Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Quasi un PET SEMATARY all'italiana, più scientifico e complesso del film originato dal romanzo di Stephen King; angosciante e inquietante come solo i migliori horror possono essere. La seconda prova gotica dell'outsider del genere Pupi Avati (che torna nella sua adorata Romagna ribadendo una personale via “padana” all’horror) è strutturata come il thriller argentiano classico (un giovane, Lavia, entra casualmente in possesso di un indizio che lo porta ad affrontare un “caso” molto ramificato) ma si evolve trasformandosi in un horror vero e proprio generando un ibrido curioso...Leggi tutto e interessante. Le atmosfere solari e gravide di mistero de LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO sono sostituite dagli antri bui di un cimitero, dalla cupa ossatura in cemento di una colonia abbandonata, dagli interni spogli di un motel o di una sacrestia. ZEDER  non è così affascinante come il suo predecessore, ma ha una storia ben studiata (da Pupi e Antonio Avati assieme a Maurizio Costanzo), originale che viene disvelata poco a poco seguendo i canoni di un'indagine poliziesca personale. A dire il vero un montaggio mediocre e una sceneggiatura non sempre chiarissima rischiano di far perdere il filo logico (fin dal prologo, piuttosto ermetico), tuttavia il senso generale e lo svolgimento dell'indagine si intuiscono bene. Avati è bravo a caratterizzare con gusto i personaggi secondari, trova nella coppia Gabriele Lavia/Anne Canovas due interpreti ben calibrati, usa con parsimonia le musiche di Riz Ortolani e, senza impressionare con inquadrature ardite o effetti speciali particolari, confeziona un horror a suo modo unico.

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Giapo 30/03/07 08:54 - 243 commenti

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Nonostante una certa lentezza e alcune forzature nella sceneggiatura, a distanza di tanti anni rimane integra la forza suggestiva della storia, con un finale che regala un paio di sequenze molto brevi ma tra le più agghiaccianti nella storia del cinema horror. Reso ancora più inquietante dalle viscerali musiche di Riz Ortolani, è un film imperdibile per chi ha amato La casa dalle finestre che ridono.

Undying 9/04/07 23:37 - 3807 commenti

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Da molti considerato un capolavoro (e in parte lo è), spesso il film è soggetto a lecite critiche su alcuni punti poco chiari (specialmente nel finale) della sceneggiatura. Quello che è certo è che resta impresso nella mente per la buona interpretazione di Gabriele Lavia, Anne Canovas e di tutto il resto del cast. Le indovinate locations (soprattutto il complesso di Cattolica nel quale è girato il suggestivo e memorabile finale) rendono questa pellicola unica nel suo genere. Molti punti di contatto con Pet Sematary...

Homesick 15/05/07 08:48 - 5737 commenti

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Lovecraftiano e zombesco. Dopo La casa dalle finestre che ridono, un altro saggio dell'inimitabile gotico padano di Avati, che ripropone le sue classiche tematiche horror in location romagnola: la possibilità di un contatto tra vivi e morti, uno stregonesco personaggio legato all'occulto, misteri, esoterismo, omertà, messaggi criptici, inquietanti dimore, sacerdoti spretati. Il risultato è eccellente e la paura assicurata.

Puppigallo 11/06/07 19:37 - 5258 commenti

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Già la musica angosciante, durante i titoli di testa, è di buon auspicio. Per non parlare dell’inizio con la vecchina. Il respiro affannoso, simile a un vento maligno, che attraversa le mura della villa, è quasi raggelante. Le assi del pavimento si piegano. C’è qualcosa, qualcuno, o più di uno… Un horror di alto livello, con la giusta ambientazione, reso tale da un regista di qualità e intelletto, che ha saputo miscelare horror e thriller in giuste dosi. Il risultato appaga chi si gusta la pellicola, meglio in un luogo isolato, senza disturbi.
MEMORABILE: I terreni K.

Spectra 24/12/07 16:10 - 84 commenti

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Dopo La casa dalle finestre che ridono ecco lo zombi padano confezionato da Avati. L'idea del film è buona e i luoghi balneari del riminese diventano lugubri e spettrali. Assolutamente il film non è ai livelli del precedente horror, comunque riesce a tenere attaccato al televisore lo spettatore per tutta la durata. A mio avviso molto sopravvalutato: in realtà è un horror mediocre, anche se merita di essere visto.

Cotola 20/01/08 02:59 - 9009 commenti

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Sette anni dopo La casa dalle finestre che ridono Pupi Avati torna a dirigere un horror di ambientazione padana, ma stavolta dà più spazio al soprannaturale rispetto al film precedente. La storia, infatti, verte sui misteriosi esperimenti fatti per far tornare in vita i morti. Ancora una volta grazie ad una buona regia e ad una bella sceneggiatura la tensione e gli spaventi sono garantiti ed il tutto senza violenza ed effettacci da baraccone. Finale beffardo che verrà, probabilmente, ripreso da Cimitero vivente della Lambert.

B. Legnani 25/01/08 23:43 - 5523 commenti

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Immancabile. Nonostante alcuni rivoli non chiarissimi (la partenza di Mirco e madre [un altro complotto?], il "deus ex machina" del vecchio, la penultima morte) la pellicola sprigiona fascino, pure perché molte facce sono perfette ed alcune scene (le false tombe, Costa che scende le scale, lo scheletro dell'edificio) indimenticabili nella loro sobrietà. Avati non sbandiera, ma suggerisce e quel che un po' si perde in chiarezza lo si guadagna nell'incanto. Non alle vette de La casa, ma un buon film, che cresce alla seconda visione. Citazione da Tourneur. La Marani (portafortuna avatiana) fa l'infermiera.
MEMORABILE: Stefano (Lavia) che vede Costa scendere dalle scale.

