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Discussioni su Midsommar - Il villaggio dei dannati - Film (2019)

DISCUSSIONE GENERALE

33 post
  • Rebis • 10/08/19 22:35
    Compilatore d’emergenza - 4455 interventi
    Aster sa il fatto suo e ne è totalmente consapevole. Rispetto a Hereditary - un buon prodotto secondo me, pur con un finale che sa più di involuzione nel genere che di rispetto per lo stesso - qui ha sfondato le barricate e ha trovato vallate su cui costruire la sua visione autoriale: la seconda parte chiede solo di essere guardata e percepita. Più che a un meandro lynchano però ho pensato a Jodorowsky, ma solo sul piano figurativo e rituale: sul piano delle scrittura e della definizione psicologica siamo su un altro livello.
    Ultima modifica: 10/08/19 22:36 da Rebis
  • Herrkinski • 27/09/19 15:59
    Consigliere avanzato - 2665 interventi
    Ho letto la bellissima discussione e sono sostanzialmente d'accordo con tutto quello detto da Rebis e da Brainiac; non a caso ho chiuso la mia recensione con l'aggettivo "Stordente.", l'effetto che mi ha procurato il film, quasi avessi assunto i misteriosi intrugli psicotropi offerti ai malcapitati protagonisti, sotto il sole perpetuo dell'estate svedese attorniato da balli pagani. Un film che è un'esperienza sensoriale, ma non per questo privo di una narrazione coerente.
    L'incipit, cupissimo, in contrasto con il resto del film e quasi un richiamo al precedente Hereditary, è girato con una maestria e un senso del montaggio che è proprio dei grandi. Ci sono talmente tante cose buone nel cinema di Aster che gli si perdoneranno le sempre individuabili influenze e qualche eccesso di autostima, così come le durate importanti; avanti di questo passo credo si parlerà di un regista con una cifra stilistica e un gusto per la regia come è diventato (con un genere differente) Tarantino, per dire, ma anche Lynch o Jodorowsky come hanno detto altri. Vedremo se con il prevedibile reclutamento di attori più blasonati in futuro e di maggiori disponibilità finanziarie Aster non perderà il plot, ma credo ne vedremo delle belle.
    Ultima modifica: 27/09/19 16:00 da Herrkinski
  • Poppo • 30/11/19 00:35
    Galoppino - 466 interventi
    Director's cut da capogiro per un film da capogiro.
  • Schramm • 30/11/19 16:21
    Scrivano - 7829 interventi
    Poppo ebbe a dire:
    Director's cut da capogiro per un film da capogiro.

    quindi meglio dirottarsi per direttissima su quest'ultima?
  • Poppo • 30/11/19 21:31
    Galoppino - 466 interventi
    Direi di sì, anche perché ti obbliga a vedere il film (tre ore) in lingua originale :-)

    Se piace, piace subito, fin dal prologo, e poi si tira all'infinito; se pubblicassero una versione superestesa prenderei anche quella.

    Il finale è un capolavoro degno di LvT. L'abito di fiori direi che si oppone per senso a quello della sposa che vediamo nel prologo di Melancholia...
  • Gestarsh99 • 13/02/20 13:21
    Scrivano - 21542 interventi
    Rebis ebbe a dire:
    Aster sa il fatto suo e ne è totalmente consapevole. Rispetto a Hereditary - un buon prodotto secondo me, pur con un finale che sa più di involuzione nel genere che di rispetto per lo stesso - qui ha sfondato le barricate e ha trovato vallate su cui costruire la sua visione autoriale: la seconda parte chiede solo di essere guardata e percepita. Più che a un meandro lynchano però ho pensato a Jodorowsky, ma solo sul piano figurativo e rituale: sul piano delle scrittura e della definizione psicologica siamo su un altro livello.


    D'accordissimo per quanto riguarda l'esito abbacinante di questo secondo lungometraggio, un'opera da cui lasciarsi trasportare senza badare tanto alla trama o ai suoi risvolti (chi ha visto
    The wicker man non troverà di certo sorprese scioccanti). Dal punto di vista tecnico ed estetico ci ho trovato dentro parecchio Kubrick (un Kubrick in scala minore, chiaramente).

    Devo però aggiungere che, per quanto mi riguarda, il divario qualitativo rispetto al film precedente è piuttosto considerevole: dopo la prima deludente visione in lingua originale in quel di Belfast nel 2018, per correttezza mi son dovuto rivedere Hereditary anche recentemente ma in più punti non ho potuto che tornare a sorriderci sopra, visto il contrasto - per me - fortissimo fra la convinzione estrema dell'autore e la comicità strisciante involontariamente evocata da molte situazioni.
    Ultima modifica: 13/02/20 16:27 da Gestarsh99
  • Piero68 • 6/03/20 08:59
    Contratto a progetto - 245 interventi
    Una piccola specifica al mio commento:
    Ho menzionato Il prescelto di LaBute con Nicolas Cage consapevole che fosse il remake di The wicker man di Hardy. Il problema è che Il prescelto l'ho visto, The wicker man, no.
    Ergo non è mia abitudine citare film che non ho visto.

