Horror così gli Stati Uniti ne stanno sfornando a ripetizione. La formula è sempre la stessa: un gruppo di teenager giovialoni scherza col fuoco e, uno dopo l'altro, ci lasciano le penne in un festival di sangue che, però, non ha più la brutalità splatter dei vecchi tempi (bisogna fare attenzione a non cadere nei divieti ai 18 anni o ti giochi il passaggio in tv!). LONG TIME DEAD è uno dei tanti horror nati sulla scia dei successi di Kevin Williamson (SCREAM, SO COSA HAI FATTO...), ma se non altro cerca di dare un substrato soprannaturale sensato alla storia. Tornano...Leggi tutto in ballo i demoni di WISHMASTER, evocati da una seduta spiritica improvvisata negli scantinati di una discoteca, mentre uno dei partecipanti (Alec Newman, sicuramente il più datato per la recitazion) sembra saperne più degli altri: che fine avevano fatto in Marocco, nel 1979, i suoi genitori? Siamo dalle parti dello spiritualismo africano, con riti magici e trasformazioni a vista secondo gli usi più recenti dell'effetto digitale. In realtà il tutto è un chiaro pretesto per mettere in scena quella costruzione artificiosa della suspense che passa attraverso interminabili camminate nel buio a occhi sbarrati (lo specialista è Lukas “orecchie a sventola” Haas, che aveva debuttato molti anni prima in WITNESS - IL TESTIMONE), scherzi deficienti, tocchi malandrini sulle spalle e apparizioni improvvise di cadaveri insanguinati. La musica di Don Davis si articola in prevedibilissimi crescendo e l'effetto terrore, almeno al cinema, è garantito. Resta un'operazione modesta e ultraderivativa, rivitalizzata in parte dalla competente regia di Marcus Adams e da una confezione molto professionale (costante il ricorso a interni senza finestre). Mediocre.
Una tavoletta Ouija, maldestramente utilizzata, consente ad un djin (demone del fuoco) di impossessarsi di uno dei partecipanti alla seduta, al fine di massacrare tutti gli altri. La solita mattanza splatter che confida nella scarsa memoria degli spettatori (la tavoletta era già il motore dell'azione di un altro horror, Spiritika, del 1987) per sucitare qualche interesse. L'ex witness Lukas Haas si è tecnologizzato ed ora usa un handycam per documentare quanto vede.
Se l'idea della diabolica tavoletta Ouijia è interessante, lo svolgimento finale è in sè mediocre. Gli attori non aiutano e gli spaventi sono pochi. Il film non crea inoltre la giusta tensione; si può anche evitare tranquillamente la visione: non vi perderete nulla di buono.
Per il Djin (si pronuncia "gin" con tutti i risvolti involontariamente comici del caso...) non è la prima volta al cinema: ce lo avevano già proposto Kurtzman e Craven con finalità ancor più venali in un sereno splatter dei ’90. Ora (ri)salta fuori con maggiore rigore filologico, ma più inerzia nella messa in scena che adotta il modulo obsoleto dello slasher: il Djin sostituisce il killer di turno conferendo al tutto un ascendente sovrannaturale. Il brivido è riservato alla comparsa del suddetto in nippo-scattosa modalità. Il resto è fuffa e noia e banalità a iosa. Evitabile.
Un pasticcio derivativo all'ennesima potenza, che sulla carta tenta di donare una linfa sovrannaturale al filone ultrasaturo degli slasher, ma in sostanza non offre nulla di nuovo. Un cast piuttosto insipido e una cattiva gestione delle peculiarità (la tavoletta Ouija) non aiutano di certo, facendo afflosciare un soufflé mal preparato in partenza. Si potrebbe obbiettare dicendo che il film risente dell'overdose di pellicole dello stesso genere. Forse, ma più che altro risente del fatto di essere svogliato, banale e in definitiva evitabile.
Un horror che fallisce nel suo obiettivo principale: non fa paura! La tavolette Quijia che provoca effetti collaterali imprevedibili. Il film imbocca a questo punto una deriva slasher rifugiandosi in effetti sanguinolenti senza un minimo di originalità e una vicenda nel complesso ampiamente prevedibile.