Herrkinski 1/06/08 11:12 - 8072 commenti

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Horror soprannaturale avatiano al 100%, graziato dalla sempre affascinante e falsamente rassicurante ambientazione padana, si fa ricordare come uno dei migliori prodotti filmici del regista e in generale dell'horror italiano. Interpreti in parte, sceneggiatura macchinosa ma anche avvincente, belle musiche di Ortolani, regia sobria ma di classe. I momenti di paura ci sono eccome, incastonati tra atmosfere che riescono ad essere inquietanti non solo di notte, ma anche alla luce del sole. Assolutamente imperdibile!
MEMORABILE: Lo schermo del computer che mostra il volto di Costa che si risveglia nella bara e inizia a sogghignare.

Zender 6/06/08 10:19 - 315 commenti

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Rivedendolo ce ne si può innamorare. Eccellenti le atmosfere di un film macabro e freddo, che passa dalle misteriose scene francesi a Chartres alle indagini di Lavia tra Cervia e Milano Marittima, mentre le figure di Paolo Zeder, ma soprattutto di don Costa, acquistano spessore fino a raggiungere un finale gelido, che l'immagine dello spretato in movimento tra le strutture in cemento consegna direttamente alla storia del cinema. Ottima prova di tutto il cast, diretto magistralmente.

Markus 21/07/08 09:48 - 3682 commenti

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Un buon film di genere, diretto con il consueto stile da Avati, che ambienta il film, come spesso càpita, nella sua Emilia-Romagna. Gli eventi orrorifici si susseguono lentamente, ma in un'atmosfera inquietante, e sono commentati dalle efficaci note musicali di Riz Ortolani. Inutile negarlo: il confronto con La casa dalle finestre che ridono è obbligato e certamente Zeder ne esce parzialmente perdente: gli manca quel qualcosa in più che ha reso il precedente film un cult inossidabile.

Pupi Avati HA DIRETTO ANCHE...

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Bruce 17/11/08 11:21 - 1007 commenti

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Avati torna all'horror, ma non vi è nulla dell'atmosfera magica di La casa dalle finestre che ridono; qui, al contrario, tutto è ostico e freddo ed è difficile farsi coinvolgere. Buona la parte finale girata a Milano Marittima tra lo scheletro della vecchia colonia estiva. Storia strana, Lavia non emoziona, musica dissonante, finale con zombie ma d'autore. A mio parere è un mezzo passo falso.

Enzus79 14/04/09 11:18 - 2873 commenti

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Pupi Avati si dà ai fenomeni paranormali e fa bingo. Sono rimasto stupito da questo film horror-scientifico, anche con tutti i suoi limiti (gli attori, ad esempio). Il regista non mette in scena effetti splatter o zombi cannibali, ma intelligentemente spaventa con gli sguardi dei personaggi o i luoghi deserti di campagna. Avati ha capito che non bisogna per forza arrivare al limite dell'indecenza per provocare terrore.

Rickblaine 14/04/09 12:32 - 635 commenti

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Ottimo horror di Avati anche se con qualche sbavatura di troppo. Scene colme di suspance e angoscia. L'idea sembra prendere spunto dal romanzo di King "Pet sematary", riuscendo nell'impresa di sbalordire lo spettatore dinanzi allo schermo. Il cast non mi è sembrato molto all'altezza dell'opera (il protagonista sembra fatto di cera). Qualche minima similitudine con la trilogia di Fulci nell'idea dei territori K.
MEMORABILE: Il finale.

Cif 28/04/09 21:51 - 272 commenti

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Non c'è che dire, Avati consolida la sua personale via "emiliana" all'horror con un lavoro denso, dall'atmosfera carica di paura (e di paure dei protagonisti), riprendendo ed ampliando il suo sfondo tipico, Bologna, coi suoi personaggi "qualunque". Per suspence ricorda il Fulci di quegli anni. La storia si incentra sulle zone K, il film si poggia su un Lavia che a dispetto dell'immenso talento (manifestato inequivocabilmente a teatro) qui è monocorde, con un personaggio sciocco fino all'inverosimile e poco credibile. Finale beffardo. 3 pallini.
MEMORABILE: Tipicamente argentiano il topos della deformazione fisica dei personaggi: qui la donna senza una gamba e il commendatore nano.

Redeyes 20/08/09 15:02 - 2443 commenti

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È quantomeno buffo come nello stesso anno siano usciti questo film e "Pet Sematary" di King. Strano per la forte somiglianza. Invece del cimitero indiano abbiamo il terreno K, invece del figlio, la compagna. A me non entusiasma Pupi versione horror, nemmeno in La casa dalle finestre che ridono, e quindi non ne sono rimasto entusiasta. Le atmosfere ricordano Argento (altro di cui non vado pazzo) e le musiche di Ortolani sono al di sotto del suo standard. L'idea alla base è notevole e la realizzazione buona. Consiglio, ma non caldamente.

Funesto 20/09/09 16:24 - 525 commenti

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Dopo La casa dalle finestre che ridono, Avati ci riprova con esiti non certo disprezzabili. La trama si snoda sulle prime come un curioso giallo dalle atmosfere solari che parte da un pretesto banale per poi approdare sui lidi del terrore e del pericolo. La mano di Avati si nota, soprattutto nell'aver creato atmosfere che pullulano di tensione (alcuni spaventi sono assicurati) e nella buona caratterizzazione dei protagonisti; buona la direzione degli attori (con la Canovas in testa) e la vispa fotografia di Delli Colli. Notevole.
MEMORABILE: Il finale; la situazione al cimitero; le splendde e roboanti musiche di Ortolani; l'accoltellamente della ragazza di notte dai due brutti ceffi.