    Comunque, giusto per entrare nello spirito critico di questo film molto discusso. Qualcuno ha detto che gli ricorda un pò Kubrick. Ed io sono molto d'accordo, nel senso però negativo.
    Ari Arter, del quale ho apprezzato enormemente Hereditary, è un pò come Kubrick. Nel senso che tralascia spesso la narrazione a beneficio della bella inquadratura e dell'autocitazionismo. Visivamente sarà un prodotto anche perfetto ma se rimane fine a se stesso e non racconta niente, per me resta un esercizio di stile. Bello ma inutile e soprattutto ininfluente per la narrazione.
    Da sottolineare che ho notato anche qualche plot hole. Per esempio tutte le spiegazioni sul libro delle scritture (cosa sia realmente, perchè le pagine sono quasi tutte cancellate, chi lo ha rubato ecc) E francamente, in un film che dura 140 minuti e perde 10 minuti di tempo solo per raccontare un trip andato pure male per qualcuno, mi sembra davvero inaccettabile.
    Non so, sembra quasi che Arter sia uno di quei registi che ti voglia prendere per i fondelli. Un pò come l'ultimo Refn. Ti spara riprese "stordenti" senza che però ci sia un vero senso in quello che fa.
    O forse sono solo io che non lo capisco
    Ultima modifica: 6/03/20 09:15 da Piero68
  • Caesars • 6/03/20 09:06
    Scrivano - 17020 interventi
    Zender,
    per errore ho messo "The wicked city" come film che mi viene ricordato da questo. Trattasi di un grossolano errore (volevo mettere The wicker man, come fatto successivamente).
    Cospargendomi il capo di cenere, ti chiedo se gentilmente puoi cancellarmi quel ricordo.
  • Zender • 6/03/20 13:58
    Capo scrivano - 49269 interventi
    Non li tocco i ricorda, Caesars. Tanto verranno a breve cancellati tutti con la nuova grafica come da nota disposizione. Anzi, continuo a sconsigliare di metterli :)
  • Caesars • 6/03/20 14:28
    Scrivano - 17020 interventi
    Ok. Terrò conto del tuo "sconsiglio" e eviterò di metterne altri.
  • Buiomega71 • 3/05/25 10:17
    Consigliere - 27397 interventi
    Midsommar fiaba nerissima, Midsommar che coltiva l'angoscia e il senso di minaccia per tutto il film, con quella subdola accoglienza irridente e soave che nasconde insidie e crudeltà da cui non si può sottrarsi, Midsommar l'orrore sotto l'abbagliante luce del sole immerso in una natura incontaminata, perdita di tutte le sicurezze che più che al citatissimo Wicker man riporta alla dimensione cannibalico/deodatiana.

    Dallo straordinario 'incipit innevato a New York con la strage familiare a base di gas di scarico (la sorella zeppa di vomito, lo straziante grido di dolore al telefono, l'arrivo dei vigili del fuoco in una sospensione temporale che ha i connotati di un incubo amplificato), per passare agli attacchi di panico (che verranno imitati all'unisono e scherniti, in una pantomima femmineo/isterica che mette davvero i brividi), all'arrivo nell'avvolgente e finta serenità della comunità, che sin da subito puzza di melliflua malvagità.

     Ogni inquadratura è un tableaux vivant greenawayano (e che si voglia o meno, Aster ha una personalità autoriale e un talento innato indiscutibile), che si fregia di illustrazioni naif per mostrare una seduzione vaginale, di orsi chiusi in gabbia, di lunghe e incomprensibili ritualità gorgheggianti , di danze ipnotiche che proseguono fino allo sfinimento (eleggendo la regina di Maggio), lordandosi di improvvise e devastanti implosioni splatter/gore ( le fulciane cadute dalle rocce  con i volti grottescamente maciullati e le gambe spezzate, di hooperiane maschere di pelle umana, di macabri giardini, di grotteschi e mostruosi innesti tra resti umani e rami d'albero, di cadaveri ridotti a orripilanti fantocci, di sculture di carne sezionata e divelta dall'orrendo splendore barkeriano, agli orsi sventrati, alle bizzarre "vestizioni" animalesche che stanno tra Cavallone e la Flavia mingozziana), fino all' accoppiamento rituale dai settari e disgustosi contorni hereditareschi, tra sgradevoli nudi integrali (sia femminili che maschili), ragazzini deformi voyeur loro malgrado, che si mescola con la carrozza di Cenerentola, agli agghiaccianti feticci antropomorfi asteriani, dal banchetto con la carne brulicante di mosche, alle visioni distorte (di volti, di arbusti) in modalità lisergico/delirante.

