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Midsommar fiaba nerissima, Midsommar che coltiva l'angoscia e il senso di minaccia per tutto il film, con quella subdola accoglienza irridente e soave che nasconde insidie e crudeltà da cui non si può sottrarsi, Midsommar l'orrore sotto l'abbagliante luce del sole immerso in una natura incontaminata, perdita di tutte le sicurezze che più che al citatissimo Wicker man riporta alla dimensione cannibalico/deodatiana.Apprezzo la recensione e la condivido, ricordo che mi piacque molto Midsommar. Lo rivedrò. Mi soffermo sull'ultima calzante e geniale citazione (Svezia, inferno e paradiso) per dire che un tempo occorreva sorbirsi docushock in cerca di emozioni e immagini forti. Per fortuna adesso si possono godere in film canonici con buona trama, fotografia ed effetti non necessariamente spacciati per immagini vere rubate in chissà quale sperduto villaggio o localino equivoco (ricreato in studio). La censura è un mostro ciclico. Speriamo non torni a pasteggiare in sala.
Dallo straordinario 'incipit innevato a New York con la strage familiare a base di gas di scarico (la sorella zeppa di vomito, lo straziante grido di dolore al telefono, l'arrivo dei vigili del fuoco in una sospensione temporale che ha i connotati di un incubo amplificato), per passare agli attacchi di panico (che verranno imitati all'unisono e scherniti, in una pantomima femmineo/isterica che mette davvero i brividi), all'arrivo nell'avvolgente e finta serenità della comunità, che sin da subito puzza di melliflua malvagità.
Ogni inquadratura è un tableaux vivant greenawayano (e che si voglia o meno, Aster ha una personalità autoriale e un talento innato indiscutibile), che si fregia di illustrazioni naif per mostrare una seduzione vaginale, di orsi chiusi in gabbia, di lunghe e incomprensibili ritualità gorgheggianti , di danze ipnotiche che proseguono fino allo sfinimento (eleggendo la regina di Maggio), lordandosi di improvvise e devastanti implosioni splatter/gore ( le fulciane cadute dalle rocce con i volti grottescamente maciullati e le gambe spezzate, di hooperiane maschere di pelle umana, di macabri giardini, di grotteschi e mostruosi innesti tra resti umani e rami d'albero, di cadaveri ridotti a orripilanti fantocci, di sculture di carne sezionata e divelta dall'orrendo splendore barkeriano, agli orsi sventrati, alle bizzarre "vestizioni" animalesche che stanno tra Cavallone e la Flavia mingozziana), fino all' accoppiamento rituale dai settari e disgustosi contorni hereditareschi, tra sgradevoli nudi integrali (sia femminili che maschili), ragazzini deformi voyeur loro malgrado, che si mescola con la carrozza di Cenerentola, agli agghiaccianti feticci antropomorfi asteriani, dal banchetto con la carne brulicante di mosche, alle visioni distorte (di volti, di arbusti) in modalità lisergico/delirante.
Un viaggio possente nell'altra dimensione del paganesimo, con un'intensa e avvolgente prima parte (con tutti i segnali disturbanti che Aster dissemina qua e la), per sfociare , poi, in un incubo/meraviglioso che si fregia di surrealismo jodorowskyano/russelliano/felliniano, con quella casetta gialla in fiamme e un sorriso intinto nella follia femminea e nella consapevolezza di aver trovato la propria collocazione, come una novella Alice nel paese delle mostruose meraviglie.
Hereditary vince di un punto (anche per l'inaspettata rivelazione infernale finale), ma la bellezza abbacinante di Midsommar mozza il fiato, appaga gli occhi in una surreale e grottesca ballata di morte e rinascita che stimola l'encefalo e l'ancestrale emotività.
Svezia, inferno e paradiso.
Buiomega71 ebbe a dire:Midsommar fiaba nerissima, Midsommar che coltiva l'angoscia e il senso di minaccia per tutto il film, con quella subdola accoglienza irridente e soave che nasconde insidie e crudeltà da cui non si può sottrarsi, Midsommar l'orrore sotto l'abbagliante luce del sole immerso in una natura incontaminata, perdita di tutte le sicurezze che più che al citatissimo Wicker man riporta alla dimensione cannibalico/deodatiana.Apprezzo la recensione e la condivido, ricordo che mi piacque molto Midsommar. Lo rivedrò. Mi soffermo sull'ultima calzante e geniale citazione (Svezia, inferno e paradiso) per dire che un tempo occorreva sorbirsi docushock in cerca di emozioni e immagini forti. Per fortuna adesso si possono godere in film canonici con buona trama, fotografia ed effetti non necessariamente spacciati per immagini vere rubate in chissà quale sperduto villaggio o localino equivoco (ricreato in studio). La censura è un mostro ciclico. Speriamo non torni a pasteggiare in sala.
Dallo straordinario 'incipit innevato a New York con la strage familiare a base di gas di scarico (la sorella zeppa di vomito, lo straziante grido di dolore al telefono, l'arrivo dei vigili del fuoco in una sospensione temporale che ha i connotati di un incubo amplificato), per passare agli attacchi di panico (che verranno imitati all'unisono e scherniti, in una pantomima femmineo/isterica che mette davvero i brividi), all'arrivo nell'avvolgente e finta serenità della comunità, che sin da subito puzza di melliflua malvagità.
Ogni inquadratura è un tableaux vivant greenawayano (e che si voglia o meno, Aster ha una personalità autoriale e un talento innato indiscutibile), che si fregia di illustrazioni naif per mostrare una seduzione vaginale, di orsi chiusi in gabbia, di lunghe e incomprensibili ritualità gorgheggianti , di danze ipnotiche che proseguono fino allo sfinimento (eleggendo la regina di Maggio), lordandosi di improvvise e devastanti implosioni splatter/gore ( le fulciane cadute dalle rocce con i volti grottescamente maciullati e le gambe spezzate, di hooperiane maschere di pelle umana, di macabri giardini, di grotteschi e mostruosi innesti tra resti umani e rami d'albero, di cadaveri ridotti a orripilanti fantocci, di sculture di carne sezionata e divelta dall'orrendo splendore barkeriano, agli orsi sventrati, alle bizzarre "vestizioni" animalesche che stanno tra Cavallone e la Flavia mingozziana), fino all' accoppiamento rituale dai settari e disgustosi contorni hereditareschi, tra sgradevoli nudi integrali (sia femminili che maschili), ragazzini deformi voyeur loro malgrado, che si mescola con la carrozza di Cenerentola, agli agghiaccianti feticci antropomorfi asteriani, dal banchetto con la carne brulicante di mosche, alle visioni distorte (di volti, di arbusti) in modalità lisergico/delirante.
Un viaggio possente nell'altra dimensione del paganesimo, con un'intensa e avvolgente prima parte (con tutti i segnali disturbanti che Aster dissemina qua e la), per sfociare , poi, in un incubo/meraviglioso che si fregia di surrealismo jodorowskyano/russelliano/felliniano, con quella casetta gialla in fiamme e un sorriso intinto nella follia femminea e nella consapevolezza di aver trovato la propria collocazione, come una novella Alice nel paese delle mostruose meraviglie.
Hereditary vince di un punto (anche per l'inaspettata rivelazione infernale finale), ma la bellezza abbacinante di Midsommar mozza il fiato, appaga gli occhi in una surreale e grottesca ballata di morte e rinascita che stimola l'encefalo e l'ancestrale emotività.
Svezia, inferno e paradiso.