Aal 26/09/09 10:26 - 321 commenti

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Film di costruzione magistrale, con trama avvincente, ottimi attori e splendide ambientazioni; senza dimenticare le dissonanti note di Riz Ortolani che tanto contribuiscono alla creazione di inquietanti atmosfere. Anche dopo numerose visioni non perde il suo fascino macabro e si pone di diritto tra i massimi esempi del cinema horror italiano, nonché uno dei vertici avatiani. Più pauroso di La Casa proprio per l'ambientazione contemporanea.

G.Godardi 24/10/09 18:19 - 950 commenti

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Ottimo ritorno al thriller gotico per Avati. A livello di scrittura e di regia risulta anche nettamente superiore a La casa, questo grazie ad una sceneggiatura di ferro che non lascia spazio a tempi morti e ad una maturazione registica non indifferente. Non una scena risulta essere sbagliata o fuori posto. Tuttavia l'atmosfera malsana del suo film cult qui è assente. Col senno di poi lo si può considerare come un anello di congiunzione tra Argento e Fulci. Azzeccatissima di nuovo l'ambientazione.

Ciavazzaro 16/06/10 20:54 - 4768 commenti

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Non male. Le stupende scenografie dove sorgono i famigerati terreni k risultano funzionali alla storia e molto inquietanti. Cast ricco (c'è anche il bravissimo doppiatore Cesare Barbetti), buoni momenti di terrore. Lavia una volta tanto offre una buona interpretazione in campo cinematografico, gradevole la partecipazione di Tonelli seduto dietro la scrivania.
MEMORABILE: Lo spettrale paesino di notte.

Mtine 14/12/09 15:23 - 224 commenti

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Un bel film di Pupi Avati, forse inferiore al suo predecessore (La casa dalle finestre che ridono) che infatti ha una trama più semplice, ma in compenso è molto più inquietante. Il film ha una sceneggiatura, ma soprattutto un soggetto, incomprensibile (vedi il finale) e una serie di personaggi inutilissimi nello svolgimento del film. Non capisco il motivo per cui il regista nel finale non spieghi nulla della trama... Belle musiche, in compenso, anche se usate malissimo.

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Stubby 13/03/10 12:00 - 1147 commenti

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Non mi ha entusiasmato ecco, nonostante una bella regia e le interpretazioni buone; certo le atmosfere che sa ricreare Avati sono sempre straordinarie, soprattutto grazie alla scelta delle bellissime location, però la sceneggiatura a me non convince e il film mi risulta appena discreto.

Metuant 14/03/10 18:48 - 456 commenti

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Chi sostiene che in Italia non siamo capaci di girare horror decenti farebbe bene a vedersi pellicole come questa, dimostrazione di cosa sapremmo fare in realtà. Avati sa bene come creare le giuste atmosfere e confeziona una storia piena di tensione e ben recitata, il tutto coadiuvato da ambientazioni efficaci. Un classico esempio di horror all'italiana come purtroppo non se ne fanno più.
MEMORABILE: La risata del prete nella tomba.

Vanadio 27/04/10 23:13 - 105 commenti

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Dopo La casa dalle finestre che ridono, Pupi Avati riprende il tema dell'impossibilità di fidarsi delle persone che si credono amiche. Zeder è una pellicola in cui la trama è poco importante, ma senza mostrare quasi niente si crea la sensazione di una minaccia latente, onnipresente, che sfocia nel terrore vero e proprio di quando in quando (facendo saltare sulla sedia lo spettatore). Un po' legnoso Lavia, bella e simpatica la Canovas; terrificanti (in senso positivo) le musiche di Ortolani.
MEMORABILE: Gabriele Lavia che "inciampa" molto spontaneamente (!) tra le braccia del morto vivente.

Bergelmir 17/05/10 12:07 - 160 commenti

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Bellissimo gotico e "film di eventi", come disse lo stesso Avati: storia del terrore ben strutturata, ricca di colpi di scena e sorprese inquietanti, con un ritmo che regge fino alla fine. Il tema gotico è inserito in un contesto innovativo, grazie ad un approccio scientifico alla materia e dall’indagine "gialla" svolta dal protagonista. L’ambientazione, fra Bologna e Rimini, è di grande effetto e la fotografia ne stravolge gli spazi grazie a riprese dallo stile quasi espressionista, che riescono a suggerire un affascinante senso di orrore.
MEMORABILE: Luigi Costa che cammina di notte fra i resti della Colonia di Spina.

Jorge 19/05/10 11:26 - 164 commenti

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Godibilissimo horror "casereccio" di Avati; il soggetto - in parte di Costanzo - certo per l'epoca poteva sembrare una parziale novità, col tempo, ma specie ad una seconda visione il film mostra notevoli falle a livello di sceneggiatura, soprattutto nel finale: bravi, tuttavia, Lavia e la Canovas, regia serrata ed efficace, splendide le musiche di Ortolani, specie la sigla iniziale. Non perfetto ma mi è piaciuto.

Kanon 2/06/10 23:23 - 604 commenti

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Inutile fare parallelismi con l'illustre predecessore. Qui la storia ha derivazione zombesche però anch'essa vissuta in paeselli di provincia e col solito leit-motiv del cittadino qualunque che indaga (senza nessuna motivazione) in misteri ben più grandi di quelli che potesse immaginare. L'ho trovato un po' forzato nella sceneggiatura e una scorrevolezza maggiore non avrebbe guastato. Le musiche di Ortolani ne alzano indubbiamente il valore. Finale telefonato.