    Un viaggio possente nell'altra dimensione del paganesimo, con un'intensa e avvolgente prima parte (con tutti i segnali disturbanti che Aster dissemina qua e la), per sfociare , poi, in un incubo/meraviglioso che si fregia di surrealismo jodorowskyano/russelliano/felliniano, con quella casetta gialla in fiamme e un sorriso intinto nella follia femminea e nella consapevolezza di aver trovato la propria collocazione, come una novella Alice nel paese delle mostruose meraviglie.

    Hereditary vince di un punto (anche per l'inaspettata rivelazione infernale finale), ma la bellezza abbacinante di Midsommar mozza il fiato, appaga gli occhi in una surreale e grottesca ballata di morte e rinascita che stimola l'encefalo e l'ancestrale emotività.

    Svezia, inferno e paradiso.

    Ultima modifica: 3/05/25 13:50 da Buiomega71
  • Dave hill • 3/05/25 16:56
    Servizio caffè - 235 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Midsommar fiaba nerissima, Midsommar che coltiva l'angoscia e il senso di minaccia per tutto il film, con quella subdola accoglienza irridente e soave che nasconde insidie e crudeltà da cui non si può sottrarsi, Midsommar l'orrore sotto l'abbagliante luce del sole immerso in una natura incontaminata, perdita di tutte le sicurezze che più che al citatissimo Wicker man riporta alla dimensione cannibalico/deodatiana.

    Dallo straordinario 'incipit innevato a New York con la strage familiare a base di gas di scarico (la sorella zeppa di vomito, lo straziante grido di dolore al telefono, l'arrivo dei vigili del fuoco in una sospensione temporale che ha i connotati di un incubo amplificato), per passare agli attacchi di panico (che verranno imitati all'unisono e scherniti, in una pantomima femmineo/isterica che mette davvero i brividi), all'arrivo nell'avvolgente e finta serenità della comunità, che sin da subito puzza di melliflua malvagità.

     Ogni inquadratura è un tableaux vivant greenawayano (e che si voglia o meno, Aster ha una personalità autoriale e un talento innato indiscutibile), che si fregia di illustrazioni naif per mostrare una seduzione vaginale, di orsi chiusi in gabbia, di lunghe e incomprensibili ritualità gorgheggianti , di danze ipnotiche che proseguono fino allo sfinimento (eleggendo la regina di Maggio), lordandosi di improvvise e devastanti implosioni splatter/gore ( le fulciane cadute dalle rocce  con i volti grottescamente maciullati e le gambe spezzate, di hooperiane maschere di pelle umana, di macabri giardini, di grotteschi e mostruosi innesti tra resti umani e rami d'albero, di cadaveri ridotti a orripilanti fantocci, di sculture di carne sezionata e divelta dall'orrendo splendore barkeriano, agli orsi sventrati, alle bizzarre "vestizioni" animalesche che stanno tra Cavallone e la Flavia mingozziana), fino all' accoppiamento rituale dai settari e disgustosi contorni hereditareschi, tra sgradevoli nudi integrali (sia femminili che maschili), ragazzini deformi voyeur loro malgrado, che si mescola con la carrozza di Cenerentola, agli agghiaccianti feticci antropomorfi asteriani, dal banchetto con la carne brulicante di mosche, alle visioni distorte (di volti, di arbusti) in modalità lisergico/delirante.

    Un viaggio possente nell'altra dimensione del paganesimo, con un'intensa e avvolgente prima parte (con tutti i segnali disturbanti che Aster dissemina qua e la), per sfociare , poi, in un incubo/meraviglioso che si fregia di surrealismo jodorowskyano/russelliano/felliniano, con quella casetta gialla in fiamme e un sorriso intinto nella follia femminea e nella consapevolezza di aver trovato la propria collocazione, come una novella Alice nel paese delle mostruose meraviglie.

    Hereditary vince di un punto (anche per l'inaspettata rivelazione infernale finale), ma la bellezza abbacinante di Midsommar mozza il fiato, appaga gli occhi in una surreale e grottesca ballata di morte e rinascita che stimola l'encefalo e l'ancestrale emotività.

    Svezia, inferno e paradiso.

    Apprezzo la recensione e la condivido, ricordo che mi piacque molto Midsommar. Lo rivedrò. Mi soffermo sull'ultima calzante e geniale citazione (Svezia, inferno e paradiso) per dire che un tempo occorreva sorbirsi docushock in cerca di emozioni e immagini forti. Per fortuna adesso si possono godere in film canonici con buona trama, fotografia ed effetti non necessariamente spacciati per immagini vere rubate in chissà quale sperduto villaggio o localino equivoco (ricreato in studio). La censura è un mostro ciclico. Speriamo non torni a pasteggiare in sala.

