempo solo per raccontare un trip andato pure male per qualcuno, mi sembra davvero inaccettabile.
    Non so, sembra quasi che Arter sia uno di quei registi che ti voglia prendere per i fondelli. Un pò come l'ultimo Refn. Ti spara riprese "stordenti" senza che però ci sia un vero senso in quello che fa.
    O forse sono solo io che non lo capisco
    Ultima modifica: 6/03/20 09:15 da Piero68
  • Discussione Caesars • 6/03/20 09:06
    Scrivano - 16796 interventi
    Zender,
    per errore ho messo "The wicked city" come film che mi viene ricordato da questo. Trattasi di un grossolano errore (volevo mettere The wicker man, come fatto successivamente).
    Cospargendomi il capo di cenere, ti chiedo se gentilmente puoi cancellarmi quel ricordo.
  • Discussione Zender • 6/03/20 13:58
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Non li tocco i ricorda, Caesars. Tanto verranno a breve cancellati tutti con la nuova grafica come da nota disposizione. Anzi, continuo a sconsigliare di metterli :)
  • Discussione Caesars • 6/03/20 14:28
    Scrivano - 16796 interventi
    Ok. Terrò conto del tuo "sconsiglio" e eviterò di metterne altri.
  • Curiosità Daniela • 12/07/21 01:26
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    Björn Andrésen nel film è l'anziano dai capelli e dalla barba interamente bianchi che compare nella scena del banchetto e in quella successiva del salto dalla rupe. L'attore dimostra ben più dei suoi 65 anni d'età ed è quasi impossibile ravvisare nei suoi tratti quelli dell'ex "ragazzo più bello del mondo", ossia di quel Tadzio nel film Morte a Venezia di Luchino Visconti che lo rese famoso all'età di quindici anni. A stabilire per primi il collegamento simbolico tra i due ruoli (la lunga sequenza in cui appare l'attore è nella prima parte del film, ma è anche una di quelle più impressionanti) sono stati gli spettatori del Giappone, paese nel quale Andrésen è ancora molto amato perché i suoi lineamenti delicatamente androgini sono stati presi a modello per molti personaggi maschili manga.
    Fonte qui.

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