Tyus23 3/12/10 00:48 - 220 commenti

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Qualche anno dopo La casa dalle finestre che ridono Avati torna all'horror ma il risultato è un film dalla sceneggiatura confusa nei particolari e un po' telefonata nella trama, almeno per un pubblico contemporaneo. Il regista tenta di spaventare con buie scene cimiteriali ma il risultato è alterno rendendo incostante il coinvolgimento dello spettatore. Zeder ha perlomeno il merito di aver anticipato (e anche ispirato?) Pet Sematary di Stephen King. Buone le ambientazioni padane e le musiche dell'ottimo Ortolani, ma deludente nel complesso.

Daniela 26/05/11 08:46 - 12622 commenti

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Scrittore in cerca di ispirazione si imbatte casualmente in una storia in cui sono coinvolti preti spretati revenants ed indagatori dell'aldilà interessati a certi terreni particolarmente idonei a sepolture poco tranquille. Avati ci riprova con l'horror romagnolo ed azzecca una location indovinata con l'ex colonia in abbandono, ma il risultato è molto meno intrigante della Casa, per l'indeterminatezza di certi personaggi (la donna con la gamba di legno, la studentessa, l'amico poliziotto) e alcuni snodi narrativi poco curati. Lavia musone.

Max92 12/06/11 12:40 - 104 commenti

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Per la seconda volta nella sua carriera Pupi Avati ritenta la strada dell'horror, con risultati più che soddisfacenti. Gli stereotipi avatiani non mancano (l'ambientazione nella sonnacchiosa pianura padana, le implicazioni soprannaturali) ma rimangono sempre circoscritti, perché inseriti in un contesto di grande originalità ed inventiva; l'intreccio narrativo di grande interesse culmina in un finale da brividi. Sempre bravo Gabriele Lavia; c'é anche la grande Pina Borione, indimenticata Laura Legnani de La casa dalle finestre che ridono.
MEMORABILE: L'inizio ed il finale.

Buiomega71 28/06/11 11:58 - 2901 commenti

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Probabilmente il miglior zombie movie italico, diversa e spaventosa rappresentazione del mito dei morti viventi. Avati firma, insieme a La casa dalle finestre che ridono e alle Strelle nel fosso, il suo capolavoro della paura. La colonia abbandonata alle porte di Rimini, il prologo, la resurrezione live, le mani che escono dalla terra per strangolare, la scena della piscina, il braccio strappato, l'agghiacciante finale, lo score di Riz Ortolani... pezzi da antologia terrifica più unica che rara. Assoluto e indispensabile.
MEMORABILE: La risata (e il volto grottesco) dello zombi Don Luigi Costa, tramite telecamere a circuito chiuso e la sua resurrezione, ghiacciano il sangue!

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Corinne 5/09/11 23:41 - 420 commenti

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Ottimo horror, stilisticamente più vicino agli Anni Settanta che agli Ottanta. Da sempre accostato ad un certo film tratto da un racconto di King ma a ben vedere, pur condividendo l'idea alla base, la scena finale e un vecchio che racconta di un cane tornato dalla morte, le analogie finiscono qui. Il film di Avati ha la struttura di un giallo, con personaggi ambigui, scenari solari ma inquietanti e forti tratti horror che mi hanno ricordato il miglior Fulci.

Shika70 21/10/11 10:41 - 20 commenti

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Inizio secolo scorso. Un apolide (Zeder) studia e risale a terreni "speciali", terreni attivi nel indicare un via di ritorno per i morti. Per massima prova si fa seppellire in uno di questi terreni. Film di genere di Avati in cui si parla ancora di morte e di ritorno dalla morte, i dialoghi risultano un po' "datati", certe ambientazioni sanno di già visto ma il risulttato è un film godibilissimo. Se poi ci si sforza di contestualizzarlo negli anni ottanta del secolo scorso il discorso cambia. O no?
MEMORABILE: Campo lungo, sera: Luigi Costa, spretato e ritornante, scende le scale aperte di una colonia marittima abbandonata; guardando in camera (da presa).

Pinhead80 13/11/11 18:14 - 4719 commenti

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Altra incursione nell'horror per Pupi Avati. Rimangono le atmosfere inquietantissime già viste ne La casa dalle finestre che ridono, ma questa volta il terrore è dato dalla possibilità che in alcuni terreni K le persone possano tornare alla vita. Un film sicuramente curato nei dettagli, che affronta alla nostra maniera la paura della morte come fine di ogni cosa. La tensione non manca mai, così come la curiosità di Gabriele Lavia che alla fine pervade anche lo spettatore. Molto bello.
MEMORABILE: La diabolica risata del prete nella tomba.

Ryo 9/01/12 14:00 - 2169 commenti

I gusti di Ryo

Orrorifico thriller-horror di Pupi Avati che anticipa di qualche periodo le medesime tematiche di Pet sematary. Avati quando si cimenta in questo genere se la cava sempre in maniera egregia. Tutto il film è ricco di mistero e carico di tensione, lo svolgersi della narrazione a tratti inganna lo spettatore sviandolo e questa è una buonissima cosa. Come nel suo stile utilizza un largo cast di caratteristi, ma il top è rappresentato dall'attore che interpreta proprio Don Luigi Costa. Godibile.
MEMORABILE: Il risveglio del prete nella bara.

Giùan 14/05/12 11:54 - 4539 commenti

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La morte e la macchina da scrivere. Se la precipua qualità degli incubi è una sorta di cortocircuito autoreferenziale, legato alla quotidianità di ognuno, Zeder è tra le migliori rappresentazionI delle nostre più intime ossessioni. Avati, misurandosi ancora con l'orrore, abbandona ogni ammiccamento zuccheroso, spesso connaturato al suo cinema, facendo concorrere la stessa sentimentalità romagnola (le facce, i luoghi) alla creazione di un atmosfera grottescamente satura di reale tensione. L'ho sempre associato al successivo Il signore del male di Carpenter.
MEMORABILE: La seriosità di Gabriele Lavia; Il viso solare di Anne Canovas; Lo spauracchio Costa/Schincaglia; Il motel e il bunker dov'è edificato il terreno K.

