Il britannico Kevin Connor, che con l’horror aveva già avuto a che fare sette anni prima al tempo del suo esordio (LA BOTTEGA CHE VENDEVA LA MORTE), dirige il suo primo film americano prendendo smaccatamente a modello l'indimenticato NON APRITE QUELLA PORTA. La famiglia è meno numerosa: Vincent (Calhoun) e Ida (Parsons), fratello e sorella, più il minore Bruce (Linke), che fa lo sceriffo, ma l'attività resta pressoché la stessa: lo smercio a prezzi modici di prelibata carne umana. Qui i due, lontani dalla rozza barbarie dei personaggi creati da Tobe Hooper,...Leggi tutto sono molto organizzati e addirittura mantengono un vero e proprio orticello nel quale seppelliscono, vive, le loro vittime, lasciandone fuori la testa dopo aver tagliato le corde vocali. Coperte le teste con un sacchetto, i due lasciano i corpi a frullare mantenendoli vivi grazie a opportune iniezioni di cibo via imbuto. Tutto procede bene fino all'arrivo di una bella giovane, che finisce a vivere con la sadica coppia. Il finale è in crescendo, con un duello a colpi di motosega combattuto da un Vincent che indossa, non si capisce bene perché, una splendida testa di maiale. Notevole come horror ma allo stesso tempo piacevole perla sua ironia mai ingombrante. La recitazione dei protagonisti è calzante e Connor sa creare una giusta atmosfera morbosa non dimenticando di inserirvi un pizzico di fanatismo religioso. Belle le musiche di Lance Rubin, azzeccata la scenografia del “mattatoio”, ma la parte del leone la fa il “secret garden” dove sono seppellite le vittime: un terreno smosso dal quale spuntano sacchettini che si muovono da soli e grida strozzate da oltretomba. Sicuramente uno dei migliori film nati sull'onda del TEXAS CHAINSAW MASSACRE, ben girato e misurato nello splatter. Proprio come nel capolavoro di Hooper, infatti, il sangue e le mutilazioni vengono mostrate con parsimonia.
Tra i vari epigoni del TCM, spicca questo "Motel Hell", che pur prendendo spunto dal capolavoro hooperiano riesce paradossalmente ad essere a sua volta un precursore del TCM 2; infatti questo film ha lo stesso leit-motiv (una famiglia che smercia carne umana alla gente come cibo prelibato), introduce anche contorni umoristici e grotteschi e addirittura ha uno scontro finale a colpi di motosega analogo al succitato TCM 2. Il gore è fin troppo misurato, almeno fino al finale, ma permane comunque una buona atmosfera macabra. Attori sopra la media.
Un horror macabro e ben confezionato, ravvivato da gustosi siparietti zeppi di umorismo nero: la coppia di scambisti, il predicatore, il duello con le motoseghe e la gustosa propagginazione finale; per non parlare dell'orto "particolare" coltivato dai proprietari del motel (vero punto forte del film). Purtroppo al principio il ritmo non è certo incoraggiante, ma superato questo piccolo scoglio, non si rimane certo delusi.
Questi due entrano a pieno merito nella top ten dei matti creativi e ultrapericolosi. Dio li fa e poi li accoppia; e in questo caso ne è scaturito un connubio devastante per i poveretti che hanno la sfortuna di finire dalle loro parti. Il ritmo non è sempre a buoni livelli e tende un po' a ripetersi, ma l'atmosfera malsana è presente; e quando si vede finalmente il loro orto "alternativo", non si può che provare una certa ammirazione per chi ha avuto l'idea (ci vuole una mente creativa e un po' contorta). Bene anche i personaggi, su tutti, l'allevatore, "ortolano" e affumicatore.
MEMORABILE: Apre il cancello dei maiali al veterinario e dice: "Fa come se fossi a casa tua"; La sorpresa nell'orto, sotto il sacco; "Non usavo conservanti...".
"Motel Hell" è un horror di buona fattura. Le idee e la tecnica ci sono e anche se il film è palesemente ispirato da Non aprite quella porta almeno c'è qualcosa di geniale e macabro (vedi la ricetta per i salumi). Purtroppo ci sono anche buchi nella sceneggiatura e, per quanto si impegnino, alcuni attori o recitano male o in maniera campy. Dopotutto però è un vero peccato che un lavoro così sia tenuto all'oscuro agli amanti del kitsch.