  • Buiomega71 • 3/05/25 20:40
    Consigliere - 27397 interventi
    IlDave hill ebbe a dire:
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Midsommar fiaba nerissima, Midsommar che coltiva l'angoscia e il senso di minaccia per tutto il film, con quella subdola accoglienza irridente e soave che nasconde insidie e crudeltà da cui non si può sottrarsi, Midsommar l'orrore sotto l'abbagliante luce del sole immerso in una natura incontaminata, perdita di tutte le sicurezze che più che al citatissimo Wicker man riporta alla dimensione cannibalico/deodatiana.

    Dallo straordinario 'incipit innevato a New York con la strage familiare a base di gas di scarico (la sorella zeppa di vomito, lo straziante grido di dolore al telefono, l'arrivo dei vigili del fuoco in una sospensione temporale che ha i connotati di un incubo amplificato), per passare agli attacchi di panico (che verranno imitati all'unisono e scherniti, in una pantomima femmineo/isterica che mette davvero i brividi), all'arrivo nell'avvolgente e finta serenità della comunità, che sin da subito puzza di melliflua malvagità.

     Ogni inquadratura è un tableaux vivant greenawayano (e che si voglia o meno, Aster ha una personalità autoriale e un talento innato indiscutibile), che si fregia di illustrazioni naif per mostrare una seduzione vaginale, di orsi chiusi in gabbia, di lunghe e incomprensibili ritualità gorgheggianti , di danze ipnotiche che proseguono fino allo sfinimento (eleggendo la regina di Maggio), lordandosi di improvvise e devastanti implosioni splatter/gore ( le fulciane cadute dalle rocce  con i volti grottescamente maciullati e le gambe spezzate, di hooperiane maschere di pelle umana, di macabri giardini, di grotteschi e mostruosi innesti tra resti umani e rami d'albero, di cadaveri ridotti a orripilanti fantocci, di sculture di carne sezionata e divelta dall'orrendo splendore barkeriano, agli orsi sventrati, alle bizzarre "vestizioni" animalesche che stanno tra Cavallone e la Flavia mingozziana), fino all' accoppiamento rituale dai settari e disgustosi contorni hereditareschi, tra sgradevoli nudi integrali (sia femminili che maschili), ragazzini deformi voyeur loro malgrado, che si mescola con la carrozza di Cenerentola, agli agghiaccianti feticci antropomorfi asteriani, dal banchetto con la carne brulicante di mosche, alle visioni distorte (di volti, di arbusti) in modalità lisergico/delirante.

    Un viaggio possente nell'altra dimensione del paganesimo, con un'intensa e avvolgente prima parte (con tutti i segnali disturbanti che Aster dissemina qua e la), per sfociare , poi, in un incubo/meraviglioso che si fregia di surrealismo jodorowskyano/russelliano/felliniano, con quella casetta gialla in fiamme e un sorriso intinto nella follia femminea e nella consapevolezza di aver trovato la propria collocazione, come una novella Alice nel paese delle mostruose meraviglie.

    Hereditary vince di un punto (anche per l'inaspettata rivelazione infernale finale), ma la bellezza abbacinante di Midsommar mozza il fiato, appaga gli occhi in una surreale e grottesca ballata di morte e rinascita che stimola l'encefalo e l'ancestrale emotività.

    Svezia, inferno e paradiso.

    Apprezzo la recensione e la condivido, ricordo che mi piacque molto Midsommar. Lo rivedrò. Mi soffermo sull'ultima calzante e geniale citazione (Svezia, inferno e paradiso) per dire che un tempo occorreva sorbirsi docushock in cerca di emozioni e immagini forti. Per fortuna adesso si possono godere in film canonici con buona trama, fotografia ed effetti non necessariamente spacciati per immagini vere rubate in chissà quale sperduto villaggio o localino equivoco (ricreato in studio). La censura è un mostro ciclico. Speriamo non torni a pasteggiare in sala.


    Grazie Dave, sono solo elucubrazioni di un boomer che scribacchina giusto per ricordarsi, un' indomani, i punti salienti del film.

    Dopo Hereditary posso confermare che adoro la vena e la poetica surrealista/grottesca di Ari Aster e quel suo personale gusto macabro di ridurre l'essere umano a mero feticcio/ fantocciesco ( il delirante è viscerale finale di Hereditary al sapor  infernal /dantesco di Sentinel , che in Midsommar torna con sgradevoli ritualità sessuali parafelliniane  e tronchi umani  amputati trasformati in grotteschi suppellettili)

    La quintessenza del folk horror  secondo le regole di un regista tra i più talentuosi degli ultimi anni.
    Ultima modifica: 3/05/25 21:14 da Buiomega71