Maik271 16/01/14 23:18 - 436 commenti

I gusti di Maik271

Coinvolgente questo horror italico di Pupi Avati. Sceneggiatura molto valida a cui collabora, insieme al regista, anche Maurizio Costanzo. Le ambientazioni sono molto interessanti, dalle cattedrali francesi della prima parte passando per Bologna fino ad arrivare all'ex colonia per bambini sul litorale romagnolo. Le musiche sono efficaci, gli attori ben caratterizzati e ho trovato molto interessante la scelta di girare un horror pulito, senza scene truculente. Tutti questi fattori determinano un risultato di buon livello.

Nadir 7/02/14 09:00 - 56 commenti

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Di una spanna inferiore alla precedente opera del regista, resta di buon livello tecnico e artistico, nonostante la non originalissima idea di base e uno scontato sviluppo della storia. Tutti gli attori sono molto bravi (Lavia primeggia su tutti) ed è azzeccatissima la scelta dei luoghi.

Furetto60 20/02/14 09:29 - 1193 commenti

I gusti di Furetto60

È un bel lavoro di Avati, tra i primi, un mix di giallo e horror con un giovane Lavia, già teatrale e comunque efficace e atmosfere tese lungo tutta la durata del film inframezzate da piccoli caratteristi locali che tanto piacciono al regista. Il tema trattato, il ritorno dalla morte, sarà poi sviluppato nella serie tv con Bonetti Voci notturne. Altra caratteristica quella delle location scelte con cura, tra le quali senz'altro spicca la colonia abbandonata e lo squallido motel antistante.
MEMORABILE: Alessandra butta l'effige funeraria dall'auto, a sottolineare il suo distacco dalla vicenda.

Rambo90 20/03/14 02:06 - 7676 commenti

I gusti di Rambo90

Grande horror di Avati, che parte come un giallo e prosegue in un crescendo di tensione macabra che avvince sempre di più. La costruzione dell'intreccio all'inizio appare complicata ma nella seconda parte si rivela semplice quanto agghiacciante, anticipando addirittura il cimitero vivente di King. Bravo Lavia, adeguate tutte le altre caratterizzazioni. Indispensabili, a tratti, le musiche di Ortolani.

Nicola81 11/04/14 23:39 - 2840 commenti

I gusti di Nicola81

Mentre in La casa la tensione cresceva gradualmente, qui si parte subito a mille, con lo spettatore catturato dalla suspense e dal clima di mistero. Avati è ancora una volta bravissimo nel valorizzare location che, nell'immaginario collettivo, non hanno proprio nulla di orrorifico, può contare su buone prove attoriali e su una quanto mai opportuna colonna sonora di Ortolani. A non convincere fino in fondo è la sceneggiatura, affascinante ma in cui le forzature prevalgono sulle spiegazioni. Comunque, uno dei migliori horror italiani di sempre.
MEMORABILE: L'incipit. L'omicidio della ragazza. La resurrezione di don Costa. Il finale.

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Lythops 2/07/14 11:48 - 1019 commenti

I gusti di Lythops

Sei film dopo La casa dalle finestre che ridono, un nuovo, grande horror gotico padano dove nella tensione quasi ininterrotta nel film si muovono figure inquietanti come quella di don Luigi Costa. Notevoli anche la colonna musicale ricca di effetti, i rumori, l'idea di una storia basata sulla lettura di un nastro in policarbonato dimenticato in una macchina per scrivere. Ottime le atmosfere diurne e notturne; forse non molto efficace il finale, che trovo mal recitato e frettoloso.

Ultimo 9/07/14 20:56 - 1653 commenti

I gusti di Ultimo

Buon film che segna il ritorno di Avati all'horror. Pellicola a suo modo originale in quanto impreziosita da una forte componente scientifica (i computer che trova Lavia che controllano lo stato del terreno ecc..); detto questo, non mancano di certo le classiche componenti del "mistery". Come sempre il regista sceglie in maniera eccellente le location: la "Colonia di Spina" è assolutamente inquietante!

Victorvega 12/06/15 01:17 - 501 commenti

I gusti di Victorvega

Più di trent'anni ma il film non appare per nulla invecchiato. Un po' complicato, ma la tensione c'è e l'inquietudine cresce mano a mano. Scricchiolii, porte che si chiudono, persone che si piegano o specchi che si girano e mostrano le persone dietro... Insomma, il solito campionario ma che in effetti inquieta e dà quell'aria da "deve succedere qualcosa" arricchita in più da un clima provinciale. La colonia è una location suggestiva, una moderna "villa del bambino urlante".
MEMORABILE: Le inquadrature da lontano della colonia nella sua imponenza.

Myvincent 12/04/16 08:25 - 3726 commenti

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I mitici terreni K sono al centro di questa storia sinistra dove aleggia continuamente un vento di incertezza e cospirazione. Tutto contribuisce all'ambiguità del tema, inclusi i paesaggi e le ambientazioni, così desolatamente ricche di una natura disordinata e selvaggia. Gabriele Lavia in un ruolo ancora complesso e inquieto, dopo l'esemplare collocazione in Profondo rosso.

Daidae 9/09/16 03:32 - 3168 commenti

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Tra le migliori opere del cinema italiano anni 80 e tra i migliori film dell'orrore di sempre. Tutto è curato: la musica composta da Ortolani, l'ottimo cast, le belle ambientazioni. Originale anche nella trama (nonostante non abbia chissà quali scene sanguinolente) direi che fa più effetto di tanti orrorucci blasonati americani. Capolavoro.
MEMORABILE: La risata dello spretato quando risorge.