Ha un sacco di analogie per confrontarlo con Non aprite quella porta. Una commedia horror più strana che divertente, più macabra che spaventosa, è una storia molto strana e lenta: molte scene sono in penombra, poco chiare. L'idea di base dello script è decente, inquietante l'idea di come mantenere in vita le vittime per poi servirsene in modo macabro. Ma Il film è rovinato da un dialogo terribile con toni da stupida commedia; nel finale si cerca di movimentare e dare un po' di pepe, ma ormai l'interesse è scemato.
Interessante horror anni 80 molto debitore di Non aprite quella porta. Inquietante l'idea del giardino segreto dove i due folli protagonisti conficcano le loro vittime prima di macellarle e fortissima la battaglia con la motosega. Certo la regia è un po' sciatta, la sceneggiatura piena di buchi e gli attori sono dei cani mostruosi, però ci si diverte parecchio.
Nella pletora di B-movie che gli anni 80 ci hanno lasciato in dote, questo Motel hell è ingiustamente tra i meno citati quando invece è uno dei più interessanti e goliardici mai prodotti. Il titolo scelto potrebbe essere fuorviante, in quanto c'è molto più di quello che si potrebbe pensare. La situazione di base si collega a Non aprite quella porta come impostazione e punti cardine, ma un'idea sicuramente nuova e dei personaggi simpatici rende il tutto non fresco ma di sicuro divertente e dal ritmo spesso andante. Piccolo gioiello.
MEMORABILE: Il giardino segreto; Lo charme del protagonista Vincent.
Disturbante e a tratti insostenibile per quei rantoli che una volta ascoltati non escono più dalla testa. L’assunto principale dell’orto segreto è sicuramente la carta vincente, sintomo di una mente malata capace di partorire questo e altro ancora. La regia di Connor si dimostra abile nel gestire ogni singolo aspetto, da quello più cruento a quell’ironia ai confini del grottesco che non ti aspetti in un plot simile. Tra i più meritevoli epigoni di Non aprite quella porta, a cui guarda con ammirazione e devozione.
MEMORABILE: I rantoli delle vittime; L’impiccagione tramite trattore; Il duello con le motoseghe.
Una grottesca storia di follia umana, dietro la quale si cela una feroce critica alla religiosità ("cosa dice la Bibbia" si chiedono spesso i carnefici) e al sistema nel suo complesso (giovani allo sbando, poliziotti poco attenti...). In queste falle si insinua il giardino segreto di Calhoun che, con la pletora di espressioni e freddure, vale da solo l'intera visione. Ancorché la materia lo richieda, lo splatter non è la portata principale servita da Connor, che punta al contrario su suggestioni e sottendimenti. Esemplare la sfida finale.
MEMORABILE: La Axelrod che si offre a Calhoun; Il controllo a campione.
Una coppia a dir poco singolare gestisce un motel-farm rinomato per la carne essiccata che produce con metodi e ingredienti particolari. Horror comedy che gioca sul sistema di approvvigionamento e del trattamento della "materia prima", che sfrutta le implicazioni ironiche e il non sense per nascondere uno script pieni di buchi e battutine, fino a sfiorare spesso il comico involontario (l'orto non botanico e la citazione filmica con le due motoseghe) e perciò vanificando l'effetto shock anche nei momenti topici. Cast piuttosto limitato, con l'eccezione di Calhoun e i suoi ghigni.
Fra i tanti discendenti di Psyco e Non aprite quella porta, il film di Connor spicca non solo per la buona fattura, ma anche per l'inclinazione umoristico-grottesca dello script, in anticipo sul sequel di Hooper dell'86 (duello di motoseghe incluso). L'ironia non soppianta comunque l'anima horror del prodotto, che seppur poco sanguinoso mantiene una stabile insalubrità (i gorgoglii delle vittime piantate nell'orto sono francamente angoscianti) e centra la satira (i predicatori televisivi). Peccato per il ritmo posato e per un subplot amoroso che porta a poco anche in termini comici.
MEMORABILE: La stupenda Nancy Parsons; Le teste incappucciate che affiorano dalla terra; L'ipnosi pre-impiccagione; Confessione in punto di morte sui conservanti.
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DiscussioneRaremirko • 27/08/21 20:10 Call center Davinotti - 3863 interventi
Debiti a Hooper e a Hitchcock, atmosfera abbastanza riuscita, piglio a volte grottesco, altre più orrorifico, regia, attori ed effetti di discreto livello (e ora so dove ha preso ispirazione Rockstar per Pigsy di Manhunt, dalla sequenza finale di questo film!!!).
Non male come horror, anche visti i 41 anni che si porta sul groppone, meritando anche più generale visibilità.