Uno slasher che tenta un connubio con la demon story e il paranormale finendo con l'essere un prodotto dalle dosi e dalle misure piuttosto omogenee e meno brutto di quanto sento dire sul web. Due principalmente le carte vincenti: l'impostazione da giallo presa sin dall'inizio (con l'omicidio di una ragazza sfracellata sul lucernario di una cupola) e il fatto che il demone non si vedrà mai, rimarrà nascosto alla mdp lasciando al nostro immaginario la sua forma. Buone la regia e i momenti di tensione. Per me la sufficienza c'è tutta. Voto: **!.
MEMORABILE: Il primo omicidio; la ragazza ustionata nel bagno; gli occhi del demone intravisti dalla fessura dello sportello di ferro; l'omicidio vicino al letto.
Sembra venire dritto dagli anni Settanta-Ottanta (ricordate quanti film a base di tavolette wuja e sedute spiritiche?) questa pellicola horror per teen. Peccato però che, a differenza di quanto accadeva spesso in quegli anni, non riesce per nulla a coinvolgere a divertire. Colpa soprattutto di una trama sconclusionata e ridicola che suscita solo sbadigli e nessuna paura.
Un film che ha il merito di cogliere in pieno la quintessenza della mediocrità, fra una trama stiracchiata di evocazioni demoniache, tavolette oujia, effetti steadycam dozzinali e patetici tentativi di spaventare col nulla. I protagonisti anonimi e spaesati fanno il resto, fino al colpo di grazia di un finale di indescrivibile banalità, scontato e prevedibile come i colpi di sonno che incombono per tutta la visione.
Un gruppo di giovani per divertirsi intavola una seduta spiritica con una tavoletta Ouija, invocando uno spirito maligno che si impossesserà di uno di loro. Questo horror dallo spiccato carattere britannico non dice niente di nuovo sul fronte delle possessioni e ricalca le solite vicende dei giovani annoiati che vogliono provare emozioni forti. Qualche attore recita male e qualche altro fa quel che può. Di sicuro c'è di meglio, in tema.
L'inizio è di quelli poco avvincenti: un rave party e un gruppo di teen-agers intenti a spararle grosse... sul sesso ovviamente. Poi il discorso volge al macabro, più precisamente alla Ouija (il sì francese + quello tedesco ad attribuire nome alla tavoletta utilizzata per colloquiare con i non vivi, già vista in Spiritika) e ad una demoniaca entità Djin che s'impossessa di un partecipante. E allora, anche se risaputa, la commistione whodunit + posessione + soggettiva + massacro svolge decorosamente la sua funzione. Merito anche di un cast in parte... e agli occhi/sguardi spauriti delle vittime.
Horror di caratura debole. Parte bene con un'idea che prende spunto dalla realtà, la tanto leggendaria pericolosità di utilizzare una tavolo Ouija senza esperienza. La storia non scade quasi mai nel banale, trova sempre nuove strade, ma è forse troppo noioso in alcuni punti e le emozioni che dovrebbe offrire sono ben poche.
Di horror con tavolette ouija ce ne sono a bizzeffe, a partire dallo stesso L'esorcista. Questo piccolo film giovanilistico dall'Inghilterra prende una seduta spiritica come punto di partenza per sviluppare uno slasher sovrannaturale a base di possessioni, demoni e antiche leggende. Moltissimi i luoghi comuni, i personaggi visti e stravisti che popolano il genere sin dall'alba dei tempi, ma nella sua semplicità e immediatezza il film riesce a generare una tensione sufficiente e conta un paio di sequenze riuscite. Niente di che, ma guardabile.
MEMORABILE: Il primo omicidio in stile Suspiria con una ragazza che precipita fra i vetri rotti; L'omicidio nel bagno; Il finale.
Il classico film che migliora man mano che procede: dopo i primi quattro minuti non si vede l'ora che arrivi il cattivo a fare la sua prima opera di bene verso i protagonisti, poi la matassa si dipana e, pur non facendo propriamente paura, mantiene una discreta tensione (che non maschera una certa pochezza di fondo). Risultato finale: inguardabile? No, ma neanche un film da ricordare oltre il dovuto. Discreta prova del cast.
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Decorosa per qualità di riversamento l'edizione DVD Universal, offerta per lungo tempo a buon mercato.
Oltre a proporre il film in una ottimale versione video (anamorfico 1.85:1) ed audio (dolby 5.1) può pure contare su un (risicato) vano extra, composto da:
Documentario speciale 1 (2' e 50")
Documentario speciale 2 (3' e 30")
Dietro le quinte (quattro backstage quasi subliminali)
Trailers (n. 2)
Durata della versione: 1:30:03
(lingue opzionabili: inglese, italiano e castellano)