Rufus68 17/09/16 22:11 - 3825 commenti

I gusti di Rufus68

La prima parte è all'altezza de La casa, capolavoro avatiano. Poi l'atmosfera, una nube invisibile densa di minaccia e mistero, comincia lentamente a sfilacciarsi e a perdere di consistenza. Tale mancanza è compensata, in parte, dalla scelta della location: la spettrale fatiscenza della Colonia Varese è perfetta quale veicolo per il perturbante della narrazione sovrannaturale. Bravo Lavia; poco convincente, invece, il personaggio della Canovas, troppo disincantato e leggero. Notevole score di Ortolani.

Ira72 4/10/16 14:04 - 1309 commenti

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Ad Avati servono due soldi per suscitare brivido e angoscia come pochi altri: basti pensare alla scena dell'anziana sorella cieca di Don Costa, nascosta nella penombra, di cui si intravedono solo le caviglie e un paio di scarpe, o alla ricerca ossessiva delle ambientazioni lugubri, umide e decadenti tra tombe recenti vuote e vecchie fosse piene, tra voci sataniche e preti demoniaci. Impossibile non voltarmi quando passo davanti alla cupa Colonia Varese, per me che sono del posto.

Fiezul 26/12/16 00:42 - 25 commenti

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Fra i ruderi di una ex colonia in Romagna (vera protagonista del film) Avati spinge con l'horror padano. E con preti e spretati, gli "unici che hanno dimestichezza col paranormale". Poi c'è la bella colonna sonora gelida di Riz Ortolani, usata sapientemente. E la grigia prova di Lavia e di tutto il cast (forse il migliore è Bob Tonelli in un cameo). E c'è una sceneggiatura che inciampa un po' troppo, poco ritmata e condotta da idee un po' pacchiane, immotivate, non chiare. Ma nel complesso è un buon film, d'atmosfera originale e mangereccia.
MEMORABILE: Luigi Costa zombi che scende le scale dello scheletro di cemento.

Tojo72 2/04/17 12:42 - 53 commenti

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Un gioiello nel panorama horror italiano. Senza bisogno di effettacci truculenti, col rischio di cadere nel comico involontario ma con un dosaggio precisissimo delle atmosfere e dei sentimenti, Avati ci inquieta e impaurisce, rendendo per quanto possibile uno zombie movie una storia "credibile". Veramente azzeccatissime le location: la colonia marina abbandonata, la piscina (che mi ricorda Il bacio della pantera), la stazione di servizio con motel e la casa della sorella del prete (diciamo da Psyco all'italiana).
MEMORABILE: La sorella del prete nell'ombra.

Magi94 27/06/17 14:00 - 944 commenti

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Film poco riuscito che viene salvato solo dal soggetto e dal tipico clima romagnolo (anche se meno sentito che ne La casa dalle finestre che ridono). Numerosi i difetti. La recitazione è uno dei problemi più grossi; tutto sommato validi gli attori secondari, ma Lavia non sembra adatto al ruolo: musone, antipatico, con una sola espressione mantenuta per 90 minuti. La sceneggiatura sembra scritta di malavoglia: buchi giganteschi nel finale, personaggi a caso (l'assistente? l'amico?). Insulsa e banale la fine.

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Fedeerra 12/01/18 05:35 - 770 commenti

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Film sacrilego, sicuramente uno dei manifesti più importanti del cinema italiano di genere degli Anni 80. Avati pesca a piene mani all'interno dei suoi incubi; ne estrae una storia amorfa, in bilico tra il giallo nostrano e l'horror zombesco. Straordinaria atmosfera di morte e risurrezione, location mirate e fatiscenti, personaggi enigmatici e oscuri e un finale agghiacciante da gelare il sangue. Grande cinema, grandissime suggestioni.

Minitina80 19/09/18 09:15 - 2980 commenti

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Si distingue dagli altri horror sui morti viventi per l’approccio inusuale con cui affronta la tematica. Non ci sono, infatti, orde di zombi che camminano e carni smembrate da cui sgorga sangue a fiotti, tracciando immediatamente una distanza con i capisaldi del genere. Affascinante la teoria dei terreni K da cui si dipana il mistero, rivelato facendo ricorso alle modalità tipiche del giallo, fatto di indagini e indizi a cui la componente sovrannaturale dona ulteriore fascino. Un esempio unico nel suo genere che si può definire riuscito.
MEMORABILE: Il risveglio via cavo di Luigi Costa.

Bubobubo 7/11/18 22:32 - 1847 commenti

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Un occhio clinico e realmente imparziale dovrebbe esercitare severità critica: non solo il pretesto da cui muove la storia è del tutto inverosimile, ma il suo successivo sviluppo è un calcio sulle gengive della logica. L'orrore che scaturisce da questa torbida vicenda zombesca è, tuttavia, così tangibile e pervasivo da prendere alla gola e non scrollarsi più di dosso. Destabilizzanti e inquietantissime le location padane, un non-luogo popolato di architetture fatiscenti e apparizioni gotiche: finale da brivido giocato sul filo eros-thanatos.

Gabigol 23/02/19 09:26 - 571 commenti

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Notevole visto ancora oggi, nonostante un plot oggi risaputo: il cimitero di kinghiana memoria è nell'immaginario collettivo. Avati gira un horror nostrano tra Bologna e Rimini; e l'indagine in provincia, proprio come nel capolavoro precedente, restituisce un contesto omertoso, praticamente colluso con coloro che cercano di travalicare l'ordine naturale. Buona direzione del cast, con la coppia Lavia/Canovas a restituire una coppia caratterialmente agli antipodi; eccellente anche lo score di Ortolani.
MEMORABILE: Don Luigi Costa e la sua risata mefistofelica dalla bara; Lo stesso spretato che discende l'ex colonia estiva.

Pessoa 23/02/19 21:22 - 2476 commenti

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Il cinefilo Avati confeziona un horror vecchio stile riesumando (è proprio il caso di dirlo...) suggestioni tenebrose dal cinema di altri tempi, quando non era necessario inscenare macellerie per fare paura. Il regista sceglie i tempi filmici delle scene madri con grande maestria offrendo spunti preziosi al cinema a venire, capaci di rapire lo spettatore fino alla fine non scontata e stempera il torbido con le strane atmosfere di una Romagna piuttosto insolita. Cast buono ma non eccezionale. Visione consigliata anche a chi non ama il genere.

Kinodrop 12/08/19 20:57 - 2921 commenti

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Una trama artificiosa e confusa che mette insieme tanti spunti senza dar loro un ordine narrativo convincente; anzi, Avati scivola inseguendo uno schema composito fatto di "tic horror" e di siparietti troppo spesso senza continuità, che evaporano senza lasciare traccia. In una Rimini "on the beach" che mal si concilia con cripte, misteri, culti e "resurrezioni", l'eroe di turno (un monocorde Lavia) si dibatte tra preti spretati, sette non identificate e una fidanzatina messa lì (cavia involontaria). Il finale poi, tra morti e resuscitati, rasenta il comico.
MEMORABILE: L'orrenda musica di Riz Ortolani; La setta di Chartres (?); Alessandra! Alessandra! Alessandraaaaaaaaaaaaa!; Sepolta e resuscitata in "tempo reale".

Taxius 31/07/19 13:57 - 1656 commenti

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Qualche anno dopo La casa dalle finestre che ridono Pupi Avati torna all'horror ambientando la sua storia sempre nell'assolata e sonnacchiosa Emilia Romagna; il risultato è sicuramente inferiore, ma comunque di altissimo livello. La storia comincia come un mistery salvo poi evolversi in un elegantissimo zombie-movie. Il senso di angoscia cresce e cresce fino a esplodere nello splendido e agghiacciante finale, che non lascia scampo. Ottimi regia, cast, sceneggiatura e colonna sonora.

Siska80 20/05/20 07:48 - 3737 commenti

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Summa degli elementi tipici della filmografia avatiana: atmosfera cupa, personaggi e situazioni sinistri, complotti che si disvelano in maniera repentina spiazzando lo spettatore. In più il film dà un'affascinante impronta personale al tema dei morti viventi attraverso la teoria scientifica dei terreni k. Ritmo incalzante, buon cast, vari momenti di suspense e un finale toccante (anche se prevedibile).
MEMORABILE: La ragazzina abbandonata in cantina in balia del Male.

Schramm 17/11/20 11:28 - 3490 commenti

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Che avessero da ridere le finestre di 10 anni prima non è ancora chiaro; è invece netto il broncio che il terreno K(ing) tiene alla fertilità visiva: non c'è ritmo che lo ari né si può dire florido il raccolto narrativo e attoriale. La sua natura di non luogo è sudario del film intero, che a differenza dei suoi morti quasi mai resuscita: al plot ad alto potenziale di angoscia fa capo una salma filmica atmosfericamente spilorcia, gambizzata dalla sintassi di mamma Rai. Ok, Fulci Mattei e Bianchi avevano già vuotato la cartuccera oltretombale, ma tanta catalessi non è giustificabile.
MEMORABILE: Il chasing in carrozza ferroviaria.

Keyser3 6/12/21 23:19 - 444 commenti

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Si legge horror, si legge Avati e il paragone con La casa dalle finestre che ridono è pressoché scontato. Su questo piano non c'è partita, il ritmo e l'angosciosa suspense di quel capolavoro sono impareggiabili, ma del buono c'è comunque. La storia è intrigante e cresce col passare dei minuti, Lavia è un interprete credibile (caparbio quanto il modello Capolicchio) e al suo fianco si muovono diversi dei volti cari al regista bolognese. Apprezzabile la citazione della scena in piscina, dal Bacio della pantera.
MEMORABILE: L'inquietante sagoma dello spretato che scende le scale della Colonia Varese.

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Noodles 13/12/21 08:40 - 2204 commenti

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Pupi Avati ci sa fare con i film dell'orrore e lo dimostra anche con questo gioiellino che, al netto di alcuni difetti, è avvincente e coinvolge lo spettatore in un'indagine interessante e complicata, con buone tracce horror. La sceneggiatura a tratti difetta e presenta una certa approssimazione in alcuni passaggi tra una scena e l'altra, e il personaggio di Gabriele Lavia ha alcuni tratti non troppo credibili. La vicenda però è godibile, e Avati si conferma maestro nella scelta delle location e dell'atmosfera. Bella l'idea di ambientare un horror nella solare Rimini. Da vedere.

Teddy 5/09/22 20:52 - 811 commenti

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“Zeder” è un moderno, implacabile horror, un mistery dell'oscuro, onirico e necroforo con sfumature perfette di ossessione e superstizione. Pupi Avati riesce a mescolare diversi elementi con una buona coesione narrativa unita a un’estetica davvero peculiare: soleggiati scorci di provincia, umide cantine cimiteriali e grandi necropoli abbandonate. Inquietante.

Von Leppe 14/12/22 18:18 - 1258 commenti

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Film che affronta in modo originale il tema dei morti viventi con una storia che si fa interessante seguendo le indagini del protagonista in puro stile giallo italiano. Ottima l'ambientazione nella Bassa Padana che passa dai tetti di Bologna a una colonia estiva abbandonata (e c'è spazio pure per le guglie gotiche di Chartres, in Francia). Gabriele Lavia in quel periodo faceva capolino in vari thriller italiani e anche qui si dimostra buon interprete. La trama lascia dei punti in sospeso ma funziona grazie a immagini e situazioni che rimangono impresse.

Trivex 28/02/23 12:25 - 1740 commenti

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Grande cinema di tensione, con un ottimo soggetto esplicitato nel migliore dei modi. Cupo e molto oscuro, dotato di una ottima sceneggiatura e di altrettanto valide location. Incalzante nella sua evoluzione verso quella verità che forse qualcuno ha compreso non priva di enormi rischi, per la nostra umanità. Attori molto in parte, anche quelli non protagonisti, tutti importanti per la messa in opera della storia. Le parti horror impressionano, anche quando la violenza è solo accennata. Il finale è la conseguenza di quello che è stato fatto e anche di quello che è mancato.

Magerehein 8/04/23 11:02 - 985 commenti

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Il concetto di base è identico a un coevo romanzo di King, ma le atmosfere (talvolta quasi argentiane) e lo sviluppo della vicenda risultano peculiari e tutto sommato migliori. L'indagine ha qualche binario morto, qualche punto oscuro (per creare più dubbi del dovuto nello spettatore?), ma in conclusione tutti i tasselli tornano più o meno a posto (bene così). OST molto bella e funzionale, location propedeutiche, cast adatto, ma ciò che più conta è che certe sequenze mettono davvero i brividi. La riviera romagnola, probabilmente, non è mai stata tanto inquietante. Notevole!
MEMORABILE: Le musiche; La colonia in rovina, ottima ambientazione; Il fu prete che ghigna negli schermi, da brividi.

Reeves 3/05/23 06:22 - 2172 commenti

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Pupi Avati con questo film precisa ancora meglio i contorni della sua concezione di gotico padano: storie di morti che (forse) ritornano, complicità da parte di settori della chiesa, misteri che vengono tenuti nascosti per anni e anni, violenza che alligna sotto un manto di pacifica normalità. Un gran film, pieno di suggestioni e si sorprese, ottimamente interpretato.
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  • Discussione Zender • 2/09/14 18:51
    Capo scrivano - 47726 interventi
    Ottimo, faccelo sapere, quando sarà il momento!
  • Discussione Jens1974 • 2/09/14 18:58
    Galoppino - 66 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Ottimo, faccelo sapere, quando sarà il momento!

    con piacere! :D
  • Homevideo Mirrrko • 25/09/15 02:34
    Galoppino - 174 interventi
    C'è anche il dvd della tedesca CMV Laservision, con audio Italiano, Inglese e Tedesco.
    Durata 1:35:20 (anche se nella cover sono riportati 102 min.)
    Titoli in italiano
    Extra: galleria dei luoghi del film ieri/oggi, audiocommentary, trailer de "La casa dalle finestre che ridono".

    frame a 1:29:38

    Ultima modifica: 25/09/15 07:40 da Zender
  • Homevideo Noncha17 • 27/01/17 11:44
    Magazziniere - 1068 interventi
    A breve, uscirà (anche questo) per la
    The Ecstasy of Films:

    Le caratteristiche

    Quelli di Nocturno confermano che "alcuni extra li abbiamo curati noi.." mentre, quelli della casa dicono che "..yes, audio italiano with removable subtitle for a movie and the extras!"

    Facebook: The Ecstasy Of Films

    Apri > Le caratteristiche

    Ultima modifica: 11/02/19 12:53 da Zender
  • Discussione B. Legnani • 27/06/17 18:28
    Pianificazione e progetti - 14946 interventi
    Appena pubblicato:
    https://www.youtube.com/watch?v=XPdP7tg8umw
  • Homevideo Zender • 3/07/17 14:52
    Capo scrivano - 47726 interventi
    Preso il bluray francese di cui sopra (con italiano e sottotitoli removibili). Francamente mi ha lasciato più di una perplessità. A parte l'audio italiano TRUE HD che è sì più limpido ma anche meno naturale (a tratti quasi metallico), è l'immagine a lasciarmi dei dubbi: è più cupa, scura rispetto al dvd, i colori meno brillanti. Da una parte si guadagna nella definizione (ma il dvd Fox era comunque un ottimo dvd, ricordiamolo e con l'upscaling esce davvero bene) dall'altra l'immagine è più smunta... Sinceramente speravo meglio.
    Ultima modifica: 3/07/17 14:55 da Zender
  • Homevideo Zender • 15/11/18 15:49
    Capo scrivano - 47726 interventi
    Qui uno splendido confronto tra il bluray francese di cui sopra e il nuovo bluray X-rated tedesco (sempre con traccia italiana), che pare decisamente migliore, con colori più vivi:

    http://testbluraydelacombe.blogspot.com/2018/06/zeder-1983-blu-ray-comparaison-ecstasy.html
  • Homevideo Taxius • 9/05/19 11:18
    Addetto riparazione hardware - 181 interventi
    Qualcuno sa se nell'edizione tedesca i sottotitoli sono rimovibili?
  • Curiosità Zender • 4/07/22 14:48
    Capo scrivano - 47726 interventi
    Dobbiamo NUOVAMENTE ringraziare l'amico Luca Servini (davinottisticamente parlando Luca Jens) per averci donato altre sette splendide foto di scena del film, che trovate all'interno di QUESTO SPECIALE (sono le ultime sette).
  • Homevideo Xtron • 3/09/22 18:55
    Servizio caffè - 2147 interventi
    In bluray anche per la 88 Films con audio italiano.

    Link